Capitolo 4
“Io sono il principe
dei sayan e non mi farò surclassare così da un guerriero di infimo livello!”
Esclamò furioso con le pupille girate all’indietro, mentre trafficava fra i
comandi della navicella.
Vegeta era un sayan
ferito e distrutto; rivoleva la sua gloria e supremazia passata e l’avrebbe
ottenuta a tutti i costi.
L’affronto che
Freezer gli aveva fatto per anni, usandolo come sua pedina, era stato un peso ponderoso
da sopportare; a Namecc si era ribellato e, anziché farsi valere durante lo
scontro, aveva pianto, per giunta implorando Kakaroth. Si vergognava
immensamente di sé stesso.
“Se mio padre mi
avesse visto lì a Namecc, mi avrebbe di certo disprezzato e rinnegato. E non avrebbe avuto tutti i torti; come ho
potuto versare lacrime, come?” Bisbigliò con gli occhi neri persi
nell’immensità dell’universo. Non si sarebbe mai spiegato cosa fosse scattato
in quel momento; l’unica spiegazione plausibile era che sapeva che sarebbe
morto e sarebbe stato per sempre. Non avrebbe mai potuto realizzare la sua
vendetta e in quell’ignobile modo sarebbe finito nel dimenticatoio. Lui non lo voleva, non si sentiva ancora
pronto.
Aveva avuto paura e
rimorso.
La sua parte
irascibile aveva preso il sopravvento sull’orgoglio perché non sapeva che
sarebbe tornato indietro alla vita.
Si concedette quella
spiegazione, ossia in punto di morte si fanno anche pazzie, e così tentò di
riparare un pezzo della sua vita; nonostante la sua soluzione, quel pianto
rimaneva sempre scritto nel suo passato e nulla lo avrebbe cancellato.
Il sayan batté un
violento pugno sul bracciolo della postazione di comando e abbassò lo sguardo. L’eco di una risata iniziò a propagarsi e
rimbombare nella piccola stanza; Vegeta alzò lo sguardo, non prometteva nulla
di buono.
Era un ghigno
malvagio e sadico, forse era divenuto ancor più spietato rispetto al suo primo
arrivo sulla Terra.
Il principe dei
sayan era tornato. “E’ ora di smetterla. Quel che fatto è fatto, ora mi aspetta
un futuro di battaglie e sangue. Mi manca l’odore del sangue dell’avversario.”
Rise malignamente e impostò le coordinate del primo pianeta che sarebbe stato
la vittima del suo rinnovato odio. “Pura
malvagità. Sete sconfinata di vendetta. Diventerò un supersayan.” Detto ciò
balzò in piedi e si avvicinò al grande oblò della navicella e si mise a braccia
conserte.
L’universo era un
immenso oblio scuro e tetro e d’ora in poi sarebbe stato la sua nuova casa. Sogghignò,
adesso la sua vita stava prendendo la giusta piega. Lui era il principe e
avrebbe regnato su quel vasto impero, l’unico ostacolo da abbattere era
Kakaroth e presto sarebbe riuscito anche in quello.
Una turbolenza lo
fece sussultare e perse l’equilibrio.
Vegeta trovò un
appiglio vicino l’oblò e guardò fuori per capire da dove venisse quel trambusto;
non vide nulla di sospetto. “Dannazione, anche sullo schermo qui non segna
nessun problema! Cosa è?” E sbatté i pugni sui comandi con forza, visto che
qualsiasi pulsante premesse non accadeva nulla, era come se non rispondessero
più. “Non è possibile!” Urlò arrabbiato e in preda alla frenesia di cercare una
soluzione. Le sue possenti mani si muovevano veloci lungo i pulsanti premendoli
a caso ma già da un bel pezzo non capitava nulla.
Una scossa molto più
forte della prima si abbatté sulla sfortunata navicella e ciò che gli occhi
contratti del sayan videro fu solo un’intensa luce bianca che gli perforò
l’anima. Poi il buio e l’oscurità eterna.