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Autore: Northern Isa    17/02/2012    3 recensioni
Auror e Mangiamorte insieme in una notte buia e silenziosa, ai piedi di Westminster Abbey. Quale sarà la ragione di questo pericoloso fenomeno?
Scritta per Violet Acquarius: tanti auguri di buon compleanno cara!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Una notte buia e silenziosa era calata sulla città di Londra. Immobili, le guglie di Westminster Abbey osservavano il nero prato antistante la cattedrale, accarezzato da un alito di vento. Null’altro sembrava muoversi in quella parte della città addormentata; non si udiva neanche il rombare di automobili in lontananza.
Dopo quelle che sembravano ore di calma piatta, una figura, ammantata in una lunga palandrana, il cui bordo accarezzava gentilmente la superficie del sentiero che attraversava la distesa d’erba, giunse a grandi passi fin sotto il portone della chiesa. Una volta lì, si guardò più volte intorno con circospezione, dopodiché iniziò a frugare in una tasca interna alla veste e ne trasse una bacchetta. In una notte come quella, in cui ogni angolo poteva celare un’insidia, conveniva essere pronti.
La figura passò alcuni istanti in completa immobilità, dopodiché osservò il quadrante del suo orologio da polso. Erano le undici e quaranta, mancavano venti minuti all’ora X. I suoi lunghi anni di addestramento prima e di lavoro sul campo poi avevano forgiato ancora di più la sua proverbiale pazienza, ma quell’attesa minacciava di fargli saltare i nervi come mai nient’altro prima. L’uomo decise allora di impiegare il tempo ispezionando i dintorni: ormai era diventato un riflesso incondizionato e, nelle condizioni attuali, un paio di occhi in più sarebbero stati molto utili per il Ministero della Magia. Inoltre, se nel frattempo le persone che attendeva fossero arrivate, lui ne avrebbe immediatamente percepito la presenza.
Il mago si gettò  un paio di occhiate alle spalle, per verificare che fosse ancora completamente solo, dopodiché si acquattò a quattro zampe sul selciato. Appena i suoi palmi toccarono terra però, il mago era scomparso e, al suo posto, vi era un magnifico esemplare di lupo. Nulla avrebbe potuto tradire la sua reale natura di Animagus, eccezion fatta forse per il pelo dorato che ricopriva un orecchio, residuo della sua bionda capigliatura umana. E poi, certo, c’era l’altro dettaglio, ossia che a Londra non era così frequente incontrare un lupo. Maledetta trasformazione animale, pensò tra sé e sé il canide, mentre si allontanava dallo spiazzo antistante la chiesa.
Per diversi minuti, la quiete e il silenzio tornarono sovrani; il loro effetto era amplificato dalla straordinaria mancanza di luce in quell’angolo di Londra. Poi, d’un tratto, qualcosa nell’oscurità si mosse. Se qualche Babbano avesse avuto l’assurda idea di piantarsi davanti Westminster Abbey a mezzanotte meno un quarto, in una notte come quella, avrebbe sicuramente strabuzzato gli occhi più volte davanti alla scena. Altre due figure, si sarebbe potuto dire comparse dal nulla, avevano iniziato a percorrere il selciato, dirette verso il portone della chiesa. Si trattava di un uomo e una donna che, grazie ai loro mantelli neri, si sarebbero potuti confondere con le tenebre circostanti, ma che, per effetto delle lunghe capigliature bionde, rilucevano come uno spicchio di luna e il suo riflesso nelle acque del Tamigi.
-Bene, siamo qui,- mormorò la donna, -non ci resta che aspettare.-
L’uomo accanto a lei misurò a grandi passi lo spiazzo di fronte Westminster Abbey.
-Perché siamo dovuti venire proprio qui?-
-Non lo so,- rispose lei, facendo spallucce, -il messaggio diceva così. Saremo stati gli unici a riceverlo?-
-Non credo proprio.- rispose il mago con tono asciutto, -Lei ha detto che era importante, giusto? Vorrà coinvolgere il maggior numero di persone possibili.-
La strega, acquetata da quella risposta, emise un sospiro accondiscendente, e si appoggiò con la schiena al portone. Pochi istanti dopo, però, un rumore qualche metro più in là la costrinse a rizzarsi di nuovo in piedi.
-Chi è là?- domandò nervosamente, sguainando la bacchetta, imitata dall’uomo.
