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Autore: lazybones    18/02/2012    4 recensioni
Nella sua tragedia aveva trovato uno spiraglio di luce, una misera spiegazione a tutto il suo dolore. Forse tutta quella sofferenza lo aveva portato a questo, a quel gruppo, a quella canzone. Forse un giorno sarebbe davvero stato meglio, in pace con sé stesso e tutte le altre parole vuote che per lui non avevano ancora un minimo di significato. Forse un giorno avrebbe ripensato alla sua giovinezza e avrebbe sorriso. Forse non sarebbe mai arrivato a quel giorno e si sarebbe consumato prima come una candela, una delle tante su quell'enorme candelabro che era il mondo.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonciorno!
Hahaa, come pubblico in fretta. ç.ç *foreveralone*
Allora, questo capitolo non ha tante porcate Frerard come quello precedente, mettetevi l’anima (e le ovaie) in pace. Amen.
Non c’è molto da dire, a dire il vero. Più che altro volevo ringraziare come sempre coloro che lasciano recensioni anche se sono in punizione c’: (Layla JS Way sei figa!), siete troppo gentili, in fondo sta storia fa un po’ cagare. e.e Poi boh, c’è gente che la segue e/o la mette fra le preferite e non se fa sentì... vabbè. Siete fighe comunque, anche se immagino me la conti fra le preferite per puro errore e magari nessuno mi caga HAHA *foreveralone*.
AH, un’altra cosa. Non illudetevi (?), arriverà un punto in cui pubblicherò più lentamente perché ho finito i capitoli pronti (sì, sono una casa editrice e vi sto osservando). Senza citarti, so che stai leggendo, e spero che recensirai con un’altra recensione-delirio, che mi gaso anch’io così a schiattare saremo in due. <3
Pace e amorre.

 

Kathy G
 

P.S.: no, col cazzo che ci vediamo in fondo, questo capitolo è così patetico che non c’è bisogno di chiarimenti.
P.P.S.: bambine, non seguite l’esempio di Gerard. Lui è figo e può, noi no. ç.ç (ogni riferimento all’abuso di droga da parte di Gerard Way è puramente casuale) ß forse questo era un chiarimento da mettere in fondo. :°D vabbè, il titolo parlava già da solo, ciaoh.




- Drugs Gimme Drugs.
Lo vide avvicinarsi dal fondo del viale, con quelle sue ginocchia bizzarre e la sua andatura instabile e insicura, e provò solo un immenso moto d'affetto.
Gli avrebbe sorriso, ma al momento non ne aveva alcuna voglia. Sembravano passati anni dalla notte prima, forse perchè il tempo scandiva lentamente quando l'ansia stritola lo stomaco.
Si sedette al suo fianco, le mani affondate nelle tasche del cappotto in panno.
- Ehi. - lo salutò Gerard, senza tanto entusiasmo.
- Come stai? - domandò Mikey, corrugando la fronte.
- Sono stato peggio. Tu? -
- Sono in pensiero per te. -
- Mikey, non serve. Per te è già difficile pensare, figurati pensare a me... -
Mikey fece una smorfia, cercando di trattenere un sorriso, e lo fulminò: - Non è divertente. -
- Affatto. - confermò il fratello con un sorriso fugace.
Mikey gli sferrò una gomitata veloce e a dirla tutta poco forte: - Stronzetto. -
Rimasero in silenzio per qualche goffo istante, guardando gli alberi spogli e scheletrici che affiancavano il viale, il vento che soffiava gelido lungo le loro guancie fino alle orecchie.
- Non vuoi sapere come stanno i nostri genitori? - chiese quindi il fratellino. La domanda peggiore che avrebbe potuto fare.
- Non me ne fotte un emerito cazzo dei tuoi genitori. - puntualizzò Gerard, sottolineando come si deve l'articolo possessivo.
- Non puoi definirti orfano per una stronzata del genere. E il giorno che lo diventerai ti accorgerai che erano pur sempre i tuoi genitori, per quanto stronzi. -
- Non importa, ora l'ultima cosa che vorrei vedere sono le loro stupide facce. -
- Okay, e cosa farai nel frattempo? -
La sua domanda rimase sospesa nell'aria, sospinta forse dal vento sempre più in profondità nel cervello di Gerard.
- Non lo so. - ammise infine il più grande.
