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Autore: xMoonyx    18/02/2012    11 recensioni
A detta di Merlin Arthur è un borioso ed arrogante somaro regale, egoista e viziato, che si preoccupa solo di se stesso e non ha a cuore nessun altro.
Dal canto suo Arthur pensa che il suo servitore sia incapace, idiota e logorroico, oltre che totalmente inutile; però entrambi sanno che senza l'altro la loro vita risulterebbe incredibilmente piatta e monotona.
E se a sconvolgere questa monotonia ci pensasse un mago in cerca di vendetta contro il regno di Camelot, decidendo di mischiare le carte dei loro destini, scambiando le loro vite?
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Si voltò cercando il se stesso e lo vide avanzare reggendo qualcosa tra le mani: uno specchio.
Prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa l'altro Merlin gli aveva praticamente spiattellato l'oggetto sul naso.
«Adesso… mi vuoi… stare… a sentire?!»
Merlin batté le palpebre, dimenticandosi di respirare.
Di fronte a lui la superficie riflettente gli rimandava l'espressione pallida e sconvolta di Arthur Pendragon.
Un attimo di comprensione, poi accadde.
Merlin urlò.
Si era trasformato nel regale Somaro!

[Naturalmente Merlin x Arthur *-*]
(Capitolo 9 finalmente online!)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Arlin 8

Sì sono in ritardo, come sempre, e non ho nemmeno una scusa da affibbiarvi, se non che ho visto nel giro di appena un mese ben sette stagioni di Supernatural, la mia nuova droga *-* 

Se avete visto questo telefilm (o meglio, capolavoro) vi chiedo... siete per il Wincest o il Destiel? (p.s: ho scritto due ff, che trovate qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=949067&i=1 e qui la seconda: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=959527&i=1

Se non l'avete visto invece vi invito caldamente a rimediare, non rimarrete delusi *-* E dovete ringraziare questo favoloso show se ho avuto ispirazione per la fine di questa fic. In ogni caso... eccovi il nuovo capitolo :D 

Dedico il capitolo a Shuura, Raen91, Puffet, Il_Genio_del_Male, Your guardian Angel, elfin emrys, maraman, mindyxx, Fatelfay, valentinamiky, Sakura Georgina Nakamura e Pandora86  per le loro meravigliose recensioni! ^^

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Changıng


Capitolo VIII



Merlin si era completamente dimenticato come si facesse a respirare.

Raggelato, con tutti i muscoli intorpiditi e il cuore in gola, il giovane mago desiderò tornare indietro nel tempo ed evitare tutto.

Evitare che Arthur vedesse.

Evitare che capisse.

Deglutì sentendosi vacillare, e i suoi stessi occhi lo trafissero con la forza di una freccia infuocata.

La magia.

Il più grande segreto che aveva custodito con cura e scrupolosa attenzione per tutti quegli anni, mostrata così, in appena pochi istanti.

La magia non apparteneva alla sua anima, come aveva sempre creduto, ma al suo sangue. Ma il peggio era che Arthur aveva appena assistito ad un incantesimo scagliato da lui stesso, sebbene inconsapevole.

E adesso lo fissava, sconcertato, pallido come un lenzuolo, e Merlin si sentì disgustoso, all'improvviso.

Si sentì sbagliato, inopportuno, pericoloso. E capì di averlo tradito.

Di avergli mentito, per tutto quel tempo. E Arthur aveva ormai capito.

Era troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

«Mi dispiace!» intervenne Gaius, così all'improvviso che Merlin sobbalzò e Arthur distolse lo sguardo da lui, in un guizzo spaventato.

Una smorfia imbarazzata faceva bella mostra di sé sulle labbra del cerusico, a mo' di scusa.

«Perdono, quella pozione è piuttosto difficile e stancante da preparare. Non era certo mia intenzione spaventarvi, sire.»

Arthur ammiccò, ancora scombussolato. «Sei stato tu?»

Merlin si trattenne dall'emettere un sospiro di sollievo.

Gaius, quanto lo adorava.

Si ripromise di fargli una statua, in futuro, magari con la magia.

