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Autore: kresbiten    17/02/2012    8 recensioni
E se Bella si trasferisse a Forks da suo padre, in una enorme casa di due piani?? E se nella sua camera ci fossero delle scale che conducono al piano di sopra, nella camera di uno dei figli dei Cullen, che Charlie tanto disprezza per i suoi atteggiamenti nei confronti delle ragazze?? Cosa potrebbe mai succedere??
Spero di avervi incuriosito!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ehm... beh, sono qui.
Ieri la fic ha compiuto un anno e... mancava un extra *--------*
Avrei voluto farlo meglio, più dettagliato, scritto in maniera meno elementare. Ma ecco quello che avevo scritto fin dall'inizio. In pratica vi ho fatto aspettare per senza niente lol
Wow, un anno del profumo dell'amore *-----------------------------*
Questo è il primo extra, un altro è già scritto ma non so quando lo posterò. Voglio andarci con calma v.v questo è bello lungo. Beh, 10 pagine di word u.u
Spero che mi perdoniate il ritardo e che il capitolo vi piaccia.
E soprattutto grazie per l'entusiasmo che avete mostrato fino all'ultimo capitolo, siete meravigliose. In effetti, è l'anniversario di tutte noi awwww *--------*
Grazie anche e soprattutto alle ragazze del gruppo (non riesco a mettere il link) che mi seguono sempre e sembrano già entusiaste del fatto che io stia scrivendo una nuova fic *wwwwwwwww* Grazie di cuore, davvero!
Buona lettura,
un bacione enorme.
Mary <3

BUON ANNIVERSARIO 'IL PROFUMO DELL'AMORE''
*--------------------------------------------------------*

POV EDWARD

Il buio, mio migliore amico in quel periodo, in quel lungo e terribile periodo. Il buio mi circondava ma sapevo di non essere solo. Lo sapevo. Non ero solo perché sentivo tutto ciò che mi circondava: le parole, i sussurri, i respiri, le carezze, i baci sulla fronte, i baci sulla guancia, ma mai sulle labbra.
Se ci fosse stato solo il buio a quest’ora forse sarei impazzito. O peggio: sarei morto. I medici dicevano che era stato un miracolo il mio. Un lieto miracolo. Non avevano speranze per me, l’emorragia interna mi aveva distrutto e il trauma cranico mi aveva fatto abbandonare i sensi.
Ma io sapevo che quello non era un miracolo. Ma era stato grazie a lei, alla sua voce.. alla sua dolce voce che mi parlava, mi raccontava, mi teneva compagnia e mi faceva sentire vivo. Quando l’avevo sentita la prima volta, credevo di essere morto, di stare in paradiso. Non la potevo vedere, ma la sentivo. Avevo sentito i suoi singhiozzi e la sua voce tremante. La sua voce rotta dal pianto.
Edward.. Edward aspetto un bambino. Il nostro bambino.
 
