Scura giornata di febbraio.
Mi alzo dal divano e vado in studio.
Pile e pile di libri sul tavolo. Vuoto.
La finestra socchiusa. Fa freddo.
Mi siedo e sto fermo. Solamente fermo.
Non guardo, non parlo, non sento.
Poi a un tratto, vedo la tua penna nascosta in mezzo a riviste di sport.
Sì, la tua penna,  blu e verde, quella che mi hai regalato anni fa.
La mente si acquieta e tace. I pensieri scorrono leggeri, volteggia l’immagine tua fra i meandri della mia anima.
Assaporo fino all’ultimo questo dolce momento di estasi. Mi sembra di averti accanto, poterti accarezzare delicatamente, sentire il tuo inconfondibile e tranquillizzante odore.
E ti penso, ti penso.
Ripercorro tutto il tuo corpo, i minimi dettagli stampati in fronte.
Scavo nella memoria e riporto alla luce i momenti passati.
Che non tornano più.
Ricordo perfettamente i tuoi lucenti capelli d’oro. Freschi come il grano.
Ricordo perfettamente quegli occhi azzurri penetranti, onde che si infrangono nello scoglio.
Il tuo viso nordico, la tua pelle nivea e pallida, come l’alba invernale.
Il tuo naso pronunciato, che ti rende così speciale e diversa dalle altre.
Ricordo il tuo corpo fluente, le tue forme perfette, il tuo conturbante seno.
Non ho dimenticato i tuoi sorrisi che tolgono il fiato, sorrisi che non scordi più.
Non ho dimenticato il tuo aroma di talco e vaniglia, che sentivo quando muovevi i capelli.
Ma di te mi manca quella luce che emanavi, il tuo carattere angelico e infuocato.
La tua voce.
I tuoi saluti imbarazzati.
Ho paura di dimenticare.
Dimenticare tutto quanto.
Non ricordarmi più niente di te.
E’ una continua  agonia. Ho bisogno di te. Disperatamente.
E la tua penna mi cade.
Pezzi di plastica. Inchiostro verde sul pavimento.
Sento che mi sto allontanando da te. Sempre più. Inesorabilmente.
Non dimenticarmi.
Ti prego, T.
Ti amo.