Ehm... beh, sono qui.
Ieri la fic ha
compiuto un anno e... mancava un extra *--------*
Avrei voluto farlo
meglio, più dettagliato, scritto in maniera meno elementare.
Ma ecco quello che avevo scritto fin dall'inizio. In pratica vi ho
fatto aspettare per senza niente lol
Wow, un anno del
profumo dell'amore *-----------------------------*
Questo è
il primo extra, un altro è già scritto ma non so
quando lo posterò. Voglio andarci con calma v.v questo
è bello lungo. Beh, 10 pagine di word u.u
Spero che mi
perdoniate il ritardo e che il capitolo vi piaccia.
E soprattutto
grazie per l'entusiasmo che avete mostrato fino all'ultimo capitolo,
siete meravigliose. In effetti, è l'anniversario di tutte
noi awwww *--------*
Grazie anche e
soprattutto alle ragazze del gruppo (non riesco a mettere il link) che
mi seguono sempre e sembrano già entusiaste del fatto che io
stia scrivendo una nuova fic *wwwwwwwww* Grazie di cuore, davvero!
Buona lettura,
un bacione enorme.
Mary <3
BUON ANNIVERSARIO
'IL PROFUMO DELL'AMORE''
*--------------------------------------------------------*
POV EDWARD
Il
buio, mio migliore amico in quel periodo, in quel lungo e terribile
periodo. Il
buio mi circondava ma sapevo di non essere solo. Lo sapevo. Non ero
solo perché
sentivo tutto ciò che mi circondava: le parole, i sussurri,
i respiri, le
carezze, i baci sulla fronte, i baci sulla guancia, ma mai sulle
labbra.
Se ci fosse stato solo il buio a quest’ora forse sarei
impazzito. O peggio:
sarei morto. I medici dicevano che era stato un miracolo il mio. Un
lieto
miracolo. Non avevano speranze per me, l’emorragia interna mi
aveva distrutto e
il trauma cranico mi aveva fatto abbandonare i sensi.
Ma io sapevo che quello non era un miracolo. Ma era stato grazie a lei,
alla
sua voce.. alla sua dolce voce che mi parlava, mi raccontava, mi teneva
compagnia
e mi faceva sentire vivo. Quando l’avevo sentita la prima
volta, credevo di
essere morto, di stare in paradiso. Non la potevo vedere, ma la
sentivo. Avevo
sentito i suoi singhiozzi e la sua voce tremante. La sua voce rotta dal
pianto.
Edward.. Edward aspetto un bambino. Il
nostro bambino.
Quando
avevo sentito quelle parole
pronunciate dalla sua voce rotta dal pianto, nonostante il modo in cui
erano
state pronunciate, nonostante sentissi che lei stava piangendo, non
potetti non
essere felice. Mi scoppiava il cuore di felicità.
Sì, era presto, terribilmente
presto avere un figlio a diciannove anni,
solamente diciannove anni. Ma sapere che quel figlio era
mio e della mia
Bella, sapere quello, beh, mi rendeva l’uomo più
felice del mondo. Mi aveva
detto di sentirsi sola, terribilmente sola. Aveva bisogno di me ma io
non
c’ero, non potevo parlarle.. non ne avevo le forze. Vedevo
solo il buio e
sentivo solo la sua voce senza poter comunicare, senza poter
rispondere. Volevo
farle sentire che c’ero, che poteva continuare a contare su
di me ma non ci ero
riuscito, a parte una volta in cui mi ero sforzato di muovere le dita,
cercando
di prendere il controllo della mia intera mano partendo da quelle. Non
ci
riuscivo, era difficile, terribilmente e strazi abilmente difficile. Mi
sforzavo,
cercavo nel buio la mia mano, mi concentravo sulla forza di due dita:
l’indice
e il medio. Mi sforzavo, spingevo con tutto me stesso, fino a quando le
sentii.
Avevo premuto contro la sua mano, sfiorandola leggermente ma, dopo
nemmeno due
secondi, ripersi il controllo e non le sentii più. Fino a
quel pomeriggio, quel
pomeriggio in cui lei mi disse che doveva andare a parlare con la
NOSTRA
famiglia. E io sapevo di cosa. Sorrisi
mentalmente: chissà come l’avrebbero presa. Io
assolutamente bene, solo che ero
terribilmente triste perché io non c’ero con lei,
non c’ero a rassicurarla. Non
c’ero stato quando era andata a fare la prima ecografia. Mi
limitavo ad
ascoltarla. Ad ascoltare la sua descrizione. A sentire la durezza del
suo
ventre contro la mia mano. Ma quel giorno. Quel pomeriggio. Avevo
sentito una
scarica elettrica oltrepassarmi il corpo. Avevo capito che dovevo
lottare. Era
il momento giusto. Dovevo lottare. Per me. per lei. per il NOSTRO
bambino. Per
noi. Mi sforzavo. Facevo pressione. Fino a quando la sentii. Sentii la
forza
farsi strada dentro di me. e gli occhi aprirsi. Lei. volevo lei.
l’avevo
chiamata. Ed era arrivata. Da me. Quando
l’avevo rivista. Era cambiata. Era pallida. I suoi occhi
cerchiati da profonde
occhiaie. Ma non potetti non pensare che era bellissima. Era un angelo.