Quando avevo sentito quelle parole pronunciate dalla sua voce rotta dal pianto, nonostante il modo in cui erano state pronunciate, nonostante sentissi che lei stava piangendo, non potetti non essere felice. Mi scoppiava il cuore di felicità. Sì, era presto, terribilmente presto avere un figlio a diciannove anni,  solamente diciannove anni. Ma sapere che quel figlio era mio e della mia Bella, sapere quello, beh, mi rendeva l’uomo più felice del mondo. Mi aveva detto di sentirsi sola, terribilmente sola. Aveva bisogno di me ma io non c’ero, non potevo parlarle.. non ne avevo le forze. Vedevo solo il buio e sentivo solo la sua voce senza poter comunicare, senza poter rispondere. Volevo farle sentire che c’ero, che poteva continuare a contare su di me ma non ci ero riuscito, a parte una volta in cui mi ero sforzato di muovere le dita, cercando di prendere il controllo della mia intera mano partendo da quelle. Non ci riuscivo, era difficile, terribilmente e strazi abilmente difficile. Mi sforzavo, cercavo nel buio la mia mano, mi concentravo sulla forza di due dita: l’indice e il medio. Mi sforzavo, spingevo con tutto me stesso, fino a quando le sentii. Avevo premuto contro la sua mano, sfiorandola leggermente ma, dopo nemmeno due secondi, ripersi il controllo e non le sentii più. Fino a quel pomeriggio, quel pomeriggio in cui lei mi disse che doveva andare a parlare con la NOSTRA famiglia. E io sapevo di cosa. Sorrisi mentalmente: chissà come l’avrebbero presa. Io assolutamente bene, solo che ero terribilmente triste perché io non c’ero con lei, non c’ero a rassicurarla. Non c’ero stato quando era andata a fare la prima ecografia. Mi limitavo ad ascoltarla. Ad ascoltare la sua descrizione. A sentire la durezza del suo ventre contro la mia mano. Ma quel giorno. Quel pomeriggio. Avevo sentito una scarica elettrica oltrepassarmi il corpo. Avevo capito che dovevo lottare. Era il momento giusto. Dovevo lottare. Per me. per lei. per il NOSTRO bambino. Per noi. Mi sforzavo. Facevo pressione. Fino a quando la sentii. Sentii la forza farsi strada dentro di me. e gli occhi aprirsi. Lei. volevo lei. l’avevo chiamata. Ed era arrivata. Da me.  Quando l’avevo rivista. Era cambiata. Era pallida. I suoi occhi cerchiati da profonde occhiaie. Ma non potetti non pensare che era bellissima. Era un angelo. L’angelo che mi aveva tirato fuori dal buio. Che mi aveva salvato.
Da quel giorno, come aveva fatto nei due mesi successivi durante il mio coma, non si era mossa nemmeno un secondo dal mio fianco. L’avevo pregata, l’avevo supplicata, avevo cercato di convincerla ad andare a casa. Doveva riposare per bene, doveva rilassarsi. Non mi piaceva che continuasse a dormire lì, che continuasse ad usare quel bagno. Ma lei no, lei era testarda.. come sempre. Non era minimamente cambiata. Avevamo avuto il tempo di parlare di quello che era successo. Scoprii con mia grande sorpresa che Charlie le aveva detto di quello che aveva detto a me e che era solo una bugia. Dovevo immaginarlo. Mi raccontò dei suoi giorni passati in Florida, della nausea che credeva fosse causata dalle copiose lacrime ma si sbagliava: era mio figlio. Mi fece vedere le foto dell’ecografia e mi ero commosso. Piangevo come un bambino a vedere quel piccolo fagiolino. Non potevo credere che quello fosse nostro figlio.
Per il resto avevo pregato mia madre di portare cibi sostanziosi alla mia Bella. Doveva mangiare, era dimagrita troppo in viso. Mentre la sua pancia continuava a crescere. Il mio pancione. Ogni scusa era buona per accarezzarla. Anche quando in ospedale, mentre mi parlava e io la guardavo assorto, socchiudeva gli occhi e iniziava a dondolare la testa. E così si addormentava. Io mi alzavo e la prendevo tra le braccia. I medici dicevano che ero ancora molto debole, ma io sentivo le forze aumentare ogni giorno. Stavo bene. Volevo solo tornare a casa. Per lei. così la prendevo tra le braccia e la posavo sul letto, delicatamente. Mi distendevo al suo fianco e le baciavo una guancia. E poi iniziavo ad accarezzarle la pancia. Sembrava che si rilassasse ogni volta che l’accarezzavo. E così sprofondava in un sonno profondo e tranquillo. La mia piccola..
Avevamo anche discusso, naturalmente. La sua testardaggine a volte era così fastidiosa, da far fuoriuscire la parte peggiore di me. l’argomento principale era sempre la scuola. In quei due mesi, grazie a Carlisle, si era guadagnata la giustificazione per quelle assenze. Ma adesso poteva tornare. E invece la sua testardaggine era da far girare la testa.
<< Bella adesso puoi tornare a scuola>> le dissi mentre si era seduta sul mio letto. Mi guardò alzando un ciglio.
<< Stai scherzando>> mi rispose. Ed eccola lì. << Edward io non esco da questo ospedale fino a quando non uscirai tu. Quindi mettiti con l’anima in pace e riposati>>
<< Anche tu hai bisogno di riposo>> era vero. Doveva dormire per bene in un letto comodo.
<< Non sono malata>> ogni volta che le dicevo di riposare, mi rispondeva così. Io sorridevo ogni volta.
<< Nemmeno io lo sono>>
<< Ma sei.. ma sei stato in.. coma per.. due mesi>> ogni volta che ricordava. Ogni volta che pronunciava quelle parole, un singhiozzo nasceva dal profondo del suo petto. La presi tra le mie braccia.
<< Shh.. piccola mia. Non piangere ti prego. Tra un paio di giorni uscirò e andremo insieme a scuola. Dobbiamo prepararci per gli esami che si terranno fra venti giorni. >> accidenti agli esami!! Eravamo entrambi arretrati. Sia di programma che di studio. Ma ce l’avremmo fatta. In quel momento scattammo al rumore della porta. Era il medico. Lo guardammo. Sorrideva e sventolava un foglio. Ma cos’era?
<< Miei cari ragazzi, si esce!>> ci annunciò e io sprofondai tra i cuscini. Finalmente!