- Te lo dico io. Tornerai a casa, da me. Al costo di far girare mamma e papà con un sacchetto in testa. -
Gerard sorrise, riportando gli occhi sul viso di Mikey e chiedendosi cosa cazzo lo spingesse ad essere così adorabile con suo fratello, lo stesso che da piccolo gli sbatteva la paletta e il secchiello in testa, lo stesso che lo pigliava eternamente per il culo per le sue gambe rachitiche.
Gerard davvero non capiva come qualcuno potesse volergli bene, se lui per primo si detestava.
- E va bene. -
Mikey arricciò le labbra in un sorrisetto soddisfatto, dopodiché guardò Gerard, incuriosito: - Sotto quale ponte hai dormito ieri notte? -
- Ho dormito sotto le coperte di Frank, a dire il vero. - dichiarò il più grande.
Mikey strabuzzò gli occhi, stupefatto: - Cosa? -
- Oh, sì, Mikey, hai capito bene. Ho passato la notte con Frank. - esordì Gerard con un sorrisetto malizioso e compiaciuto.
- Vi siete slinguazzati per bene? - lo prese in giro il fratellino.
- Sì. - confermò l'altro, sollevando le sopracciglia con aria altezzosa.
Mikey sghignazzò, inconsapevole di quante verità contenesse la risposta di Gerard.
Lo sapeva che non gli avrebbe creduto, altrimenti se lo sarebbe tenuto per sé e avrebbe fatto l'omofobo offeso.
- Sì, tu e Frank... - farfugliò Mikey fra le risatine, - Vi ci vedrei bene insieme. -
- Davvero? Potrei farci un pensierino al riguardo, Mikey. -
- Oh, no. Per l'amor del cielo. - sghignazzò il più piccolo. Quando (ri)prese il controllo di sé stesso, fece un lungo sospiro liberatorio, con tanto di nuvoletta di fiato.
Gerard si accese una sigaretta e soffiò il fumo in faccia a Mikey, che fece una smorfia da ho-un-limone-in-culo-e-Cristo-non-è-il-massimo.
- Ah, Mikey. - disse a un certo punto Gerard, smettendo di soffiargli fumo addosso e aspettando brevemente che smettesse di tossire, - Sta sera pensavamo di uscire tutti insieme. -
- Chi lo pensava? Tu e il tuo cazzo? -
- No, okay, allora eravamo in quattro. Io, il mio cazzo, quello di Frank, e Frank. -
Mikey fece una smorfia: - Troppi genitali, Gee. -
Gerard rise: - Okay, è volgare. Non fraintendere, niente orge, niente incesti, niente di niente. Solo noi e un po' di droga. E magari qualche ragazza, ma poco importa, non ci ricorderemo nulla il giorno dopo, quindi... -
- Devastante. - commentò Mikey con un'altra smorfia.
- Non ti ho mandato a prostituirti vestito da santone, Mikey, ti ho solo proposto una serata divertente e alternativa rispetto ai nostri ritrovi nerd coi tuoi amici tredicenni. -
- Okay, okay, avete avvisato Ray e Matt? -
- Non ancora. -
- Scommetto che Ray non approverà. -
- Come vuoi. -
 
- Ragazzi, sarà uno sballo! – esclamò Ray saltando in macchina.
- Ma dai! – esordì Mikey, esasperato, allargando le braccia e guardando il soffitto dell’abitacolo.
Gerard gli lanciò un’occhiata da te-l’avevo-detto-io da dietro la spalla di Matt.
- Accelera, ragazzo! – ordinò poi il riccioluto, su di giri, - Dobbiamo andare a prendere Frank! –
- Ha ragione, metti in moto la macchina, cazzo! – rincarò la dose Gerard, battendosi una mano sul ginocchio e facendo ridere come un bambino Matt.
- Ma questa macchina è a quattro fottutissimi posti! – replicò Mikey con occhi sbarrati.
- Mikey! Ci sta sempre un quinto posto, per l’amor del cielo! Non essere tirchio! –
- Gerard! Ti ricordo che questa macchina è anche tua, quindi se vado in merda io con la tua macchina anche tu sei fottuto. –
- Non me ne fotte un cazzo. Premi quel fottutissimo piede rachitico sull’acceleratore, fratello! Sarà una gran nottata! –
- Sì! – confermò Ray, alzando una mano a pugno con enfasi.
A Gerard gli si illuminarono gli occhi, possibile che Ray fosse sempre così genuino ed entusiasta? Era semplicemente magnifico averlo nella band.
Nel giro di qualche minuto la macchina si fermò traballante di fronte alla casa di Frank.