L’angelo che mi aveva tirato fuori dal buio. Che mi aveva
salvato.
Da quel giorno, come aveva fatto nei due mesi successivi durante il mio
coma,
non si era mossa nemmeno un secondo dal mio fianco. L’avevo
pregata, l’avevo
supplicata, avevo cercato di convincerla ad andare a casa. Doveva
riposare per
bene, doveva rilassarsi. Non mi piaceva che continuasse a dormire
lì, che
continuasse ad usare quel bagno. Ma lei no, lei era testarda.. come
sempre. Non
era minimamente cambiata. Avevamo avuto il tempo di parlare di quello
che era
successo. Scoprii con mia grande sorpresa che Charlie le aveva detto di
quello
che aveva detto a me e che era solo una bugia. Dovevo immaginarlo. Mi
raccontò
dei suoi giorni passati in Florida, della nausea che credeva fosse
causata
dalle copiose lacrime ma si sbagliava: era mio figlio. Mi fece vedere
le foto
dell’ecografia e mi ero commosso. Piangevo come un bambino a
vedere quel
piccolo fagiolino. Non potevo credere che quello fosse nostro figlio.
Per il resto avevo pregato mia madre di portare cibi sostanziosi alla
mia
Bella. Doveva mangiare, era dimagrita troppo in viso. Mentre la sua
pancia
continuava a crescere. Il mio pancione. Ogni scusa era buona per
accarezzarla.
Anche quando in ospedale, mentre mi parlava e io la guardavo assorto,
socchiudeva gli occhi e iniziava a dondolare la testa. E
così si addormentava.
Io mi alzavo e la prendevo tra le braccia. I medici dicevano che ero
ancora
molto debole, ma io sentivo le forze aumentare ogni giorno. Stavo bene.
Volevo
solo tornare a casa. Per lei. così la prendevo tra le
braccia e la posavo sul
letto, delicatamente. Mi distendevo al suo fianco e le baciavo una
guancia. E
poi iniziavo ad accarezzarle la pancia. Sembrava che si rilassasse ogni
volta
che l’accarezzavo. E così sprofondava in un sonno
profondo e tranquillo. La mia
piccola..
Avevamo anche discusso, naturalmente. La sua testardaggine a volte era
così
fastidiosa, da far fuoriuscire la parte peggiore di me.
l’argomento principale
era sempre la scuola. In quei due mesi, grazie a Carlisle, si era
guadagnata la
giustificazione per quelle assenze. Ma adesso poteva tornare. E invece
la sua
testardaggine era da far girare la testa.
<< Bella adesso puoi tornare a scuola>> le
dissi mentre si era
seduta sul mio letto. Mi guardò alzando un ciglio.
<< Stai scherzando>> mi rispose. Ed eccola
lì. << Edward io
non esco da questo ospedale fino a quando non uscirai tu. Quindi
mettiti con
l’anima in pace e riposati>>
<< Anche tu hai bisogno di riposo>> era
vero. Doveva dormire per
bene in un letto comodo.
<< Non sono malata>> ogni volta che le
dicevo di riposare, mi
rispondeva così. Io sorridevo ogni volta.
<< Nemmeno io lo sono>>
<< Ma sei.. ma sei stato in.. coma per.. due
mesi>> ogni volta che
ricordava. Ogni volta che pronunciava quelle parole, un singhiozzo
nasceva dal
profondo del suo petto. La presi tra le mie braccia.
<< Shh.. piccola mia. Non piangere ti prego. Tra un paio
di giorni uscirò
e andremo insieme a scuola. Dobbiamo prepararci per gli esami che si
terranno
fra venti giorni. >> accidenti agli esami!! Eravamo
entrambi arretrati.
Sia di programma che di studio. Ma ce l’avremmo fatta. In
quel momento
scattammo al rumore della porta. Era il medico. Lo guardammo. Sorrideva
e
sventolava un foglio. Ma cos’era?
<< Miei cari ragazzi, si esce!>> ci
annunciò e io sprofondai tra i
cuscini. Finalmente!
**************************
Il
giorno dopo ero uscito. Che sollievo rivedere la luce del sole,
respirare aria
pura, ritrovarsi tra la realtà. Bella guardava con la mia
stessa espressione
l’esterno dell’ospedale. Avevo dimenticato che lei
non lo vedeva dal mio stesso
tempo. povera piccola mia. Era stata tutto il tempo al mio fianco, Esme
non
faceva che ripetermelo. Continuava a dirmi di essere fortunato, che non
vedeva
l’ora di diventare nonna. E io, nonostante la contentezza,
rabbrividivo al
pensiero di diventare padre. Avevo vent’anni e avevo paura di
fare qualcosa di
sbagliato. Bella mi conosceva troppo e mi aveva chiesto se mi sentivo
pronto.