**************************

Il giorno dopo ero uscito. Che sollievo rivedere la luce del sole, respirare aria pura, ritrovarsi tra la realtà. Bella guardava con la mia stessa espressione l’esterno dell’ospedale. Avevo dimenticato che lei non lo vedeva dal mio stesso tempo. povera piccola mia. Era stata tutto il tempo al mio fianco, Esme non faceva che ripetermelo. Continuava a dirmi di essere fortunato, che non vedeva l’ora di diventare nonna. E io, nonostante la contentezza, rabbrividivo al pensiero di diventare padre. Avevo vent’anni e avevo paura di fare qualcosa di sbagliato. Bella mi conosceva troppo e mi aveva chiesto se mi sentivo pronto. Dovevo essere sincero con lei.
<< Bella, sono felicissimo di aspettare un figlio da te. Ma ho paura. Siamo giovani e ho paura di sbagliare. Ho paura di non essere un buon padre>> le confessai con tutta la sincerità del cuore. Non volevo che mi fraintendesse. Io volevo quel bambino ma avevo paura i non esserne all’altezza.
<< Anche io ho paura. Ho paura di non essere una buona madre perché sono ancora giovane. Ma sapere che questo bambino è anche tuo.. mi da una forza incredibile>> dopo questa sua risposta non avevo più avuto dubbi. Quel bambino era nostro. E lo volevo. Più di qualsiasi altra cosa.

**************************

Ritornare a scuola fu il trauma più grande.
Quella mattina quando mi ero svegliato, la prima cosa che cercai con lo sguardo fu Bella. Dormiva placida sul mio petto. Eravamo a casa da una settimana. Mio padre mi aveva costretto a rimanere ancora a riposo E aveva costretto anche Bella. Dopo due giorni dal ritorno dall’ospedale, Carlisle prenotò una visita dal ginecologo più bravo dell’ospedale di Seattle. L’ansia di quel giorno? E chi se la scorda. Era la prima volta per me, mentre per Bella era la seconda. Anche lei era agitata, ma io... io ero fuori controllo. Non facevo che camminare avanti e indietro mentre lei mi guardava divertita. Vedevo che si girava o si copriva la bocca per sghignazzare. E io? Io diventavo sempre più nervoso. Anche mia madre mi diceva di stare tranquillo mentre Charlie era agitato quasi quanto me; certo era sua figlia che doveva fare un ecografia. Sì, Charlie. Con lui si era chiarito tutto. Mi aveva chiesto scusa, aveva chiesto scusa a Bella, aveva accettato la nostra relazione e, con fatica, mi aveva perdonato per la questione gravidanza. Certo, ci aveva detto che saremmo dovuti stare più attenti, ma ormai il “danno” era fatto.

Quando arrivammo in ospedale, il ginecologo fece distendere Bella su un lettino coperto da un lungo scottex. Le fece scoprire la pancia e la coprì con un gel. Nel momento in cui glie lo mise, Bella rabbrividì. Era questo il congelato gel di cui mi aveva tanto parlato. Sorrisi mentalmente. Le strinsi la mano. Io c’ero. Adesso c’ero. E stavo per vedere mio figlio. Il medico accese un macchinario e dopo pochi minuti iniziò a passare una specie di telecomando sulla sua pancia. Subito qualcosa provenire dallo schermo di quel macchinario si sentì. Era uno strano rumore.  Tipo acqua che sommerge una videocamera. Ma poi tutto prese forma. Sullo schermo una piccola figura si materializzò davanti ai nostri occhi. E da quello stesso punto si sentiva un rumore. Un martellare. Un cuore battere. Un piccolo cuoricino battere furioso. Il suo cuoricino. Il cuore di mio figlio. Preso dall’emozione del momento, una lacrima uscì dai miei occhi. Guardai Bella in volto. Piangeva. Più di me. le strinsi la mano. Io c’ero. Noi c’eravamo. E anche il nostro bambino c’era.

<< Guardate. Questa è la testolina>> disse il dottore indicando una parte del corpo. Osservando meglio si poteva ben capire. << queste sono le gambe. Queste le braccia>> indicò altre parti del corpo e finalmente il nostro piccolo iniziò a prendere forma. Si trovava con la testa sulla sinistra e i piedi a destra.
<< Si vede già.. tutto questo?>> chiesi. Il bambino aveva ancora solo quattro mesi. Mi sembrava.. strano.
<< Sì, sembra strano. Fino all’ottava settimana in bambino rimane ancora un embrione. Si inizia a formare e nella decima settimana tutto inizia a prendere forma. Adesso Isabella si trova alla sedicesima settimana di gravidanza, e tutte le ossa sono formate. Sono ancora molto fragili, per la maggior parte è cartilagine, ma tutto sta prendendo forma. Nelle ultime due settimane il bambino sta già sviluppando i sensi: olfatto, udito, gusto e tutto il resto. Ormai è un bambino a tutti gli effetti>> sorrisi a questa risposta. Era già un bambino..
< Volete sapere il sesso?>> ci chiede il dottore. Lo guardammo sbalorditi. Lui rise. << diciamo che non si nasconde>> ridemmo. Guardai Bella. La vidi annuire. Sì, volevamo saperlo, anche perché altrimenti mia madre ed Alice non ce lo avrebbero mai perdonato. Annuimmo entrambi e il dottore ci sorrise. Si avvicinò di più allo schermo e rimase pochi secondi. Poi ritornò a guardarci. Bella mi stava stritolando la mano.
<< E’ una bella femminuccia>> mi si bloccò il respiro. Era femmina. Non era un bambino. Ma era una bambina. Risi e Bella mi guardò. Mi abbassai e l’abbracciai. Sembrava sorpresa da questo mio gesto ma poi si sciolse e ricambiò.