L'archiatra si grattò una guancia, poi annuì, e Arthur si rizzò sulla schiena, umettandosi le labbra.

«Sei... sei davvero stato tu?»

C'era sollievo anche nella sua voce?

In un attimo i suoi occhi blu si puntarono su Merlin che trattenne il respiro, a disagio.

Sembravano urlare per una conferma, quegli occhi blu, e Merlin si costrinse a donarla.

«Vostro padre l'aveva sempre saputo.» cercò di rimediare, ringraziando gli dei celesti e la vecchia religione per non avergli reso la voce tremula come si era aspettato. Deglutì, cercando di riordinare la mente.

Il pericolo è sventato, devi solo calmarti, Merlin, o lo noterà.

«Mi dispiace, sire.»

«Credevo...» Arthur aprì la bocca ma la richiuse subito dopo, tremendamente incerto. Merlin si tormentò l'interno della guancia, temendo il resto della frase.

Ma Arthur lo graziò, perché sospirò, scuotendo la testa.

«Niente, lascia perdere. Piuttosto, c'è qualcuno che dovresti salutare.»

Merlin sollevò un sopracciglio, scettico. «Qualcuno?»

«Nella stanza.»

«Nella mia stanza?»

«Sì, cioè... accidenti, parla piano. D'ora in poi sarà la mia stanza, è chiaro?»

Merlin annuì, non ancora del tutto convinto, e corrugò la fronte all'indirizzo della porta della sua stanza.

Stanza del somaro, perdono.

Anzi no, che bisogno c'era di convincersi pure nella sua mente?

Quando lo sorpassò, Arthur aveva lo sguardo basso, e si esaminava ancora le dita.

«E comunque non preoccuparti, Gaius. Non volevo reagire in questo modo, è solo che... ho come avuto la sensazione che... fossi stato io a farlo.»

«Non dovete spiegarmi nulla.» lo rassicurò Gaius gentile.

Merlin, che si era attardato sulla soglia della sua stanza, strinse i pugni: aveva ascoltato abbastanza quella conversazione, che come una coltellata gli penetrava il cuore.

Il suo segreto era salvo.

Per un momento aveva creduto di precipitare nel vuoto; il momento dopo aveva subìto un morbido atterraggio.

Nessuna costola rotta, quantomeno, rifletté mentre abbassava la maniglia.

Quando aprì la porta, il nervosismo lasciò il posto alla sorpresa, sul suo volto.

«Lancelot?!»

«Oh!» il cavaliere si alzò dal letto, con un ampio sorriso incredulo, quasi non si aspettasse tutto quell'entusiasmo. «Sire! Che piacere rivedervi.»

«Che ci fai qui?»

«Oh accidenti, non ditemi che devo ripeterlo per la terza volta!»

Il sorriso di Merlin divenne ancora più luminoso. Lanciò un'occhiata divertita al somaro.

«Dovete...» si schiarì la gola, accorgendosi in tempo dell'errore. «Devi spiegarmi un paio di cosette, Merlin.»


*


«E così.» ricapitolò Lancelot con le mani intrecciate sulle ginocchia e le sopracciglia ormai arrivate all'attaccatura dei capelli. «Volete che sostituisca Arthur per poi, al termine della giostra, sparire dentro la tenda e permettere al principe di reclamare il premio per la sua vittoria?»

Merlin e Arthur si scambiarono un'occhiata timorosa.

«Proprio così.» rispose Merlin in un soffio, aspettando trepidante l'attesissima risposta.

Lancelot li guardò entrambi, con un sorriso sbarazzino che sembrava cercar di trattenere la vera e propria risata, e infine scoppiò rumorosamente a ridere.

Accidenti! Pensò Merlin deluso, ma Lancelot oltrepassò le sue aspettative. Quando si calmò annuì, sempre con lo spettro del divertimento sul volto.

«E' la cosa più assurda che abbia mai sentito in vita mia.»

«L'hai già fatto una volta!» gli ricordò Merlin, disperato, mentre Arthur, al suo fianco, annuiva convinto.

