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Autore: Ilmaredentroognicielo    19/02/2012    5 recensioni
Mi aveva incendiata e lo sapevo; il mio problema era il grado di astinenza che avevo indiscutibilmente portato avanti da un anno a quella parte, il che significava che io, avrei potuto scendere nei più fondi piani, presa letteralmente dall'istinto di una donna, comunemente chiamato, uomo. Sapevo che quel ragazzo, conosciuto da solo un giorno aveva il potere di attrarmi come una calamita e non perché fosse bello o attraente, semplicemente perché io, al minimo tocco sbagliato prendevo fuoco. "
***
Hel e Thomas.
Un compito da portare a termine.
Lui, sfacciato, bello da stare male, stronzo e un po' superficiale.
Lei, fragile, innamorata dell'amore; convinta che il mare si trovi dentro agli occhi di tutti.
Costretto a passare del tempo insieme ad Hel, Thomas prova a portarsela a letto. Lei prova, invece, a non cedere, nonostante la strana attrazione che prova nei suoi confronti.
I due giocheranno, si conosceranno, per certi versi si odieranno.
Legati da un compito di filosofia, alla fine, cominceranno ad accettarsi.
Lei farà sesso senza amore o sarà lui a fare sesso, dopo essersi innamorato?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                   Ti voglio bene. 

" Allora Celeste, come procede lo studio? " 
Avevamo preso posto in un ristorante abbastanza carino e discutevamo del piano di studi che stava percorrendo la mia migliore amica.
Effettivamente era una ragazza emancipata e piena di sorprese, estremamente estroversa e leale, tanto bastava per cominciare a parlare e non finirla più.
Celeste sapeva essere parecchio logorroica. 
Spostai lo sguardo sul tavolino di legno su cui ero poggiata e disegnai silenziosa infiniti cerchi su ogni angolo; 
il legno era intarsiato, scuro ed elegante, ogni centimetro diventava liscio a contatto con le mie dita. 
Mi piaceva. 
" Hel? " 
" Si? " sussultai, presa dai pensieri com'ero e mi voltai in cerca degli occhi verdi di Thomas. 
" Stai bene? " 
" Stavo pensando, scusami. " 
Sospirai e raggiunsi con gli occhi il pavimento:
quest'ultimo, scuro e piattellato mi ricordò della mia prima uscita con il mio primo ragazzo. 
Josh.
Occhi scuri, capelli scuri, pelle scura. 
Aveva un corpo accettabile, nulla a che vedere con quello di Thomas, ma infondo quello che mi era piaciuto di lui erano stati gli occhi.
Era un ragazzo carino, senza troppe pretese. 
Per essere sincera non era stata neanche una vera storia, non mi era piaciuta molto, piuttosto mi piacevano le situazioni che si creavano quando stavo con lui;
il cerchio di amicizie di cui mi sentivo partecipe, le belle parole che mi regalava e le serate a parlare del sole che splendeva o del telegiornale.
Non ci eravamo mai neanche sfiorati, perché io non riuscivo a sentirmi veramente attratta da lui;
lo vedevo come un amico e me ne accorsi troppo tardi. 
Infondo quelle come me, pensai, non potevano essere diverse. 
A volte, sembrava quasi che la gente se ne accorgesse, mentre magari stavo sull'autobus e leggevo un libro o mentre rimuginavo su quel cartello così buffo.
Le guardavo e mi dicevo che forse Josh non era così speciale per i miei occhi, che forse lo volevo bene e il bene non si avvicina ad una storia d'amore.
La maggior parte delle volte mi succedeva che mi fissavo su alcune stronzate epocali come il mare o le stelle o la poesia. 
Succedeva che rimanevo sveglia fino a notte tarda, per finire di leggere un libro o per ascoltare la stessa canzone, all'infinito; 
e questo Josh non lo sapeva. 
Quando il ragazzo con cui stai non conosce queste cose, non ha mai letto una pagina del tuo libro preferito, non si è mai fermato a chiederti perché adori il mare o 
perché quando guardi le stelle gli occhi ti si bagnano, quando il tuo ragazzo non conosce la canzone che ascolti continuamente, perchè non ha mai avuto la curiosità 
di toglierti le cuffiette dalle orecchie e ascoltarla insieme a te, allora non può essere davvero il tuo ragazzo, allora non è quello giusto.
