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Autore: WeFoundLove_    19/02/2012    1 recensioni
Era appena caduta una stella e gli chiesi se l'avesse vista.
''Oh, no. Me la sono persa. Ero troppo concentrato a guardare altro.''
''Cosa?! Siamo qui da mezzora e tu ti metti a guardare la sabbia anzichè questo fantastico panorama? Sei matto.''
''Chi ti dice che guardavo la sabbia?!''
''E cosa guardavi?'' Lui si alzò e si mise seduto, facendo mettere seduta anche me di conseguenza. Iniziò a fissarmi negli occhi. Piano piano si avvicinava a me, alla mia bocca, al mio cuore.
La mia prima FanFic. Spero vi piaccia! Un bacio, C. :)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RRRAGAZZE!! Questa volta vi metto un commentino prima per avvisarvi che questo sarà un capitolo di rivoluzione! ahahah Spero vi piaccia! Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione! :)

Arrivammo ad Atlanta alle 7 di sera. Gli altri si riunirono a casa di Kat per una pizza. Ma Ian era stanco e quindi tornammo a casa. Quando entrammo in casa io andai in cucina per bere e prepararmi qualcosa da mangiare e quando tornai in soggiorno lui si era addormentato sul divano. Aveva un’espressione tenera e beata. Lo coprii con un plaid e poi mi spostai in cucina a mangiare un panino. Non ebbi il coraggio di svegliarlo e dirgli di salire su perché dormiva troppo beato. Così salii di sopra sola e mi misi a letto. Solo dopo mi accorsi che erano appena le 8. Ma ero troppo stanca, chiusi gli occhi e non ci pensai più.
Mi svegliai poco dopo in una stanza fredda e bianca. Asettica. Come… Come un ospedale. Le mie braccia erano appesantite da qualcosa, qualcosa che non riuscivo a vedere. Poi sentii dei passi dal corridoio. Ian si affacciò alla porta e sorridendo disse ‘’Ciao, mammina.’’ Solo allora la cosa che stringevo tra le braccia assunse la forma di una bambina che mi guardava. Aveva gli occhi di Ian.
Mi svegliai sudata e con l’affanno. Accesi subito la luce per assicurarmi di essere in camera mia. Sospirai rassicurata. Ma dopo due minuti un pensiero iniziò a farsi strada nella mia mente. Le immagini della sera prima si presentarono vivide. Mi portai una mano sulla pancia.
‘’Oh… no…’’ Balbettai. Scattai in piedi perdendo l’equilibrio. Presi il cellulare e composi un numero. Notai che erano le 10. ‘’Dovrebbe essere ancora sveglia’’ pensai.
‘’Andiamo, andiamo rispondi! Dannazione.’’ Dissi mentre il cellulare squillava a vuoto.
‘’Pronto?’’ La voce di Candice era allegra e serena. Non stava dormendo.
‘’Candice. Candice ho bisogno di aiuto! Ti prego, vieni. E’ urgente...’’ Dissi disperata.
‘’Aspetta, aspetta. –forse si stava allontanando da quel casino.- Raccontami!’’
‘’Non c’è tempo! Devi sbrigarti… E già che stai venendo e sei di strada, fermati in una farmacia. Ho bisogno della pillola del giorno dopo.’’ Ci fu un minuto di silenzio.
‘’Dieci minuti e sono da te.’’ Chiuse il cellulare. Sospirai e scesi giù in cucina e misi sul fuoco l’acqua per farmi una camomilla e cercare di calmarmi.
Non sapevo che fare. Non sapevo neanche se quello che stavo facendo avesse un senso visto che non avevo la certezza matematica di essere incinta. Ma di solito i rapporti con Ian erano sempre protetti e quando non lo erano lui si interrompeva. Ma la sera precedente non avevamo rispettato nessuna di quelle condizioni. E poi c’era il fattore del sogno. E se fossi stata veramente incinta? Avrei dovuto dirglielo? Come avrebbe reagito?  
*Ian’s.*
Il suono del campanello mi svegliò.
‘’Ma che ca…?’’ Dissi alzandomi dal divano. Candice mi scostò con uno spintone, seguita da Nina. Rachel era sulla porta con fare vigile.
‘’L’hai portata?’’
‘’Abbiamo tutto.’’ Disse Nina.
‘’Ehi, ehi, ragazze, ma che succede?’’ Chiesi. Erano impazzite. Nessuno mi rispose, così mi feci strada tra Nina e Candice e arrivai a lei.
‘’Amore che succede?’’ Ero preoccupato.
