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Autore: Elanor Eliniel    18/02/2012    3 recensioni
Elanor, razionalista e devota ad Ulmo, e Niphredil, dolce fanciulla e amica delle cose che crescono, sono le due nipoti di Cìrdan, cresciute nel Mithlond, sulle rive del Mare.
Ma il mare stesso è mutevole, la Guerra dell’Anello si avvicina e nonostante le speranze di una vita di semplicità, si ritroveranno coinvolte in eventi più grandi di loro, eventi che le separeranno per poi lasciarle a rincorrersi, per poi sradicarle dalle loro tranquille esistenze, sino a spingerle in una nuova dimora e in terre sempre più distanti.
Tra gemme e profezie provenienti dai Tempi Remoti a lettere per Gil-galad datate Seconda Era; tra ombre che si allungano da Sud a paesi nel profondo Est o celati tra i monti; tra amori che rischiano di essere spezzati ancor prima di germogliare e amicizie che nascono in modo inaspettato, questa è la storia di come le due sorelle attraversarono la fine della Terza Era, sino a venirne fuori. Forse.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arwen, Elrond, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elanor & Niphredil'
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- Ciò che ho potuto mostrarti, in queste due settimane l’hai appreso con molta pazienza. Altre cose io conosco, che tuttavia è bene non mostrare. Ma ben di rado ho scorto una tale affinità per gli Olvar, per cui sono lieta del tempo speso in tua compagnia. – disse Galadriel con dolcezza.
- Siete voi ad essere troppo gentile nei miei confronti, signora. – rispose Niphredil.
Le figure delle due donne rilucevano nel primo grigiore del crepuscolo.
- Il tuo cuore è turbato, figliola, i tuoi occhi ti tradiscono. Se me lo chiedi, potrei essere in grado di sollevarti dalle tue pene, ma anche di rendere peggiore la tua angoscia. Nessuno potrebbe dirlo. –
Gli occhi scuri della mezzelfa si strinsero dubbiosi. L’oscurità della sera stava avanzando, portando con sé un’atmosfera di inquietudine che faceva da sfondo alle parole misteriose della Dama.
- Non riesco a comprendere il senso delle vostre parole, signora. –
Galadriel allora le fece cenno di seguirla e lentamente la condusse in un piccolo giardino oltre una verde siepe. Niphredil la seguì, scendendo dei gradini e giungendo in una piccola conca verde, dove su di un piedistallo vi era un bacile d’argento. Con un brocca, la Signora di Lòrien riempì la vasca di acqua che sgorgava da un ruscello e vi soffiò, attendendo poi che le increspature sulla superficie svanissero.
- Lo specchio – constatò Niphredil cominciando a capire. – Mi state offrendo di guardare, ma non so se la mia volontà è così ferma. –
- Ma lo Specchio non è mai asservito del tutto alla nostra volontà; puoi cercare di vedere ciò che desideri, ma esso può mostrarti immagini spontaneamente e senza che tu ne abbia alcun controllo. Mostra il passato, il presente e i possibili futuri; potresti trarre conforto dalle visioni, se deciderai di guardare, ma anche perderti in esse. –
- Capisco – mormorò la fanciulla, esitante. Pensò a sua sorella, desiderando e temendo di vedere quale fosse stata la sua sorte. Il timore di scorgere gli attimi della sua fine la tratteneva.