 

Sobbalzai quando sentii un dito sfiorarmi le labbra. Aprii gli occhi. Mi ero riaddormentato pensando a lei e alla nostra bambina. Subito cercai i suoi occhi e li trovai. Cioccolato. Profondi. Aperti. Grandi. Subito i nostri sguardi si incatenarono e le sorrisi. Le spostai una ciocca ribelle e glie la portai dietro all’orecchio. Continuava ad accarezzarmi lieve il viso. Rabbrividii. Si avvicinò alle mie labbra ma io mi scostai. Strabuzzo gli occhi.<< Prima lei...>> mi abbassai e alzai la sua canotta. Le baciai il pancione e ritornai alla sua altezza. Sorrideva. << E poi a te..>> mi avvicinai e le baciai le labbra. Il bacio divenne sempre più appassionato e subito portò le sue mani tra i miei capelli. Una mia mano fu dietro la sua schiena, un’altra dietro la testa. Scese a baciarmi la mascella e io mugolai. Da quando tutto era successo ci limitavamo a baciarci. Non facevamo l’amore da diciannove settimane. Cioè da quando ci eravamo separati. Da quando la vita della nostra bambina era iniziata. Era successo di tutto e i motivi per cui non ci eravamo spinti erano principalmente due. Uno: lei aveva paura che fossi ancora debole ma questa era una grandissima sciocchezza; avevo recuperato le forze. Stavo bene. Tutto era passato. Certo, per il prossimo anno di sicuro sia lei che mio padre mi avrebbero costretto a fare analisi, ma stavo bene. Due: avevo paura di farle del male. A lei e alla bambina. Rabbrividivo solo al pensiero di farle del male. Ritornai alle labbra della mia dolce Bella e mi fermai quando una sua gamba si aggrappò al mio fianco. << Bella..>> cercai di richiamarla e lei sospirò. Tolse la gamba ma subito la fermai. Ripresi la sua gamba e la portai sul mio fianco. << sei scomoda?>> le chiesi accarezzandole la pancia. Scosse il capo. Tolse comunque la gamba e si alzò a sedere. Mi diede le spalle e vidi che cercava le pantofole. Con le mani si sistemava nervosamente i capelli. Se li sciolse dall’elastico e con le dita se li pettinò. Qualcosa non andava. Lo sentivo. Mi alzai e mi sedetti dietro di lei. appoggiai il mento sulla sua spalla e portai una mano sulla sua pancia.<< Cosa c’è amore mio?>> le chiesi. Scosse il capo e piegai il volto per guardarla. Notai una lacrima scendere dal suo occhio destro. Mi scostai e mi inginocchiai di fronte a lei. le asciugai la lacrima. << Che succede? Ti fa male qualcosa? Non ti senti bene?>> mi stavo facendo prendere dal panico. Lei scosse furiosamente il capo.
<< Sto bene..>> sussurrò. Mi alzai e l’abbracciai.
<< Che succede?>> le sussurrai delicato all’orecchio. Scosse il capo. << Non mi dire che non hai niente..>>
<< Edward.. tu non mi.... vuoi più?>> sussurrò e un’altra lacrima scese dai suoi occhi. Piccola pazza mia.. Le accarezzai di nuovo il volto.
<< Bella ma come ti vengono in mente queste stupidaggini?>> le dissi e mi guardo accigliata. << Bella io ti desidero ma ho.. ho paura di fare del male a te e alla piccola>> confessai e la vidi sorridere.
<< Quindi non mi rifiuti perché ho la pancia grande?>> scoppiai a ridere a quella sua domanda. Mi abbassai e le scoprii di nuovo la pancia. Glie la riempii di baci.
<< Io adoro questa pancia. E adoro te>> le dissi rialzandomi e baciandola appassionatamente. La feci distendere sul letto e mi portai su di lei. Con le mani mi poggiavo sul letto per non pesarle. Subito mi eccitai e lei ansimava. Sobbalzammo quando sentimmo bussare alla porta. La sentii sbuffare. Mi rialzai e lo porsi una mano per aiutarla a sedersi. Andai ad aprire senza chiedere chi fosse. Le cose erano cambiate. Sia i miei che Charlie sapevano che io e Bella dormivamo insieme; inizialmente ci furono parecchie storie da parte di Charlie, ma alla fine si rassegnò. Non poteva più separarci. E la situazione ormai era molto... ufficiale. Aprii la porta e mi trovai di fronte mia madre già vestita e preparata con un vassoio tra le mani. Mi si illuminarono gli occhi alla visione di cornetti da cui si vedeva fuoriuscire nutella. Allungai una mano e mia madre mi ci picchiò sopra. << Ahi!>> mi lamentai allontanando la mano. Mia madre sorrise.
<< Questi sono per la mia nipotina>> disse passandomi davanti e baciandomi una guancia. Sorrisi. Mia madre andava matta per Bella. Non aveva avuto l’occasione per dimostrare la contentezza della nostra relazione. Ma adesso, soprattutto dopo quello che aveva fatto per me e dopo aver saputo di essere incinta, la adorava. La coccolava e la trattava come una figlia. Era del tutto ricambiata. Per la mia Bella era come una seconda mamma. Fino a pochi mesi fa l’avrebbe considerata la sua unica madre, ma la situazione con sua madre era migliorata. Dopo quello che aveva fatto. Quando aveva saputo della gravidanza di sua figlia, inizialmente, era esitante, poi però aveva iniziato a chiamarla ogni giorno. Bella era felice che potesse migliorare i rapporti con sua madre. Ne aveva bisogno.. soprattutto adesso.