Una sagoma alta e massiccia parve staccarsi dall’architettura della chiesa.
-State calmi, sono io. Thorfinn, credo proprio che dovresti dire a tua moglie di darsi una calmata.-
Il mago biondo rispose con un gesto inqualificabile, invece la donna sibilò tra i denti:
-Tieni a freno la lingua, Fenrir.-
-Rowle? Greyback? Nott? Si può sapere che ci fate qui?- domandò una voce untuosa, che apparteneva ad una figura che fino a quel momento non si era trovata di fronte l’abazia.
-Malfoy, chi si vede!- salutò senza troppo entusiasmo Thorfinn Rowle, rivolgendo un cenno a Lucius e a sua moglie Narcissa, -E comunque, Leyna e io siamo sposati ormai, dovresti ricordartelo.-
-Beh? Che stiamo aspettando?- domandò Fenrir, seccato.
-Antonin?- azzardò la moglie di Rowle, con tono speranzoso.
Il marito corrugò la fronte in un’espressione che voleva dire faremo-i-conti-a-casa.
-No, Dolohov non viene.- rispose Lucius, -Sappiamo però che l’evento deve comprendere altre persone. Siamo troppo pochi, e lei aveva detto che avremmo fatto le cose in grande.-
-Perché non vai a prendere i tuoi pavoni bianchi allora?- propose con scherno Thorfinn.
Prima che Malfoy potesse rispondere però, un’altra figura si Materializzò nelle tenebre.
-Oh no,- commentarono Narcissa e Leyna contemporaneamente.
-Oh sì!- esclamò la nuova arrivata, una strega particolarmente avvenente e stereotipata, dotata di lunghissimi capelli acconciati con maestria per evitare di toccare terra.
-Non Anastasia Silente,- fece Leyna, volgendo gli occhi al cielo, -e pensare che io credevo che Bellatrix fosse uno strazio… ehm, con tutto il rispetto, Cissy cara.-
La strega la fulminò con lo sguardo, ma non aprì bocca: lei, come gli altri presenti, si era accorta di due paia di occhi gialli, brillanti come fanali, che li fissavano attraverso i cespugli. Come mossi da una sola molla, i Mangiamorte sguainarono le bacchette. Le foglie intorno agli occhi gialli frusciarono quando essi scomparvero nella notte. Al loro posto, i Mangiamorte poterono vedere che si erano concretizzate le figure di una strega e di un mago o, per meglio dire, di un…
-Auror!- latrò Fenrir.
I suoi compagni iniziarono ad agitarsi accanto a lui. Intuendo che stessero preparando a smaterializzarsi, l’Auror protese la braccia verso di loro.
-No, fermi! Non ho intenzione di arrestarvi!-
I Malfoy, i Rowle e Fenrir Greyback si scambiarono espressioni perplesse.
-Mi chiamo Sven Dietrich,- esordì l’Auror, -e oggi sono dispensato dal mio sevizio.-
Sven aveva concluso la frase con un’espressione a dir poco disgustata; la ragazza accanto a lui gli posò una mano sulla spalla.
-Su, caro, non fare così. Dovete scusarlo,- disse poi rivolta ai presenti, -è che proprio non riesce a prendersi una giornata di vacanza.-
C’era dell’accusa mista a sarcasmo in quella frase, ma nessuno ci badò poi molto.
-So benissimo prendermi una vacanza,- ribatté l’Auror, piccato, -ma quando lo decido io! Non quando vuole lei.-
-Dunque anche voi siete qui per la stessa nostra ragione?- domandò Anastasia.
Gli altri due annuirono. Subito dopo però, la ragazza staccò la mano dalla spalla dell’Auror e mosse qualche passo verso Westmister Abbey.
-Che meraviglia,- sospirò, -ma purtroppo non verrò mai incoronata…-
Lucius fu come folgorato da quelle parole.
-Windsor?-
-Proprio lei,-sibilò Sven, -e guai a te se ti avvicini a mia moglie.-
I due uomini si scambiarono delle occhiate velenose, ma Victoria, che voleva riseppellire l’ascia di guerra, almeno per quella sera, si sforzò di richiamare l’attenzione di tutti.
-Caro, tuo cugino non doveva essere già arrivato?-
-Suppongo di sì. Ma una questione ben più importante è: che fine ha fatto lei? Bisogna che si sbrighi, si sta facendo tardi.-
Gli altri presenti, almeno quelli dotati di orologio, chinarono le teste per osservare l’ora: mezzanotte meno cinque.
