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Autore: Kai_Harn    10/04/2004    1 recensioni
A volte scegliere un nuovo amore può essere difficile, se si vuole rimanere fedeli ad un defunto
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ammetto che questa è la fanfic più assurda che io abbia mai scritto, ma non posso farci niente.

Io scrivo tutto quello che mi viene in mente, e siccome in questo periodo ho finalmente finito di vedere tutti gli episodi di Rurouni Kenshin, mi è venuta in mente questa strana storia.

Sarà che adoro gli Oniwabanshu alla follia? Boh, per adesso godetevi il mio raccontino senza vomitare troppo!

Ah, in origine Hiko non doveva neppure apparire, ma siccome è il personaggio preferito di mia sorella…ho pensato di farla felice.

SUGISARU MONO O (le cose che passano)

PROLOGO: una notte d’estate.

Un’alba appena rosata tingeva il cielo di Kyoto, illuminando fievolmente monti e colline.

La ragazza aprì gli occhi, sollevando il leggero lenzuolo che copriva il futon.

Lo sguardo le cadde sull’uomo dai lunghi capelli, accanto a lei.

Dormiva placido, senza preoccuparsi di essere completamente nudo. Un braccio muscoloso sporgeva fuori del materasso, mentre l’altro cingeva la spalla della compagna.

La fanciulla si alzò, scostando il braccio dell’uomo.

Questi, senza scomporsi, le chiese

“vai già via?” alzando la testa e poggiandola sul gomito .

“Si…il mio giorno libero è finito, ricordi?”

“Ovvio, oggi, giovedì 11 giugno, dopo solo un giorno, la donna più bella di Kyoto torna all’ovile dai cari compagni” disse lui sogghignando.

“Già, e tornerà solo mercoledì 17 giugno al monte Amagatake; a meno che l’uomo più forte di Kyoto non si scomodi e venga in città” rispose lei, facendogli il verso.

“Chissà…chissà….vedremo”

“A rivederci “ disse la ragazza, finendo di annodare la cintura del kimono.

“A rivederci…a presto!”.

Finita la frase l’uomo si alzò in piedi, stringendo la donna tra le braccia, e baciandola con forza.

Quando la lasciò, lei se ne andò senza salutare, iniziando a scendere lungo gli impervi sentieri del monte Amagatake.

Camminò a lungo, sino a giungere la sua meta, una costruzione in legno, piuttosto recente.

Giunta qui, si accorse che le porte erano ancora chiuse.

“Beh, staranno ancora dormendo tutti. Credo proprio di non avere scelta” disse tra se.

Preparatasi, spiccò un salto, atterrando sul tetto della casa. Da qui scese con facilità nel cortile e raggiunse la propria camera, indossando gli abiti da lavoro.

 

 

Il rumore provocato dai passi della ragazza non passò inosservato per gli abitanti della dimora, ma nessuno si preoccupò.

Anzi.

“Sarà Ochika che è tornata a casa” sbadigliò l’occupante della camera accanto, rimettendosi a dormire.

CAPITOLO 1: una mattina qualunque

Era poco più che mezzogiorno, all’Aoiya, e l’attività ferveva, nel grande albergo ristorante al centro di Kyoto.

I clienti andavano e venivano numerosi, tenendo impegnati i quattro camerieri, indaffaratissimi, tra la cucina e la sala da pranzo.

Kuro e Shiro si occupavano, come sempre, della cucina, mentre Omasu e Ochika tenevano a bada i clienti affamati.

Quel giorno, Ochika era distratta. Sembrava che non udisse le voci degli avventori del locale, e neanche quelle dei compagni. Camminava trasognata, con la testa immersa in chissà quali pensieri.

Mentre si dirigeva verso il retro dell’Aoiya, urtò Okina, lasciando cadere la pila di piatti che teneva tra le braccia.

“Oh, dico!” esclamò il vecchio signore.

“Okina…io….” balbettò la ragazza.

“Lascia stare. Sono ore che ti vedo vagare con aria assente. Qualche problema?”
”Chi? Io? Cosa?”

“Ok, come non detto. Forse stai solo invecchiando. Lo sai che per una shinobi* i venticinque anni significano vecchiaia?” sghignazzò Okina.

Prendere in giro le sue fedeli Oniwabanshu e chiamarle “vecchie babbione” era uno dei suoi divertimenti preferiti, certo delle loro repliche pepate.

Quella volta però Ochika non reagì, ma si limitò solo ad una normale risposta.

“Davvero?”

“Com’è che stavolta non mi picchi? Sicura di stare bene?”