«Mmm, non lo so.»

«Non farti pregare! Poi sei abile nelle giostre e...»

«Sire, siete troppo gentile. Comunque, vi vedo piuttosto in forma, non capisco per quale ragione vi rifiutate di gareggiare. Vendetta nei confronti di vostro padre?»

«Niente di tutto questo.» si affrettò a spiegare Merlin, laconico.

«Ma allora...»

«E' piuttosto difficile da spiegare.» li interruppe Arthur, con un tono che non ammetteva repliche.

Lancelot annuì, soprappensiero.

«Non vedo cosa ci sia di male, comunque. Va bene, vi farò questo favore. Ed eviterò di fare domande.»

Arthur accennò un sorriso e Merlin si morse il labbro.

Lancelot, così giovane, così pieno d'aspettativa, così... ricercato.

Stava sacrificando la sua stessa vita, senza chiedere nulla. Un eroe da lodare, dunque.

Eppure... seguì lo sguardo carico d'affetto che Lancelot indirizzava ad Arthur, credendolo il suo amico maghetto, e Merlin provò due sensazioni contrastanti: la prima fu di un'immensa gratitudine. La seconda di sottintesa inquietudine, invisibile ma presente, come un fumo sottile che si insinua sotto la porta.

Lancelot conosceva il suo segreto, quello che prima, e per puro miracolo, Gaius aveva protetto.

Eppure, la fortuna non bussa mai alla stessa porta due volte.

«La verità è incredibile.» iniziò, con voce tremula, cercando di farsi forza. «E il motivo per cui io non posso gareggiare lo è anche di più.»

Arthur si irrigidì e Merlin, più che certo dei suoi occhi infissi sulla sua nuca, si obbligò ad ignorarlo.

«Ti sembrerà assurdo, Lance, però, vedi, io non sono il principe Arthur, per questo non posso gareggiare.»

Arthur trattenne il respiro e Lancelot inclinò la testa.

«Scusa?»

«Al mio signore piace scherzare!» esclamò Arthur forse con troppa enfasi, avvolgendo le spalle di Merlin con un braccio stritolante.

La risata del somaro era piuttosto isterica.

«Perdonate l'ardire, sire, ma se dovete proprio affibbiarmi una scusa, che almeno sia plausibile.»

Arthur rise con Lancelot ma Merlin non demorse.

«Devi credermi, sono io Merlin! Uno stregone deve...»

«Arthur...» la risatina da ti-sto-per-ammazzare di Arthur si fece più forte, così come la presa sulle sue spalle.

«... aver fatto un incantesimo su- Aiha!»

Arthur ritirò il piede, fingendosi distratto e si schiarì la gola.

«Scusa un attimo, amico, ma al mio signore è andato di volta il cervello. Perdonami.» il principe allungò un braccio e artigliò il polso di Merlin, trascinandolo a forza verso la porta.

«No, aspetta!» si ribellò Merlin, consapevole che non avrebbe mai potuto superare in forza Arthur. Poi ricordò in che corpo si trovava e allontanò il proprio, guidato dal somaro, con sgarbo.

«Lancelot, aspetta, è vero! Posso dimostrartelo! Io so cosa è successo nella radura, con il grifone!»

Lancelot adesso era diventato cinereo.

«E anche tu lo sai e...» continuò Merlin, imperterrito, massaggiandosi ancora il piede pestato da Arthur, che adesso gli afferrò la maglia, con rabbia.

«Basta così!»

«Ma è la verità! Arthur, ha il diritto di sapere!»

«Di sapere cosa?» pigolò Lancelot, turbato.

«Che ci hanno scambiato di corpo!»

«Merlin!» gli urlò all'improvviso Arthur, perdendo la pazienza.

Si rese conto dell'errore troppo tardi, quando già Lancelot si era messo in piedi, agile come un gatto.

«Volevo dire... Arthur.» si corresse il principe, nervoso, abbassando il tono della voce e occhieggiando preoccupato Lancelot.

«Che cosa significa tutto questo?» domandò alché il cavaliere, frastornato. «Qualcuno si degna di spiegarmi?»