- Si tratta di scegliere se sono in grado di accettare definitivamente un dolore già noto, o se preferisco continuare a vivere in una folle, illusoria ed infima speranza. – disse guardando Galadriel negli occhi.
- Soltanto tu puoi decidere se guardare, la mia è un’offerta, non un consiglio. Tuttavia se ti interessa conoscere il mio parere, ritengo che la verità sia, in ogni caso, auspicabile. –
Niphredil respirò profondamente, lasciando che tutti i suoi dubbi fluissero via con quel gesto; si chinò sulla vasca e scorse il cielo stellato sopra di lei; ma ben presto questo si offuscò per lasciare spazio ad una nuova visione.
Mìrdan giaceva nell’erba verde, impossibile per lei capire dove si trovasse. Da una ferita sul petto sgorgava sangue copiosamente; i capelli scuri ricoprivano in parte il volto. La fanciulla tese una mano verso di lui, trasalendo.
- Non toccare l’acqua. – l’ammonì Galadriel.
Niphredil si controllò, ritraendo la mano appena in tempo, e subito la visione svanì.
Il verde dell’erba mutò nell’azzurro del mare, ma era un mare ormai calmo. Una piccola imbarcazione di legno candidò arenò su una spiaggia dorata. Un corpo inerte, apparentemente senza vita, scivolò sulla riva, cadendo come un peso morto.
Le mani della Dama degli Alberi tremarono, in attesa.
Riconobbe la figura della sorella, in un groviglio di abiti che le parvero familiari. Contro ogni speranza, s’accorse che si stava muovendo: sollevava il capo e tossiva.
Due donne le andarono incontro; sullo sfondo un castello a picco sul mare, ricco di stendardi azzurri con un disegno bianco al centro; pure, troppa era la distanza per capire bene l’aspetto del vessillo.
- No! – esclamò Niphredil, vedendo l’immagine sbiadire e svanire.
Un’Elfo di bell’aspetto, dai capelli biondi ed occhi celesti stretti e penetranti le sorrise, ma il suo era un sorriso triste, accompagnato da un cenno del capo di congedo. Balzò a cavallo e corse via, lasciando nella fanciulla un’inspiegabile senso di vuoto e di abbandono.
La Mezzelfa sollevò il capo e lo specchio tornò ad essere un semplice bacile colmo d’acqua. Respirava affannosamente, cercando di afferrare e trattenere tutti i dettagli che sembravano sfuggirle, come al risveglio da un sogno.
I suoi occhi incontrarono quelli grigi di Galadriel, che la osservò con fermezza.
- E’ viva – esclamò Niphredil concitata e tremante – E’ viva, io l’ho vista, la soccorrevano… -
Sembrava a stento riuscire a mettere assieme le parole, mentre Galadriel la ascoltava senza profferir parola.
- C’era…c’era un castello a picco sul mare, con vessilli azzurri ed una sagoma bianca al centro. –
- Dol Amroth, è questo che hai visto – spiegò Galadriel – Lo stemma è una nave cigno bianca su fondo azzurro. Tua sorella si trova a Gondor dunque, o almeno si trovava lì anni fa. –
Gli occhi scuri della fanciulla si fecero lucidi.
- Per tutto questo tempo…ho creduto…abbiamo creduto…Ma perché non è tornata? Forse è in pericolo. –
Nel pronunciare la parola pericolo, con un tuffo al cuore le ritornò in mente l’immagine di suo padre sanguinante.
- Devo partire, c’è dell’altro, mio padre è in pericolo. -
Galadriel le si avvicinò e le poggiò le mani sulle spalle.
- Tranquillizzati e descrivi la visione con calma, se lo desideri. Io e sire Celeborn invieremo dei messaggeri al porto elfico di Edhellond, vicino Dol Amroth, e presto sapremo se di Elanor è giunta notizia. –
 