Guardai mia madre abbracciare Bella e accarezzarle la pancia. Le mise di fronte il vassoio e Bella strabuzzò gli occhi.
<< E’ tutto per me?>> chiese. Mia madre rise.
<< Mangia tutto quello che vuoi. Devi recuperare forze e la mia nipotina deve crescere forte. E come se non con una sana nutella?>> le chiese. Bella appena sentì la parola nutella scattò. Si issò dritta e guardò mia madre. Non l’avevo mai vista prima così presa da qualcosa. Di solito correva a vomitare ogni volta che nominavano qualcosa da mangiare oppure ne rimaneva indifferente.
<< Nutella?>> chiese e vidi mia madre guardarla con la mia stessa espressione. poi la sua espressione cambiò e lanciò un urletto. La guardai accigliata e anche Bella.
<< Bella hai voglia di nutella?>> le chiese calma. Aspetta. Bella.. Bella aveva..
<< Ehm.. sì?!>> rispose confusa. Oddio!! La mia Bella aveva voglia di nutella.
<< Bella hai una voglia! La tua bambina ha voglia di nutella! Vieni, mangiala subito>> le porse un cornetto e Bella rimase immobile. Mi guardò confusa. Le sorrisi e mi avvicinai sedendomi di fronte a lei.
<< Non guardare me. E’ lei l’esperta>> le dissi e rise. La sua risata. La sua dolce e angelica risata..
<< Hai mai avuto voglie?>> le chiese impaziente la mia dolce mamma. Bella scosse il capo. << Allora stammi a sentire. Appena ti verrà voglia di qualcosa dillo! Ovunque tu sia. Dillo a chiunque. Dillo a Edward, a me, a chiunque.>> l’avvisò e vidi Bella annuire mentre dava un morso al cornetto. Dopo pochi secondi decisi di fare anche io colazione.
<< Mamma non hai portato il caffè?>> chiesi strabuzzando gli occhi. Cercai tra il vassoio e non c’era nulla. la vidi accigliarsi.
<< Edward. Bella solo se sente l’odore di caffè ha la nausea. Credi davvero che avrei potuto portare qui caffè?>> mi chiese ironica. Giusto! Me n’ero completamente dimenticato.
<< Scusa tesoro. Allora, sai che io senza caffè non vivo, quindi me lo faccio da solo>> dissi ricalcando su quest’ultima parola riferita a mia madre. Le diedi un leggero bacio all’angolo della bocca e andai in cucina. Trovai mio padre che faceva il caffè. Perfetto!
<< Buongiorno!>> esclamai su di giri. Carlisle mi guardò e mi sorrise.
<< Buongiorno figliolo. Sei di buon umore?>> mi chiese porgendomi una tazza di caffè. Santo padre! Lo  ringraziai con un cenno della testa e afferrai la tazza.
<< Perché non dovrei esserlo!? Sto bene, Bella è tornata da me, tra pochi mesi diventerò padre e oggi ritorno alla normalità! La mia vita è perfetta!>> esclamai ed era vero. Non potevo desiderare altro. Anzi c’era una cosa che poteva rendere ancora migliore la mia vita, ma c’era tempo..
<< Sono contento Edward. tu e Bella ve lo meritate>>
<< Grazie papà!>> in quel momento mi venne in mente una cosa da potergli chiedere. Ma era davvero imbarazzante. Terribilmente imbarazzante. << Papà posso.. chiederti una ... ehm cosa?>> chiesi titubante. Lo vidi sorridere.
<< Certo. cercherò di rispondere>> sospirai.
<< E’... ehm.. imbarazzante, ma non so a chi chiederlo. Ho affrontato questa mattina l’argomento con.. Bella, ma vorrei un parere professionale>>
<< Dimmi pure. Credo di sapere di che si tratta però>>

