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Autore: kazuha89    18/02/2012    4 recensioni
perchè non mi hai dato retta? perchè mi hai allontanato? perchè hai voluto combattere da solo? perchè mi hai urlato: heiji, impara a farti gli affari tuoi! perchè, shinichi, dimmi perchè? perchè...quel colpo, che era indirizzato a me..l'hai preso tu?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori | Coppie: Heiji Hattori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma come diavolo facevano i criminali a dormire la notte? Come riuscivano a vivere tranquilli con il peso delle loro malefatte a infossarli nel terreno come picchetti? Per l’amor di dio..
Non vedevo l’ora che tutto quel casino finisse. Mai più. Mai più infrangerò la legge, fosse pure una cosa banale come uscire sovrappensiero da un bar senza aver pagato le gomme, come capita a un sacco di gente.
Mi sentivo uno schifo. Tutto il tempo a guardarmi intorno mentre io e Ai cercavamo come matti una santa maniera per poter attivare il nostro piano. Oh dio, pure quello era una trasgressione dietro l’altra.
Alla fine avevamo deciso: Ai avrebbe osato un tentativo con la bio. Poi, pregando che dio ce la mandasse buona e Shinichi non si ritrovasse della conserva al posto del cuore, la guarigione avrebbe seguito il suo flusso, ma almeno il nostro caro vecchio Kudo sarebbe tornato tra noi. Si, perché Ai era dell’avviso che una reazione alla bio potesse essere il risveglio dal coma. Non stavo nella pelle al pensiero!
Però quanta polvere avremmo dovuto sollevare..
In primis, per dargli il farmaco, dovevamo trovare un modo per portare Shinichi fuori da quell’ospedale.  A mio modesto parere, un settenne che in una notte butta su una sessantina di chili, un buon metro e venti di altezza e una decina d’anni, poteva attirare un pelo l’attenzione.
Poi, come convincevamo i nostri a non fare domande, ammesso che i medici ce lo lasciassero portare via? Si sarebbero pur chiesi che diavolo volevamo fare, e allora forse ci avrebbero pure costretti a vuotare il sacco. Già sentivo le dita di Ran serrate attorno al collo..
E dulcis in fundo.. e se fosse stato un buco nell’acqua?
Su quel tasto, rifiutavo anche solo di passarci su.
Ai, però, da brava ex mente criminale, non si era fatta un solo scrupolo che fosse uno, manco per sbaglio. La sua coscienza doveva essersi suicidata..
Aveva pensato a tutto. Essendo lei una specie di medico, non le sarebbe stato difficile portare Shinichi fuori di li, se solo riusciva a procurarsi un permesso speciale di trasferimenti firmato dai genitori del paziente. Problema..non esistevano i genitori di Conan! Nemmeno lui, tecnicamente, esisteva..
“Lo firmeranno i Kudo, che cosa cambia?” aveva risposto quando avevo sollevato quell’obiezione. Stavamo chiusi a chiave dentro la stanza di Conan a prendere le misure dei macchinari per vedere dove poi, in casa Agasa gli avremmo sistemati. Non chiudevo a chiave per molto tempo, e decidemmo di farlo solo la sera tardi, in modo che ci fosse meno folla e potessimo lavorare al piano indisturbati..oddio, piani.. Macchinazioni.. il figlio del questore!mio padre mi avrebbe seduto sul barbecue se mi beccava, garantito.
“Non lo so se lo faranno. Magari loro preferirebbero che restasse qua a farsi curare..”
“Basterà dire loro che se rimane qui a fare la pianta grassa, alla lunga gli staccheranno il respiratore. Vedrai come firmeranno svelti..tu mi reggerai il moccolo, dirai che Shinichi vuole questo, che tu lo vorresti se fossi lui, ecc..”
Aiuto, sono il complice di una pazza miniaturizzata! Addio carriera nella polizia. Nella pulizia, sarei finito. Il signore delle pulizie giù al distretto o in un bel ospedale. A proposito, pensai.
“Hai..hai in mente di rubare uno dei permessi dall’archivio dei dottori?” mormorai, la gola secca come se fosse foderata di moquette.
Lei si bloccò, il metro teso sul monitor principale.
“Quello è l’unico muro che non riesco a valicare. Per fingermi un medico, mi basta una dose di APTX, poi la mia vera me farà il resto. Ma quei permessi, davvero non so come averli. Non basta, poi, che siano d’accordo i genitori. Anche il medico curante deve concordare il trasferimento in altra sede. Altro problema..”