-Davvero, se non arriva si perderà il momento!-
Alcuni istanti più tardi, la voce di Greyback richiamò tutti gli altri:
-Ehi, guardate là!-
Stava indicando un paio di puntolini nel cielo, più neri della notte circostante.
-Io veramente non vedo un…-
-No, aspettate, Fenrir ha ragione! Sono loro!-
Man mano che i punti si avvicinavano al suolo, tutti furono in grado di riconoscerli: si trattava di cinque persone a cavallo di quattro manici di scopa. Un uomo e una donna avevano inforcato il medesimo, altri due volavano paralleli, scagliandosi di quanto in quanto delle gomitate, e l’ultimo chiudeva la fila.
-Per di qua!- chiamò Victoria, sventolando le braccia.
I due maghi litigiosi atterrarono per primi con dei soffici tonfi nell’erba. Il terzo mago atterrò altrettanto magistralmente, mentre un delicato venticello gli smuoveva il mantello blu notte.
-Ma è Frederich Steileir!- urlò qualcuno al settimo cielo.
L’ultimo manico di scopa invece iniziò a salire nel cielo, come se avesse voluto raggiungere le più alte guglie di Westminster Abbey. Superate le stesse, proseguì la sua parabola ascendente finché, d’improvviso, non si gettò in picchiata verso il suolo, tra le urla terrorizzate della donna sul manico di scopa, che strattonava convulsamente il mantello del “pilota”. Anche alcune tra le persone a terra strillarono, ma, quando sembrava che il manico di scopa si stesse schiantando al suolo, il mago sterzò bruscamente, evitando per un soffio la collisione. Dopodiché smontò dalla scopa e aiutò la strega, che si teneva lo stomaco con aria preoccupata, a fare lo stesso.
-Viktor!- urlò lei, appena il colorito verdastro accennò ad abbandonarle le guance, -Quante volte te lo devo dire? Soffro di vertigini, santa Cosetta! La prossima volta che devi provare la Finta Wronsky, fallo in un dannato campo da Quidditch.-
-Quant’è dolce mia sorella, vero?- commentò Leyna, tirando una gomitata al marito per attirare la sua attenzione su Lysandra, la sua gemella.
Nonostante lo scalpore suscitato dal suo atterraggio, Viktor Krum non disse una parola e si limitò a scrutare gli altri, accigliato. Solo Sven, che salutò il cugino con calore, si guadagnò un suo discreto cenno del capo.
-Musone!- commentò Anastasia, incrociando le braccia sul petto.
Non appena Lysandra si fu ripresa quel tanto da riuscire ad aprire bocca senza inveire o vomitare, annunciò:
-Andra e Igor non ce l'hanno fatta a venire, si uniranno più tardi in videoconferenza.-
-Bene, d’accordo, ci siamo tutti?- intervenne Victoria.
Si era infatti resa conto che, se voleva che l’evento funzionasse, doveva prendere in mano la situazione. Lei aveva avuto una pessima idea a riunire nello stesso posto maghi e streghe tanto diversi, ma non c’era niente da fare: ormai era stato tutto deciso.
-Sì, ci siamo tutti.- risposero insieme Oliver Baston e Marcus Flitt, lanciandosi successivamente occhiate avvelenate per aver osato parlare contemporaneamente.
Sven, dal canto suo, stava riservando a Marcus uno sguardo ben più tagliente di quello che Oliver avrebbe mai potuto rivolgere, neanche se Serpeverde avesse vinto contro Grifondoro, impedendogli di segnare anche un solo gol.
-Manca solo lei.- puntualizzò Lucius, accompagnando la frase con un fluente movimento dei capelli.
-Ma lei chi? Ancora non ho capito…- fece Fenrir, abbastanza confuso.
-LEI!- gridò Lysandra, puntando il dito contro due figure in avvicinamento.
Tutti gli altri si accostarono alla strega per vedere meglio; man mano che le sagome si facevano sempre più vicine, le espressioni di curiosità si trasformarono in orrore all’ennesima potenza.
-No! È un Dissennatore!- urlò Lucius, in preda a poco piacevoli ricordi.
-Dissennatore?- fece eco Victoria, agitando il capo di qua e di là per vederlo e, infine, nascondendosi dietro la schiena del marito.
