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Autore: war    18/02/2012    0 recensioni
Un anno di studio all'estero, nella capitale europea considerata il simbolo del romanticismo... E un sacco di guai!
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I ragazzi della squadra di calcio dell' università, arrivarono a spizzichi e bocconi, non in branco come mi ero aspettata che facessero. Chissà perchè poi avevo creduto che si muovessero tutti insieme. Essere una squadra, un gruppo non voleva certo dire muoversi in simbiosi. Però un pochino ci avevo sperato. Giusto per l'effetto scenico che avrebbero fatto...
Riportai la mia attenzione alla birra rossa che stavo bevendo. Si capiva proprio che non ero francese, infatti non amavo particolarmente il vino in generale e nemmeno il sidro, di un bel biondo dorato, ma che aveva un sapore acquoso e poco consistente... Preferivo alcolici dal gusto più dolce ma deciso. Cognac o Cointreau, anche il Benedectine se dovevo restare sulle produzioni nazionali. Ma generalmente stavo sulle birre, di un colore ambrato o addirittura ramato. Erano leggermente amare ma lasciavano un retrogusto dolce e morbido... Mi concessi uno sguardo per il locale. Era una specie di discoteca ma la pista da ballo stava molto più in basso rispetto a dove eravamo noi, che sedute ad un tavolino stavamo studiando l'ambiente e rispettando la tradizione del venerdì sera... Ovvero alzare un po' il gomito.
Jess si accese una sigaretta e lo sfolgorio della fiamma dell'accendino attirò la mia attenzione. Le mani di quella ragazza erano davvero bellissime. A parte le unghie perfettamente curate e di una lunghezza che le rendeva intriganti ma non volgari o esagerate, erano proprio le dita ad attirare lo sguardo. Lunghe, affusolate e perennemente in movimento. L'altro particolare che attirava subito in Jessika erano i capelli. Erano di un rosso stupendo. Per nulla inquinati dal biondo, ma semplicemente rossi, intensi, vibranti... Vivi. Parevano lingue di fuoco che le danzavano sulle spalle e lungo la schiena. Erano mossi e scalati intorno al viso, in modo che esaltassero gli occhi. Contrariamente alle aspettative, infatti gli occhi erano di un caldo castano, dalla forma ovale. Indossava un vestitino molto succinto di un azzurro intenso, anche se con quelle luci non si capiva bene e ai piedi calzava stivali bianchi dai tacchi a spillo decisamente alti.
Jess non passava mai inosservata, soprattutto fra i ragazzi. L'avevamo amichevolmente soprannominata Barbie (scatenando la sua funesta ira) per il suo fisico praticamente perfetto, ma era una delle persone più intelligenti che frequentavo e non certo perchè il mio standard era basso! Era iscritta alla facoltà di Architettura e le mancavano un paio di esami e la tesi per ottenere la laurea.
Raja invece per quanto ci provasse non si mischiava mai con la massa, sebbene non facesse nulla per attirare l'attenzione. Era una bella ragazza ma viveva come una nerd. Se qualcuno la osservava per un tempo più prolungato del necessario, lei arrossiva improvvisamente e abbassava il capo. La sua estrema timidezza non le permetteva di mostrarsi per la bella persona che era in realtà. Per poterla apprezzare bisognava avere la costanza di frequentarla e non lasciarsi scoraggiare dalle sue fughe. Forse era la metà indiana del suo sangue a renderla così schiva. Sicuramente in lei convivevano due culture opposte: psicologicamente meditativa e contemplativa, fisicamente un'occidentale. Suo padre era olandese e da lui aveva ereditato i capelli biondi, dritti e fini come seta e gli occhi quasi violetto, grandi e gentili. Parevano essere sempre spalancati con stupore sul mondo. Questo le era valso l'appellativo di Bambi. La pelle ambrata invece, e il portamento aggraziato ed etereo erano decisamente opera di sua madre.