Io e Josh ci eravamo visti un paio di volte e avevamo parlato a lungo di tutto; questo dovevo ammetterlo. 
Ricordai delle cene in cui mi aveva invitato e sorrisi mentre Thomas mi guardava con aria solenne e Celeste parlava a macchinetta contro il vuoto. 
Quella sera, quando per la prima volta mi considerai la sua ragazza, indossavo un vestitino rosa pesca e un paio di scarpette non troppo alte. 
Era autunno e fuori si stava immensamente bene, nonostante il vento che si alzava di tanto in tanto. 
Ricordai delle parole che ci eravamo scambiati e dei progetti in cui mi ero tuffata senza pensarci due volte. 
La mia storia finì quasi subito a causa mia e del mio carattere spento e vuoto, a causa della mia sincerità e del mio modo poco carino di dire le cose per come stavano.
All'inizio mi dissero tutti che la persona giusta sarebbe arrivata e che non dovevo aspettarla, nè cercarla, 
che non dovevo stare male per nessuno e non dovevo pensare a come sarebbe andata o cominciata; infondo era vero ma io, dopo una premessa del genere mi aspettavo 
che almeno mi dicessero anche che cosa avrei dovuto fare, dopo. Il dopo che avevo già raggiunto. 
Adesso, ad esempio. 
Non avevo cercato, non avevo aspettato e non avevo ancora trovato nessuno: non potevo mica svegliarmi una mattina e trovare lo sposo accanto.
Notai il sorriso di Celeste e il bacio quasi troppo passionale di Robert. 
Io e Thomas non eravamo una coppia ed era stupido pensare che mi piaceva o ancora di più, che ne fossi innamorata. 
Avevo amato una sola volta nella mia vita e non Josh. 
E per di più, non potevo dire che Thomas fosse interessato ai libri che leggevo o alle canzoni che amavo ascoltare.
" E' troppo pensierosa, signorina. " Mi riferì Thom, mettendo una mano sulla mia coscia. 
" Non sono pensierosa.." Me ne uscii. 
Arrivarono le pizze che avevamo ordinato e mangiammo pieni di idee e cose da raccontare.
Accontonai per un  attimo il pensiero di Josh o di ciò che provavo per Thomas e ad essere sincera, mi divertii davvero. 
I ragazzi pagarono e io, mi sentii infinitamente di troppo mentre i due piccioncini si stringevano per tornare in macchina. 
" Amore, ci vediamo domani prima che vai a casa! " Mi strinse Celeste. 
" Va bene! Mi raccomando, attenti. " Lanciai uno sguardo eloquente a Robert che mi sorrise e mi abbracciò caloroso. 
Ci salutammo tutti e mi infilai silenziosa nell'auto di Thom che si affrettava ad aprire il tettuccio dell'auto. 
" Sul serio? " Chiesi. 
" Dimmi se non è stupendo. " Sorrise con gli occhi al cielo. 
Quella macchina mi sembrava perfetta!
" Guarda quante stelle, Thom! " Gli pizzicai leggermente il braccio e guardai con gli occhi che brillavano quella distesa di cielo buio. 
" Allora, fammi capire una cosa. Esattamente,perché ti piacciono così tanto le stelle?" 
Era serio e si percepiva dal suo sguardo la curiosità che teneva addosso. 
"Guardale. Stanno lì, in silenzio. Nessuno alza mai lo sguardo al cielo per darle un'occhiata, sembrano in perenne attesa;
 aspettano che faccia buio e aspettano che torni giorno, aspettano qualcuno che le guardi e si perda nell'attimo fuggente di ciò che avverrà dopo.Mi somigliano. "
" Ti somigliano, è vero."
Abbassai gli occhi per vedere la faccia di Thom, aspettandomi il solito ghigno sul suo volto ma con mia sorpresa stava zitto e mi guardava. 