- Mandategli un messaggio per dirgli che siamo ar... –
Ma Matt si era già sporto oltre la spalla di Mikey e stava già picchiando il pugno sul clacson facendo un gran frastuono.
Era proprio un batterista.
Frank corse fuori di casa ridendo e corse verso la loro macchina vecchia infilandosi una felpa. Era sempre così felice, e Gerard si rincuorava a vederlo così sereno. Avrebbe voluto essere come lui, ma non ne era invidioso. Era semplicemente contento che almeno una persona al mondo potesse respirare giorno dopo giorno senza sentirsi in colpa.
- Frank! – esclamarono in generale, spalancando la portiera dalla parte di Matt.
Frank si tuffò praticamente dentro la piccola macchina e finì dall’altra parte, addosso a Gerard. Lo abbracciò per le spalle e allungò comodamente le gambe sulle ginocchia di Matt.
- Siediti composto, idiota. – sbottò Mikey, la stessa pace interiore di una donna mestruata.
- Così va benissimo. – replicò Gerard, fulminando Mikey.
Frank piegò la testa indietro, lasciandosi andare in risatine estremamente compiaciute, e quando raddrizzò di nuovo la testa accarezzò la guancia di Gerard con le labbra.
Gerard avrebbe voluto approfondire quel contatto ma c’erano Matt, Ray e Mikey e beh, non gli andava di dare spiegazioni. Non quella sera.
Mikey premette il piede sull'acceleratore con più decisione del solito e si lanciarono in mezzo alle strade di Belleville cantando a squarciagola il cd misto da Ray generosamente preparato. Lo aveva chiamato "il disco del viaggiatore", ma ultimamente, quando era particolarmente pessimo, il titolo subiva una variazione e arrivava a chiamarsi "il disco del piccione viaggiatore". Era davvero triste, ma nessuno aveva trovato il coraggio di dirglielo.
Arrivarono di fronte alla discoteca, circondata da una folla indistinta di giovani, e Mikey parcheggiò la macchina con precisione chirurgica, beccandosi insulti da Gerard per la lentezza direttamente proporzionale alla quantità di merda nei panini del McDonald's.
Si trascinarono giù dalla macchina e aspettarono che Mikey la chiudesse per bene, osservando il locale.
Gerard non ci era mai andato davvero, però si ricordava che al liceo era giudicato come un locale da "gente figa". Ma nessuno sapeva davvero cosa si intendeva con ciò.
Beh, non sembrava chissà cosa. Seghe mentali da adolescenti, ecco cos’erano quelle del liceo.
Entrarono nel locale tutti insieme, ma appena si ritrovarono in mezzo alla folla di tette, culi e cazzi a tiro si persero tutti di vista.
A dire il vero, Gerard detestava i posti così. Li trovava così volgari e pesanti.
La musica, poi, era martellante, sembrava che un trapano gli stesse perforando ritmicamente il cervello, e la sensazione non era gradevole. Affatto.
Con una smorfia attraversò la folla e raggiunse il bar, dove bevve due Beileys in velocità, tanto per disinibirsi un po'.
Una mano calda gli afferrò la sua, fredda, e lo trascinò giù dallo sgabello dove era seduto. Fra le luci intravide il viso di Frank, quindi smise di preoccuparsi e si lasciò guidare dai suoi movimenti. Agì solo quando sentì le sue labbra umide sulle sue e la sua lingua passargli una pasticca di ecstasy, probabilmente.
La mandò giù subito, dopodiché trasse Frank a sé e lo baciò a lungo, sentendosi quasi in un posto privato e al sicuro e non in mezzo a una folla di persone per lo più estranee.
Non sentiva nemmeno più la musica, sentiva solo Frank e le sue labbra, con quel piercing che incuriosiva continuamente la sua lingua.
A un certo punto, alla figura di Frank si sostituì una più morbida e formosa, una figura femminile di qualcuno, che lo guidò in bagno.
Sentiva solo il suo profumo, e un perforante piacere.
Tutto si faceva sempre più confuso, le luci diventavano sempre più accecanti e la musica, improvvisamente, gli faceva esplodere la testa.
La pelle chiara della ragazza era ovunque e le labbra di Gerard avevano preso a muoversi inconsciamente su quel corpo sconosciuto. Le mani le accarezzavano la pelle liscia e morbida, man mano sempre più nuda. I gemiti gli invadevano le orecchie, quasi fastidiosamente, e ben presto si accorse che uscivano dalla sua stessa gola.