Iniziai a fregarmi la nuca e il collo, nervoso. Mi sarebbe venuta un orticaria da stress, alla lunga, sotto quella pressione.
“Beh abbiamo tempo per pensare: la bio è in fase di creazione, mi ci vorranno un paio di giorni. E’ presto per imbiancarci i capelli a furia di pensare. Troveremo un modo. Ora vado, le infermiere mi fanno sempre storie perché me ne torno a casa con il buio. Pensare che alcune sono più giovani di me, tsè..”
Mi diede una leggera pacca sul viso.
“stai sereno, Osaka. Ti si legge la colpa in viso. Non mi mandare tutto all’aria con le tue nevrastenie da chierichetto. Là ti ho messo la cena, mangia tutto e poi a nanna. Buonanotte.”
Detto questo girò lentamente la chiave, e sparì nel corridoio chiudendosi la porta alle spalle.
Wow. Persino a Hitler si sarebbe accapponata la pelle a dover lavorare con quella donna, giuro. Come riusciva a passare per una candida bambina, lo sapeva dio..
Comunque non aveva tutti i torti. Restare li divorato dai sensi di colpa, mi avrebbe infine ridotto come il tizio de “il cuore rivelatore”, che alla fine aveva spiattellato tutto ed era andato fuori di testa. Ispirai ed espirai un paio di volte, e questo mi fece calmare un po’.
“Dai che ce la facciamo, vecchio mio.” dissi a Shinichi, mentre condivo l’insalata di pollo preparata da Ai. Mentre mangiavo, lo osservai. Sembrava un po’ tesa, la sua espressione, rispetto ai giorni precedenti, come se il suo sonno fosse turbato. Che avesse capito cosa volevamo fare, e si fosse pentito?
“Va a quel paese!” gli sbottai, a bocca piena. “Non puoi tirare i remi in barca ormai, siamo in mare aperto! L’unica è remare e sperare di non colare a picco..
Finì di mangiare, poi portai i piatti nel cucinino, e gli diedi una sciacquata veloce, riflettendo. Non era bello quello che stavamo facendo..e nemmeno legale, maledizione.. però in amore e in guerra, tutto era lecito. E io volevo troppo bene a Shinichi per non giocarmi quella carta, per quanto fosse rischiosa. Non esistevano limiti ai miei gesti, se in gioco c’era chi mi era caro.
Tornai in camera di Shinichi più motivato e meno roso dai sensi di colpa. Il fine giustificava i mezzi, me ne ero convinto.
Entrai, e mi chiusi la porta alle spalle, ma appena lo feci, avvertì qualcosa. Era come se, in qualche modo, ci fosse qualcosa di diverso nella stanza.
Mi accostai al letto del mio piccolo amico.
“Tutto bene?” mormorai, e gli carezzai il viso. Sembrava tranquillo. La stanza era vuota. Nulla era fuori posto.
Feci spallucce. Essermi tolto lo stresso di dosso doveva avermi un po’ spossato. Mi accoccolai nella mia poltrona, e mi tirai sulle gambe la coperta che le mie donne, mamma e Kazuha, mi avevano fatto per natale ai ferri. Scaldava come un termosifone, quel groviglio di lana blu notte. Stavo per addormentarmi, quando quella sensazione mi fulminò di nuovo. Ma che diavolo stava succedendo. Mi voltai di scatto, e schizzai in piedi. Non erano i nervi. C’era qualcosa di strano, in quella camera.
Tesi le orecchie. Conoscevo quel tipo di sensazione, quel brivido..qualcuno era entrato nella stanza, lo percepivo forte e chiaro. Ma quando, che mi ero allontanato per pochi secondi e solo di pochi metri? Le infermiere di notte mi conoscevano ormai, era una settimana che ero lì dentro, e mi avrebbero avvisato se entravano per vedere il bambino. E poi le avrei viste passare, o almeno sentite. Le infermiere non si aggirano negli ospedali alla chetichella come ladri..
..ladri? no..non può essere..
Mi voltai verso la finestra, e visi che le tende erano spostate. Esasperato, sbuffai.
“Ma dimmi tu se si può essere tanto imbecilli! Per poco non vado a chiamare la sicurezza, brutto scemo! Dai, vieni dentro, non mi fa che cadi di rosso, diventando una frittella..” sbottai.
