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Autore: Yvaine0    19/02/2012    3 recensioni
Riflettendoci, Benedetta capì che in passato era stata davvero ossessiva. Negli anni era cambiata, ma non aveva smesso di inseguire il suo uomo. Era cresciuta continuando a lottare per conquistare quell’amore che pareva destinato a sgusciarle via dalle dita ogni volta che si convinceva di averlo finalmente in pugno. La sua perseveranza, però, era stata premiata. Lei e Walter si erano sposati e quello sarebbe stato il loro primo San Valentino da marito e moglie. Condividevano un letto, una casa, delle spese e un mutuo per pagare l’officina meccanica che Walter aveva sempre voluto aprire.
Si amavano. Tanto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si è classificata 5° al contest "Kill My Valentine!" sul forum Writers Arena Rewind.


 



Rinunce d'amore

Benedetta si strinse i capelli biondi in un’alta coda di cavallo, guardando la cucina di casa sua con la sfida negli occhi. Si rimboccò le maniche e si mise ai fornelli.

Non era mai stata un’ottima cuoca, ma quella volta si sarebbe impegnata e avrebbe preparato la pietanza migliore della sua vita, ne era certa. Sua madre le aveva insegnato a cucinare le lasagne, il piatto preferito di Walter. Erano due settimane che si esercitava a casa dei genitori senza che il suo compagno ne sapesse nulla: suo padre ormai non poteva sentirle nominare senza farsi venire la nausea, ma ne era valsa la pena, perché Benedetta aveva finalmente imparato a prepararle bene.
Voleva davvero che tutto andasse per il meglio quella sera. Da quando lei e Walter si erano messi insieme era stato un continuo tira e molla. Certi momenti per lei erano stati davvero difficili: aveva pianto intere notti, lo aveva insultato in tutti i modi che conosceva, si era umiliata di fronte a lui pur di fargli capire quanto lo amasse. Era impazzita dalla gelosia, al punto che una volta aveva quasi dato fuoco all’automobile della ragazza con cui Walter usciva. Quasi, perché le sue amiche l’avevano fermata in tempo, suggerendole di incendiare quella del ragazzo, se proprio doveva appiccare un fuoco.
Riflettendoci, Benedetta capì che in passato era stata davvero ossessiva. Negli anni era cambiata, ma non aveva smesso di inseguire il suo uomo. Era cresciuta continuando a lottare per conquistare quell’amore che pareva destinato a sgusciarle via dalle dita ogni volta che si convinceva di averlo finalmente in pugno. La sua perseveranza, però, era stata premiata. Lei e Walter si erano sposati e quello sarebbe stato il loro primo San Valentino da marito e moglie. Condividevano un letto, una casa, delle spese e un mutuo per pagare l’officina meccanica che Walter aveva sempre voluto aprire.
Si amavano. Tanto.
Proprio perché Benedetta lo amava, aveva apparecchiato con tovagliette di plastica colorate e tovagliolini di carta: Walter odiava dover stare attento a non sporcare. Di natura era pasticcione e disordinato, era impossibile evitare che imbrattasse qualcosa col sugo e, quella sera, Benedetta non voleva farlo sentire in colpa per ciò che lei avrebbe dovuto lavare.
Proprio perché lo amava da morire, si era procurata quel costosissimo vino che Walter avrebbe tanto voluto comprare, ma a cui aveva rinunciato pensando al mutuo che stavano pagando. Benedetta l’aveva fatto acquistare dai suoi genitori, spiegando che il frullatore che aveva chiesto loro per il compleanno non era poi così necessario.
Per lui aveva chiesto in prestito a un’amica i calici da vino, perché potesse gustare appieno il regalo che gli aveva fatto, e uno stereo portatile con lettore CD, per poter ascoltare le sue canzoni preferite mentre mangiavano.
Per lui era andata contro al proprio viscerale odio per la cucina e aveva imparato a preparare le lasagne.
Mentre le sfornava Benedetta pensò con una certa soddisfazione che avevano un ottimo profumo oltre che un aspetto invitante. Posò la teglia sul piano della cucina e lanciò un’occhiata all’orologio a muro: erano ormai le otto, Walter sarebbe tornato a casa entro un quarto d’ora.
Corse in camera a mettersi qualcosa di più adatto alla serata che li attendeva, piena di speranze.

Dall’altro capo della città, nel frattempo, in un appartamento al secondo piano di un condominio, la testata di un letto batteva ritmicamente contro un muro. Una donna gemeva di piacere, mentre un uomo dal respiro affannato continuava a ripetere che, sì, avrebbe presto scaricato quella vacca della moglie.

