Centosessantatré
I martiri della Rivoluzione
L’affronto
Krasnojarsk, 7 Febbraio
1855
Quindicesimo
compleanno di Nikolaj Leonida Gibson
Parte Prima
Ce l’ho avuto sempre
addosso
Questo lungo addio
Questo lasciarla
indietro
E non lasciarla mai
(Un lungo addio,
Roberto Vecchioni)
Era
l’alba del 7 Febbraio 1855 e Céline, a gambe
incrociate sul pavimento, si pettinava i lunghissimi capelli color della luna,
districandosi tra i nastri di seta bianca rubati al cassetto di sua madre.
-Le
ragazze di Forradalom hanno il culto dei capelli, ma la figlia di Lys fa paura-
Alzò lo
sguardo, Line, incontrando il disarmante sorriso del folletto ungherese e la
lieve malinconia dei suoi occhi scintillanti.
-Sai
quante volte l’ho aiutata a pettinarsi? C’era da starle dietro per ore, c’era
da impazzire…
E intanto
lei raccontava ogni prodigioso duello dei ragazzi di Omero. Che crampi alla
mano e alle orecchie, Line, sapessi… La spazzola, i capelli e i discorsi di
quella pazza filellenica. Immagina-
Erano
straordinari anche in questo, per Céline, i ragazzi di Forradalom.
Era straordinario Jànos, tra di loro, con quella sua dolorosa capacità di
parlare di Natal’ja e Feri come se una dannata Lachesi zarista non ne avesse
chiuso gli occhi da anni.
-E papà?-
domandò dunque la piccola Gibson, sorridendo.
-Gee lo
odiavamo tutti a morte, stai tranquilla-
-Fantastico…-
Le tirò
una gomitata, Jànos, e lei rise.
-Natalys,
però, aveva occhi solo per lui. E anche
tu-
-Già…-
-Eravate le sue ragazze. Vi adorava, e voi
adoravate lui. Eravate una bella famiglia-
-E i due futuri
eroi del mare…-
-Oh,
certo, i piccoli guerrieri. Aiace e Nikolaj… Che oggi compie quindici anni, Khristos!-
Céline
sbarrò gli occhi, scattando in piedi.
-Bella
memoria, Desztor! E adesso?-
-Ma sì,
Line, ci siamo passati tutti. Io li ho compiuti nel ’38, tu nel ’54. Sono
quindici anni, non settecentoventi-
-Sono i quindici anni di mio fratello-
sibilò la biondina siberiana, scuotendo la testa.
-Aiace li
ha compiuti nel ’51- le ricordò Jànos, serafico.
-Ho due fratelli, Jàn!-
-Sì? Io
quattro, sai com’è-
-Tu sei ungherese!- quasi strillò la
ragazzina.
Szöcske
annuì, perplesso.
-Questa
ha l’aria di essere una costatazione profonda…-
-Quindici,
pjitnátsat’, tizenöt, dekapénte, fünfzehn, fifteen… Quindici
anni, il mio Nikolen’ka, il mio fratellino…-
-Diavolo,
stai zitta, Natal’ja!-
Tacque,
finalmente, Céline.
-Dio, ma
almeno una figlia intelligente la poteva fare…-
-Nikolaj!
Nikolaj è intelligente. E ha quindici
anni, oggi-
Allargò
le braccia, Jànos.
-Sopravviverà-
-Ma è già
uscito… Ed è presto, troppo presto. Noi… Oh, nemmeno gli
abbiam fatto gli auguri… Perché
siamo così dannatamente cretini, Jàn?-
-Tu sei
la figlia di Natal’ja, io il suo migliore amico. Riflettici su-
E lo so da quando
Sua madre l’ha
tenuta in mano
Che pesava un
niente
Un ninnolo sì e no
di grano
(Un lungo addio,
Roberto Vecchioni)
Parte Seconda
Il tramonto era
pieno di soldati ubriachi di futuro
Fra i dadi, le bestemmie e il sogno di un letto più sicuro
Ma quando lui usciva dalla tenda non osavano nemmeno guardare
Sapevano che c'era la sua ombra sola davanti al mare
(Alessandro e il
Mare, Roberto Vecchioni)
Era una lapide.