-Ma no, che dite!- fece Sven, che di quelle cose se ne intendeva, -Non vedete! È lei, o meglio, sono loro!-
A quella dichiarazione, Fenrir non fu l’unico a grattarsi il capo con aria pensierosa. Il mistero fu però svelato quando le ultime arrivate raggiunsero finalmente il gruppo di maghi e streghe assemblato ai piedi di Westminster Abbey.
-Non ci posso credere…- balbettò Thorfinn, -finalmente ti conosciamo!-
La ragazza a cui il Mangiamorte si era rivolto salutò con un educato cenno della mano.
-Ma… è Enide!- fecero gli altri, iniziando a chiacchierare eccitati tra di loro.
-Finalmente mi hai dato una storia!- fece Thorfinn, quasi con le lacrime agli occhi.
Leyna gli tirò un calcio negli stinchi per costringerlo a ricomporsi; quel gesto bastò per far tornare nella mente di Thorfinn un interrogativo che lo tormentava da molto tempo.
-A proposito,- fece ancora, rivolto verso Enide, -si può sapere perché mi hai dato una moglie così zo…-
Leyna lo fulminò con lo sguardo, Lysandra agitò il pugno sotto il naso di Thorfinn per difendere la sorella.
-Suvvia,- rispose Enide, con tono conciliante, -vedrete che andrà tutto bene, e presto mi ringrazierete!-
Thorfinn le riservò un’occhiata scettica, ma non ribatté. Solo quando calò il silenzio, i presenti si resero conto che la figura ammantata che avevano visto in lontananza non era un Dissennatore, ma un fagotto che si dimenava, anche se Enide cercava di forzarlo contro la sua spalla.
-Che cavolo è?- domandò con tatto Marcus.
Sbuffando per la fatica, Enide depositò a terra il fagotto; spiegando il tessuto che lo avvolgeva, rivelò la figura smagrita e confusa di Violet.
-Merlino, sembra che sia stata maltrattata!- osservò Frederich, ma il tempestivo intervento degli altri evitò che si sfociasse in una disquisizione di diritto penale.
-No, tesoro,- spiegò Enide, -non le è successo niente di male! È solo che l’ho rapita, sottratta alla festa di compleanno che le avevano organizzato i parenti, forzata in un sacco e rinchiusa nel bagagliaio della Ford Anglia del padre di Ron. Che volete che sia.-
I presenti si scambiarono occhiate preoccupate, Sven ruotò l’indice intorno alla tempia, come a voler far intendere che l’autrice non avesse poi tutte le rotelle a posto.
-Io l’ho sempre detto!- sottolineò Thorfinn.
-Non temete!- si intromise Enide, -Un po’ di Whiskey Incendiario, e la donzella sarà in perfetta forma.-
Fenrir trasse dalla tasca la fiaschetta di qualche superalcolico che teneva dentro il mantello e la porse a Violet che, stanca e assetata, iniziò a trangugiarne il contenuto. Fu solo quando la ragazza non riuscì più a reggersi in piedi e fu scossa da un infido singhiozzo che le sfilarono la fiaschetta dalla gola.
-Ehm, direi che può bastare… Io no, grazie, sono astemia.- disse Enide, respingendo dell’altro Whiskey.
-State zitti!- esclamò ad un tratto Viktor Krum.
Tutti si voltarono a guardarlo allibiti per averlo finalmente udito pronunciare qualche parola, Enide e Lysandra avevano le pupille trasfigurate in due cuori perfetti.
-Hic… Qualcuno mi sta a sentire?- si intromise Violet, urtando, mentre barcollava, Sven e Victoria.
Ma tutti erano troppo sconvolti da quelle poche parole di Krum per badare a lei. Il cercatore bulgaro stava indicando una figura lunga e allampanata, avvolta in un mantello nero come gli unti capelli a tendina.
-Wow! Professor Piton!- esclamarono insieme Enide e Violet. Quest’ultima, piena di gioia, la sua rapitrice con un’espressione sconvolta a causa dell’essersi dimenticata di invitare l’amato professore di Pozioni. Qualcun altro – i suoi ex alunni in particolare – iniziarono a pregare che non gli togliesse punti.
-Non mi meraviglio della sua mancanza di precisione, stupida Babbana.- disse Piton, con le labbra storte per il disgusto.
-Ma ora ci siamo tutti, giusto?- azzardò Enide.
