Capitolo
2
La luna piena illuminava fievolmente il paesaggio,
scabro e desertico. Il sayan sentì una rinnovata energia scorrergli nelle vene,
proprio grazie al debole e smorzato barlume del corpo celeste.
Se avesse avuto la coda si sarebbe trasformato nel
temibile Oozaru e avrebbe distrutto tutto ciò che gli si fosse parato davanti,
forse addirittura tutto il pianeta.
Ciò non era più possibile, doveva accontentarsi di
quella lievissima sensibilità che gli era ancora rimasta.
“Dannazione, di questo passo diventerò un terrestre a
tutti gli effetti!” Esclamò adirato e accigliato, portandosi le robuste e
ruvide mani lungo la vita, lì dove un tempo era solita essere legata la coda;
il simbolo dei sayan e della forza che li contraddistingueva.
Vegeta non doveva permettere che ciò accadesse: lui
non era un sayan qualunque, bensì il principe dei sayan e, come tale, doveva
farsi onore.
I suoi pensieri tornarono nuovamente a rivolgersi a
Goku, o Kakaroth, come lui lo chiamava. “Quel sayan dall’infimo livello …” imprecò
furioso e strinse con aggressività il pugno, tanto da sanguinare.
Chiuse gli occhi un attimo.
Il suo orgoglio era stato irrimediabilmente
calpestato, sia dall’infimo Kakaroth che da Freezer, e per uno come lui era un
boccone troppo amaro per essere mandato giù in breve tempo; o forse non ci
sarebbe mai riuscito, per lo meno finché non fosse riuscito a trasformarsi nella leggenda.
“Eppure non ci riesco, nonostante mi alleni molto
duramente. Forse Kakaroth era il predestinato, e non io. Il re Vegeta si è
sbagliato.” Disse in un debole sussurro. Non appena udito l’eco delle sue
stesse parole non si riconobbe. Si arrabbiò al punto da non riuscire a vedere
più ciò che aveva dinanzi, solo una era l’immagine di cui non si sarebbe mai
sbarazzato, nemmeno se fosse diventato cieco; il supersayan. “Devo per forza
essere io!” Lanciò un urlo che squarciò la buia e tetra notte. La scabra natura
sotto i suoi piedi tremò, come se avesse preso vita, tremò di paura.
Il suo fu un urlo protratto per vari minuti; un urlo
di rabbia, dolore e desiderio di vendetta. Non appena la rabbia iniziò a farsi
più debole, spalancò gli occhi, neri e intensi, quasi nascondessero un infinito
oblio, quello in cui era precipitato. “Ti aspetterò, aspetterò fino a che non
tornerai in vita. E allora, te la vedrai con me, il principe dei sayan.”
Nel frattempo alla capsule corporation, Bulma aveva
preso posto sulla poltrona del soggiorno e mentre sorseggiava del succo di mela
guardava la televisione. Non che la guardasse prestandovi la giusta attenzione,
anzi il suo pensiero andava altrove. A Goku.
Oh,
Goku, ne abbiamo passate così tante insieme e saperti morto definitivamente è
stato un duro colpo. Eri un così piccolo bambino, così sbadato e così leale … Non sono passati
neanche una decina di anni da allora. A Namecc sei stato così coraggioso e
forte, mai l’avrei pensato. Ti sei sacrificato per il bene di tutto l’universo,
non vedo l’ora di poterti finalmente riabbracciare. Pensò
con gli occhi tristi e afflitti. La rasserenava molto che Yamcha fosse tornato
in vita e che le sarebbe stato accanto, o almeno lo sperava.
Ma la cosa che maggiormente la rendeva felice era
sapere che Goku sarebbe presto tornato fra di loro. Un sorriso si fece strada
sul suo volto e la giovane trasse un sospiro di sollievo, finalmente c’era la
pace. In quel momento qualcosa la fece trasalire, Vegeta. Era ancora una mina
vagante, però non se ne curava più di tanto. Fino a quel momento era riuscita a
gestire la situazione molto bene, entrambi
erano testardi ad alti livelli e lei sapeva sempre come rimetterlo in riga. Conosceva
il punto debole dei sayan, ossia il cibo; inoltre sapeva che Vegeta aveva
bisogno di lei per quanto concernesse la gravity room. Anche quello dunque era
un problema in meno.
La giovane ed avvenente Bulma era felice, finalmente.