<< Ti volevo chiedere se io e Bella.... ehm.. possiamo avere, insomma, possiamo stare insieme anche in quel senso>> di sicuro adesso aveva capito. Non sembrava imbarazzato.
<< Non avete rapporti da..?>> annuii.
<< Da quella sera. Da quando... sono stato distratto. Da quando abbiamo litigato con Charlie>> confessai imbarazzato.
<< Edward, Bella è incinta no malata. Certo, dovrai essere più prudente e più delicato, non le devi pesare e deve stare.. comoda. Per il resto potete stare tranquilli>> sospirai di sollievo.
<< Sicuro? Non vorrei fare del male alla bambina>>
<< Non ti preoccupare. Tu parla con Bella e dille che appena sente fastidio o dolore ti avverte. Poi sarà tutto normale>>
<< Grazie>> mi abbracciò.
<< Sono fiero di te Edward. hai trovato la persona giusta e ti sei preso le tue responsabilità.>> mi aveva sempre detto di essere fiero di me. ma ultimamente il modo con cui me lo ripeteva era diverso. Era più sicuro. Stabile. Sapeva quello che stava dicendo e io ne ero felice. Deludere mio padre era una delle ultime cose che avrei voluto fare. Lui mi aveva sempre aiutato. Prima di tutto mi aveva donato la vita salvandomi. Se non ci fossero stati lui ed Esme chissà dove mi sarei trovato adesso.
<< Non l’ho fatto per i sensi di colpa, ma l’ho fatto perché amo Bella, e ormai anche la bambina, più della mia stessa vita>> gli risposi. Era vero. Non avevo accettato tutto per i sensi di colpa. Ma perché era la verità. Io volevo quella bambina e averla con Bella.. era eccezionale! Non avevo mai pensato ad un bambino fra le braccia. Un bambino identificato come figlio mio. Eppure, nel momento in cui lo avevo scoperto, mi ci ero subito immaginato.
In fretta feci colazione e mi precipitai in camera mia. Non trovai Bella. Sicuro era scesa per lavarsi e vestirsi. Indossai un jeans scuro e una camicia bianca sopra. Arrotolai le mani fino a sotto al gomito. Eravamo a giugno. Sì, la prima settimana di giugno. Tra due settimane avevamo gli esami e noi eravamo a zero. Ma ce l’avremmo fatta. Presi le chiavi della macchina e ritornai di là.
<< Io vado>> diedi un bacio sulla guancia a mia madre e un cenno di saluto a mio padre.
<< Stai attento e guida piano>> mi ammonì Carlisle. Sorrisi. Erano diventati molto protettivi.
<< Non ho motivi per cui andare veloce>> presi gli occhiali da sole sul mobile all’entrata e li portai sui capelli.  Scesi di corsa le scale tutto elettrizzato dall’inizio della scuola. Finalmente potevamo tornare alla normalità e senza segreti. Sì, io e Bella non dovevamo più mentire. Stavamo insieme ed era meglio che se ne facessero una ragione. Ero cambiato. Lei mi aveva cambiato. E se non ci avessero creduto non mi sarebbe minimamente interessato.
Bussai alla porta della casa di Bella e Charlie venne ad aprirmi. Mi sorrise e mi fece segno di entrare.                
<< Buongiorno>> esclamai salutando anche Sue.
<< Oh buongiorno a te caro. Dormito bene?>> mi chiese e io mi bloccai. Mi sentivo imbarazzato. Ma soprattutto sentivo gli occhi di Charlie che mi perforavano la schiena. Sapevano che io e Bella dormivamo insieme ma era comunque imbarazzante.
<< Benissimo, grazie>> e le sorrisi. << Bella?>> continuai guardandomi intorno. Non c’era. Si sentivano solo degli strani rumori provenire da camera sua. Guardai Charlie come a chiedere il permesso e mi fece segno di procedere. Bussai alla sua porta e si aprì improvvisamente. Un vulcano mi tirò per un braccio e la porta mi si chiuse alle spalle. Era Alice. Immaginabile. Mi accigliai. Ma dov’era Bella? Il mio sguardo si spostò sul viso di Alice. Lei fece spallucce. << Dove vuoi che sia?!>> chiese ironica. Certo! anche questo è immaginabile. Mi lasciai cadere a peso morto sul suo letto. Chiusi gli occhi.
<< Ehi che ti prende?>> mi chiese Alice sedendosi al mio fianco. Alzai la testa e la guardai.
<< E’ colpa mia se ogni santissima mattina sta in bagno a vomitare>> sbuffai. Lei scoppiò a ridere e io mi accigliai.
<< Quanto sei stupido Edward>>
<< Oh grazie tante!>>