Dovevo essere sincero con lei.
<< Bella, sono felicissimo di aspettare un figlio da te.
Ma ho paura.
Siamo giovani e ho paura di sbagliare. Ho paura di non essere un buon
padre>> le confessai con tutta la sincerità
del cuore. Non volevo che mi
fraintendesse. Io volevo quel bambino ma avevo paura i non esserne
all’altezza.
<< Anche io ho paura. Ho paura di non essere una buona
madre perché sono
ancora giovane. Ma sapere che questo bambino è anche tuo..
mi da una forza
incredibile>> dopo questa sua risposta non avevo
più avuto dubbi. Quel
bambino era nostro. E lo volevo. Più di qualsiasi altra cosa.
**************************
Ritornare
a scuola fu il trauma più grande.
Quella mattina quando mi ero svegliato, la prima cosa che cercai con lo
sguardo
fu Bella. Dormiva placida sul mio petto. Eravamo a casa da una
settimana. Mio
padre mi aveva costretto a rimanere ancora a riposo E aveva costretto
anche
Bella. Dopo due giorni dal ritorno dall’ospedale, Carlisle
prenotò una visita
dal ginecologo più bravo dell’ospedale di Seattle.
L’ansia di quel giorno? E
chi se la scorda. Era la prima volta per me, mentre per Bella era la
seconda.
Anche lei era agitata, ma io... io ero fuori controllo. Non facevo che
camminare avanti e indietro mentre lei mi guardava divertita. Vedevo
che si
girava o si copriva la bocca per sghignazzare. E io? Io diventavo
sempre più
nervoso. Anche mia madre mi diceva di stare tranquillo mentre Charlie
era
agitato quasi quanto me; certo era sua figlia che doveva fare un
ecografia. Sì,
Charlie. Con lui si era chiarito tutto. Mi aveva chiesto scusa, aveva
chiesto
scusa a Bella, aveva accettato la nostra relazione e, con fatica, mi
aveva
perdonato per la questione gravidanza. Certo, ci aveva detto che
saremmo dovuti
stare più attenti, ma ormai il “danno”
era fatto.
Quando
arrivammo in ospedale, il ginecologo fece distendere Bella su un
lettino
coperto da un lungo scottex. Le fece scoprire la pancia e la
coprì con un gel.
Nel momento in cui glie lo mise, Bella rabbrividì. Era
questo il congelato gel
di cui mi aveva tanto parlato. Sorrisi mentalmente. Le strinsi la mano.
Io
c’ero. Adesso c’ero. E stavo per vedere mio figlio.
Il medico accese un
macchinario e dopo pochi minuti iniziò a passare una specie
di telecomando
sulla sua pancia. Subito qualcosa provenire dallo schermo di quel
macchinario si
sentì. Era uno strano rumore.
Tipo acqua
che sommerge una videocamera. Ma poi tutto prese forma. Sullo schermo
una
piccola figura si materializzò davanti ai nostri occhi. E da
quello stesso
punto si sentiva un rumore. Un martellare. Un cuore battere. Un piccolo
cuoricino battere furioso. Il suo cuoricino. Il cuore di mio figlio.
Preso
dall’emozione del momento, una lacrima uscì dai
miei occhi. Guardai Bella in
volto. Piangeva. Più di me. le strinsi la mano. Io
c’ero. Noi c’eravamo. E
anche il nostro bambino c’era.
<<
Guardate. Questa è la testolina>> disse il
dottore indicando una parte
del corpo. Osservando meglio si poteva ben capire. <<
queste sono le
gambe. Queste le braccia>> indicò altre parti
del corpo e finalmente il
nostro piccolo iniziò a prendere forma. Si trovava con la
testa sulla sinistra
e i piedi a destra.
<< Si vede già.. tutto questo?>>
chiesi. Il bambino aveva ancora solo
quattro mesi. Mi sembrava.. strano.
<< Sì, sembra strano. Fino
all’ottava settimana in bambino rimane ancora
un embrione. Si inizia a formare e nella decima settimana tutto inizia
a
prendere forma. Adesso Isabella si trova alla sedicesima settimana di
gravidanza,
e tutte le ossa sono formate. Sono ancora molto fragili, per la maggior
parte è
cartilagine, ma tutto sta prendendo forma. Nelle ultime due settimane
il
bambino sta già sviluppando i sensi: olfatto, udito, gusto e
tutto il resto. Ormai
è un bambino a tutti gli effetti>>
sorrisi a questa risposta. Era già un bambino..
< Volete sapere il sesso?>> ci chiede il dottore.
Lo guardammo
sbalorditi. Lui rise. << diciamo che non si
nasconde>> ridemmo.
Guardai Bella. La vidi annuire. Sì, volevamo saperlo, anche
perché altrimenti
mia madre ed Alice non ce lo avrebbero mai perdonato. Annuimmo entrambi
e il
dottore ci sorrise. Si avvicinò di più allo
schermo e rimase pochi secondi. Poi
ritornò a guardarci. Bella mi stava stritolando la mano.
