Capitolo
III. Il mio primo appuntamento
Lui non parlava e quel silenzio mi stava facendo impazzire, così gli feci delle
stupide domande, ma che mi interessavano tantissimo.
- mmmhhh, allora, Damon Salvatore, da quanto sei qui
a Mystic Falls? - senza guardarlo mi accorsi che mi
stava fissando.
- Da quando sono nato! - mhm, questa volta mi venne
da ridere , però mi trattenni.
- Sei fidanzato? - mi accorsi che sul suo viso c’era il suo solito sorrisino
malizioso.
- cosa ti interessa? Comunque se proprio vuoi saperlo non sono impegnato, tanto
lo so che me l hai chiesto perché ti interesso! - malizioso il ragazzo.
- ma come ti viene in mente? Se ti conosco da poco più di due ore, guarda che
tipo - altra risatina deficente…
non sapevo che cosa domandargli visto le sue reazioni alle prime domande, così
mi limitai a camminare senza parlare e tanto meno guardarlo.
Eravamo arrivati nel cortile della mia nuova casa, bussai e con stupore mi
venne ad aprire mio padre. Quando si ritrovò Damon fuori la porta, il suo umore
cambiò radicalmente.
Era arrabbiato, infatti non mi diede nemmeno il tempo di salutarlo che mi
tirò dentro e ,chiudendomi la porta dietro , mi urlò di non frequentare Damon.
Non capivo bene il perché, ma avevo intuito che tra i due non correva buon
sangue.
Avevo lasciato Damon fuori casa come un cane, non mi sembrava giusto, così mi
diressi nella mia nuova camera e cercai in tutti i modi di trovare il numero di
cellulare di Damon. Dopo tante telefonate riuscii ad avere il suo numero, così
lo composi sul mio cellulare e lo chiamai.
Dopo tante esitazioni rispose.
- Pronto? -.
- Hey ciao Damon, sono Cloe -
- ah, ciao ragazzina, come mai questa tua chiamata?-
- punto primo non sono una ragazzina e punto secondo ti ho chiamato
semplicemente per scusarmi, visto che l’ atteggiamento di mio padre non era
tanto entusiasmante.-
lo
sentii ridere, ma non ero sicuro che fosse una risata.
- Perché mai? - i miei pensieri ormai erano ritornati ad oggi quando per la
prima volta avevo incrociato il suo sguardo.
- Perché per farti perdonare dovrai venire a cena con me, facciamo domani? -
con quella domanda rimasi di stucco, non me lo sarei mai aspettata, almeno non
da uno come Damon.
-….mmmm… ok, a patto che paghi tu, TUTTO! - sentì una
fragorosa risata e mi accorsi che Damon anche se sembrava di ferro aveva un cuore
d’oro.
- ok, ragazzina allora ci vediamo domani sera verso le 8 da te, notte- Così
dicendo Damon staccò la chiamata.
Non potevo pensarci il mio primo giorno a mystic falls e già un appuntamento per il giorno seguente. Mitico.
Ora l’unica cosa da fare era chiamare Annabelle , ma
dopo tanti tentativi gli mandai un messaggio con su scritto tutto quello
che era successo e in più gli scrissi che avevo un appuntamento con un ragazzo
stupendo che avevo appena conosciuto.
*spensi il cellulare e incominciai a vagare con la mia mente fin quando non mi
addormentai*.
Pov Damon
- Perché mai? - i miei pensieri ormai erano ritornati ad oggi quando per la prima volta avevo incrociato il suo sguardo.
- Perché per farti perdonare dovrai venire a cena con me, facciamo domani? - con quella domanda rimasi di stucco, non me lo sarei mai aspettata, almeno non da uno come Damon.
-….mmmm… ok, a patto che paghi tu, TUTTO! - sentì una fragorosa risata e mi accorsi che Damon anche se sembrava di ferro aveva un cuore d’oro.
- ok, ragazzina allora ci vediamo domani sera verso le 8 da te, notte- Così dicendo Damon staccò la chiamata.