Piton volse gli occhi al cielo, dopodiché chiunque fosse dotato di un Marchio Nero lo premette.
Pochissimi istanti più tardi, Lord Voldemort si presentò a loro in tutta la sua magnificenza. Quasi tutti si prostrarono ai suoi piedi.
-Ehi, ma io preferivo Grindelwald…- esordì Enide, ricevendo delle ginocchiate da parte di Anastasia e di Lord Voldemort in persona.
-Violet,- sibilò quest’ultimo, -passa al lato oscuro della forza, abbiamo i biscotti!-
A quelle parole, Lucius, Leyna e Thorfinn smisero di ruminare il contenuto di un pacco di Pan di fuffole che avevano in mano.
Violet scorse con lo sguardo i visi di tutti i presenti; Enide notò che aveva un’espressione particolarmente vacua, ma non disse niente. Che fosse stata colpa del Whiskey Incendiario? No, probabilmente era solo stata troppo tempo al computer.
-Hic… va bene!- rispose Violet, prima di stramazzare al suolo prima di sensi.
Contemporaneamente, un incredibile spettacolo pirotecnico, offerto dai Tiri Vispi Weasley, lacerò la quiete intorno a Westminster Abbey: era mezzanotte.
Tutti gli invitati iniziarono a stappare bottiglie di alcolici e mangiare biscotti tra un brindisi e l’altro, alla salute di Violet.
-Ehm, Vio…- tentò Enide, scuotendo la spalla della svenuta.
-Oh no,- disse poi, rendendosi conto che non si svegliava, -tutta questa organizzazione, e lei neanche può vedere quello che le ho fatto!-
-Quale organizzazione?- ribatté Piton con tono scettico, ma Enide lo ignorò e si andò a sedere su un gradino, con la testa tra le mani.
Pochi istanti dopo, fu raggiunta da Victoria.
-Dai, non prendertela, le hai fatto una bella sorpresa!-
-Bella? L’ho rapita, l’ho sottratta alla sua vera festa, l’ho fatta andare in coma etilico e non ha visto neanche i fuochi d’artificio con scritto Tanti Auguri, o mia bella Violettina…- piagnucolò Enide.
-Se vuoi facciamo apparire un Marchio Nero nel cielo!- urlò Thorfinn, a distanza, ma l’autrice scosse il capo.
-Niente da fare, non sarebbe la stessa cosa! Eppure questo doveva essere un gran giorno per lei…-
Le rispose un mugolio proveniente dal marciapiede.
-Vio, ti stai riprendendo!- strillò Enide, andando accanto a lei.
Con un feroce mal di testa, la festeggiata si alzò lentamente. Le ci vollero alcuni istanti per mettere a fuoco i volti delle persone intorno a lei, ma, quando ci riuscì, iniziò a ripetere i loro nomi, come inebetita. Enide pensò furbescamente di volgere la situazione a suo vantaggio.
-Visto? Questo è il mio regalo per te: tutti i protagonisti delle nostre storie, di quelle che più amiamo, ovviamente, sono qui per il tuo compleanno!-
Violet sgranò gli occhi, estasiata (o ancora sotto gli effetti dell’alcol), e tutti iniziarono a fischiare, applaudire e cantare canzoni da osteria. L’atmosfera era allegra e spensierata, quando, d’un tratto, Enide si irrigidì e si affrettò ad abbracciare Violet, con la scusa di festeggiarla ancora. Tutti si intenerirono al gesto, e nessuno seppe mai che Enide l’aveva fatto per evitare che l’amica scorgesse il Marchio Nero che un Mangiamorte più ubriaco degli altri aveva appena fatto comparire in cielo.


NdA: povera me, come ho fatto a ridurmi così? T_T C'è solo una cosa che posso dire: tantissimi auguri Vio! Ah, e se mi vedi arrivare davanti alla porta di casa tua, con una fiaschetta di Whiskey Incendiario in mano, non aprirmi!
Victoria Windsor, Sven Dietrich, Frederich Steileir e Anastasia Silente sono OC creati da Violet Acquarius e appartenenti alla stessa, perciò non rubateglieli senza permesso (esattamente quello che ho fatto io, ora che ci penso o.O).
Andra Belinsor, Igor Krum, Leyna e Lysandra Nott sono OC creati da me, perciò sono miei e non ve li do è_é (spero di non aver dimenticato nessuno!)
Ancora auguri tesoro ;)
   
 
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