<< E’ una bella femminuccia>> mi
si bloccò il respiro. Era femmina.
Non era un bambino. Ma era una bambina. Risi e Bella mi
guardò. Mi abbassai e
l’abbracciai. Sembrava sorpresa da questo mio gesto ma poi si
sciolse e
ricambiò.
Sobbalzai
quando sentii un dito sfiorarmi le labbra. Aprii gli occhi. Mi ero
riaddormentato pensando a lei e alla nostra bambina. Subito cercai i
suoi occhi
e li trovai. Cioccolato. Profondi. Aperti. Grandi. Subito i nostri
sguardi si
incatenarono e le sorrisi. Le spostai una ciocca ribelle e glie la
portai
dietro all’orecchio. Continuava ad accarezzarmi lieve il
viso. Rabbrividii. Si
avvicinò alle mie labbra ma io mi scostai. Strabuzzo gli
occhi.<< Prima
lei...>> mi abbassai e alzai la sua canotta. Le baciai il
pancione e
ritornai alla sua altezza. Sorrideva. << E poi a
te..>> mi
avvicinai e le baciai le labbra. Il bacio divenne sempre più
appassionato e subito
portò le sue mani tra i miei capelli. Una mia mano fu dietro
la sua schiena,
un’altra dietro la testa. Scese a baciarmi la mascella e io
mugolai. Da quando
tutto era successo ci limitavamo a baciarci. Non facevamo
l’amore da diciannove
settimane. Cioè da quando ci eravamo separati. Da quando la
vita della nostra
bambina era iniziata. Era successo di tutto e i motivi per cui non ci
eravamo
spinti erano principalmente due. Uno: lei aveva paura che fossi ancora
debole
ma questa era una grandissima sciocchezza; avevo recuperato le forze.
Stavo
bene. Tutto era passato. Certo, per il prossimo anno di sicuro sia lei
che mio
padre mi avrebbero costretto a fare analisi, ma stavo bene. Due: avevo
paura di
farle del male. A lei e alla bambina. Rabbrividivo solo al pensiero di
farle
del male. Ritornai alle labbra della mia dolce Bella e mi fermai quando
una sua
gamba si aggrappò al mio fianco. <<
Bella..>> cercai di richiamarla
e lei sospirò. Tolse la gamba ma subito la fermai. Ripresi
la sua gamba e la
portai sul mio fianco. << sei scomoda?>> le
chiesi accarezzandole
la pancia. Scosse il capo. Tolse comunque la gamba e si alzò
a sedere. Mi diede
le spalle e vidi che cercava le pantofole. Con le mani si sistemava
nervosamente i capelli. Se li sciolse dall’elastico e con le
dita se li
pettinò. Qualcosa non andava. Lo sentivo. Mi alzai e mi
sedetti dietro di lei.
appoggiai il mento sulla sua spalla e portai una mano sulla sua
pancia.<<
Cosa c’è amore mio?>> le chiesi.
Scosse il capo e piegai il volto per
guardarla. Notai una lacrima scendere dal suo occhio destro. Mi scostai
e mi
inginocchiai di fronte a lei. le asciugai la lacrima. <<
Che succede? Ti
fa male qualcosa? Non ti senti bene?>> mi stavo facendo
prendere dal
panico. Lei scosse furiosamente il capo.
<< Sto bene..>> sussurrò. Mi
alzai e l’abbracciai.
<< Che succede?>> le sussurrai delicato
all’orecchio. Scosse il
capo. << Non mi dire che non hai niente..>>
<< Edward.. tu non mi.... vuoi
più?>> sussurrò e
un’altra lacrima
scese dai suoi occhi. Piccola pazza mia.. Le accarezzai di nuovo il
volto.
<< Bella ma come ti vengono in mente queste
stupidaggini?>> le
dissi e mi guardo accigliata. << Bella io ti desidero ma
ho.. ho paura di
fare del male a te e alla piccola>> confessai e la vidi
sorridere.
<< Quindi non mi rifiuti perché ho la pancia
grande?>> scoppiai a
ridere a quella sua domanda. Mi abbassai e le scoprii di nuovo la
pancia. Glie
la riempii di baci.
<< Io adoro questa pancia. E adoro te>> le
dissi rialzandomi e
baciandola appassionatamente. La feci distendere sul letto e mi portai
su di
lei. Con le mani mi poggiavo sul letto per non pesarle. Subito mi
eccitai e lei
ansimava. Sobbalzammo quando sentimmo bussare alla porta. La sentii
sbuffare.
Mi rialzai e lo porsi una mano per aiutarla a sedersi. Andai ad aprire
senza
chiedere chi fosse. Le cose erano cambiate. Sia i miei che Charlie
sapevano che
io e Bella dormivamo insieme; inizialmente ci furono parecchie storie
da parte
di Charlie, ma alla fine si rassegnò. Non poteva
più separarci. E la situazione
ormai era molto... ufficiale. Aprii la porta e mi trovai di fronte mia
madre
già vestita e preparata con un vassoio tra le mani. Mi si
illuminarono gli
occhi alla visione di cornetti da cui si vedeva fuoriuscire nutella.