Nikolaj
Leonida Gibson, Vienna, 7 Febbraio 1840 - Krasnojarsk,
7 Febbraio 1855.
Buon compleanno, epilettico.
Il
ritratto di Natal’ja giaceva stracciato sull’erba bruciata.
Avevano
dato fuoco al campo di rose.
Avevano
dato fuoco alla tomba di sua madre.
Il giorno del suo quindicesimo
compleanno.
Anche la
tomba di Feri era stata profanata.
Incisa
con un coltello sul marmo bianco, una parola.
Assassino.
Il
dipinto del Capitano davanti al Palazzo d’Inverno, in fiamme.
Ne
strinse i frammenti ormai arsi tra le dita, Nikolaj.
Un’altra crisi.
L’avevano
costretto gli autori di quello scempio.
Il giorno del suo quindicesimo
compleanno.
I gengszterek
di Forradalom, i leggendari eroi del suo quartiere.
Il Capitano e sua madre, i martiri della Rivoluzione.
Affrontati,
feriti.
Il campo di rose, la loro memoria...
I
suoi quindici anni.
Doveva tornare a casa, da Jànos, da
Céline.
Da Malin, doveva tornare.
Dagli
angeli di Forradalom.
Era finita, finita.
Per chi aveva osato sputare sui loro
sogni, era finita.
Per
gli Zaristi era finita.
La
vita, la Rivoluzione.
Sarebbero tornati ad incendiare le
strade, i loro ideali.
Mai nessun armistizio, mai più.
Era lui, adesso, il Capitano.
Nikolaj
di Schönbrunn e di Forradalom.
Il
mancato principe di Vienna, il primo dei Rivoluzionari.
Era lui.
“Generale, parla,
dicci solo dove”
E lui usciva dalla tenda bello come la mattina il sole
Come in una lontana leggenda
Perduta chissà dove
(Alessandro e il Mare, Roberto Vecchioni)
Note
Gengszterek (ungherese): Teppisti.
Pjitnátsat’
(russo), tizenöt (ungherese), dekapénte (greco),
fünfzehn (tedesco), fifteen (inglese): Quindici.
Ecco, con
il dekapénte non ho esattamente un
buon rapporto, io.
Quest’estate,
ad Atene, con la mia meravigliosa urgenza dentistica all’una di notte
(l’ospedale greco, un esperienza da non dimenticare)
e, come unica indicazione, appunto, questo benedetto “dekapénte”, studio quindici, lo studio del
dentista, che nell’agitazione generale io e i miei siamo riusciti ad
interpretare a fatica…
Dunque
abbiamo trovato lo studio, rigorosamente deserto, con un fascio di luce fioca
che illuminava una copia
Poi il
ritorno in taxi nel cuore della notte, la luna piena e i vicoli ateniesi spiati
dal finestrino…
E’ stato
traumatico e suggestivo, ecco! ;) Era pur sempre la
mia Grecia, anche se senza Gee -dalla prigione non son passata, quella notte ne
avevo già viste abbastanza!- ;)
Gee se ne
stava buono buono tra le pagine del mio taccuino, come
per dirmi: “Una cosa del genere ti poteva capitare solo in Grecia, eh!”…
Insomma, sorvoliamo!
Allora…
Jànos e
Céline, innanzitutto.
Che sono
amici, prima di qualsiasi altra cosa.
Con
sedici (quindici e undici mesi, dato che Jàn è Dicembrino) anni di differenza, ma
lo sono davvero.
E Niko…
Niko ha quindici anni, adesso, e una Rivoluzione da vendicare.
Sono
stati i suoi compagni d’accademia, gli aspiranti zaristi della Marina Russa, un
po’ come le collegiali di Bergen per Lys, a mandargli quel “buon compleanno, epilettico” inciso su una lapide, a bruciare le
tombe di Natal’ja e di Feri, i martiri
della Rivoluzione.
Solo che
non se lo potevano permettere, di sfidare Forradalom.
E vedremo,
adesso, quello che sarà.
Domani parto, due giorni a Sanremo e uno in Francia, ma la
Rivoluzione la scriverò anche da lì ;)
A presto!
Marty