Per l'occasione indossava un abito a pantalone di un cangiante viola, che si sposava a meraviglia con i suoi colori, ma ciò che attirava subito lo sguardo era il seno, generoso e abbondante ma allo stesso tempo così compatto da parere quasi impertinente. Anche la curva dei fianchi era piena e abbondante ma lei conviveva benissimo con le sue forme e proprio questo suo accettarsi senza problemi la rendeva una ragazza da seconda occhiata per la strada, nel senso che i ragazzi si voltavano due volte per osservarla.
Infine venivo io, che per l'occasione non avevo rinunciato al mio colore preferito, ovvero il nero. Indossavo un abito lungo, con un profondo spacco laterale e sandali a listini sottili, anche se avevo lasciato in macchina un paio di tennis. La macchina di Raja serviva a suo fratello ed io non avevo avuto problemi a prendere la mia, dopo essere uscire dal parrucchiere ed essere passate da me per una ritocattina al trucco. Ad ogni modo le tennis non erano certo adatte al look della serata, ma comodissime per guidare!
Di solito tenevo i capelli raccolti perchè mi davano fastidio quando mi cadevano sul viso, ma quel giorno ne avevo approfittato, dato che per una volta tanto, i miei riccioli simili davvero a truccioli di legno, parevano avere un senso e una forma... Erano scuri, ma non abbastanza per arrivare al nero ed i miei occhi erano azzurri. Ma di un azzurro strano, non chiaro e limpido come quello delle popolazioni del nord... Erano più cupi, profondi... Mia madre diceva che ricordavano un po' le acque del mare. Ma piuttosto che sentirmi definire una bellezza preferivo sentirmi dire che ero simpatica o intelligente, anche se Jess diceva sempre che quando un ragazzo usava il termine ‘simpatica’ per definire una ragazza era per il novanta per cento delle volte da intendersi che la tipa in questione era una cozza.
Dalla piega che stava prendendo la conversazione, ovvero argomento uomini, capii che l'alcol stava facendo il suo effetto nel nostro sangue e che noi stavamo diventando un po' brille. Non certo da stare male ma quel tanto che bastava per essere sfacciatamente euforiche. "Sono mesi che non ho una relazione stabile... Oddio, mi basterebbe avere anche solo una relazione..." ammise Raja. "A chi lo dici! L'ultimo deficiente che il mercato ha offerto riteneva che la donna dovesse stare a casa a fare il pane ai figli e a fargli da sguattera! Che esperienza da dimenticare!" fece eco Jess.
Cercai di astenermi. La mia ultima esperienza... Risaliva a due anni prima e dopo sei mesi, dico sei mesi, il coglioncello se ne escì con la frase che forse era ancora innamorato della sua ex e che in me ricercava lei... Roba da rifargli il deretano a calci. Così mi ero detta che per un po' non ne volevo più sapere e mi ero messa sotto con lo studio. Prima avrei finito l'università, mettendo una bella ipoteca sul mio futuro e poi avrei pensato all'amore. Se ne avessi avuto voglia. Troppa gente che si riduceva sulla soglia dell’esaurimento nervoso o peggio per un paio di boxer che a conti fatti non contenevano affatto il famigerato paradiso.
Jess iniziò a darmi di gomito ed io pensai che volesse sentire anche il mio commento acido ma le lunghe e ammiccanti occhiate di Raja verso il bancone del bar mi fecero dubitare. Ci misi un po' troppo a cogliere l'allusione perchè Jess, spazientita, mi prese il viso fra le mani e mi torse il collo.
In quel momento, la paura di trovarmi con l'osso del collo in frantumi svanì di colpo.
Un angelo.
Biondo.
Candido.
Lontano.
Divinamente indifferente.
Se ne stava lì, con la birra fra le mani, a guardare il mondo dall'alto in basso, con quegli occhi cerulei, come se nemmeno ci vedesse... Come se noi fossimo... Troppo miseri per lui.