Allungai
una mano e mia madre mi ci picchiò sopra. <<
Ahi!>> mi lamentai
allontanando la mano. Mia madre sorrise.
<< Questi sono per la mia nipotina>> disse
passandomi davanti e
baciandomi una guancia. Sorrisi. Mia madre andava matta per Bella. Non
aveva
avuto l’occasione per dimostrare la contentezza della nostra
relazione. Ma
adesso, soprattutto dopo quello che aveva fatto per me e dopo aver
saputo di
essere incinta, la adorava. La coccolava e la trattava come una figlia.
Era del
tutto ricambiata. Per la mia Bella era come una seconda mamma. Fino a
pochi
mesi fa l’avrebbe considerata la sua unica madre, ma la
situazione con sua
madre era migliorata. Dopo quello che aveva fatto. Quando aveva saputo
della
gravidanza di sua figlia, inizialmente, era esitante, poi
però aveva iniziato a
chiamarla ogni giorno. Bella era felice che potesse migliorare i
rapporti con
sua madre. Ne aveva bisogno.. soprattutto adesso.
Guardai
mia madre abbracciare Bella e accarezzarle la pancia. Le mise di fronte
il
vassoio e Bella strabuzzò gli occhi.
<< E’ tutto per me?>> chiese. Mia
madre rise.
<< Mangia tutto quello che vuoi. Devi recuperare forze e
la mia nipotina
deve crescere forte. E come se non con una sana
nutella?>> le chiese.
Bella appena sentì la parola nutella scattò. Si
issò dritta e guardò mia madre.
Non l’avevo mai vista prima così presa da
qualcosa. Di solito correva a
vomitare ogni volta che nominavano qualcosa da mangiare oppure ne
rimaneva
indifferente.
<< Nutella?>> chiese e vidi mia madre
guardarla con la mia stessa
espressione. poi la sua espressione cambiò e
lanciò un urletto. La guardai
accigliata e anche Bella.
<< Bella hai voglia di nutella?>> le chiese
calma. Aspetta. Bella..
Bella aveva..
<< Ehm.. sì?!>> rispose confusa.
Oddio!! La mia Bella aveva voglia
di nutella.
<< Bella hai una voglia! La tua bambina ha voglia di
nutella! Vieni,
mangiala subito>> le porse un cornetto e Bella rimase
immobile. Mi guardò
confusa. Le sorrisi e mi avvicinai sedendomi di fronte a lei.
<< Non guardare me. E’ lei
l’esperta>> le dissi e rise. La sua
risata. La sua dolce e angelica risata..
<< Hai mai avuto voglie?>> le chiese
impaziente la mia dolce mamma.
Bella scosse il capo. << Allora stammi a sentire. Appena
ti verrà voglia
di qualcosa dillo! Ovunque tu sia. Dillo a chiunque. Dillo a Edward, a
me, a
chiunque.>> l’avvisò e vidi Bella
annuire mentre dava un morso al
cornetto. Dopo pochi secondi decisi di fare anche io colazione.
<< Mamma non hai portato il
caffè?>> chiesi strabuzzando gli occhi.
Cercai tra il vassoio e non c’era nulla. la vidi accigliarsi.
<< Edward. Bella solo se sente l’odore di
caffè ha la nausea. Credi
davvero che avrei potuto portare qui caffè?>>
mi chiese ironica. Giusto!
Me n’ero completamente dimenticato.
<< Scusa tesoro. Allora, sai che io senza
caffè non vivo, quindi me lo
faccio da solo>> dissi ricalcando su
quest’ultima parola riferita a mia
madre. Le diedi un leggero bacio all’angolo della bocca e
andai in cucina.
Trovai mio padre che faceva il caffè. Perfetto!
<< Buongiorno!>> esclamai su di giri.
Carlisle mi guardò e mi
sorrise.
<< Buongiorno figliolo. Sei di buon
umore?>> mi chiese porgendomi
una tazza di caffè. Santo padre! Lo
ringraziai con un cenno della testa e afferrai la tazza.
<< Perché non dovrei esserlo!? Sto bene, Bella
è tornata da me, tra pochi
mesi diventerò padre e oggi ritorno alla
normalità! La mia vita è
perfetta!>> esclamai ed era vero. Non potevo desiderare
altro. Anzi c’era
una cosa che poteva rendere ancora migliore la mia vita, ma
c’era tempo..
<< Sono contento Edward. tu e Bella ve lo
meritate>>
<< Grazie papà!>> in quel
momento mi venne in mente una cosa da
potergli chiedere. Ma era davvero imbarazzante. Terribilmente
imbarazzante.
<< Papà posso.. chiederti una ... ehm
cosa?>> chiesi titubante. Lo
vidi sorridere.
