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Autore: Strawberry Swing    19/02/2012    3 recensioni
< Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone? [...] Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita. >
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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   "Gente di mezzi"



        
Prologo.




Vi è mai capitato di salire su un qualsiasi mezzo pubblico, che sia pure un autobus o un treno e non avere assolutamente niente da fare se non guardare le persone?
Beh, da quando ho iniziato l’università a Firenze e ho quindi iniziato a usufruire dei mezzi che lo stato italiano offre al cittadino, ho imparato a guardare le persone.
Tuttavia, in base al mezzo in questione, esse variano ulteriormente.

Per esempio:
Per mia sfortuna, le lezioni che seguo si trovano tutte vicino all’ospedale di Careggi di Firenze e sono stata obbligata a fare l’abbonamento mensile del bus: sembrava quasi una lotta. Il primo mese di università mi sono rifiutata di comprare l’abbonamento, convinta che sarei riuscita ad arrivarci in bicicletta, dopo i miei venti minuti mattutini di pedalate. Ben presto ho dovuto desistere nei miei intenti causa pioggia e soprattutto l’arrivo imminente del freddo invernale. Sicché alla fine ho ceduto e ho comprato l’abbonamento. Questo primo mese mi era tuttavia servito per imparare a capire quale bus prendere e a quale rinunciare per la troppa folla. Non so se vi è mai capitato di salire su un autobus pieno zeppo, dove, per riuscire a rimanere in piedi, non avevi neanche bisogno di un sostegno, eri talmente incastrato tra le persone da non riuscire a muovere un muscolo. E affari tuoi se ti si slacciava la scarpa o se ti suonava il telefono. E la cosa più assurda è che dopo le cinquanta fermate precedenti, dove saranno scese due o tre persone massimo, senti annunciare all’altoparlante la tua fermata. Insomma, giubilo. Questo, finché non ti accorgi che non sei l’unico ad aspettare quella fermata, che oltre alla ressa in bus, ti aspetta anche la ressa per la discesa dal bus. E chissene frega delle vecchiette o dei passeggini. C’è solo la gara per chi scende prima e riesce così a respirare. Insomma, un incubo. Ecco perché, ormai da qualche tempo, ho deciso di rinunciare a prendere il primo (o il secondo) bus che passa davanti alla facoltà, quello pieno di studenti affamati. Dopo i classici venti minuti di attesa, prendo un altro bus, il 2, che porta nei pressi di casa mia. Ed è in quel tragitto, dall’università a casa, quei trenta minuti scarsi di bus che mi dedico al mio passatempo preferito. Immaginare.
Eh sì, l’immaginazione non mi manca. Quando vedo la vecchina con la faccia sorridente, tutta truccata e imbellettata, la immagino andare a trovare i nipotini, portando loro dei doni (ha la borsa stracolma); oppure quel papà che, per far divertire la figlia piccola, che si mette a ballare in mezzo al bus, rischiando per altro di cadere, solo per sentire la risata cristallina della bambina. Secondo me, sono le persone che mi suscitano questa sensazione di poter fantasticare sul loro passato, il loro presente e anche il loro futuro. Mi piace immaginare sempre dei lieti fini, anche se non tutte le facce sono sempre sorridenti, anzi, spesso la faccia triste e pensierosa spopola.
Una volta per esempio mi è capitato di scorgere una signora, sui cinquanta anni, capelli perfettamente pettinati, occhiali da sole, vestita talmente elegante che non ti saresti mai aspettata di veder salire su un qualsiasi mezzo pubblico. Avevo anche paura di toccare per sbaglio le sue scarpe firmate o la borsa Vuitton che le pendeva da un fianco. Ma la cosa che in assoluto mi aveva colpito di più è stato il suo viso. Era una donna bellissima, anche se non tanto giovane, i lineamenti delicati, le rughe quasi invisibili. Poi, con una brusca fermata dell’autobus (non vorrei sottolineare l’incapacità dei conducenti dei bus pubblici e privati perché se no, non la smetterei più con le invettive), le sono scappati gli occhiali dal viso. Ed ella aveva gli occhi più tristi che avessi mai visto. Non riuscivo a distogliere gli occhi. Non sembrava avesse pianto, era truccata minuziosamente e non aveva neanche una sbavatura, però, non so come spiegarmi, ma i suoi occhi azzurro ghiaccio erano così tristi che la facevano sembrare una delle eroine malinconiche così dettagliatamente descritte ne “Cime Tempestose” della Brönte.
Insomma, non sono neanche riuscita a inventarmi una storia sul conto di quella donna, talmente concentrata a cercare di capire come potesse essere possibile una tale e devastante tristezza in una persona che sembrava avere tutto quello che si potesse materialmente comprare.
“Quando si dice che i soldi non fanno la felicità... allora è proprio vero”.
Scese alla fermata precedente alla mia e non riuscii a vedere dove andasse.
 
Insomma, sull’autobus si può incontrare davvero di tutto. Ed è per l’appunto su un autobus che ho fatto l’incontro che mi cambiò definitivamente la vita.





*Nota dell'autrice

Questa non è la prima storia che scrivo o che pubblico. Ma ho sempre cancellato le mie vecchie storie perchè non ne ero convinta, perchè mi mancava l'ispirazione o per altri motivi. Tuttavia finalmente mi sono decisa a pubblicare qualcosa di definitivo... Io prendo ispirazione dalla mia vita e soprattutto dalla mia fantasia. Come vorrei che fosse successo qualcosa, come vorrei comportarmi in determinate situazioni, cosa vorrei fare nella mia vita, i miei sogni. Per cui la protagonista avrà molte mie peculiarità o anche molte caratteristiche che vorrei avere. Posso dare una buona notizia. Come lettrice accanita di ff, so cosa vuol dire aspettare in ansia l'aggiornamento di una storia che ti lascia in sospeso. Per questo ho deciso che pubblicherò un capitolo al mese e ho già scritto sei capitoli, e sono a buon punto del settimo. In più, mercoledì 22 febbraio ho il mio ultimo esame, quindi poi sarò più libera di scrivere.
A presto

Giulia
  
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