Rimasi in attesa per qualche secondo, poi la tenda si sposto di nuovo, e sulla soglia della finestra apparve una sagoma: il mantello candido mosso dal vento, quel cilindro così familiare..
Entrò leggero nella stanza come un gatto, e chiuse subito la finestra, per poi voltarsi a guardarmi.
“Bravo, hai del talento a sentire la presenza degli intrusi a pelle..” mormorò.
“In vero, avevo previsto che prima o poi saresti venuto. So che anche tu tieni a lui, a tuo modo. Lo hai designato tuo unico carceriere, se non sbaglio, vero..Furto Kid.” Risposi, tranquillo.
Lui annui, e si fece avanti. Posai la mano all’interruttore della lampada sul tavolinetto di Shinichi, ma Kid mi fermò con un gesto.
“Non accendere la luce, ti prego! Non voglio tu mi veda in faccia.. In teoria nemmeno sarei dovuto venire. Sapevo che eri qui..”
“E perché allora lo hai fatto?” chiesi, senza levare il dito dall’interruttore.
Kid sospirò.
“Lo dovevo vedere. Non potevo non venire. Quando ho saputo da papà Nakamori la notizia che il figlio del detective Goro era in fin di vita in seguito ad un incidente, per poco non mi prendeva un colpo. Sono partito subito per Tokyo, ma quando sono arrivato, l’altro ieri, ho trovato il posto pieno di poliziotti e tu come sentinella fissa. Sconfortato, avevo deciso di tornare a casa, ma alla fine non me la sono sentita. Lo volevo vedere, volevo vedere come stava. E’ il mio carceriere ufficiale, come hai detto tu, ma è anche..un mio carissimo amico.”
Nulla vi era, in quel tono, del solito Kid a cui eravamo abituati. La sua voce era triste, flebile, quasi tremula. E pure la sua entrata smascherava il suo stato d’animo. Una goffaggine non sua lasciare le tende tirare e far sentire la sua presenza. Lui era il “ladro fantasma” dopotutto. Doveva essere davvero molto preoccupato.
“Io conosco il tuo volto, Furto Kid, e anche lui sa chi sei” mormorai, docile.
Lui si irrigidì.
“Non è vero!” sbotto, teso.
Io annui, sedendomi sulla sedia davanti al letto, di fronte a lui.
“Si che lo sa. Come tu sai chi è lui, non è così?”
Lui titubò, poi annuì.
“Si, ma me lo ha detto lui di preciso cosa è successo e chi era, io avevo solo capito che non era un bambino come gli altri. Ma non credo proprio lui sappia chi sono io..”
“Sei il figlio di Nakamori, giusto?” dissi io, sistemando le coperte di Shinichi.
Sentì Kid trattenere il respiro.
“Come..come lo hai scoperto?” mormorò, la voce ridotta a un filo.
Io risi piano.
“Me lo hai detto tu pochi minuti fa. Quando hai parlato di come hai saputo del fattaccio hai detto “papà” Nakamori.. chi chiamerebbe “papà” Nakamori se non suo figlio? Io so che Nakamori ha una figlia femmina e uno maschio della mia età , e tu ovviamente non sei una ragazza,no?
Lui rimase interdetto per un paio di secondi, poi rise piano.
“Ok, quel ragazzino alla fine mi ha rovinato definitivamente, perfetto. Prima mi ci affeziono sapendo che vuole mettermi i bracciali, poi gli permetto di aprirmi il suo cuore, incrementando i miei sentimenti per lui. Un anno fa, poi, per poco non mi ammazzo per salvarlo. E ho pure svolazzato come un dannato piccione sopra un mare di volanti della polizia per aiutarlo! E ora finisco pure per tradirmi, tanta è la mia preoccupazione per lui. Ah dio, che cosa mi hai fatto, Shinichi Kudo?”
Accesi la luce. Il chiarore fioco della lampada gli illuminò il volto.
Era davvero lui, il figlio dell’ispettore Nakamori. Teso e triste, mi guardò.
“Ti prego, non lo dire a nessuno, nemmeno alla tua ragazza, ok? In circostanze normali, scapperei in una coltre di fumo, come faccio sempre,ma non lo voglio fare. Sono venuto qui di mia spontanea volontà sapendo che eri qui, no? non voglio fare nulla di male. Voglio solo stare un po’ qui con lui, poi toglierò il disturbo. Non mi importa se sai chi sono veramente, tanto per rispetto suo non mi arresteresti mai, ma gli altri poliziotti non lo devono sapere, o verranno a prendermi, e io ho altri piani. Una sola persona al mondo mi arresterà: lui.