<< Certo. cercherò di
rispondere>> sospirai.
<< E’... ehm.. imbarazzante, ma non so a chi
chiederlo. Ho affrontato
questa mattina l’argomento con.. Bella, ma vorrei un parere
professionale>>
<< Dimmi pure. Credo di sapere di che si tratta
però>>
<<
Ti volevo chiedere se io e Bella.... ehm.. possiamo avere, insomma,
possiamo
stare insieme anche in quel senso>> di sicuro adesso
aveva capito. Non
sembrava imbarazzato.
<< Non avete rapporti da..?>> annuii.
<< Da quella sera. Da quando... sono stato distratto. Da
quando abbiamo
litigato con Charlie>> confessai imbarazzato.
<< Edward, Bella è incinta no malata. Certo,
dovrai essere più prudente e
più delicato, non le devi pesare e deve stare.. comoda. Per
il resto potete
stare tranquilli>> sospirai di sollievo.
<< Sicuro? Non vorrei fare del male alla
bambina>>
<< Non ti preoccupare. Tu parla con Bella e dille che
appena sente
fastidio o dolore ti avverte. Poi sarà tutto
normale>>
<< Grazie>> mi abbracciò.
<< Sono fiero di te Edward. hai trovato la persona giusta
e ti sei preso
le tue responsabilità.>> mi aveva sempre detto
di essere fiero di me. ma
ultimamente il modo con cui me lo ripeteva era diverso. Era
più sicuro.
Stabile. Sapeva quello che stava dicendo e io ne ero felice. Deludere
mio padre
era una delle ultime cose che avrei voluto fare. Lui mi aveva sempre
aiutato.
Prima di tutto mi aveva donato la vita salvandomi. Se non ci fossero
stati lui
ed Esme chissà dove mi sarei trovato adesso.
<< Non l’ho fatto per i sensi di colpa, ma
l’ho fatto perché amo Bella, e
ormai anche la bambina, più della mia stessa
vita>> gli risposi. Era
vero. Non avevo accettato tutto per i sensi di colpa. Ma
perché era la verità.
Io volevo quella bambina e averla con Bella.. era eccezionale! Non
avevo mai
pensato ad un bambino fra le braccia. Un bambino identificato come
figlio mio.
Eppure, nel momento in cui lo avevo scoperto, mi ci ero subito
immaginato.
In fretta feci colazione e mi precipitai in camera mia. Non trovai
Bella.
Sicuro era scesa per lavarsi e vestirsi. Indossai un jeans scuro e una
camicia
bianca sopra. Arrotolai le mani fino a sotto al gomito. Eravamo a
giugno. Sì,
la prima settimana di giugno. Tra due settimane avevamo gli esami e noi
eravamo
a zero. Ma ce l’avremmo fatta. Presi le chiavi della macchina
e ritornai di là.
<< Io vado>> diedi un bacio sulla guancia a
mia madre e un cenno di
saluto a mio padre.
<< Stai attento e guida piano>> mi
ammonì Carlisle. Sorrisi. Erano
diventati molto protettivi.
<< Non ho motivi per cui andare veloce>>
presi gli occhiali da sole
sul mobile all’entrata e li portai sui capelli. Scesi di corsa le scale
tutto elettrizzato
dall’inizio della scuola. Finalmente potevamo tornare alla
normalità e senza
segreti. Sì, io e Bella non dovevamo più mentire.
Stavamo insieme ed era meglio
che se ne facessero una ragione. Ero cambiato. Lei mi aveva cambiato. E
se non
ci avessero creduto non mi sarebbe minimamente interessato.
Bussai alla porta della casa di Bella e Charlie venne ad aprirmi. Mi
sorrise e
mi fece segno di entrare.
<< Buongiorno>> esclamai salutando anche
Sue.
<< Oh buongiorno a te caro. Dormito bene?>>
mi chiese e io mi
bloccai. Mi sentivo imbarazzato. Ma soprattutto sentivo gli occhi di
Charlie
che mi perforavano la schiena. Sapevano che io e Bella dormivamo
insieme ma era
comunque imbarazzante.
<< Benissimo, grazie>> e le sorrisi.
<< Bella?>>
continuai guardandomi intorno. Non c’era. Si sentivano solo
degli strani rumori
provenire da camera sua. Guardai Charlie come a chiedere il permesso e
mi fece
segno di procedere. Bussai alla sua porta e si aprì
improvvisamente. Un vulcano
mi tirò per un braccio e la porta mi si chiuse alle spalle.
Era Alice.
Immaginabile. Mi accigliai. Ma dov’era Bella? Il mio sguardo
si spostò sul viso
di Alice. Lei fece spallucce. << Dove vuoi che
sia?!>> chiese
ironica. Certo! anche questo è immaginabile. Mi lasciai
cadere a peso morto sul
suo letto. Chiusi gli occhi.
<< Ehi che ti prende?>> mi chiese Alice
sedendosi al mio fianco.
Alzai la testa e la guardai.