Così avvenne ed il dì seguente Dama Niphredil lasciò Lothlorien, diretta ai Porti Grigi assieme ad un paio di accompagnatori, onde recar notizia delle sue due visioni alla sua famiglia; frattanto un paio di viaggiatori partirono alla volta del porto meridionale dei Silvani.
 
Al momento della partenza, la Dama degli Alberi uscì da Caras Galadhon in fretta, dopo un cortese congedo dai Signori del Lòrien; le immagini confuse che aveva scorto nello specchio il giorno precedente si sovrapponevano e confondevano fra loro; l’ansia per la sorte di Elanor rendeva il tutto meno chiaro e la speranza di ritrovarla era tosto spazzata via dalla preoccupazione per suo padre Mìrdan, che nei meandri della sua mente giaceva a terra nel suo stesso sangue. Fu così che quasi non si accorse di passi leggeri, simili ad una danza, alle sue spalle.
- Cugina! – esclamò un voce carezzevole come il velluto.
I due Elfi si fermarono e Niphredil si voltò. Aveva trascorso due settimane in sua compagnia, pure, l’immagine che si ritrovava innanzi non poteva non suscitare rinnovata meraviglia.
La più bella dei figli di Iluvatar la raggiunse in fretta, ma senza scomporsi, senza alcun affanno. La chioma corvina simile a seta ornava la bianca figura e la luce dei suoi occhi era quella di due grigie stelle del firmamento.
- Credevo che avessimo già preso congedo, mia cara. – fece Niphredil sorridendo con dolcezza.
- E’ così, mia giovane congiunta. – rispose la figlia di Elrond – Pure, questa notte, ho tessuto questo per te dopo essere venuta a conoscenza dell’imminente partenza e desideravo che tu lo avessi poiché non molto frequenti sono i nostri incontri. –
Schiuse le mani mostrando uno stemma della casata di Cìrdan, che appuntò sul mantello verde di Niphredil.
- Ciò che proviene dalle tue mani è secondo soltanto alla tua bellezza. – commentò la figlia di Mìrdan – Ti ringrazio per questo dono. –
Arwen si limitò a sorridere, estraendo qualcos’altro dal proprio mantello.
- Il merito è di mia madre Celebrìan da cui ho appreso tale arte. – fece, oscurandosi in volto, mentre cresceva la consapevolezza che non l’avrebbe mai più rivista.
Porse alla congiunta un emblema identico a quello che le aveva appena donato e glielo pose tra le mani, stringendogliele.
- Dallo a tua sorella da parte mia. Il mio cuore mi suggerisce che è viva. Eravate poco più che bambine l’ultima volta che l’ho vista... –
Niphredil fissò l’intreccio delle loro mani, commossa. Soltanto allora notò un vistoso anello al dito della figlia di Elrond. Due serpenti dagli occhi di smeraldo si intrecciavano; uno di essi reggeva una corona d’oro, che l’altro divorava. Aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare dove avesse già visto quella scena.
- L’anello di Barahir! – esclamò di colpo sollevando il capo e sgranando gli occhi, mentre le sovveniva l’illustrazione ammirata in uno dei tomi nella biblioteca di suo nonno Cìrdan.
- Esatto, sei ben dotta sulla storia delle ere passate. – sorrise Arwen.
- Non credevo fosse pervenuto ad Elrond tuo padre… - disse Niphredil smarrita – Ho sempre saputo che era stato tramandato ad Elros nostro zio, poiché egli scelse il destino di Beren. –
- E difatti è così, non ti stai ingannando. –
- Appartiene ai discendenti di Isildur. – aggiunse Niphredil, ricordando i discorsi di Mìrdan sui suoi compagni Dùnedain.
Arwen continuava a fissarla coi suoi occhi grigi, annuendo senza dire nulla.
- Dovrebbe essere pervenuto all’Erede di Isildur, se ve n’è ancora uno in vita. –
- E’ da lui che l’ho ricevuto in dono – sussurrò la figlia di Elrond, lo sguardo perso in direzione del Cerin Amroth, come se potesse scorgervi qualcosa che agli altrui occhi non si palesava.
E Niphredil comprese, mentre un terribile pensiero s’ affacciava nella sua mente; incredula strinse gli occhi scuri cercando nel volto della cugina qualcosa che confermasse ciò che aveva intuito; pure, tutto in lei era fresco e giovane, nonostante gli innumerevoli anni trascorsi nella Terra di Mezzo.
- Un anello non è un dono qualunque – disse con fermezza.
- Dici il vero. – rispose la Stella del Vespro.
Niphredil conservò l’omaggio per sua sorella, in silenzio, gli occhi bassi.
Poi, d’un tratto, alzò nuovamente lo sguardo sul volto della congiunta e le strinse le braccia, afferrandola.
- Quanto vale questo dono per te? –
- Non immagineresti quanto. –
- L’e…l’eternità? – balbettò la più giovane.
 
- Hai un buon intuito, Niphredil. -
La Falathrim scosse lentamente il capo, angosciata, lasciando la presa sulle bianche braccia della dama che aveva di fronte. L’idea assurda ed innaturale che un giorno sua cugina avrebbe lasciato il mondo per davvero prese forma. Aprì la bocca, tremante, ma Arwen alzò una mano per zittirla.
- Nulla accade a Lòrien senza che la sua signora lo sappia. Ella neppure ha potuto cambiare il volere di sua nipote; qualsiasi cosa dirai, non servirebbe a nulla; la scelta è compiuta.
Non è ancora tempo per te di compiere la scelta, non hai ancora vissuto a sufficienza; potresti, in tutta sincerità, biasimarmi? A noi Mezzelfi è dato di scegliere, e ciò è al contempo un dono ed un onere. –
- No, credo che non dirò nulla. – convenne Niphredil in un triste sospiro.
Un attimo dopo, ella ed Arwen si gettarono l’una tra le braccia dell’altra, stringendosi con forza.
- Va’ ora. Lunghi sono ancora i miei anni e ci rivedremo molte volte prima della fine. L’Ombra si allunga su queste terre e la minaccia ad Oriente s’accresce. Pure, conserva sempre nel tuo cuore la speranza che essa un giorno svanirà. Verrà un tempo in cui, sono certa, comprenderai le mie motivazioni e le mie scelte, ancorché non al mio stesso prezzo. Namarie! –
E fu così che le due congiunte si separarono, ma in tempi successivi le loro strade si sarebbero rincontrate per una nuova stagione.
 
