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Autore: xkissmejdbieber    18/02/2012    3 recensioni
"..cominciò a cantare con lui, erano due voci sole. Si guardavano negli occhi perdendosi e rincontrandosi, lasciando scorrere la musica nell’aria. Liberi di essere."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                When You smile.. I smile
                                                  
                                                                                                                   Nulla è più vero di un paio di occhi.              

Guardò gli alberi delle aiuole davanti casa sua. Il fogliame verde estivo era diventato giallo, arancione e rosso. Erano colori caldi che poco si addicevano a quella stagione in cui arrivava il freddo che tanto odiava. Era ormai buio e le strade la spaventavano. Lei e Justin avrebbero guardato insieme un film a casa sua con Gaia. Si incamminò verso casa di Justin a passo svelto e dopo un po’ arrivò e bussò al citofono. Le rispose una voce femminile con un accento americano molto più marcato di quello di Justin, doveva essere Pattie di cui il ragazzo le aveva molto parlato.
“Pronto?”
“Sono Sofia.. ehm, un’amica di Justin.”
“Si, Sali. Quarto piano.”
Salì rapidamente le scale e trovò la porta socchiusa, entrò. Faceva molto caldo dentro e si tolse cappello e cappotto che appese all’appendiabiti. Osservò il parquet scuro, i due divani di pelle dello stesso colore disposti a “L”, la televisione al plasma, un tavolo della stessa sfumatura di marrone con sedie coordinate, le tende panna e i tappeti chiari. Justin era disteso su uno dei divani occupandolo per intero e quando entrò e chiuse la porta si girò e le sorrise. Dopo poco uscì da una porta sulla destra una donna che doveva aver passato da poco la trentina. Capelli castani abbastanza lunghi, un sorriso amorevole e grandi occhi verde-azzurro. Reggeva due ciotole piene di pop-corn e patatine che appoggiò su di un tavolino basso tra la televisione e uno dei due divani su cui già c’era un grande cartone con pizze di vari tipi e due bottiglie di “coca-cola” con dei bicchieri. Le si avvicinò stando attenta a non sbilanciarsi sui tacchi a spillo e le sorrise tendendole una mano.
“Piacere sono Pattie, la mamma di Justin. Fai come se fossi a casa tua.”
“Mi ha molto parlato di lei, grazie per l’ospitalità. Sono Sofia.”
Ricambiò il sorriso e le due ritirarono la mano. Pattie si girò verso il figlio alzando un po’ il tono della voce per rimproverarlo.
“Justin! Mettiti seduto composto e non stare con i calzini sul divano, ci sono ospiti.”
“Mamma, è un’amica. Vieni a sederti, Sofi.”
“Non ti comportare male. Io devo uscire con delle mie colleghe, non combinare guai. Sofia, lo lascio nelle tue mani, non è molto affidabile.”
Lei annuì e si andò a sedere accanto a Justin che si era messo seduto composto. Dopo poco la porta si chiuse lasciandoli soli, lui guardò la porta e si distese mettendole i piedi sulle gambe e appoggiandosi con la testa al bracciolo destro.
“Justiiin! Togli quei dannati piedi!”
Lui sbuffò tornò a sedere e scontento appoggiò la testa sulle sue gambe e i piedi sul bracciolo e le sorrise guardandola negli occhi.
“Così va meglio?”
“Sii, va bene.”
“Ma Gaia dov’è?”
“Credo stia arrivando.”
Fece spallucce e cominciò ad accarezzare i morbidi capelli del ragazzo giocandoci con le dita, poi smise imbarazzata.
“Non smettere è rilassante.”
Continuò ad accarezzargli i capelli e guardò lo schermo. Era Teen Mom su Mtv e Justin seguiva attentamente il programma, ridacchiò.
“Hai paura di rimanere incinto a diciassette anni?”
Lui la guardò in cagnesco. “No, non penso sia possibile.”
Tornò a guardare la Tv un po’ imbronciato quando suonò il campanello, di sicuro era Gaia. Justin si alzò e aprì la porta ed entrò Gaia sorridente e stretta in un cappottino di feltro che le arrivava sopra al ginocchio.
“oooh, qui si che fa caldo. Fuori fa un freddo boia.”
Si tolse il cappotto e si sedette accanto a lei e poi si sedette Justin che fece partire il film con il telecomando che poi poggiò sul tavolino prendendo il recipiente con il pop-corn e quello con le patatine. Dalle prime scene riconobbe il Titanic. Lo guardò perplesse e gli chiese: “Il Titanic?!”
“Si, mi hai detto di averlo visto a metà. È tra i pochi dvd che ho in italiano e ho deciso di vedere questo.”
“Vi avverto che alla fine mi troverete in lacrime.”
Disse Gaia grattandosi il polso destro che divenne rosso. Justin si distese e le prese le mani che mise tra i suoi capelli sorridendole. Sofia  con una mano mangiava e con l’altra glie li accarezzava dolcemente. Verso la metà del film avevano tutti e tre mangiato patatine, due pezzi di pizza e avevano finito i pop-corn. Guardò Justin e gli disse: “Puoi metterne a fare degli altri, Juss?”
Lui la guardò sbuffando e andò in cucina dove lo sentì trafficare con i fornelli e le pentole ma dopo un po’ tornò e si rimise come stava prima. Passarono i minuti e si sentì lo scoppiettio dei pop-corn più amplificato che continuò per un po’ .. ma non era usuale.
“Justin.. che hai combinato di là?”
“Che vuoi che abbia fatto?! Ho messo un po’ di olio sulla padella e ci ho messo i pop-corn. Credi che non sappia neanche preparare dei pop-corn?!”
“Non mi dire che non ci hai messo su il coperchio..”
lui prese il telecomando e mise in pausa. “Cazzo, me ne sono dimenticato.”
Si battè una mano sulla fronte e i tre si alzarono, aprirono la porta della cucina e si affacciarono piano per sbirciare. Sul pavimento c’era adagiata una candida distesa e altri pop-corn continuavano  a volare da tutte le parti. Ne aveva messi a fare anche parecchi. Si guardarono tutti e tre negli occhi e cominciarono a ridere. Dopo un po’ “la pioggia” finì e Justin cercando di non calpestarli spense la fiamma del fornello. Si girò verso di loro ancora sulla porta e aprì le braccia sollevando di poco le spalle.
“Che si fa?!”
“Spazziamo e torniamo a guardare il film, senza prepararne altri.”
Justin prese una scopa e aiutato dalle due ragazze raccolse i pop-corn e li buttò poi fece loro giurare di non dire nulla alla madre e tornarono a guardare il film. Verso le ultime drammatiche scene Gaia cominciò a piangere piano e Sofia si trovò con una mano ad accarezzare i capelli di Justin e con l’altra ad accarezzare il braccio dell’amica che stava abbracciando mentre, commossa, le si inumidivano gli occhi. Justin fissava rapito lo schermo, disteso su di un fianco. Quando finì si alzò e disse: “Caspita, che storia.”
Gaia singhiozzando e asciugandosi le lacrime disse: “Si amavano e anche tanto.”
Dopo poco il cellulare di Gaia cominciò a vibrare e la ragazza, dopo essersi congedata, andò via lasciandoli soli. Justin si era finalmente messo a sedere e la guardava sorridente, fiducioso, negli occhi.
“Ti è piaciuto?”
“Si molto. È una storia così romantica.”
Si alzò e portò gli avanzi in cucina e Justin la seguì silenziosamente appoggiando le bibite e la ciotola delle patatine vuote sul tavolo e poi l’abbracciò da dietro. Lei gli accarezzò una guancia con le dita e gli sorrise. Lui sciolse l’abbraccio.
“Sarà ora che io vada, Juss. Sono le undici passate.”
“Va bene, stai attenta e cammina velocemente.”
“Non sei mia madre, Justin. So badare a me stessa.”
“Lo so, ma ho comunque paura che ti possa succedere qualcosa di brutto.”
Lei tornò nel salotto e indossò il cappotto, gli sorrise e gli diede un bacio sulla guancia.
“Non ti preoccupare buonanotte.”
Uscì ed andò via.