Quando Walter aprì la porta di casa ed entrò goffamente, Benedetta gli corse incontro con allegria. Aveva indossato un vestito attillato di raso blu, glielo aveva regalato lui per Natale, ma lei non aveva trovato un’occasione per indossarlo prima di allora. La giovane donna lo aiutò a sfilarsi il cappotto macchiato in qualche punto. Com’era andata al lavoro? Gli aveva preparato il suo piatto preferito, era già pronto in tavola. Sempre che non fosse troppo stanco, aggiunse poi, osservando l’enorme sbadiglio in cui il marito si era appena esibito. Falso come le banconote del monopoli.
Walter abbozzò un sorriso, squadrandola. Com’era bella, quella sera. Era andato tutto bene, sì, ma non aveva mai lavorato tanto in vita sua. Non aveva molta fame, preferiva andare a dormire perché, davvero, non si reggeva in piedi.
Bendetta annuì tristemente. Sì, certo, non era un problema. Poteva andare a riposare, lei lo avrebbe raggiunto il prima possibile.
Sistemando il giubbotto di Walter sull’appendiabiti, la donna rimase stupita trovandosi un lungo capello scuro impigliato tra le dita. Con un certo ribrezzo lo lasciò cadere a terra, mentre un’unica raggelante spiegazione si faceva strada nella sua mente senza che lei se ne rendesse conto: Walter aveva un’altra.
In un primo momento le venne da ridere: ma che pensava? Lui non lo avrebbe mai fatto.
Venne sorpresa da un brivido: quante volte era capitato in passato?
Sentì montare la rabbia e gli occhi pizzicare, ma, prima di mettersi a strillare in balia dell’ira, Benedetta fece un respiro profondo. Doveva calmarsi, non poteva lasciare che la sua fantasia corresse tanto.
Si accovacciò a terra, stringendosi forte le mani l’una nell’altra, la delusione per la sorpresa mal riuscita si unì all’orribile pensiero di essere stata tradita e lei non potè evitare di scoppiare a piangere. Singhiozzava in silenzio, pensando che, no, non poteva essere vero. Forse la sua mente aveva solo corso troppo, dopo tutto, probabilmente, era ancora la stessa Benedetta gelosa e ossessiva di un tempo. Era solo paranoia, si disse, ma per qualche motivo non riusciva a smettere di piangere.
Doveva convincersi che non fosse così, Walter in fondo non l’avrebbe mai tradita, ora che si erano sposati. Eppure l’aveva fatto così tante volte in passato...
Scosse il capo per liberarsi da quel pensiero e, quella sera, Bendetta decise di fare una cosa che non aveva mai fatto prima.
Prese il cappotto di Walter e lo portò in cucina, mettendosi a perlustrare meticolosamente ogni centimetro di tessuto. Doveva avere delle prove, doveva sapere di potersi fidare. Poteva?
Non avrebbe trovato niente, continuava a ripetersi tra le lacrime, non c’era nulla di strano o compromettente nel cappotto di suo marito, perché lui era un uomo fedele e la amava. La amava tanto, sì, lo sapeva. Eppure lei continuava a piangere e a stringere i denti con rabbia.
Trovò un secondo capello lungo e scuro. Non avrebbe saputo dire se fosse stato nero o castano, ma sapeva con certezza che non poteva essere biondo, non poteva essere suo.
Bendetta singhiozzò forte, trovandosi di fronte all’evidenza, ma decise di dargli un’ultima possibilità. Walter, in fondo, lavorava a contatto con la gente: magari era entrato nella macchina di qualcuno e quei capelli gli erano rimasti attaccati alla tuta e poi al giubbotto. O magari è proprio in macchina che si è sbattuto la sgualdrina in questione, le suggerì la parte più realista del suo cervello.
Benedetta scosse il capo, decisa a continuare il suo studio: poteva essere un’assurda catena di coincidenze, un brutto scherzo della sorte.
Aprì la tasca del giubotto ed estrasse il cellulare del marito. Lui non lo usava quasi mai, a volte dimenticava di averlo. Se c’era qualcosa di strano lì dentro, sicuramente lo avrebbe trovato.
Cliccò il tasto menù e discese fino all’icona dei messaggi ricevuti.
Chiuse gli occhi e repirò a fondo.
Davvero voleva saperlo? Voleva avere la certezza di essere stata tradita? Non era forse meglio vivere nell’ignoranza, godersi il rapporto coniugale e fidarsi di Walter come aveva giurato di fare quando si erano sposati?
No, non era meglio. Doveva, voleva sapere.
Riaprì gli occhi e premette il pulsante ‘ok’. Aprì il primo SMS e la risposta a tutte le sue domande era lì, chiara ed esplicita, nascosta sotto il nome “Antonio”:Passa da me dopo il lavoro. Ho una sorpresa per te, festeggeremo il San Valentino più eccitante della tua vita, vedrai.
Fu come uno schiaffo in pieno volto. Benedetta lasciò cadere il cellulare per terra, orripilata da quell’evidenza che si era tanto ostinata a negare.
Com’era possibile? Perchè? Perché le aveva fatto ciò? Per quale motivo avrebbe dovuto sopportare una cosa simile? Per amore? Sì, perché lei amava quell’animale con tutta se stessa. Si odiava per questo, tanto.
Iniziò a camminare avanti e indietro per la cucina, le mani nei capelli e l’aspetto di una donna disperata. Era furente come una leonessa ferita e allo stesso tempo distrutta come una ragazzina mollata dal suo primo grande amore. Anni di sofferenze per mano di Walter, umiliazioni, continue lotte, sacrifici, attimi di felicità rubata e poi, quando le sembrava di aver finalmente ottenuto ciò che voleva, il ciclo era ricominciato daccapo. Si sentiva una stupida, un’ingenua. Una sciocca innamorata che non sapeva riconoscere l’evidenza quando le si parava davanti. Era stata ingannata dall’uomo che amava.
Benedetta si chiuse nuovamente in se stessa, raggomitolandosi sul pavimento della cucina. Come aveva potuto lasciarsi fregare? Lui l’aveva sempre presa in giro, fin dal primo momento, dal primo giorno. Per quale motivo l’aveva sposata, allora? Era un ipocrita, un lurido ipocrita.
Benedetta pianse a lungo, sconvolta e smarrita, fino ad esaurire tutte le sue lacrime. Vide il futuro felice che aveva tanto sognato sgretolarsi davanti a suoi occhi serrati e bagnati.
Quando tutta la sua delusione fu sfogata, alla ragazza non rimase che la cieca rabbia di una donna ferita nel profondo e nell’orgoglio.
Non riusciva più a pensare lucidamente, non si sentiva se stessa. Era come un automa governato solamente dall’ira.
Non le rimaneva che farla pagare a quel traditore di suo marito.
Si alzò in piedi e asciugò le lacrime con un gesto brusco della mano. Prese dalla tavola il primo oggetto che le capitò sotto mano e si diresse svelta nella stanza che non avrebbe più voluto condividere con Walter.
Spalancò la porta e si accostò al letto.
Lui dormiva beatamente, la bocca aperta e un’epressione ebete in volto. Benedetta fu colta da un violento moto d’ira guardandolo. Possibile che una persona dall’aria così idiota l’avesse ingannata senza problemi? Nemmeno un animale avrebbe fatto soffrire tanto la sua compagna.
Strinse i pugni attorno all’oggetto, indecisa sul da farsi.
Sbuffò, instaditida dalla propria debolezza, e poi agì.
Ci fu un rumore sordo, poi le lenzuola si bagnarono di un liquido rosso scuro.
Walter si alzò a sedere sul letto, spaesato, mentre il contenuto della bottiglia del costosissimo vino che Benedetta gli aveva regalato –sacrificando il proprio regalo di compleanno- gli veniva passivamente versato in testa.
Gli piaceva? Poteva anche affogarcisi!
Il giovane uomo non fece in tempo a dire nulla, impegnato a capire cosa stesse succedendo nè perché sua moglie lo stesse annaffiando col vino, che la bottiglia ormai vuota si schiantò sul pavimento, infrangendosi come era successo poco prima al futuro della ragazza.
Benedetta scoppiò a piangere e corse via, fuori di casa, per cercare rifugio dove sapeva che il suo affetto sarebbe stato sempre ricambiato.