«Uno stregone ci ha fatto un incantesimo!» rispose immediatamente Merlin e Arthur gli infilò un gomito tra le costole.

«Devi smetterla di mentire!»

«Hai visto?» lo sfidò Merlin, disperato, cercando di liberarsi dal peso ingombrante di sua maestà, che stava tentando di trascinarlo fuori.

«Io non mi rivolgerei mai così ad Arthur!»

Lancelot sembrava volersi trovare ovunque tranne che lì.

Come una saetta raggiunse la porta e la chiuse, per poi girare la chiave nella toppa e guardarli con aspettativa.

«Scusatemi, Gaius!» gracchiò poi, in direzione del legno.

Dall'altra parte della porta giunse la voce soffusa di Gaius, che stava lavorando a qualche pozione.

«Fate pure con calma, avevo previsto anche questo.»

Lancelot si voltò finalmente a guardarli e Merlin e Arthur interruppero la loro lite, nervosi come non mai.

«Allora? Si può sapere che sta succedendo qui?»

Merlin sospirò ma Arthur lo precedette, cupo e sintetico come mai l'aveva visto prima.

«Qualcuno ha fatto un incantesimo su me e questo idiota e adesso siamo stati scambiati di corpo.»

Lancelot sembrava restio a credergli in parola.

«Ripeto: è la cosa più assurda che abbia mai sentito.»

«Devi crederci, Lancelot! Sai che non potrei mentirti.» insistette Merlin. «E devi anche promettere che ci aiuterai.»

«E' per questo che Arthur... cioè Merlin... cioè... vabbé avete capito. E' per questo che il principe non può gareggiare?»

«Merlin mi farebbe uccidere.» rispose semplicemente Arthur, come se fosse l'unica spiegazione possibile. «Già.»

Lancelot sorrise, scuotendo la testa.

«Oh, vi assicuro, sire, che vi sbagliate di grosso.»

La frase rimase arcana per Arthur ma Merlin volle ancora più bene a Lancelot, anche solo per quelle parole.

«Comunque... oh mio dio, quanto è assurdo... sapete chi è la mente di tutto?» aggiunse il cavaliere.

Merlin si grattò la testa, meditabondo. «Neanche una.»

«Ma sicuramente questo qualcuno desidera che io venga deriso o peggio, ucciso.» concluse Arthur, massaggiandosi il polso. «Dannazione.»

«Risolveremo il tutto.» li rassicurò Lancelot, non sapendo bene chi guardare. «E Merlin lo sa.»

«Merlin lo spera.» rispose il maghetto, colto dall'abitudine, per poi scuotere la testa. «Voglio dire, io lo spero.»

«Accidenti se è assurdo!» reiterò Lancelot, incapace di trattenere oltre le risate. «Sono di fronte alla figura del futuro re di Camelot e mi rivolgo a lui come ad un vecchio amico, e invece devo inchinarmi e chiedere perdono ad un servo!»

«Ci farai l'abitudine.» commentò Merlin con una smorfia.

Arthur sbuffò. «Non hai idea di quanto sia seccante.»

«Cavolo, ragazzi. Seriamente, è la cosa più assurda che...»

«...tu abbia mai visto, lo sappiamo.» completarono per lui Arthur e Merlin, annoiati.

Poi si guardarono, e scoppiarono contemporaneamente a ridere.




Una figura sorrise, osservandoli. Un sorriso crudele.

«Ma sì, divertitevi pure. Tanto sarà la vostra ultima risata.»


*


«Non trovo l'utilità di tutto questo!» si lamentò Merlin, querulo, tastandosi la spalla dolorante. «Oltretutto brucia ancora da morire.»

«Credevo che l'unguento di Gaius avesse fatto effetto.» Arthur lo aiutò ad alzarsi e gli spolverò l'armatura. «Riprendi la spada.»

Merlin eseguì, saggiandone il bilanciamento: sembrava il prolungamento del suo braccio, ed era più leggera di quella mattina.

«Sì, ma continuo a non capirne il senso.» protestò, ponendosi tuttavia in atteggiamento di difesa.