Tutto era confuso, non seppe nemmeno quanto durò prima di ritrovarsi di nuovo fra tutta quella gente e quelle luci che diventavano sempre più accecanti, e quella musica che gli faceva esplodere la testa.
Adorava non capire cosa stava succedendo, adorava provare sensazioni senza porsi delle domande, adorava accoglierle senza sentirsi in colpa.
Adorava la droga.
 
- Lurido figlio di puttana! -
Gerard spalancò gli occhi e venne trapassato da un dolore allucinante all'altezza della tempia. Mal di testa, ecco.
- Eh? - farfugliò, guardando con occhi sbarrati Mikey colpirlo con un cuscino.
- Ti sei fatto la ragazza dei miei sogni, brutto schifoso verme! - tuonò il fratellino, furioso.
- E' possibile. - confermò tranquillamente Gerard, annuendo.
- Ma io ti ammazzo! -
- Mikey, è solo una ragazza. Ce ne sono di migliaia al mondo, e fidati che si somigliano tutte. Era una delle tante, scoparsi lei o un'altra non fa differenza. -
- Ma come ti permetti? Io la amavo! -
- Ma lei non ama te. Il tuo amore non corrisposto non le vieta di scopare con chi vuole. - spiegò il fratello più grande.
Mikey emise un verso furioso, simile al ringhio di un chihuaua, e si sedette sul bordo del letto di Gerard, le mani strette a pugno e i denti digrignati.
- Da quanto ti piaceva? - domandò lentamente Gerard, sbadigliando.
- Quattro anni. -
Gerard si immobilizzò: - Ah. -
- Sì, sei uno stronzo. -
Il più grande sospirò: - Potevi fartela, Mikey. Devi imparare a farti avanti. -
- No, perchè io ho rispetto delle donne! -
Gerard sorrise, commosso: - Ma Mikey, se lei per prima non si rispetta, perchè dovresti rispettarla tu? -
- Perchè la amo. -
- Bene. Non se ne farà niente del tuo amore, sappilo. -
- Sei un mostro. - sbottò Mikey, gli occhi pieni di lacrime.
- No, piccolo, sono cinico e insensibile. - lo corresse Gerard, accarezzandogli in velocità una guancia e scendendo con un balzo dal letto.
- Dove vai? - strillò il fratellino.
- Da Frank. Oggi è sabato, no? -
- A proposito di Frank, l'altro giorno non scherzavi riguardo i slinguazzamenti, eh? - domandò tetro Mikey, quasi a disagio.
- Che vuoi dire? - domandò Gerard, decidendo in velocità di tenersi sul vago. Fanculo il mal di testa, aveva controllo delle sue gesta in ogni caso.
- Pensavate di non saltare all'occhio ieri notte? Vi abbiamo visti tutti. -
- Eravamo ubriachi. - fece spallucce il più grande, levandosi la t-shirt enorme che usava come pigiama e infilandosi la felpa di Star Wars.
- Era palese, ma io e Ray quando siamo ubriachi rimaniamo etero. -
- Questo è quello che pensi tu. Onestamente, Mikey, pensa a ieri sera. Ti ricordi davvero con esattezza tutto ciò che hai fatto? -
Mikey spalancò gli occhi, terrorizzato, e arrossì.
Gerard rise: - Vado da Frankie, ci si vede! - 
 
Suonò al campanello, e Gerard si agitò appena quando ad aprire non venne Frank ma sua madre. Non aveva minimamente calcolato che ci fossero i suoi in casa.
- Salve! - esclamò Gerard con un sorriso, cercando di rilassarsi, - Sono Gerard, un amico di Frank. –
“Ha! Amico...”
- Oh, capisco... Frank! - lo chiamò ad alta voce, voltandosi verso le scale prima di tornare a guardare Gerard, - Beh, piacere, io sono la mamma. -
- Piacere mio, signora Iero. -
Frank scese le scale a passo veloce, stranamente agile nonostante la sua espressione non fosse delle migliori. Doveva essersi svegliato da poco, se non proprio quando la madre lo aveva chiamato.
- Ehi. - lo salutò Frank, con un sorriso a metà fra il confuso e il sorpreso, il tutto a regalargli un'espressione adorabile.
- Ehi. - salutò a sua volta Gerard con un ampio sorriso, e si chiese perchè facesse il finto cordiale con sua madre lì. Era uno dei motivi per cui si detestava, non riusciva mai ad essere sé stesso.
- Mamma, potresti...? - domandò il più piccolo, esasperato, gesticolando con le mani.