Non permetterò a nessuno di prendere il suo posto come mio carceriere, nemmeno a te che gli somigli tanto. Se dovesse succedere il peggio, io mi costituirò di mia spontanea volontà quello stesso giorno, lo giuro..”
Una lacrima colò sul suo viso in genere sprezzante e allegro, e mi ritrovai toccato dal suo inusuale comportamento. Era un uomo d’onore, bisognava ammetterlo. Era venuto anche se rischiava tutto. Voleva davvero bene a Kudo. Gli porsi una mano.
“Sarai pure un lestofante, ma ti rispetto, amico. Se un ladro vecchio stile, hai rispetto per i tuoi rivali. Io, da parte mia, stanotte mi sono addormentato sulla mia poltrona e mi sono fatto una dormita fino alla mattina, perciò non ho nulla da dire a nessuno.”
Kid mi guardò colpito, poi prese la mia mano.
“Noi apparteniamo a una generazione di guardie e ladri ormai estinti, caro mio, bisogna tenersi saldi per non finire come quella gentaglia là fuori. Io nemmeno giro armato, quando.. beh lavoro. Per quanto riguarda lui..” e indico Shinichi. “E’ si il mio carceriere, ma è anche uno dei miei più cari amici. Sono un po’ strano io, non amo socializzare più di tanto. Lui è uno dei pochi con cui abbia legato. Lo sento affine, lo capisco, e lui in un certo senso capisce me. Come se fossimo..fratelli.”
Ascoltandolo, mi sembrava di vedere un me stesso replicato. Shinichi significava le stesse cose per entrambi. E pure io, come Kid, non mi accostavo più di tanto, al modo la fuori..fratelli..
“Bene, a quanto pare non solo il solo messo così, dunque.” Dissi, ridacchiando.
Kid mi guardò confuso.
“Non capisco..” disse.
Io annui.
“Io sono esattamente come te. Io pure vedo solo in Shinichi una persona degna della mia fiducia, capace di capirmi e di farsi capire a sua volta, legato a me come da un legame fraterno, di sangue. Io sono sempre stato per i fatti miei fin da piccolo, e un po’ devo dire mi dispiaceva. Poi è apparso Shinichi sui giornali: Era un bambino come me, eppure faceva cose straordinarie, e così ho cominciato a seguire le sue gesta: non credevo esiste qualcuno come me, e invece lui era lì, nero su bianco. Mi convinsi a diventare come lui, e pian piano ci riuscì..beh quasi. Siamo figli di mondi diversi, noi tre, ma abbiamo lo stesso pensiero. Io, il figlio ribelle del questore di Osaka, lui il principino viziato e solitario, e infine tu, il figlio del capitano della polizia di Kyoto che..beh non ha seguito esattamente le orme del padre. Però tutti e tre abbiamo una cosa in comune: questo bambino. Lo proteggiamo e condividiamo il suo segreto, guidati da un profondo rispetto e una quanto bizzarra amicizia. Siamo guardie e ladro, ma con sani principi.”
 Mi voltai verso Shinichi. Avevo capito perché entrato in quel posto, avevo detto che era mio fratello. Lo avevo detto perché nel mio cuore, lui lo era davvero. Lui era il mio migliore amico, il mio fratellino.
“Eh si, tu si che sei un marmocchio nato con la camicia,eh? Nella più nera delle sfortune, è riuscito a nascere qualcosa di buono, alla fine,eh?”
Kid mi guardò colpito.
“Può..può sentirci?” chiese, avvicinandosi, titubante.
“Non ne ho idea, ma io gli parlo lo stesso, proprio come se dormisse. Poi se mi sente, bene, sennò..beh meglio, oserei dire. Ultimamente sono un po’ via di testa,straparlo..”
Kid annui.
“Anche io gli avrei parlato, fossi stato in te. Rende meno definitiva la cosa. Sembra solo che dorma, se gli si parla normalmente, no?”
Io annui. Aveva capito perfettamente.
“Ok..” disse, schiarendosi la voce. “Allora gli parlerò anche io, così non potrà dire che non sono passato a vedere come stava e darmi dell’ingrato. Hei, Sherlock Holmes, qui Lupin 2000. Ascoltami bene, se puoi: non ti azzardare a fare scherzi, chiaro? Se osi giocarmi qualche brutto tiro, sta tranquillo che troverò il modo di vendicarmi, dovessi aspettare di raggiungerti all’altro mondo, te la farò pagare..”
