Capitolo
IV
Shaka
non ha paura della morte, né
degli spettri.
Forse in passato un po' ne ha avuta, ma non adesso.
Non adesso, che i fuochi della meridiana dello Zodiaco si sono accesi e tutto sembra essere tornato come allora; solo che, stavolta, a muovere guerra al Santuario sono i suoi vecchi compagni – gli stessi coi quali ha dialogato ogni notte, da quando l'ordine precostituito li trasse a sé come tributo alla cecità di tutti loro.
Seduto sul freddo marmo del Sesto Tempio, Shaka di Virgo li sta
attendendo con
gli occhi chiusi.
Non
si farà trovare impreparato: pur di proteggere la Giustizia è disposto
a
tutto, anche a porre termine alla sua vita – perché ormai non dubita
davvero
più delle parole del Gautama.
«La
morte non è la fine di tutto, ma
solo un cambiamento».
A
stento trattiene lo sdegno: gli riesce difficile credere che quei
cinque
gloriosi cavalieri, pur di ottenere una pallida imitazione di immortalità, si siano abbassati a divenire spettri.
Che
ci sia dell'altro?
Tuttavia,
non è più tempo di meditare: eccoli lì dinanzi a lui, già dimezzati – e ammantati di nero.
Camus
di Aquarius, dai capelli di fiamma e il cuore di ghiaccio.
Shura
di Capricorn, il diletto di Atena ora macchiato di ombra.
E
infine, Saga di Gemini – il santo caduto nella polvere e poi risalito
in
alto, fino alle stelle.
Poco
importa che indossino surplici diverse dalle loro: anche se
tiene
gli occhi chiusi, Shaka non si lascia più ingannare.
Vorrebbe
chiedere il perché delle loro insane gesta, ma è bloccato dall'arrivo
di nuovi Spectres.
I
tre l'assalgono con un attacco combinato che lui riesce a
respingere,
distruggendo le armature fasulle e rivelando così anche agli altri
servi di
Hades la loro vera identità.
«State
indietro, se avete cara la vita» avverte Saga «nessuno di voi è in
grado
di fronteggiare Virgo».
Oh,
quant'è vero.
Shaka
sente che prendere la testa di Atena non è il loro reale obiettivo, lo
avverte. Ma sa di doversi liberare dei pesci piccoli, prima, se
vuole far cantare i
più grandi.
«Mi avete colto in una posizione di svantaggio» dice allora, il volto perfettamente rilassato a dispetto del sottile rivolo di sangue che gli cola da una tempia «Di norma, affrontare tre persone contemporaneamente per me non costituirebbe certo un impedimento. Ma non a caso si parlava di voi come dei cavalieri più potenti fra le schiere dorate: non mi resta che lasciarvi passare».
I Santi traditori gli rivolgono uno sguardo dubbioso: non si sarebbero
mai
aspettati un atteggiamento tanto dimesso, specialmente dalla Vergine.
«D'accordo»
sussurra alla fine Gemini nell’oltrepassarlo, seguito da Aquarius e
Capricorn.
«Visto,
ragazzi?» sghignazza senza ritegno alcuno Gigant di Cyclopis, sputando
per terra il suo disprezzo «Gli ha permesso di proseguire. Altro che
eroe!
Questo qui è solo un pavido codardo. Avanti, andiamo anche noi: non ci
fermerà».
Povero
illuso.
Agitando
il rosario nato dal sacrificio del grande Asmita di Virgo, Shaka
sprigiona il suo potere; un movimento delle mani e gli invasori
tornano in
un attimo a essere ciò che erano – corpi morti.
«Oh,
ma guarda: già sedici, i grani anneriti».
Mai dare del codardo al
Figlio del Cielo.
«Aspettate».
Camus,
Shura e Saga si voltano.
«Non
c'è niente che mi dobbiate rivelare? Perché siete tornati in questo
mondo?»
«Per
prendere la testa di Atena» rispondono, secchi.
Shaka
sospira: no, c'è dell'altro. Però li asseconda.
«Così
sia, dunque: prendetevela. Ma prima dovrete passare sul mio cadavere.
E vi
assicuro che non sarà semplice».
«Non
ci spaventi, Shaka di Virgo».
«Seguitemi.
Non intendo macchiare oltre il marmo della Sesta Casa: sarebbe come
insultare la Dea».
Shaka
non ha paura della morte, né degli spettri. Non implorerà pietà,
stavolta; ormai si è fatto uomo e, comunque, il suo ruolo
non gli è mai stato più chiaro.
«Messaggero
tra la terra e il cielo
sarò, nel corso della mia vita».
Se
è la sua vita terrena ciò che l'ordine precostituito pretende, ebbene,
egli
non si tirerà indietro – ne va del giuramento che fece quel giorno e
della
salvezza della Giustizia.
Almeno
il luogo della sua dipartita, però, lo vuole decidere lui: il giardino dei Salici Gemelli gli appare
perfetto, in tutto il
suo mistico splendore.
Mai
visti tanti fiori sbocciare
contemporaneamente, dal nulla; mai visti tanti petali volteggiare
nell'aria.
Raggiunge
la sommità della collinetta che si erge tra i due alberi e lì si
ferma, in attesa degli avversari.
Il
leggero peso dell'amuleto sul petto lo conforta, come se la vecchia
saggia
di Lumbini lo stesse ancora stringendo in quell'abbraccio – l'unico
che abbia
mai ricevuto.
«È
stato l'ultimo dono di tua madre per te:
serve a scacciare la morte e gli spettri».
E
ora, che di spettri ne ha davanti tre, Shaka non chiede di meglio.
«Questo
è il luogo dove porremo fine alla tua esistenza. Sei pronto, Shaka di
Virgo?»
«Io
non ho paura della morte, né degli spettri. Fatevi avanti, vi sto
aspettando».
Sgrana
il rosario una, due volte, espandendo il cosmo. E apre gli occhi.
***
Arayashiki:
questa è stata l'ultima parola di Shaka di Virgo, sussurrata a mezza
voce.
L'ha
scritta col sangue sui petali di quei fiori che egli stesso aveva
fatto
sbocciare, per farla arrivare fino agli occhi di Atena.
Per
primo ha capito che non c'è stato nessun tradimento – che i suoi
cinque
gloriosi compagni non sono mai stati spettri.
Lacrime
amare scorrono sul viso di Shura di Capricorn, mentre raccoglie da
terra ciò che è rimasto del Figlio del Cielo: il rosario, ereditato
dal grande
Asmita di Virgo, con i suoi grani che aspettano di annerirsi.
E un piccolo amuleto di legno, col laccio un poco consumato.
Note dell’autore
Fine.
Ho preferito terminare il capitolo con lo scontro alla Sesta Casa,
anziché con
l'episodio del Muro del Pianto... non so perché.
Le
ultime righe non sono scritte secondo il punto di vista di Shaka, ma
hanno
una visione più generale.
In
sintesi, si può dire che l'amuleto ha una valenza molto simbolica:
rappresenta la maturità spirituale del cavaliere della Vergine.
Mi
rendo conto che lo stile può apparire eccessivamente ridondante in certi
passaggi, ma è una cosa voluta: frasi ripetute come Mantra buddisti,
volte a
dare un'aura trascendente al personaggio e alla sua storia – perché,
diciamocelo, la vicenda di Shaka è una delle più belle e complesse
dell'intera
opera!
Shaka
e io ringraziamo tutti voi per essere arrivati fin qui!