Si tirò su la manica del braccio sinistro, il marchio incombeva sulla candida pelle color della neve.

Le vene sotto di esso pulsavano al ritmo frenetico del cuore che batteva forte a causa della grande quantità di stress causata dalla circostanza in cui si trovava.

Cercò a tentoni la bacchetta di ebano scurissimo con crine di unicorno al suo interno, con mano tremante avvicinò la bacchetta al disegno impresso per sempre sul suo corpo, con i bordi ancora arrossati e leggermente in rilievo.

Una goccia di sudore gli cadde dalla fronte, i capelli scuri lentamente gli si impregnavano di quel liquido rendendoli pesanti.

Prima di compiere il fatidico gesto, si deterse la fronte lasciando una scia sull’altra manica della veste immacolata.

Si decise a compiere il fatidico gesto, avvicinò sempre di più la punta della bacchetta al braccio segnato dal Marchio Nero fino a toccarne una parte, proprio vicino ad una di quelle già citate vene sporgenti e pulsanti.

Non appena l’oggetto in legno toccò la pelle sentì un intenso bruciore che gli fece digrignare i denti, ma no: lui non avrebbe urlato, lui era più forte del dolore.

Strinse forte gli occhi e si concentrò sul pensiero di chiamarLo nel luogo in cui era, aveva bisogno della Sua presenza, di un suo consiglio, di un suo aiuto.

Avvertì una sensazione di strangolamento alla gola e subito dopo si trovò davanti l’essere più malvagio che il mondo dei maghi avesse mai conosciuto: Lord Voldemort.

Lo guardò come se aspettasse solo che colui che l’aveva chiamato parlasse, così finalmente si decise:

-papà…mi porteresti un bicchier d’acqua?-