Sei la mia bambina. Ormai donna. La mamma ti ha sempre messo i fiocchi tra i capelli, fin da quando ne hai avuti abbastanza da poterli legare. Cadevano morbidi in ciocche dorate e cenere. A volte così spenti, come i tuoi occhi sereni. A volte così lucenti, come il tuo sorriso.
Mi sorprendo della tua intelligenza brillante e calcolatrice, del tuo animo sensibile e caparbio. Dove hai trovato le riserve per costruirti? Come sei arrivata ad essere la donna che sei? Sei il mio enigma più grande, dopo tua madre, è ovvio. Spesso ti guardo e non posso credere di averti dato la vita. Proprio non mi capacito che tu sia materia della mia materia. Eppure è così, è questo il miracolo della vita. Così dicono.
Miracoli della vita. La tua nascita, la tua sopravvivenza dopo l’incidente sulle scale della scuola. I miracoli della vita.
E poi un giorno compi 15 anni, ma sembra che ti abbia preso in braccio per la prima volta solo cinque minuti prima. E ti vedo donna, con i tuoi grandi occhi sereni che brillano di una nuova scintilla. Il tuo raggiante sorriso, forse un po’ più malizioso.
La mamma ti ha sempre messo i fiocchi tra i capelli. Forse il vero miracolo è che tu li abbia tenuti sempre quei fiocchi, ieri come oggi. Così come tutto ciò che la mamma ti ha sempre insegnato. La tua integrità morale. Questo è il vero miracolo.
Con un padre come me, non avrei potuto chiedere di meglio per la mia piccola donna.