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Autore: CABARETdelDIAVOLO    17/02/2012    3 recensioni
Benvenuti a voi viaggiatori del Web. Vi condurremo ora in un viaggio nel backstage di una delle nostre Fanfiction Hiddlesworth: "Insieme". Allacciate le cinture!
Starring: Robert Downey Jr, Jeremy Renner, Chris Evans & Mark Ruffalo
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We belong together'
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...Making of...

Dai piccoli gesti si capisce tutto, bisogna solo saper osservare.

"AH!" Erano seduti in camera da oramai circa 10 minuti quando un improvviso e inaspettato urlo ovattato li fece sussultare, portando il silenzio e lo sgomento nella stanza per qualche secondo. I quattro uomini si guardarono perplessi, aggrottando le sopracciglia.

"Questa era la voce Tom..." Affermò infine Mark quasi preoccupato, sollevando la schiena dalla sedia.

"No..." Rispose Jeremy molto lentamente, scuotendo la testa un paio di volte, "...non può essere, Tom ha la camera qui accanto e l'urlo veniva dal piano di so..." Si fermò all'istante sgranando gli occhi mentre la sua bocca si apriva quasi come se la mandibola gli si fosse improvvisamente sganciata dal viso. Bastò un rapido scambio di sguardi fra lui e Robert e, in meno di un secondo, tutti scattarono e si lanciarono di nuovo fuori dalla finestra, come le migliori spie della CIA, orecchie tese ad ascoltare ogni minimo rumore che provenisse dal piano sottostante. Ma bastò qualche secondo di silenzio per far accendere in tutti un interesse morboso.

"Evans, vai a sentire da giù." Le parole di Downey furono chiare, precise, come quelle di un comandante al suo equipaggio, mentre si voltava a guardare il collega poggiandogli una mano sulla spalla, tanto che Chris rimase spiazzato e non riuscì nemmeno a replicare. Si limitò ad annuire anch'egli molto incuriosito da quella situazione e subito corse fuori dalla camera precipitandosi verso le scale.

Scese rapidamente tenendo fisso lo sguardo su quelli che gli sembravano infiniti scalini, per evitare di cadere dato il suo stato di sobrietà precario. Arrivò davanti alla porta e rallentò il passo, evitando di fare rumori violenti, per non essere sentito. Si chinò leggermente in avanti arrivando con l'orecchio a qualche centimetro dal legno scuro e lucido; fece un lento respiro e rimase in ascolto.

Niente.

Nessun suono.

La stanza all'interno sembrava completamente priva di vita. Si avvicinò molto lentamente facendo piccoli passettini e abbassando sempre di più la schiena, fermandosi con la faccia vicinissima alla porta.

Silenzio.

Pian piano si avvicinò ancora...

Totale silenzio.

...e ancora...

Niente di niente.

Forse avevano sentito male e la v-

"EVANS!"

Il colpo fu terribile.

Violento.

Rumoroso.

Doloroso.

Chris emise dei rantoli animaleschi di sofferenza portandosi le mani alla fronte e si voltò tornando in posizione eretta ad occhi chiusi. Samuel L. Jackson era fermo davanti a lui, braccia incrociate e sguardo ancora attento nonostante l'ora tarda. Si stava sforzando di rimanere serio ma la sua bocca inevitabilmente si storceva in dei sorrisi trattenuti, per via della scena a cui aveva appena assistito. "Cosa diavolo ci fai davanti alla mia camera?" Chiese non riuscendo più a trattenersi dal ridere nel vedere il collega traballare sui suoi stessi piedi.
Evans a quelle parole si bloccò riaprendo gli occhi, tenendosi sempre una mano sulla faccia.

Ora era tutto chiaro.

Gli scalini infiniti e anche il totale e assoluto silenzio.

"Merda" Esclamò il biondo quasi senza nessuna espressività vocale, "Ho sbagliato piano" concluse con lo stesso tono, voltandosi con uno scatto e tornando, un po' barcollante, sulla rampa di scale lasciando il suo collega stupito, attonito e dubbioso.

In poco tempo tornò al piano della stanza di Renner e senza accennare a rallenzare si precipitò nella camera trovando i suoi colleghi frementi ad aspettarlo, seduti sulle sedie e i divanetti. Nel vedere l'amico ammaccato sulla fronte da un grosso segno rosso, tutti si fecero stupiti in volto, ma non ebbero il tempo di dire nulla poichè l'uomo non si fermò nemmeno a guardarli.

"Basta, per stasera ne ho abbastanza." Borbottò con la voce che sembrava quella di un bambino triste. Si precipitò diretto verso il letto e vi si lanciò sopra avvolgendosi nel copriletto. "E vai di qui e vai di là ed è colpa tua e ti faccio male... gnegnegnegne...andate a quel paese!" Concluse alzando leggermente il tono e maneggiando le lenzuola come una donna molto irritata.

Tutti rimasero immobili per qualche istante, fissando l'ammasso di coperte, senza essere in grado di dire una parola. Poi si guardarono fra loro e un po' divertiti, tranquillamente ripresero a conversare. L'unico ad alzarsi fu Robert che pian piano si diresse verso il minibar che stava in un angolo della stanza. Si abbassò aprendolo, buttò un'occhiata all'interno e poco dopo ne estrasse un sacchettino bianco rimettendosi in piedi e richiudendo lo sportellino con un calcetto. Andò verso il letto, vi si scaraventò sopra e, facendo appositamente più movimenti di quanti gliene servissero, si appoggiò con la schiena al muro e stese le gambe proprio accanto al suo collega arrotolato nel copriletto.

"Ehi..." Disse con tono molto flebile, colpendo con un leggero pugno il sacchettino che reggeva con l'altra mano.

"Mmm..." Il verso che uscì da sotto le lenzuola pareva il ringhio di un cagnolino arrabbiato che fece venire a Robert da ridere.

"Ragazzone..." Ritentò Downey ancora più delicato chinando il volto verso le coperte. L'avevano proprio bistrattato quella sera facendogli fare di tutto e dandogli la colpa per qualsiasi stupidata. Non era una rabbia seria, Robert lo sapeva, ma gli dispiaceva vedere quel ragazzo sempre così divertente ridotto in quello stato.

Pian piano, il viso di Chris spuntò dalle lenzuola ma solo fino appena sotto la punta del naso, quanto bastava per mostrare i suoi occhi blu.

"Che vuoi?" Chiese il biondo quasi seccato, puntando quegli occhioni chiari e luminosi in quelli profondi e caldi del collega. Rob non parlò, si limitò ad appoggiare pian piano sulla fronte di Evans il sacchetto di ghiaccio istantaneo, rivolgendogli un sorriso simpatico e dolce, "Non bisogna mai andare a letto arrabbiati. Almeno, io la penso così in famiglia..."

Il giovane rimase sorpreso, senza avere la minima idea di cosa dire o fare e dopo qualche secondo, uscì completamente con il volto dalle lenzuola sentendosi come un bimbo terribilmente in imbarazzo.

"Va meglio?" Chiese gentilmente Downey sollevando leggermente le sopracciglia. Allora, Chris all'improvviso sembrò tornare sobrio per un unico istante e, annuendo con la testa, rivolse al collega che tanto teneramente gli stava ancora sorridendo, uno sguardo serio, riconoscente, di profonda ammirazione.

"Grazie..."

  
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