 
Aveva trascorso quindici giorni galoppando con grande rapidità assieme alla nuova amica Fearil; tuttavia, erano ben quattro giorni che, provenendo dal Meridione, s’aggirava attorno alle pendici del bosco, senza tuttavia riuscire a trovarne un sentiero d’accesso. Gli ultimi soli erano stati forse il periodo peggiore, ché Elanor non riusciva a trovar altro che alberi fitti o mura di terra; così cominciò a convincersi che la via d’accesso fosse esclusivamente da Nord.
La notte, i rumori e gli ululati la terrorizzavano; era solita nascondere il candore di Fearil tra gli alberi più fitti e arrampicarsi su uno di questi finché il sole non fosse sorto.
All’alba del quinto giorno dacché era giunta ai confini del reame, decise di continuare a puntare verso Nord, benché fosse certa di trovare la strada sbarrata dal Celebrant che dona le sue acqua al Grande Fiume.
Fiancheggiò per alcune ore l’Anduin, sino a raggiungere il luogo ove i due fiumi s’incontravano; il sole era ormai alto, ma la mattinata invernale era fredda e l’aria gelida le sferzava il viso; negli ultimi venti giorni il tepore autunnale aveva lasciato del tutto quelle terre.
Si strinse nel mantello, pregando Manwë di allontanare quel vento che le raggelava le membra; anche Fearil appariva ora stanca ed infreddolita, ma Elanor era determinata a trovare una via d’accesso alla terra di Galadriel e a trarre in salvo se stessa e l’animale.
Infine, il sole di mezzodì si levò alto a riscaldare debolmente la terra; i suoi raggi ora si riflettevano dinanzi ad Elanor e Fearil, nelle acque dell’Argentaroggia, che tagliava la loro strada confluendo nell’Anduin. Elanor sospirò, cercando di rammentare le parole di sua madre, non senza provare una fitta al cuore.
- I Galadhrim chiamano Naith il punto in cui i due fiumi si congiungono, e da lì talvolta salpano delle imbarcazioni a forma di cigno, costruite su modello di quelle di Alqualondë, principale città della baia di Eldamar. -
Ricordò quanto adorasse i racconti su Valinor da bambina; e Nìsiel le aveva sempre detto che il Lòrien serbava in sé tanti piccoli ricordi del Reame Beato, a partire proprio dal nome.
Non aveva ancora raggiunto il Naith, quando ebbe la sensazione che a manca, dal lato del bosco, degli occhi si posassero su di lei.
Due guardie elfiche, vestite di verde e marrone, emersero dal bosco verde e dorato; gli occhi puntati sulla nuca della dama e gli archi tesi.
- Scoprite il volto, chiunque voi siate! – fece uno di loro in Ovestron.
Elanor trattenne il fiato per un istante, poi sospirò sollevata e quasi rise tra sé e sé.
Molto lentamente, con entrambe le mani lasciò cadere il cappuccio sulle spalle, rivelando la chioma femminile. Poi Fearil volse i propri zoccoli verso gli interlocutori in modo che Elanor potesse palesare il proprio volto alle guardie.
- Chiedo scusa, signora. – riprese l’Elfo osservandola in viso – E’ chiaro che appartenete alla nostra razza. -
- Non vi è nulla da scusare. Sono Elanor figlia di Mirdan e chiedo asilo presso i Signori di Lòrien dopo venti giorni di viaggio. –
- Vi condurrò tosto presso di loro. – 


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Rieccomi! Stavolta un capitolo dedicato prevalentemente a Niphredil...che per pochi giorni non ha incontrato sua sorella! E la scoperta del fato di Arwen...presto avremo anche la reazione di Elanor e potremmo metterle a confronto, in un certo senso. Un grande abbraccio a chi segue e soprattutto commenta!

Thiliol: Buon anno anche a te cara! Mi dispiace averti fatto aspettare un po', però posso dirti con certezza che Neron non è Aragorn...e non lo vedremo per parecchio tempo! Sono felice che tu ti stia appassionando :)
Black_Moody: Tanti auguri anche a te, con palese ritardo :P Come vedi c'è mancato davvero poco e per circa cinque giorni non si sono incontrate e resteranno divise per...beh, un altro po'. Niphredil d'altronde ha avuto i suoi buoni motivi per andar via! Spero che il confronto Niphredil- Arwen ti sia piaciuto! Quanto a Neron, come ho già detto sparirà per un bel po' ed è un personaggio un po' slegato, pronto a offrire una mano e a portare informazioni utili per poi sparire...ma stai pur certa che ricomparirà ;)
Elanor89: Ciao omonima :) Ti ringrazio molto per i complimenti :) Capisco la tua sensazione iniziale perché anche io l'ho provata a volte, però forse riflettendoci non è così strano: Elanor e Niphredil devono essere tra gli Elfi dei nomi molto comuni, un po' come Rosa qui in Italia :) Anche per me questo è un po' un ritorno al passato, fa piuttosto sorridere riprendere in mano qualcosa che si è scritto sei anni fa per trasformarlo in qualcosa di più maturo. Detto questo, mi farebbe veramente piacere un giorno leggere la tua storia; una storia di Elfi nella Quarta Era, proprio per via del fatto che molti lasciano la Terra di Mezzo e che lo scenario non è pienamente definito, apre a molte possibilità :) A presto!
thegreenminstrel: Ciao, mi fa molto piacere che la storia ti piaccia e ti ringrazio! Cerco di fare il possibile per non contrastare con il canon e quindi rendere il tutto verosimile! a presto!

  
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