Capitolo 2
La porta si aprì
e per poco non si
scontrò con due persone, un uomo e una donna.
“Harm.”
Sentì la voce
della donna pronunciare
il suo nome e gli sembrò un suono familiare. Cercò di portare
l’attenzione sul
volto della signora e realizzò che si trattava di sua madre.
“Mamma…”
“Harm. Come
stanno?” chiese Trish
Burnett.
Scosse il capo,
ma non riuscì a
ripetere quella parola: morte.
Vide sua madre
portarsi una mano alla
bocca, nel vano tentativo di soffocare un singhiozzo; il suo patrigno
le
circondò le spalle e la donna si rifugiò in quell’abbraccio.
Harm sentì una
mano di Frank anche
sulla sua spalla, ma non riuscì a fare come lei. Proseguì all’interno
dell’ascensore,
si voltò a guardarli per un secondo e poi, lentamente, premette il
tasto che lo
avrebbe portato a terra. Mentre le porte si chiudevano, sentì ancora
sua madre
chiamarlo, ma ormai era tardi: l’ascensore stava scendendo.
Trish rimase
immobile, a guardare le
porte chiuse di fronte a lei col cuore spezzato. Possibile che quel
figlio,
tanto dolce, tanto forte e tanto coraggioso, dovesse essere sempre
messo alla
prova così duramente dalla vita?
“Oh, Frank! Hai
visto il suo sguardo?”
chiese al marito.
“Si. L’ho visto.”
“Come farà a
sopportare anche questo
dolore? Ha solo trentotto anni, eppure… quante morti ci sono già state,
finora,
nella sua vita?”
“E’ un ragazzo
forte. Vedrai, riuscirà
a superare anche questa!”
“Si… ma la
bambina… è morta anche la bambina...”
“Lo so, cara. Lo
so.”
Frank Burnett
sospirò e si guardò
attorno, alla ricerca di una sedia per far sedere Trish.
“Siediti, cara.
Vieni qui. Vado a
cercarti dell’acqua” le disse, indicando un divanetto accanto ad una
finestra.
Quindi s’incamminò verso il banco delle infermiere.
Povera Trish!
Era sempre in pena, in un
modo o nell’altro, per Harm. E lui di conseguenza. Lo aveva sempre
considerato
come il figlio tanto desiderato e, purtroppo, mai avuto. Anche se era
figlio
del primo marito di Trish, il tenente della marina Harmon Rabb sr.,
disperso in
missione durante la guerra del Vietnam, la vigilia di Natale del 1969.
Harm era la
copia esatta del padre, sia
come aspetto fisico, sia per mille altre cose. E in ciò che non gli
assomigliava per natura, aveva fatto il possibile per assomigliare:
seguendo le
orme del genitore, anche Harm era pilota d’aerei militari, e come il
padre
aveva fama d’essere molto abile e coraggioso.
Già decorato ben due volte, la sua carriera come pilota di
F-14 era
stata stroncata da un difetto di visione notturna. Harm aveva
frequentato,
allora, la scuola di legge e da anni era un brillante e capace avvocato
della
Procura Militare.
Quando
Harm aveva intrapreso la professione
legale, Trish aveva tirato un sospiro di sollievo: non aveva mai
impedito al
figlio di diventare pilota come il padre, ma lei stessa aveva ammesso
che, ogni
volta che lo sapeva in missione, riviveva la stessa paura e angoscia
vissute
più di trent’anni prima col marito. Tuttavia, a quanto sembrava, anche
la vita
come avvocato non era esente da morte e dolore, per Harm.
Eppure, solo
pochi giorni prima era
talmente felice…
Alla fine
d’ottobre dell’anno
precedente, pochi giorni dopo aver compiuto trentott’anni, si era
finalmente
sposato con Mac, il colonnello Sarah MacKenzie, sua collega e amica,
della
quale era stato sempre innamorato, ma che aveva rischiato di veder
sposata con
un altro a causa della sua cocciutaggine.
Quando erano
venuti a conoscenza della
notizia, Trish era al settimo cielo! Le piaceva molto Mac ed era
felicissima
all’idea d’averla come nuora. Riteneva che, tra tutte le donne che il
suo bel
figlio avesse avuto, lei fosse certamente la più adatta ad un tipo come
lui. La
gioia alla notizia del matrimonio era stata ancora più completa, quando
era
stato comunicato loro che i futuri sposi sarebbero presto diventati
genitori.
Lui e Trish
erano venuti a Washington
per il matrimonio alla fine di ottobre e poi, dopo una lunga vacanza in
Sud
America, erano tornati proprio per star vicino ad Harm e Mac per la
nascita del
bambino.
E ora questo…
“Desidera,
signore?” Una voce femminile
lo distolse dai suoi pensieri.
“Dove potrei
trovare un bicchiere
d’acqua per mia moglie?”
“Aspetti, glielo
porto io” rispose
l’infermiera, prima d’allontanarsi.
Frank attese il
ritorno della giovane
donna in silenzio; poi, dopo aver preso il bicchiere che lei
gentilmente gli
porgeva, raggiunse sua moglie per starle vicino.