<< E’ colpa mia se ogni santissima mattina sta
in bagno a
vomitare>> sbuffai. Lei scoppiò a ridere e io
mi accigliai.
<< Quanto sei stupido Edward>>
<< Oh grazie tante!>>
<< Dai Edward non puoi pensare che sia colpa tua. Ti
ricordo che Bella
non tiene questa bambina solo per te, ma anche per lei. Mi sembra che
la
decisione l’abbia presa da sola>>
già... L’aveva presa da sola perché io
non c’ero. Io mi ero comportato da ragazzino correndo con la
macchina.
Correndo. Correndo. Correndo. E lei aveva dovuto subire tutto da sola.
Io non
c’ero quando lei aveva fatto il test. Quel test che aveva
conservato e che
timidamente mi aveva chiesto se volessi vedere. Quel test che io avevo
accettato di vedere. Lei aveva dovuto affrontare la verità
da sola, la nausea
da sola, la prima ecografia da sola.
<< Scusa Ed, sai che non intendevo quello>>
disse Alice abbassando
lo sguardo. Le sorrisi. << Lo so>>. La
porta del bagno si spalancò
e una Bella bianca come il gesso e sudata ne uscì. Mi alzai
di scatto e le
andai vicino. Si scostò. Rimasi allibito da quel suo gesto.
<< Scusa amore. Ma..>> si portò
una mano sulla bocca e ricorse in
bagno. Messaggio ricevuto!
<< Ma la nausea non dovrebbe smettere dopo i primi
mesi!?>> mi
chiesi a me stesso ma rispose Alice.
<<
Dipende da donna a
donna>> e che sfortuna! Dopo poco Bella
ritornò e mi sorrise. Si avvicinò
alla sedia dove c’erano i suoi vestiti e si tolse i pantaloni
del pigiama senza
contare che ci fossimo Alice e io. Si mise il jeans grigio e un top di
un
grigio più scuro da sopra. Quest’ultimo si
stringeva sotto al seno con una molla
e poi scendeva largo. Certo: largo, così la pancia non si
sarebbe notata. E in
effetti non si vedeva. Indossò le sue converse bianche e
grigie e fece un giro
su sé stessa.
<< Come sto? Si vede la pancia?>> chiese
portandosi le mani sul
ventre. Il suo viso aveva già ripreso colore. Le guance
leggermente rosse e gli
occhi lucidi. Quanto era bella mentre sorrideva.. Le si illuminava il
viso. E
nel momento in cui le sue labbra, ogni volta, si curvavano per ridere,
un’immensa gioia scoppiava nel mio cuore.
<< Sei stupenda..>> riuscii solo a dire e
sentii Alice sbuffare.
Comunque anche lei le disse che stava bene e che la pancia non si
notava. Dopo
circa venti minuti eravamo davanti alla scuola e vidi Bella poggiare la
testa
al sediolino. Le accarezzai una guancia. Sapevo che era preoccupata per
le
reazioni. Oggi avremmo detto tutto. Chissà.. A me non
interessava. Ma forse a
lei sì. Mi sorrise, un sorriso nervoso, forzato. Le baciai
la fronte e scesi.
Le aprii lo sportello e nello stesso momento sentii tutti gli sguardi
catapultarsi su di noi. Forse era un impressione, forse era solo la
fantasia
che lavorava troppo, ma io sentivo quegli sguardi. Bella scese
dall’auto e mi
sorrise. Sembrava più rilassata. Chiusi lo sportello e di
conseguenza anche la
macchina col telecomando. Cercai Bella ma non la trovai. Un paio di
ragazze
erano abbracciate al mio fianco. No. Bella e una ragazza: Angela.
Angela era la
ragazza più onesta che potessi conoscere in questo istituto.
Era la più seria a
parte la mia Bella. Ed ero contento che fosse amica sua. Non ebbi il
tempo di
parlare che sentii due braccia circondarmi i fianchi e un paio di
labbra
baciarmi il collo. Mi gelai. Guardai Bella osservare la scena. Si era
irrigidita e istintivamente di era portata una mano sul ventre. Lo
faceva ogni
volta che era nervosa. Diceva che aveva paura per la bambina e poggiare
la mano
sulla pancia la faceva sentire più sicura. Mi liberai da
quell’abbraccio e mi
girai per affrontarla.
<< Tanya ma che ti viene in mente!?>> le
chiesi irritato. Mezzo
parcheggio fu catturato da quella scenetta. Si girarono per guardarci.
A me non
interessava. Primo: stavo con Bella. Secondo: ero cambiato. Terzo:
Bella non
doveva assolutamente stressarsi.
<< Su dai. Ci divertiamo un
po’?>> mi chiese e si avvicinò per
strusciarsi un po’ sul mio corpo. Mi allontanai disgustato.
Ma che le
prendeva..