Pareva una figura estremamente stonata in quel posto pieno di gente rumorosa e festante. Pareva quasi un miraggio o un'apparizione, avvolto nel suo silenzio, nel suo distacco...
Una cosa bella e sfuggente, come i fiocchi di neve che quando li catturavi, il calore della mano li trasmutava in acqua.
"E' proprio figo, vero?" disse Jess leccandosi le labbra sporche di schiuma che c'era sul bordo del suo bicchiere. Un gesto involontario ma che prese subito una connotazione sensuale. "Molto, ma non è il mio tipo. Troppo altezzoso e arrogante, sa di irraggiungibile e io non amo le sfide perse in partenza. E’ bello ma finisce lì." ammisi. "Ma se nemmeno lo conosci!" ribattè Rajanka. "Si ma guarda come si atteggia!" ritorsi "Però è figo. Io me lo farei per una sera, tu no?" "Jessika! Sei una signorina dabbene!" la ripresi adottando un tono materno che ci fece sghignazzare, ma lo avevo detto soprattutto per glissare la domanda. "Deve essere il King. Lothar Heinz De la Rose... Il capitano dei pallonari. Madre svizzera e padre tedesco. Ricco sfondato e un curriculum scolastico da far impallidire persino te Miky. Bello come il sole. Bhe, io vado e te lo porto qui!" mi strizzò l'occhio la rossa alzandosi dal tavolo. No! Non potevo permetterglielo! Mi avrebbe fatto perdere la faccia!
"Ferma! Dove vai?! Rimettiti a sedere!" buttai fuori alla velocità della luce mentre cercavo di afferrare il braccio di Jess. Raja ridacchiava divertita dal mio volto sconvolto e paonazzo.
In preda al panico e convinta che se non facevo qualcosa SUBITO me ne sarei pentita per parecchio tempo mi lanciai in un discreto inseguimento delle chiome fulve di Jessika.
Pareva che lei si destreggiasse assai meglio di me tra la folla ed io mi diedi per spacciata. Invece per un semplice caso fortuito raggiunsi in contemporanea alla mia amica il bancone. *Ok, sono sbronza e sragiono!* pensai prima di fare la cosa più assurda di tutta la mia vita. Dato che Jess era stata bloccata dallo sguardo di ghiaccio del biondino io la battei sul tempo.
Sventolai una banconota da dieci euro davanti al naso del ragazzo e con un sorriso monello dissi "Mi dai la tua bionda?" e ritenei di non essere sbronza ma assolutamente deficiente! E dall'espressione sul viso dello sconosciuto, dedussi che lo pensasse anche lui.
"Come dici?" chiese lui inarcando impercettibilmente un sopracciglio. La sua voce era bella. Piena e profonda. Un po' roca. "Ti ho chiesto la bionda." Jessika strabuzzò gli occhi. Lui parve confuso poi disse "Perchè non la prendi al banco?" "Non ho voglia di fare la fila al banco. C'è sempre chi fa la mano morta sul mio sedere e mi irrita." risposi convinta. Ok, neuroni nel cervello... Zero! "Non è che vorresti me più che la mia birra?" chiese lui con un ghigno gelido. Sapeva di essere bello e sapeva che le donne erano spesso a sua disposizione. Ma quello era un gioco che avevo imparato a giocare e sapevo essere pungente se necessario "Perchè, sei compreso nel prezzo?" ribattei sfacciata. Quando arrivava il coma etilico?! Poi vidi un lampo nello sguardo ceruleo. "Non sono in vendita!" ribattè freddo e altezzoso, fin troppo rigido, anche per un tedesco. "Dalle tue parole mi era parso di intendere il contrario. Volevi mettermi in difficoltà forse?" Adesso capivo da dove mi veniva fuori la mia faccia di bronzo. Dalla mia follia! Jess alle spalle del ragazzo faceva l'atto di strapparsi tutti i capelli e di strangolarsi con la sciarpetta di seta.