«Te l'ho già spiegato, idiota: se Lancelot dovesse realmente riuscire a farti vincere alla giostra... farmi, cioè... tu saresti costretto comunque a combattere nel duello con le spade.»

«E perché non può farlo lui?» Merlin ricevette un colpo ed alzò lo scudo in tempo per evitare il filo della spada del somaro.

«Perché se il suo avversario dovesse, per un fortuito caso, sfilargli l'elmo, la nostra copertura salterebbe. Devi farlo tu, sei l'unico che può.» e con un colpo particolarmente calibrato fece rotolare il moro a terra.

«La vostra preoccupazione nei miei confronti è commovente.» ironizzò Merlin rimettendosi in piedi. Arthur non finiva mai di sorprenderlo, in negativo si intende.

«Siete così egocentrico che secondo voi il sole gira intorno alla vostra testa.»

«E di fatto...» ridacchiò il biondo -ora moro-, condannandolo nuovamente a ripararsi dietro lo scudo.

Erano così concentrati a menare fendenti e a pestare la polvere, sotto il sole che lentamente calava oltre l'orizzonte, che non si accorsero di due occhi brillanti che li stavano osservando, profondamente colpiti, da lontano.

Merlin si ritrovò intrappolato tra lo scudo e la spada di Arthur, e con una manovra decisa e improvvisa gli passò sotto al braccio, sfuggendo al freddo metallo.

Fu in quell'istante che la vide, là, sulla collinetta, con i capelli biondi scossi dal vento e il vestito che si gonfiava attorno alle caviglie sottili.

Rimase così incantato e sorpreso che non avvertì in tempo il movimento di Arthur e con una fitta alla nuca ricadde a terra.

«Mai abbassare la guardia, Merlin.» lo biasimò il somaro, oltraggiato. «Se fossi stato in un vero duello ti avrebbero ammazzato!»

Merlin si rimise in piedi -maledicendo più le sue ginocchia che avevano ceduto, invece che l'asino- ma non staccò gli occhi dalla figura.

«Non siamo più soli, sire.»

«Eh?»

«Guardate là. Credo che abbiate fatto colpo su sua grazia reale.»

Arthur seguì la traiettoria del suo sguardo, perplesso, e quando incontrò la sagoma della fanciulla batté le palpebre.

«La principessa Lory?» domandò, quasi fosse una bestemmia. «Non dovrebbe stare su un campo di soldati!»

«Oh, andiamo, Arthur, vi sta solo osservando!» la giustificò Merlin. «Ha perso la testa per voi, credo.»

E come darle torto, si inserì una vocina nella sua testa, che finse di non sentire.

«Tu dici?»

«Ma ovvio, tutte le principesse perdono la testa per il principe Arthur, no?» fece, divertito, con un sorrisetto.

Arthur fece il suo solito broncio pensoso.

«Beh, ma adesso tu sei me quindi... non fare idiozie.»

«Non ho alcuna intenzione di fare niente, io.» lo rassicurò Merlin, con espressione innocente.

«Se Gwen dovesse venire a saperlo... oh, dannazione! Merlin, non fare nulla!»

«Come desiderate, sire, sono ai vostri ordini.»

«E non prendermi in giro!»

«Non vi sto prendendo in giro, sono serio.»

«Idiota.»

«Asino.»

«Incapace.»

«Testa di fagiolo.»


*


Ma Gwen non era venuta a saperlo.

A dire il vero, non stava minimamente pensando a nulla, se non a rassettare le stanze della sua padrona, che stava discutendo chissà di cosa con Uther.

Il re aveva prima richiamato Arthur, e Morgana aveva origliato dietro la porta -lo faceva spesso, ricordò Gwen-, raccontandole ciò che aveva colto dal dialogo dei due: il caro vecchio Uther voleva essere sicuro che suo figlio non scappasse nuovamente nella foresta, e per questo aveva dato l'ordine ai soldati di rimanere appostati ai cancelli, per bloccarlo qualora avesse sentito la necessità di defilarsi dalle mura del castello.