- Oh! Hai ragione, scusatemi! - squittì la madre con un sorriso, - E' stato un piacere, Gerard! Se vuoi fermarti per pranzo... -
- Mamma. - ringhiò Frank, e sua madre se ne andò definitivamente, salutando un altro paio di volte Gerard nel breve tragitto dalla porta alla cucina.
- Non ti ha nemmeno fatto entrare, cazzo. - osservò Frank, venendogli incontro.
Gerard lo prese come un invito e sorpassò la porta aperta, chiudendosela alle spalle per non far scomodare ulteriormente Frank.
- Le viene male fingersi gentile... - continuò borbottando Frank. Più che parlare con Gerard, sembrava che stesse pensando ad alta voce.
- Che vuoi dire? - chiese quindi Gerard, anche se non era difficile immaginarlo.
- Aspetta, prima vieni su. Ha anche l'ottima abitudine di origliare, sai... - gli disse a bassa voce Frank, in tono confidenziale, prima di prenderlo per mano e accompagnarlo su per le scale.
Gerard era nettamente sorpreso da quel suo gesto, ma adorava le mani calde di Frank perchè le sue erano sempre fredde.
Entrarono nella camera di Frank, che aveva ancora le tapparelle chiuse e un odore forte di alcool e sigarette.
Anche la camera di Gerard aveva spesso quell'odore, aveva cominciato a trovarlo quasi gradevole.
- Ti ho svegliato? - domandò Gerard, nel buio, mentre ascoltava i passi pesanti di Frank fino alla finestra.
- Non importa, è un bel risveglio se ci sei tu. - blaterò l'altro, trafficando rumorosamente e graffiando con le unghie il muro alla ricerca della corda per tirare su le tapparelle. Quando la trovò emise un verso soddisfatto e le tirò su in velocità. Aprì la finestra e strizzò gli occhi, colpito in piena faccia dal sole, dopodiché si voltò e guardò con aria stordita Gerard.
- Scusa la puzza. - disse con una smorfia.
Gerard sorrise: - E' il tipico odore post-nottata devastante, anch'io sta mattina mi sono svegliato con l'aroma di sbronza e cicche nell'aria. Ha il suo fascino, in realtà. -
Frank scosse la testa e sorrise, ancora un po' rincoglionito. Dopodiché si sedette sul letto e gambe incrociate e batté una mano sul materasso al suo fianco: - Vieni qui. -
Gerard si avvicinò e si sedette al suo fianco.
Frank gli abbracciò il collo con un braccio e il petto con l'altro e lo sospinse delicatamente contro il materasso, distendendo entrambi, e posò la guancia sul suo petto con gli occhi chiusi.
- Hai sonno? - gli domandò Gerard, accarezzandogli i capelli e posandoci un bacio in mezzo.
- No, ho mal di testa. - borbottò Frank, le sopracciglia corrugate in un adorabile espressione incazzata.
- Anch'io, a dire il vero. Sai cos'ho scoperto? - chiese Gerard sorridendo gasato.
- Cosa? -
- Che ieri notte mi sono scopato la ragazza dei sogni di Mikey. -
Frank scoppiò a ridere, letteralmente, e prese a battere una mano sulla pancia di Gerard: - Nooo, proprio lei? Povero Mikey! Che sfiga! -
- Lo so! - esclamò Gerard, sghignazzando, - Voglio dire, non l'avevo calcolato, hai presente? Me la sono ritrovata lì, a ciucciarmi il cazzo e Cristo, non avevo comunque idea che Mikey fosse innamorato davvero di qualcuno... cioè, quattro anni. Era innamorato di lei da quattro anni. Mi ammazzerà nel sonno, ne sono certo. -
Frank continuava a ridacchiare: - Esilarante. -
Rimasero per un po' in silenzio, in attesa che le loro risatine convulse si placassero, dopodiché fu Gerard a parlare per primo.
- Ieri ci hanno visti quando eravamo insieme in atteggiamenti poco innocenti. - dichiarò con aria grave, accarezzando con la punta delle dita la spalla di Frank.
- Oh, cazzo, no... - farfugliò lui, gli occhi di nuovo chiusi.
- Pensi che...? -
- Penso che sia solo una rottura di palle. - tagliò corto Frank, interrompendo a dirla tutta in maniera un po' brusca Gerard.
- Oh. - commentò il moro, preso in contropiede dal tono infastidito di Frank.