Il ragazzo biondo mi sfilò la banconota dalle dita e assolutamente serio disse "Mi metto io in fila per la tua birra, ma non bere la mia." Sbattei le palpebre confusa e riuscii solo a ringraziare. Da lui mi aspettavo una risposta peggiore, più da stronzo. Mi spiazzò e mi sorprese piacevolmente. "Ne vuoi una anche tu, prima di strozzarti?" chiese poi a Jessika. Lei avvampò quanto i suoi capelli e annuì con convinzione mentre mi dava di gomito nelle costole "Paghi tu vero?" chiese. "Ok, ma il prossimo giro è tuo e farai la fila al banco!" ritorsi sorridendo. "Sei tremenda!" sbuffò lei e in quel momento un altro ragazzo raggiunse l'angelo biondo.
Occhi neri.
Bocca da baciare.
Una piega che gli dava un broncio infantile.
Decisamente aitante.
Apparentemente esile, come lo erano gli orientali e lineamenti fini, cesellati.
Vicini, quei due parevano la luce e le tenebre.
"De La Rose... Oh, sei in compagnia? Allora mi presento. Haruy Wakashimizu" disse lui tendendomi la mano. Pareva si aspettasse un'esclamazione di stupore o un lampo di riconoscimento o qualcosa tipo una richiesta di autografo... "Ehm... Piacere, Micaela Salemi... Sei un pallonaro anche tu?" Jess mi perforò le costole con il gomito. Gli occhi neri divennero immensi e tempestosi. Mi sa che avevo detto le parole sbagliate...
"Perdonala, questa qui non aveva riconosciuto nemmeno il King! Lei vede solo il suo 'dolce Remy'..." le lanciai uno sguardo rovente e lei rettificò celermente "A dire il vero a volte non vede nemmeno quello! Lui è il migliore portiere degli under venticinque. Lo chiamano anche Puma." "Aaahhh! " dissi come se tutto fosse diventato chiaro e vedendo lo sguardo di compiacimento del giapponese non riuscii a trattenermi e aggiunsi. "Ma... il portiere... Cosa fa? La pubblicità alla marca di scarpe?" Heinz lanciò uno sguardo ad Haruy, come se si aspettasse che dovesse esplodere da un momento all'altro mentre Jess mi mise le braccia sulle spalle e sorridendo al portiere disse "Te la tengo ferma, riempila pure di botte!"
"Jess! Miky!" la voce di Raja sovrastò per un momento il fracasso della musica ed io vidi la ragazza che aveva qualche difficoltà a scrollarsi di dosso un ragazzo un po' ubriaco che continuava a tirarle il braccio. "Stavolta tocca a te!" mi disse Jess. "No. Non farò la parte della fidanzata gelosa! Scordatelo!" ritorsi aspra. "Allora stendilo con un paio di pugni. Tanto è già mezzo sbronzo!" "Questa mi piace di più!" riconobbi pregustandomi il momento. Inaspettatamente mi sentii prendere per una spalla e trattenere. Mi voltai e vidi che era stato Wakashimizu a fermarmi. "Se fai rissa ti sbatteranno fuori. Ci penso io!" disse sicuro con un sorriso da modello in volto e a passi decisi si diresse verso Raja. Sperai che la ragazza non avesse un infarto quando avrebbe identificato il suo salvatore. L'altro gli andò dietro e noi facemmo altrettanto.
Per la verità bastò molto poco per allontanare il seccatore. Un paio di frasi aspre di Haruy, la gelida occhiata di Heinz, la mia espressione dura e quella di sufficienza di Jessika... In breve Raja fu di nuovo fra amici. Vidi il suo labbro tremolare e mi preparai all'imminente crisi di pianto. Infatti pochi istanti dopo la ragazza mi aveva abbracciata e si era messa a piangere sulla mia spalla. Le accarezzai la schiena, in modo rassicurante e dissi "Dai, è passato... Stai tranquilla." Lei era la più sensibile di noi, quella che aveva la lacrima facile. Il portiere mi fissò perplesso mentre io feci un cenno del capo, per rassicurarlo e fargli intendere che sarebbe passata presto.