E proprio mentre ridevano al pensiero dell'espressione offesa  del principe, per la scarsa fiducia dimostrata dal padre, un servo aveva bussato alla porta annunciando che la lady era attesa dal re nella sala del trono, e scortata da Sir Leon era sparita oltre l'angolo.

E Gwen era rimasta sola, a rifare il letto, spolverare i pavimenti e ripulire le tende.

Fu proprio mentre sbatteva i cuscini che li vide, dalla finestra.

Merlin, con un colpo deciso di spada, aveva spedito Arthur per terra.

Ma era diventato un vizio?

Gwen corrugò la fronte, dondolando la testa: forse doveva farsi prescrivere una cura da Gaius.

Terminò in fretta di rimettere a sesto la camera, poi lisciò le pieghe della propria gonna e si affrettò ad uscire, stringendosi nelle braccia quando emerse all'aria fresca del tramonto.

Il cielo si era ormai tinto di una tonalità opaca.

Rabbrividendo e accelerando la corsa Gwen superò l'ultimo gradino e percorse a grandi falcate il cortile.

Qualche minuto dopo raggiunse la porta della sua casa e inserì la chiave nella toppa.

La porta cigolò, quando la  spinse per creare uno spiraglio che le permettesse di entrare. Era esausta, e non desiderava altro che una lunga dormita.

Casa dolce casa.

«Gwen.»

Sussultò, presa alla sprovvista, e alzò di scatto la testa.

I suoi occhi si sgranarono e le sue labbra si dischiusero quando riconobbe la figura che aveva parlato.

«Lancelot!»



~To be continued~







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Qui ci sono [ben] 10 scambi di battute presi dal capitolo IX e spoiler vari

1. Ci saranno ben due baci.

2. Gaius odia essere interrotto.

3. «La fiducia è ciò che conta veramente, sire. La magia non è cattiva; solo perché vostro padre non la capisce non significa che essa sia sbagliata.»

4. «Mio dio, credevo che fossi morto!»

5. Il principe rischia due volte di soffocare.

6. «Devi essere molto fiero di lui, vero?»

7. Qualcun altro è interessato alle mani di Merlin.

8. «Che vuoi dire? Hai tipo avuto una vita precedente da principe?»

9. Arthur non sa come comportarsi.

10. «E' assurdo! Ma parlate seriamente? Cioè, davvero... io?»


_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.


Adorati lettori, un saluto a voi popolo Camelottiano! Come passate la vita? :) Mi dispiace per il ritardo, la prossima volta spero di fare più in fretta, anche perché il cap 10 è già pronto e l'11 è work in progress :D Non so se vi farà piacere o meno, ma all'inizio della fic avevo promesso che sarebbe stata di circa 13 capitoli. Beh, no, mi dispiace deludervi, ma siccome l'idea di fondo di questa fic mi piace (lo scambio di corpi offre tante di quelle scenette comiche che non posso liquidarla in poche pagine *-*) e quindi si allungherà... questo comporta una dose di azione/mistero e fantasy in più, mi auguro che apprezziate! ^^

Note: A dire il vero non ho tanto da dire su questo capitolo. A parte che è il SECONDO giorno in cui i nostri eroi sono scambiati di corpo e il giorno dopo avrà inizio la giostra. Questo è quanto. Oooh, eh, emh, ho utilizzato un po' di espressioni tipiche dei libri fantasy, quando ho parlato di spade (la questione del "bilanciamento", per esempio, o l'idea del "prolungamento del braccio"), per dare maggiore veridicità al tutto. Adoro scrivere storie ambientate nel medioevo e cerco sempre di immaginare come dovrebbe essere impugnare una spada vera e propria o stare a cavallo (uuuh magari facessi equitazione!! °-°), e... sto sclerando >> Ora volevo farvi una domanda, così, per curiosità. La componente slash di questa fic è moolto sottointesa ancora, ma già ce ne sono dei sentori. Ora, da quello che avete letto, secondo voi chi è che "realizzerà" la questione prima? Merlin o Arthur? :D

Per adesso, arrivederci al prossimo capitolo! =(°-°)=



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