“Certo, sono solo un po’ stanca…”

“Beh, non è che stare fuori tutta la notte, ogni mercoledì ti faccia bene!” esclamò il vispo vecchietto.

“Non mi sembra che ciò sia un problema!” rispose Ochika in tono indispettito, allontanandosi.

” pensò la ragazza tornando al lavoro.

Non era sua intenzione offendere l’anziano signore, cui voleva molto bene, ma da qualche giorno il suo umore era peggiorato. Come se qualcosa monopolizzasse i suoi pensieri e le impedisse di rivolgerli ad altro, portandola ad avere sempre la testa tra le nuvole.

Lei sapeva perfettamente a cosa ciò fosse dovuto, e sapeva anche che nessuno poteva aiutarla.

Era un problema che doveva risolvere da sola.

CAPITOLO 2: una scelta difficile

Tutto era iniziato dal giorno nel quale Ochika aveva conosciuto l’attuale Seijuro Hiko.

Non era stata una circostanza piacevole quella nella quale si erano incontrati.

Erano tutti sporchi, contusi, coperti di ferite; stremati dopo un difficile combattimento che poteva costargli la vita. Quando poi credevano di aver vinto, ecco un nuovo pericolo…dal quale li aveva salvati lui.

Era giunto improvvisamente, senza che nessuno si aspettasse il suo arrivo.

Aveva battuto quel gigante con la sua eccezionale tecnica di spada e poi era rimasto li con loro, vicino le rovine dell’Aoiya, attendendo l’arrivo del suo “stupido allievo”.

Ochika non sapeva cos’era quella strana fitta che aveva sentito quando lui le si era avvicinato per chiederle una tazza di sakè.

Era qualcosa più profondo della semplice ammirazione. Un qualcosa che le stringeva la gola e le impediva di pensare era quello che provava per quell’uomo bellissimo e forte. Un uomo che aveva accettato le loro lodi con un sorriso compiaciuto, e poi si era seduto, tranquillo, senza essere minimamente stanco dopo la lotta contro Fuji.

Chissà perché, le era venuto spontaneo osservarlo, avvicinargli, rivolgergli la parola.

Lui aveva sicuramente capito, perché non molto tempo dopo si era ripresentato li, senza alcun motivo apparente.

Tra i due, quasi in modo impercettibile, era scivolato il sottile filo dell’attrazione, che lega uomini e donne senza permettere alcuna interferenza.

Ochika non era riuscita in nessun modo a controllare gli impulsi del suo corpo. A tal punto da decidersi a divenire l’amante di Seijuro Hiko.

Lei stessa non capiva perché desiderasse così tanto ritrovarsi tra le sue braccia. Qualcosa la guidava, quell’unico giorno della settimana nel quale si trovava libera.

Ogni mercoledì saliva verso la piccola casa su monte Amagatake, tornando all’Aoiya alle prime luci dell’alba.

Forse era amore? Ochika non lo capiva. Non sapeva neppure cosa Hiko sentisse davvero nei suoi confronti, ma non aveva mai pensato neppure a chiederglielo.

Velocemente erano trascorsi tre lunghi mesi. Ed Ochika si sentiva confusa, come mai lo era stata.

Avrebbe dovuto fare chiarezza nei suoi pensieri, ma non ci riusciva.

Qualcosa la teneva bloccata, e purtroppo la ragazza ne conosceva la causa.

Un ricordo, che incessantemente la perseguitava.

Un volto che ricorreva spesso nei suoi sogni.

L’unico uomo che davvero aveva amato.

Un uomo che era morto in maniera orribile e che non riusciva a dimenticare.

Era quella la causa della sua confusione.

Rimanere fedele col pensiero ad un defunto, ma concedere il proprio corpo ad un altro.

Quella, la tortura che la attanagliava incessantemente.

Forse se avesse almeno saputo cosa Hiko sentisse davvero nei suoi confronti, il problema sarebbe stato meno pressante.

Ma Hiko era enigmatico, e risultava incomprensibile interpretare i suoi pensieri.

La abbracciava sempre quando entrava nella sua casa, le ripeteva che la loro storia era una follia, soprattutto per la differenza d’età, ma che valeva la pena rischiare.

Però non lo aveva mai visto in città, mai una volta sola era sceso sino a Kyoto, evidentemente pago di quell’unica notte che trascorrevano insieme ogni sette giorni.

E lei era sempre più confusa…divisa tra il ricordo del perduto amore e la possibilità di ricominciare di nuovo.

 

 

*shinobi è un sinonimo per ninja

  
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