<< Dai Edward non puoi pensare che sia colpa tua. Ti ricordo che Bella non tiene questa bambina solo per te, ma anche per lei. Mi sembra che la decisione l’abbia presa da sola>> già... L’aveva presa da sola perché io non c’ero. Io mi ero comportato da ragazzino correndo con la macchina. Correndo. Correndo. Correndo. E lei aveva dovuto subire tutto da sola. Io non c’ero quando lei aveva fatto il test. Quel test che aveva conservato e che timidamente mi aveva chiesto se volessi vedere. Quel test che io avevo accettato di vedere. Lei aveva dovuto affrontare la verità da sola, la nausea da sola, la prima ecografia da sola.
<< Scusa Ed, sai che non intendevo quello>> disse Alice abbassando lo sguardo. Le sorrisi. << Lo so>>. La porta del bagno si spalancò e una Bella bianca come il gesso e sudata ne uscì. Mi alzai di scatto e le andai vicino. Si scostò. Rimasi allibito da quel suo gesto.
<< Scusa amore. Ma..>> si portò una mano sulla bocca e ricorse in bagno. Messaggio ricevuto!
<< Ma la nausea non dovrebbe smettere dopo i primi mesi!?>> mi chiesi a me stesso ma rispose Alice.
 << Dipende da donna a donna>> e che sfortuna! Dopo poco Bella ritornò e mi sorrise. Si avvicinò alla sedia dove c’erano i suoi vestiti e si tolse i pantaloni del pigiama senza contare che ci fossimo Alice e io. Si mise il jeans grigio e un top di un grigio più scuro da sopra. Quest’ultimo si stringeva sotto al seno con una molla e poi scendeva largo. Certo: largo, così la pancia non si sarebbe notata. E in effetti non si vedeva. Indossò le sue converse bianche e grigie e fece un giro su sé stessa.
<< Come sto? Si vede la pancia?>> chiese portandosi le mani sul ventre. Il suo viso aveva già ripreso colore. Le guance leggermente rosse e gli occhi lucidi. Quanto era bella mentre sorrideva.. Le si illuminava il viso. E nel momento in cui le sue labbra, ogni volta, si curvavano per ridere, un’immensa gioia scoppiava nel mio cuore.
<< Sei stupenda..>> riuscii solo a dire e sentii Alice sbuffare. Comunque anche lei le disse che stava bene e che la pancia non si notava. Dopo circa venti minuti eravamo davanti alla scuola e vidi Bella poggiare la testa al sediolino. Le accarezzai una guancia. Sapevo che era preoccupata per le reazioni. Oggi avremmo detto tutto. Chissà.. A me non interessava. Ma forse a lei sì. Mi sorrise, un sorriso nervoso, forzato. Le baciai la fronte e scesi. Le aprii lo sportello e nello stesso momento sentii tutti gli sguardi catapultarsi su di noi. Forse era un impressione, forse era solo la fantasia che lavorava troppo, ma io sentivo quegli sguardi. Bella scese dall’auto e mi sorrise. Sembrava più rilassata. Chiusi lo sportello e di conseguenza anche la macchina col telecomando. Cercai Bella ma non la trovai. Un paio di ragazze erano abbracciate al mio fianco. No. Bella e una ragazza: Angela. Angela era la ragazza più onesta che potessi conoscere in questo istituto. Era la più seria a parte la mia Bella. Ed ero contento che fosse amica sua. Non ebbi il tempo di parlare che sentii due braccia circondarmi i fianchi e un paio di labbra baciarmi il collo. Mi gelai. Guardai Bella osservare la scena. Si era irrigidita e istintivamente di era portata una mano sul ventre. Lo faceva ogni volta che era nervosa. Diceva che aveva paura per la bambina e poggiare la mano sulla pancia la faceva sentire più sicura. Mi liberai da quell’abbraccio e mi girai per affrontarla.
<< Tanya ma che ti viene in mente!?>> le chiesi irritato. Mezzo parcheggio fu catturato da quella scenetta. Si girarono per guardarci. A me non interessava. Primo: stavo con Bella. Secondo: ero cambiato. Terzo: Bella non doveva assolutamente stressarsi.
<< Su dai. Ci divertiamo un po’?>> mi chiese e si avvicinò per strusciarsi un po’ sul mio corpo. Mi allontanai disgustato. Ma che le prendeva..
<< Tanya smettila!! È passato più di un anno, accidenti! Lasciami vivere in pace, con la mia fidanzata>> finalmente lo dissi. Mi avvicinai a Bella e sotto lo sguardo sbalordito di Tanya e di tutti i presenti, le avvolsi un fianco con un braccio. L’avvicinai a me e le lasciai un veloce bacio nei capelli. Avrei voluto accarezzarle la pancia ma non potevo. Nessuno sapeva e nessuno doveva sapere. Era meglio così.
