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Autore: _camus_    19/02/2012    6 recensioni
Lacrime amare scorrono sul viso di Shura di Capricorn, mentre raccoglie da terra ciò che è rimasto del Figlio del Cielo: il rosario, ereditato dal grande Asmita di Virgo, con i suoi grani che aspettano di annerirsi.
E un piccolo amuleto di legno, col laccio un poco consumato.

Quattro brevi capitoli per descrivere l'evoluzione morale e spirituale di Shaka come cavaliere, ma anche – e soprattutto – come uomo.
Prima classificata al Contest "Profumo di stelle" indetto da Violet Acquarius e vincitrice del Premio della critica.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV



Capitolo IV





Shaka non ha paura della morte, né degli spettri.

Forse in passato un po' ne ha avuta, ma non adesso.

Non adesso, che i fuochi della meridiana dello Zodiaco si sono accesi e tutto sembra essere tornato come allora; solo che, stavolta, a muovere guerra al Santuario sono i suoi vecchi compagni – gli stessi coi quali ha dialogato ogni notte, da quando l'ordine precostituito li trasse a sé come tributo alla cecità di tutti loro.

Seduto sul freddo marmo del Sesto Tempio, Shaka di Virgo li sta attendendo con gli occhi chiusi.

Non si farà trovare impreparato: pur di proteggere la Giustizia è disposto a tutto, anche a porre termine alla sua vita – perché ormai non dubita davvero più delle parole del Gautama.

«La morte non è la fine di tutto, ma solo un cambiamento».

A stento trattiene lo sdegno: gli riesce difficile credere che quei cinque gloriosi cavalieri, pur di ottenere una pallida imitazione di immortalità, si siano abbassati a divenire spettri.

Che ci sia dell'altro? 

Tuttavia, non è più tempo di meditare: eccoli lì dinanzi a lui, già dimezzati – e ammantati di nero.

Camus di Aquarius, dai capelli di fiamma e il cuore di ghiaccio.

Shura di Capricorn, il diletto di Atena ora macchiato di ombra.

E infine, Saga di Gemini – il santo caduto nella polvere e poi risalito in alto, fino alle stelle.

Poco importa che indossino surplici diverse dalle loro: anche se tiene gli occhi chiusi, Shaka non si lascia più ingannare.

Vorrebbe chiedere il perché delle loro insane gesta, ma è bloccato dall'arrivo di nuovi Spectres.

I tre l'assalgono con un attacco combinato che lui riesce a respingere, distruggendo le armature fasulle e rivelando così anche agli altri servi di Hades la loro vera identità.

«State indietro, se avete cara la vita» avverte Saga «nessuno di voi è in grado di fronteggiare Virgo».

Oh, quant'è vero.

Shaka sente che prendere la testa di Atena non è il loro reale obiettivo, lo avverte. Ma sa di doversi liberare dei pesci piccoli, prima, se vuole far cantare i più grandi.

«Mi avete colto in una posizione di svantaggio» dice allora, il volto perfettamente rilassato a dispetto del sottile rivolo di sangue che gli cola da una tempia «Di norma, affrontare tre persone contemporaneamente per me non costituirebbe certo un impedimento. Ma non a caso si parlava di voi come dei cavalieri più potenti fra le schiere dorate: non mi resta che lasciarvi passare».

I Santi traditori gli rivolgono uno sguardo dubbioso: non si sarebbero mai aspettati un atteggiamento tanto dimesso, specialmente dalla Vergine.

«D'accordo» sussurra alla fine Gemini nell’oltrepassarlo, seguito da Aquarius e Capricorn.

«Visto, ragazzi?» sghignazza senza ritegno alcuno Gigant di Cyclopis, sputando per terra il suo disprezzo «Gli ha permesso di proseguire. Altro che eroe! Questo qui è solo un pavido codardo. Avanti, andiamo anche noi: non ci fermerà».

Povero illuso.

Agitando il rosario nato dal sacrificio del grande Asmita di Virgo, Shaka sprigiona il suo potere; un movimento delle mani e gli invasori tornano in un attimo a essere ciò che erano – corpi morti.