JUSTIN.

Guardò la porta chiudersi lentamente e si lasciò cadere sul divano. Era stata una bella serata. Rimase qualche minuto seduto con gli occhi socchiusi poi li riaprì e prese il cellulare. C’era un messaggio di Angela, lo aprì.
“Mi sei mancato. È stato un mortorio questa festa senza di te.”
Sbuffò e le rispose mentendo: “Anche per me lo è stato.”
Si girò verso la porta sentendo rientrare la mamma che lo salutò.
“Tutto bene?”
“Si, mamma, tutto bene.”
La vide appendere il cappotto e poi prendere tra le mani il cappello che Sofia aveva dimenticato lì.
“Questo non è di Sofia?”
“Si, è suo. Le mando un messaggio. Glie lo porto lunedì.”
Lei glie lo tirò e lui lo prese al volo, poi la madre gli augurò la buonanotte e lo lasciò solo nel salone. Annusò il cappello che odorava di lei, quell’odore intenso e dolce, ma non troppo. Le mandò un messaggio:“Sei arrivata sana e salva a casa? Hai dimenticato qui il cappello.” Dopo poco lei rispose: “Si sono viva, Bibah. Portamelo lunedì a scuola. Notte, cuoco provetto (?)” sorrise divertito: “Notte, svampita.”


HI, BITCHES.

BUH! SALUTE A VOI!
Allooooora :3 grazie per le recensioni (anche se poco numerose).
Questo capitolo è nbfifgb ma anche difuguo (i miei aggettivi preferiti (?) eheheheh). È un po’ più lungo del solito ma, come al solito, dovete essere comprensive/i.
Scrivo di notte e non mi rendo conto di quanto scrivo. Mi direte: “Perché non scrivi di giorno?” e vi risponderò che la notte è preferita dagli scrittori (soprattutto dai poeti, secondo Alda Merini) quindi tacete, puzzette.
Piena di amore e armata di coltelli da lancio (si, sono sempre affettuosa ma anche violenta),
la vostra adorata (?) kissmejdbieber on Twitter.
  
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