<< La tua fidanzata? E da quando?>> chiese Tanya irritata e sentii Bella al mio fianco irrigidirsi ulteriormente.
<< Da più di un anno. Ecco perché sono cambiato>> annunciai e sentii un peso abbandonarmi. Era un peso che tenevo da tempo sullo stomaco. Un peso che mi pressava lo stomaco e mi bloccava in fiato. Mi soffermai ad ascoltare il respiro di Bella. La conoscevo troppo. Era agitata. Sentivo il suo respiro profondo e affaticato. Le accarezzai un fianco col pollice. Sembrava che si stesse rilassando.
<< Da quando te la fai con le verginelle?!>> chiese ironica Tanya. La fulminai ma prima che potessi parlare.. lo fece Bella.
<< Fossi in te non mi vanterei di aver perso la verginità a... dieci.. dodici anni? Fossi in te me ne vergognerei invece! Sai qual è la più grande differenza fra me e te? Non sono i capelli, gli occhi, il fisico o il cervello.. ma è la dignità! Io ho la mia dignità mentre tu saresti capace di fare qualsiasi cosa per essere al centro dell’attenzione. E tra questo è incluso stare con tutti! ti rendi conto che diavolo di reputazione hai?? La facile della scuola! Non ti vergogni nemmeno un po’? Credi di essere alla moda, attraente e invincibile comportandoti così? Non lo è. Così ti rendi solo ridicola! Non ti sto facendo la ramanzina per vendetta. Perché a me della vendetta non mi interessa. Ma è un consiglio che ti dovrebbe dare una vera amica, quelle che tu non hai! Cambia Tanya. Perché ogni persona, anche tu, può cambiare e avere una vita migliore! Pensaci prima di guardarti allo specchio la prossima volta o di andare con qualcun altro. Pensa alla tua dignità! Non ho più niente da dirti! Spero solo che queste parole non ti entrino da un orecchio e ti escano da un altro. Cerca di usare il cervello qualche volta! e diventa una persona migliore! >> rimasi paralizzato da quel piccolo sfogo di Bella. Non avrei mai creduto che fosse stata capace di dire una cosa del genere. La vedevo sempre così.. sensibile.. piccola. Mentre adesso sembrava essersi trasformata in una leonessa e aveva cacciato i suoi artigli. Ero soddisfatto. Finalmente qualcuno che desse una lezione a Tanya. Io non ero arrabbiato o schifato da lei. non potevo. Semplicemente perché fino a poco tempo fa io ero come lei. se prima di conoscere Bella mi avessero detto quello che mi era successo, mi sarei messo a ridere. Ma adesso... adesso era tutto diverso! Bella mi aveva cambiato, radicalmente. Sembrava difficile da capire o da dimostrare agli occhi estranei. All’inizio nemmeno Charlie ci credeva, tanto da combinare tutto quel fracasso. Ma chi mi conosceva sapeva che era la verità. Quando ero quell’orribile persona io mettevo sempre le cose in chiaro con le ragazze prima di andarci a letto. Una volta e basta. Una scappatella ma niente di più. Quindi perché mai avrei dovuto fingere con Bella? Era difficile anche pensarlo. Era irreale. Scossi il capo. Tanya era rimasta a bocca aperta, non aveva fiatato da quando Bella aveva finito di parlare., non l’aveva interrotta. Chissà se il suo cuore era stato toccato da quelle parole, chissà se la prossima volta di andare con qualche ragazzo si sarebbe fatta un esame di coscienza e avrebbe ripensato alle parole di Bella. Non aspettammo che si riprendesse o che parlasse. La lasciammo lì con la sua bocca spalancata e forse... col suo esame di coscienza. Tutti ci guardavano. Sentivo Bella abbastanza tesa al mio fianco. Le diedi un bacio tra i capelli nella speranza di rassicurarla. Mi guardò negl’occhi. Con quegl’occhi... che tanto mi avevano fatto impazzire. E mi sorrise. Era tutto perfetto. La mia vita era perfetta. Avevo una fidanzata fantastica e bellissima, che amavo e che, miracolosamente, mi ricambiava. Tutti sapevano la verità. Charlie aveva accettato tutto. La mia famiglia era fiera di me. E tra pochi mesi sarebbe nata mia figlia. Nostra figlia. Mancava da fare solo una cosa... Una grande cosa.
Prima però, bisognava risolvere qualche questione, fare gli esami e sistemarci, poi.. lo avrei fatto.

   
 
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