“Oh poco ma sicuro, e io te lo terrò fermo. E’ colpa sua se è ridotto così. Sto aspettando pure io che si svegli, per dargli una sonora batosta “alla Heiji”..non sai che ha combinato, questo pazzo..
Gli raccontai della notte al porto, di come mi aveva fregato ed era andato là da solo. Vidi la rabbia sorgere sul volto di Kid.
“Sempre il solito incosciente..” ringhiò. “Infatti mi sembrava che la versione della polizia non reggesse..oh, kudo, ma come hai potuto?”
“Già. E ora tocca a me stare qui mangiato vivo dalla preoccupazione e a inventarmi un modo per salvargli la pelle..”
Kid sospirò.
“Non esiste modo di svegliarlo, deve farcela da solo, purtroppo. Farei di tutto per aiutarlo anche io, ma non possiamo fare nulla, né tu ne io, ne i dottori qui fuori..”
“Eh si, i dotto..ehi, un momento..ma tu puoi fare qualcosa!” esclamai.
Kid mi guardò, stupito.
“Io? Io sono un mago illusionista, non uno stregone alla Merlino, detective del Kansai, non mi sopravvalutare..”
“Ma il medico, volendo, lo puoi fare?” insistetti.
“Ragazzone, io a malapena riesco a curarmi il raffreddore, figurati fare il dottore..”
“Oh Gesù, non un medico vero, tonto! Io parlo di travestirti da medico e riuscire a darla a bere..”
“Ah..uff, e che ci vuole. Basta che non mi mandino a operare qualcuno, ce la faccio tranquillamente. Ma se devo impersonare un dottore preciso, devo studiarmi bene il soggetto, in modo da copiarlo speculare e rendere bene la truffa. Io ci tengo che sia fatto bene, il lavoro, sono un perfezionista..” disse, con aria di superiorità.
Io lo guardai, e mi sorse in viso un ghigno.
“Credo sia la prima volta che sono felice di sentire qualcuno parlare così. Kid, ho del lavoro per te..”
“Che tipo di lavoro?” chiese, curioso. “Riguarda lui?”
Io annui.
“ Diciamo che si è riscattato dalle sue colpe, a modo suo. Non ci crederai, ma da quando è in questo stato..una volta è riuscito a comunicare con me..”
Kid trasalì.
“Come? Scherzi, vero?”
 “No, caro mio. Credo abbia usato tutte le forze che gli rimanevano, ma ci è riuscito. Così..”
Picchiettai col dito sul tavolino. Kid in primis parve non capire, poi colse il senso del mio gesto.
“Per le catene del grande Houdini..Morse! ma.. ma è un genio, dannazione!”
“Si che lo è, lo dico sempre..comunque questo è il messaggio da lui trasmesso: fa che sia nel mio corpo.”
Kid parve rimuginarci su. Poi mi fisso, sconvolto.
“ Oh no..non vorrai mica dirmi che vuole..”
“In primis lo credevo anche io , ma poi..”
Gli raccontai delle mie teorie, e poi del piano fatto con Ai. Tirate le somme, rifletté qualche istante, poi annui.
“Si, si può fare, no problema. E’ un furtarello da nulla, e per la parte del medico di Conan, due giorni mi bastano per memorizzarla per bene. Ora vado: devo mettermi subito al lavoro, stanotte stessa!”
“Che vuoi fare?” chiesi
Lui mi ammonì con il dito.
“Fai la tua parte, io farò la mia. Mi farò sentire io. Notte..fratellino. kiss!”
Detto questo spiccò il volo dalla finestra e sparì nella notte.
Non sapevo come ero finito a confessare tutto proprio a furto Kid. Mai nella vita ci avrei creduto, se me lo avessero raccontato. Ma il mio cuore era sereno, lui non ci avrebbe traditi. In fondo..eravamo fratelli, no?
La mattina dopo sentì le infermiere discutere concitate. Qualcuno aveva frugato negli inventari a parer loro, anche se tutto era in ordine e nessuna porta o serratura era stata scassinata. Erano spariti dei moduli di vario tipo, a sentirle. Alla fine decisero che probabilmente erano solo stati buttati via per sbaglio da una di loro o da qualche giovane collega in erba. Insomma, avevano detto, senza scassinare nemmeno una serratura o far saltare nemmeno un allarme, se davvero erano stati rubati, avrebbe dovuto essere stato..un fantasma.
  
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