‘’Non gliel’hai detto?’’ Esordì Candice e lei mimò un no con la testa.
‘’Detto cosa?’’ Ero confuso. Le ragazze la guardavano e lei si rivolse a me.
‘’Forse… -riprese fiato.- Potrei essere incinta.’’ Sprofondai. Incinta. Io. Ero stato io. Ero stato io? Si ero stato io sicuramente.
Nina la prese per mano e la portò in cucina.
‘’ Rachel, so che sembra strana come domanda, ma a che ora avete avuto l’ultimo rapporto ieri sera? Cerca di ricordare.’’
‘’Circa le 4.’’
‘’Siamo in tempo. Tieni, questa è la pillola del giorno dopo. Prendila e non preoccuparti.’’
Nina e Candice rimasero a casa nostra per un’altra mezz’ora. Quando se ne andarono lei mi smorzò un sorriso che io non ricambiai. Mi sentivo tutto intorpidito. Lei si girò  salì le scale. Dopo dieci minuti la seguii. Era china sul letto a disfare le valigie.
‘’Perché non me l’avevi detto?’’
‘’Ian non ne sono sicura nemmeno io. Stavo dormendo, ho sognato che avevamo una bambina, poi mi sono ricordata che ieri quando l’abbiamo fatto non eravamo protetti e allora mi è venuto questo pensiero. Ma ti giuro, è successo tutto nel giro di 5 minuti.’’
‘’Quindi tu non ne sei sicura?’’
‘’No.’’
‘’E se fossi stata incinta?’’
‘’Adesso, non lo sono di sicuro. Ho preso la pillola. Non può accadere niente.’’
‘’E se fossi stata incinta?’’ Ripetei la domanda con più enfasi e mi avvicinai a lei.
‘’Oddio, tu l’avresti voluto, vero? Ecco perché ieri sera non ti sei fermato.’’ Scosse la testa e si girò.
‘’Ma che dici? Ieri sera non mi sono fermato perché non ci ho pensato! Ma non l’ho fatto apposta! Come ti vengono in mente certe cose. Io –enfatizzai quell’io.- non farei mai una cosa senza consultarti…’’
‘’Stai dicendo che prima di prendere la pillola avrei dovuto chiederti?’’
‘’Come minimo!’’
‘’Ian, tu davvero volevi avere un figlio? Non pensare che non lo voglia anche io un bambino, solo che non lo voglio ora! Ian cavolo ho 20 anni, ho appena iniziato a lavorare! Non voglio un figlio ora.’’ Si avvicinò a me e mi prese la mano. ‘’Scusa se non ti ho avvertito. Scusami davvero. Ma non sapevo che fare. Credi che sia stato facile?’’
‘’Hai… ucciso una vita.’’ Mi scostai da lei.
‘’Ma non sappiamo nemmeno se sono incinta o no!’’ Mi girai e scesi le scale. Presi la giacca e iniziai a girovagare per la città, pensando e ripensando a ciò che era appena successo.
*Rachel’s*
Il mattino seguente mi svegliai da sola. Ian non c’era. Aveva sicuramente passato la notte fuori. Presi il cellulare e lo chiamai ma non rispose. Così chiamai Julie che mi disse che Ian era arrivato agli studi presto questa mattina. Sospirai. Poi la avvisai che oggi non sarei andata sul set, tanto avevo solo una scena da fare. Mi alzai dal letto e dopo una breve ricerca al pc e una chiamata, mi vestii e uscii di casa in una fredda mattinata di fine novembre. Grazie al mio bigliettino con l’indirizzo del luogo in cui dovevo andare, arrivai alo studio della dottoressa Torres per le 9. Quando entrai mi accolse una segretaria bassina e con gli occhialetti.
‘’Ha un appuntamento, signorina?’’
‘’Si, sono la signorina Thompson.’’
‘’Oh, certo. La dottoressa la aspetta.’’ Mi guidò fino allo studio della dottoressa, che mi fece sdraiare su un lettino e mi visitò accuratamente. Alle 10 la visita finì e uscii dal grande palazzo con una cartellina con il referto sotto braccio. Tornai a casa e posai la cartellina sul tavolo e ci affiancai un bigliettino. Salii di sopra e trovai per terra la valigia che la sera prima stavo cercando di disfare. Mi venne un’idea. Al posto di disfarla, ci misi dentro altre cose. Poi composi velocemente un numero e mi sedetti sul letto aspettando in una risposta.
‘’Pronto?’’ Eccola.
‘’Sharon, sono io. Preparami un letto, sto arrivando.’’
  
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