<< Tanya smettila!! È passato più
di un anno, accidenti! Lasciami vivere
in pace, con la mia fidanzata>> finalmente lo dissi. Mi
avvicinai a Bella
e sotto lo sguardo sbalordito di Tanya e di tutti i presenti, le
avvolsi un
fianco con un braccio. L’avvicinai a me e le lasciai un
veloce bacio nei
capelli. Avrei voluto accarezzarle la pancia ma non potevo. Nessuno
sapeva e
nessuno doveva sapere. Era meglio così.
<< La tua fidanzata? E da quando?>> chiese
Tanya irritata e sentii
Bella al mio fianco irrigidirsi ulteriormente.
<< Da più di un anno. Ecco perché
sono cambiato>> annunciai e
sentii un peso abbandonarmi. Era un peso che tenevo da tempo sullo
stomaco. Un
peso che mi pressava lo stomaco e mi bloccava in fiato. Mi soffermai ad
ascoltare il respiro di Bella. La conoscevo troppo. Era agitata.
Sentivo il suo
respiro profondo e affaticato. Le accarezzai un fianco col pollice.
Sembrava che
si stesse rilassando.
<< Da quando te la fai con le
verginelle?!>> chiese ironica Tanya.
La fulminai ma prima che potessi parlare.. lo fece Bella.
<< Fossi in te non mi vanterei di aver perso la
verginità a... dieci..
dodici anni? Fossi in te me ne vergognerei invece! Sai qual
è la più grande
differenza fra me e te? Non sono i capelli, gli occhi, il fisico o il
cervello.. ma è la dignità! Io ho la mia
dignità mentre tu saresti capace di
fare qualsiasi cosa per essere al centro dell’attenzione. E
tra questo è
incluso stare con tutti! ti rendi conto che diavolo di reputazione
hai?? La
facile della scuola! Non ti vergogni nemmeno un po’? Credi di
essere alla moda,
attraente e invincibile comportandoti così? Non lo
è. Così ti rendi solo
ridicola! Non ti sto facendo la ramanzina per vendetta.
Perché a me della
vendetta non mi interessa. Ma è un consiglio che ti dovrebbe
dare una vera
amica, quelle che tu non hai! Cambia Tanya. Perché ogni
persona, anche tu, può
cambiare e avere una vita migliore! Pensaci prima di guardarti allo
specchio la
prossima volta o di andare con qualcun altro. Pensa alla tua
dignità! Non ho
più niente da dirti! Spero solo che queste parole non ti
entrino da un orecchio
e ti escano da un altro. Cerca di usare il cervello qualche volta! e
diventa
una persona migliore! >> rimasi paralizzato da quel
piccolo sfogo di
Bella. Non avrei mai creduto che fosse stata capace di dire una cosa
del
genere. La vedevo sempre così.. sensibile.. piccola. Mentre
adesso sembrava
essersi trasformata in una leonessa e aveva cacciato i suoi artigli.
Ero
soddisfatto. Finalmente qualcuno che desse una lezione a Tanya. Io non
ero
arrabbiato o schifato da lei. non potevo. Semplicemente
perché fino a poco
tempo fa io ero come lei. se prima di conoscere Bella mi avessero detto
quello
che mi era successo, mi sarei messo a ridere. Ma adesso... adesso era
tutto
diverso! Bella mi aveva cambiato, radicalmente. Sembrava difficile da
capire o
da dimostrare agli occhi estranei. All’inizio nemmeno Charlie
ci credeva, tanto
da combinare tutto quel fracasso. Ma chi mi conosceva sapeva che era la
verità.
Quando ero quell’orribile persona io mettevo sempre le cose
in chiaro con le
ragazze prima di andarci a letto. Una volta e basta. Una scappatella ma
niente
di più. Quindi perché mai avrei dovuto fingere
con Bella? Era difficile anche
pensarlo. Era irreale. Scossi il capo. Tanya era rimasta a bocca
aperta, non
aveva fiatato da quando Bella aveva finito di parlare., non
l’aveva interrotta.
Chissà se il suo cuore era stato toccato da quelle parole,
chissà se la
prossima volta di andare con qualche ragazzo si sarebbe fatta un esame
di
coscienza e avrebbe ripensato alle parole di Bella. Non aspettammo che
si
riprendesse o che parlasse. La lasciammo lì con la sua bocca
spalancata e
forse... col suo esame di coscienza. Tutti ci guardavano. Sentivo Bella
abbastanza tesa al mio fianco. Le diedi un bacio tra i capelli nella
speranza
di rassicurarla. Mi guardò negl’occhi. Con
quegl’occhi... che tanto mi avevano
fatto impazzire. E mi sorrise. Era tutto perfetto. La mia vita era
perfetta.
Avevo una fidanzata fantastica e bellissima, che amavo e che,
miracolosamente,
mi ricambiava. Tutti sapevano la verità. Charlie aveva
accettato tutto. La mia
famiglia era fiera di me. E tra pochi mesi sarebbe nata mia figlia.
Nostra
figlia. Mancava da fare solo una cosa... Una grande cosa.
Prima però, bisognava
risolvere qualche questione, fare gli esami e sistemarci, poi.. lo
avrei fatto.