«Oh, ma guarda: già sedici, i grani anneriti». Mai dare del codardo al Figlio del Cielo.

«Aspettate».

Camus, Shura e Saga si voltano.

«Non c'è niente che mi dobbiate rivelare? Perché siete tornati in questo mondo?»

«Per prendere la testa di Atena» rispondono, secchi.

Shaka sospira: no, c'è dell'altro. Però li asseconda.

«Così sia, dunque: prendetevela. Ma prima dovrete passare sul mio cadavere. E vi assicuro che non sarà semplice».

«Non ci spaventi, Shaka di Virgo».

«Seguitemi. Non intendo macchiare oltre il marmo della Sesta Casa: sarebbe come insultare la Dea».

Shaka non ha paura della morte, né degli spettri. Non implorerà pietà, stavolta; ormai si è fatto uomo e, comunque, il suo ruolo non gli è mai stato più chiaro.

«Messaggero tra la terra e il cielo sarò, nel corso della mia vita».

Se è la sua vita terrena ciò che l'ordine precostituito pretende, ebbene, egli non si tirerà indietro – ne va del giuramento che fece quel giorno e della salvezza della Giustizia.

Almeno il luogo della sua dipartita, però, lo vuole decidere lui: il giardino dei Salici Gemelli gli appare perfetto, in tutto il suo mistico splendore.

Mai visti tanti fiori sbocciare contemporaneamente, dal nulla; mai visti tanti petali volteggiare nell'aria.

Raggiunge la sommità della collinetta che si erge tra i due alberi e lì si ferma, in attesa degli avversari.

Il leggero peso dell'amuleto sul petto lo conforta, come se la vecchia saggia di Lumbini lo stesse ancora stringendo in quell'abbraccio – l'unico che abbia mai ricevuto.

«È stato l'ultimo dono di tua madre per te: serve a scacciare la morte e gli spettri».

E ora, che di spettri ne ha davanti tre, Shaka non chiede di meglio.

«Questo è il luogo dove porremo fine alla tua esistenza. Sei pronto, Shaka di Virgo?»

«Io non ho paura della morte, né degli spettri. Fatevi avanti, vi sto aspettando».

Sgrana il rosario una, due volte, espandendo il cosmo. E apre gli occhi.


***

Arayashiki: questa è stata l'ultima parola di Shaka di Virgo, sussurrata a mezza voce.

L'ha scritta col sangue sui petali di quei fiori che egli stesso aveva fatto sbocciare, per farla arrivare fino agli occhi di Atena.

Per primo ha capito che non c'è stato nessun tradimento – che i suoi cinque gloriosi compagni non sono mai stati spettri.

Lacrime amare scorrono sul viso di Shura di Capricorn, mentre raccoglie da terra ciò che è rimasto del Figlio del Cielo: il rosario, ereditato dal grande Asmita di Virgo, con i suoi grani che aspettano di annerirsi.

E un piccolo amuleto di legno, col laccio un poco consumato.







 


Note dell’autore

Fine.

Shaka ha raggiunto l'apice del suo percorso, come cavaliere e come uomo: è pronto per affrontare l'ultima battaglia.

Ho preferito terminare il capitolo con lo scontro alla Sesta Casa, anziché con l'episodio del Muro del Pianto... non so perché.

Le ultime righe non sono scritte secondo il punto di vista di Shaka, ma hanno una visione più generale.

In sintesi, si può dire che l'amuleto ha una valenza molto simbolica: rappresenta la maturità spirituale del cavaliere della Vergine.

Mi rendo conto che lo stile può apparire eccessivamente ridondante in certi passaggi, ma è una cosa voluta: frasi ripetute come Mantra buddisti, volte a dare un'aura trascendente al personaggio e alla sua storia – perché, diciamocelo, la vicenda di Shaka è una delle più belle e complesse dell'intera opera!

Shaka e io ringraziamo tutti voi per essere arrivati fin qui!




 









   
 
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