Non potevo pensarci il mio primo giorno a mystic falls e già un appuntamento per il giorno seguente. Mitico.
Ora l’unica cosa da fare era chiamare Annabelle , ma dopo tanti tentativi gli mandai un messaggio con su scritto tutto quello che era successo e in più gli scrissi che avevo un appuntamento con un ragazzo stupendo che avevo appena conosciuto.
*spensi il cellulare e incominciai a vagare con la mia mente fin quando non mi addormentai*.
Come mi era venuto in mente di chiederle di uscire?
Non sapevo da dove mi era uscita tutta quella dolcezza, ma una cosa era
certa mi piaceva tantissimo scherzare con lei, anche se la conoscevo da
poche ore.
era simile a me, nel modo di porsi alle persone, nel modo di vestirsi, con
quella giacca di pelle era stupenda, per non parlare poi di quegli occhi color
smeraldo.
Mmmmm, decisi così di andare a cacciare, visto che
nelle ultime ore pensavo solo a quella ragazza così forte ma nello stesso tempo
con l’animo debole… dovevo farla avvicinare a me, anche se qualcosa mi diceva
che avrei perso tanto tempo con lei.
Stavo per bere il mio favoloso bourbon ma qualcuno mi disturbò.
- Ho saputo che hai fatto già amicizia con la nuova arrivata -a volte vorrei
tanto uccidere mio fratello.
- si, problemi?- chiesi infastidito.
- sai che è la figlia di Watson? Non ti farebbe mai avvicinare a sua figlia -
ora mi stavo veramente arrabbiando.
- lo so, infatti questa sera ho avuto anche un incontro ravvicinato con Watson -
stavo per andarmene ma Stefan mi bloccò all’entrata del nostro enorme salone.
Stefan
mi guardava con aria sospetta.
- tu non uscirai con lei, le potrai fare del male- ora mi aveva proprio
stufato.
- Stefan non rompere, io della mia vita faccio ciò che voglio-
- Infatti, della tua vita ma no quella degli altri- ora Stefan mi stava urlando
contro, così con gran velocità gli infilai un piccolo paletto nella spalla e ,
girandogli le spalle , andai a cenare.
Dopo essere andato a cenare nell’ospedale fuori città, mi diressi fuori la
finestra di Cloe, era meravigliosa anche mentre dormiva, aveva qualcosa che da
subito mi aveva attirato, ma per colpa di Watson non potevo avvicinarmi nel
migliore dei modi.
Sapevo di sicuro che aveva fatto ingerire della verbena a tutti i membri della
sua famiglia, infatti nel momento in cui mi (ero avvicinato a Cloe oggi
pomeriggio, aveva un odore di verbena sulle sue labbra.
Rimasi lì, vicino alla sua finestra fino all’alba, poi mi accorsi che qualcuno
si stava avvicinando all’abitazione, così ritornai a casa e mi distesi un po’
sul letto, aspettando il momento per andare sotto scuola e farmi vedere da Cloe.
- tu non uscirai con lei, le potrai fare del male- ora mi aveva proprio stufato.
- Stefan non rompere, io della mia vita faccio ciò che voglio-
- Infatti, della tua vita ma no quella degli altri- ora Stefan mi stava urlando contro, così con gran velocità gli infilai un piccolo paletto nella spalla e , girandogli le spalle , andai a cenare.
Dopo essere andato a cenare nell’ospedale fuori città, mi diressi fuori la finestra di Cloe, era meravigliosa anche mentre dormiva, aveva qualcosa che da subito mi aveva attirato, ma per colpa di Watson non potevo avvicinarmi nel migliore dei modi.
Sapevo di sicuro che aveva fatto ingerire della verbena a tutti i membri della sua famiglia, infatti nel momento in cui mi (ero avvicinato a Cloe oggi pomeriggio, aveva un odore di verbena sulle sue labbra.
Rimasi lì, vicino alla sua finestra fino all’alba, poi mi accorsi che qualcuno si stava avvicinando all’abitazione, così ritornai a casa e mi distesi un po’ sul letto, aspettando il momento per andare sotto scuola e farmi vedere da Cloe.