Jessika prese i fianchi della ragazza e disse "Con queste curve è normale che uno sbandi!" ed io notai che le labbra di Raja si incurvarono in un pallido sorriso. "Vuoi che ce ne andiamo?" le chiesi dolcemente, lei alzò la testa, fissandomi incerta. Sapevo che non voleva rovinarci la serata, ma per me era molto più importante lei che i nuovi conosciuti. "Ma si! Andiamo da qualche altra parte!" propose Haruy sfacciato. "Avverti Seymour prima che ti chiuda di nuovo fuori dalla camera. Non ho voglia di ospitarti di nuovo da me. Russi come un trombone." disse secco De la Rose. "Faccio in un attimo" ribattè il portiere sparendo fra la folla.
Ci raggiunse poco dopo accompagnato da un ragazzo anche lui di sangue misto. Aveva i capelli castani e un viso dolce e gentile. Tuttavia gli occhi erano qualcosa di incredibile. Le ciglia erano lunghe e folte, come quelle di una ragazza ma le iridi erano di un nocciola così chiaro da assumere addirittura sfumature dorate. Pareva un tipo posato e socievole, lo si capiva dalla morbida curva verso l'alto che avevano preso le sue labbra piene e dal modo di porsi verso di noi. Non aveva incrociato le braccia al petto, chiaro segnale di ostilità e ci fissava con calma, senza rendere indagatore il suo sguardo. Non provavo disagio ad affrontare quegli occhi così particolari. "Ciao. Io sono Ramon Seymour. Posso unirmi a voi?" chiese dimostrando subito un' indole amichevole e docile, sicuramente molto più dei suoi due compagni. "Ma certo!" disse Jessika entusiasta.
I ragazzi ci accompagnarono alla nostra macchina e qui Raja fece notare che eravamo in sei. "Come si fa?" chiese Ramon incerto "Qualcuno va nel baule." risposi scrollando le spalle mente mi sedevo al posto di guida e iniziavo a cambiare le scarpe. Lothar mi fissava stranito. "Io no! E' troppo stretto!" protestò Jess "Io guido. Sono quella che ha bevuto meno." sottolineai.
"Io ho la moto..." si intromise Haruy. "Bella li! Io vado con lui!" si esaltò Jessika. "Chissà come mai! Forse che ha detto la parolina magica? E poi sono io la fissata!" chiesi conoscendo la sua passione per le due ruote, ma soprattutto per i centauri. "Hai detto tu di essere la meno sbronza e di voler guidare, no?" si strinse nelle spalle lei poi proseguì "Dove ci troviamo? Da te, Miky?" "A patto che non fai il solito casino. L'arpia del piano di sotto mi ha già minacciata di denunciarmi alla polizia due volte settimana scorsa!" "Quella vecchia rincitrullita! Ti detesta perchè sei straniera!" protestò Raja, poi arrossì per la sua sparata. "Ce l'hai qualche alcolico a casa?" "Qualcosa che è sopravvissuto all'ultimo raid. Non molto per la verità..." "Bhe, potremmo farci una spaghettata... Ho giusto un po' di fame... E tu Miky cucini divinamente bene..." "Sei una ruffiana, Jess!" protestai e Raja ridacchiò. Sospirai prima di capitolare e chiedere "E sia. Mi seguite?". Non aspettai la risposta iniziando a cercare le chiavi nella borsetta. "Si, Ayrton Senna!" rise Jessika "Hey! Guarda che quel poveraccio si è impastato contro un muro! Non gufare!" sbottai sentendo la mia vena superstiziosa emergere con forza. "Ok Schummy!" "Spiritosa! Vedrò di andare piano!" ribattei sorridendo.
Inaspettatamente fu De La Rose a sedersi al posto del navigatore ed io gli raccomandai di mettersi la cintura di sicurezza, beccandomi un'occhiataccia.
  
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