- E' sempre il solito discorso... mi chiedo cosa ci sia di male. Se fossi una ragazza nessuno se ne preoccuperebbe. Secondo me le possibilità che un ragazzo sia gay sono al cinquanta per cento con quelle che sia etero. Capisci? E' la stessa cosa anche con le ragazze. Hai solo il cinquanta per cento di possibilità di trovarne una etero. Sono i film che ti mettono lì le coppiette etero come stereotipi, in realtà non è così sconvolgente che entrambi siamo gay... o bisessuali, o quel che è. Anzi, no, giusto, noi non ci diamo un nome. Siamo troppo figli di puttana per avere un cazzo di nomignolo. - . Frank stava blaterando, e la cosa sconcertante era che la maggior parte di cose che diceva aveva un senso ed erano condivisibili per Gerard. In modo allarmante.
Gerard rimase in silenzio, riflettendo troppo a lungo su cose troppo semplici. Stava perdendo colpi ed era solo all'inizio della giornata.
- Immagino... di sì... – farfugliò infine il moro.
- Hai fatto la pace con i tuoi? - domandò Frank, gli occhi ancora chiusi e la voce che parlava lentamente e bassa.
- Non li ho nemmeno visti. O almeno non che io mi ricordi. -
- Mh. -
- E comunque non ho intenzione di scusarmi con loro. -
- Gerard, Gerard, cosa avevamo detto riguardo l'orgoglio? - domandò il più piccolo con palloso tono da maestrina.
- Che devo tenermelo da parte. - recitò Gerard con uno sbuffo, quasi fosse una filastrocca, - Però non si tratta di orgoglio. Si tratta di giustizia, cazzo. -
- Fai come credi. - sospirò infine Frank.
- Cosa dicevi prima riguardo tua madre? - domandò dopo un breve periodo di pausa l'altro.
- Ah, niente, che mia madre è ossessionata dall'apparire una madre e una moglie modello, in realtà non è niente di tutto ciò... -
- Mh. Vuoi parlarne? - chiese goffamente Gerard.
Frank si scostò e si alzò a sedere, e l'altro si allarmò quando vide che aveva gli occhi colmi di lacrime. Il più piccolo abbassò lo sguardo e una lacrima scivolò velocemente lungo la sua guancia.
- Frank. - sussurrò Gerard, senza sapere che fare esattamente. Era da tanto che non cercava di essere d'aiuto, non si ricordava nemmeno più come si facesse.
- Non è mai stata una madre, capisci? E'... una specie di coinquilina e basta, lo è stata da sempre. Quando ero piccolo ero completamente terrorizzato dai miei genitori, ero un ragazzino insicuro e loro non facevano altro che umiliarmi e bastonarmi emotivamente. Non ho mai... sentito di avere dei genitori. Mai. E' come essere orfani... forse peggio. Cioè, io l’ho vissuta male. Forse qualcun altro non reagirebbe così. -
Gerard era senza parole, e si sentiva estremamente a disagio. Che doveva dirgli? "Mi dispiace"? "Andrà meglio"? No, suonava così male.
Per fortuna Frank lo abbracciò, liberando Gerard da quella tortura visiva, e il moro gli circondò la vita con le braccia, lasciandolo sfogarsi contro la sua felpa, che con ogni probabilità si stava riempiendo di muco e Dio solo sa di cos'altro.
Rimasero così qualche minuto, dopodiché Frank sciolse l'abbraccio per primo e si scostò, strofinandosi i dorsi delle mani sugli occhi arrossati come un bambino. Aveva il naso rosso, sembrava Rudolph ed era estremamente carino. Era impossibile non provare tenerezza nei suoi confronti.
- Come stai? - domandò con dolcezza Gerard, levandogli una mano dagli occhi e accarezzandola con i polpastrelli freddi.
- Ho ancora mal di testa. - borbottò Frank, dopodiché entrambi risero, disperdendo la tensione nell’aria e l'atmosfera rigida si sciolse mentre il tempo proseguiva più fluidamente, senza imbarazzo, disagio o ansia.
- Okay, Frank, sai una cosa? Tutti abbiamo dei problemi. E' assolutamente normale. E ci sono perchè ognuno di noi è diverso, e di conseguenza li elaboriamo in maniera diversa. Se una persona sorride non per forza non hai mai conosciuto il pianto, capisci? E' solo riuscita ad andare avanti. Ed è quello che dobbiamo fare anche noi, okay? Lo faremo, insieme. -
Frank annuì e un sorriso si allargò sul suo viso: - Hai ragione. Insieme. -
 
 
  
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