Quando la porta della villetta si aprì, Benedetta vide la sua amica Sophia stropicciarsi gli occhi impastati dal sonno. Francesco, il suo ragazzo, la osservava con una mano sulla spalla della propria compagna.
Era notte fonda, oramai, e lei li aveva svegliati.
Scoppiò nuovamente in singhiozzi, sentendosi in colpa per aver rovinato la loro notte di San Valentino. Sophia, vedendola così, si risvegliò subito. La fece entrare e iniziò a interrogarla sull’accaduto, mentre il suo ragazzo preparava il caffè. Benedetta raccontò l’accaduto all’amica, scusandosi ripetutamente per la sua incursione fuori programma.
Quando ebbe finito, Sophia era su tutte le furie. Si alzò e cominciò a misurare il salotto a grandi passi come aveva fatto lei stessa qualche ora prima, inveendo ad alta voce contro Walter. Cosa diavolo aveva in mente? Come aveva potuto fare una cosa simile? Avrebbero dovuto dar fuoco alla sua auto quando ne avevano avuto l’opportunità!
Francesco la fermò delicatamente, abbracciandola da dietro. Le posò una mano sul ventre gonfio e le baciò una tempia, ricordandole di non agitarsi troppo o il bambino che aspettavano ne avrebbe risentito.
Quella piccola manifestazione di tanto amore fu un ulteriore, doloroso, schiaffo in pieno volto per Benedetta.
  
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