Spostò lo sguardo e chiuse il tettuccio, mettendo l'auto in moto. 
Il bel momento tra amici era finito. 
Durante tutto il tragitto cominciai a pensare che io e Thom eravamo solo amici e che effettivamente ero parecchio pallosa.
Amici, amore, amore, amici, amici, amore. 
Adesso l'ago stava sulla parola amici e basta. 
Scendemmo dall'auto e andai nella mia stanza sedendomi sul letto, mentre Thom si sedeva a terra con un ghigno sul viso. 
" Vuoi spogliarti dinuovo? " Ammiccò. 
" No, Thom. " Sorrisi. 
" Mi spoglio io? "
" Thomas. " Lo richiamai. 
Eravamo amici, d'ora in poi il suo corpo sarebbe stato il corpo di un amico. 
" Dovresti lascarti andare, Hel. Ti serve uno psicologo. " 
Lo guardai in cagnesco e mi avvicinai a lui, con passo felino e pacato. 
" Lo psicologo? " Domandai. 
" Uh. " Ghignò lui. 
" Sai che serve a te, giovanotto? "
Mi accovacciai accanto a lui e lo guardai intensamente, 
"Ti serve un amico. " Sussurrai. 
" Un amico? Ne ho troppi, piccola. "
"Ti serve una poltrona colorata su cui perderti di notte. "
Mi avvicinai al suo orecchio e lo sentii sorridere. 
" Sei la mia poltrona? " Lasciò intendere un doppio senso e trattenni una risata.
"Ti serve un cannocchiale per guardare pianeti mai visti prima, sei troppo fissato col sesso per guardarti in giro." 
La voce era un flebile suono colorato e il mio stomaco si muoveva impazzito. 
" A te serve un disco vuoto, dove incidere la mia voce; sembra che quando mi ascolti parlare la tua lucidità vada a farsi fottere. " Sorrise. 
" Presuntuoso, neanche mi piace la tua voce. " Lo guardai mentre i nostri nasi quasi si sfioravano, ero seria e coincisa, quasi imbarazzata. 
" Ti serve un sorriso. " Disse. 
" Mi serve un mare tutto mio. " Sorrisi. 
La nostra discussione mi sembrò perdere intelligenza e lucidità, parlavamo senza un minimo di logica.
"Mi serve una chitarra, una batteria, un pianoforte. " Se ne uscì lui. 
"Ti serve qualcuno che ti insegni a suonare. " Risi io.  
"Ti serve il cielo. " 
" Che me ne faccio del cielo? " Mi guardò lui, sdraiandosi completamente, portando le mani sulla testa e guardando il soffitto bianco e liscio. 
" Abbiamo questo. " Mi indicò, ridendo. 
"Ti serve un telefono che ti ricordi di come sono importante." Sorrise ammiccante. 
Era bello giocare con lui. 
"Che ti ricordi che devi chiamarmi. " Aggiunsi. 
Thomas sorrise e mi abbracciò. 
" A chi serviva lo psicologo? " Domandai mentre ridevamo come due matti. 
" Adesso mi serve una bella dormita. " 
Si alzò e mi lasciò un bacio a fior di labbra mentre si accingeva ad andare via. 
" Thom. " Lo chiamai. 
Lui si girò e mi mostrò un sorriso semplice e colorato. 
" Amici? " Chiesi. 
" Certo piccola. " 
Mi lasciò e attraversò il corridoio per raggiungere la sua stanza. 
 
 
***
 
" Ciao tesoro. Mi raccomando, stai attenta. " 
Mia madre era fredda e coincisa mentre mi salutava. 
Non vedevo l'ora di tornare a casa mia, nel mio appartamento, nella mia scuola, per completare il mio compito. 
Eravamo arrivati all aeroporto leggermente in ritardo e non avevamo avuto il tempo di salutare tutti, compresi Celeste e Rob, come si doveva. 
Mi sarebbero mancati da morire, loro. 
Soprattutto Celeste, energetica e ottimista com'era; per fortuna esistevano i cellulari e internet che mi avrebbero tenuta in contatto con lei, mia unica salvatrice, in 
fatto di consigli. 
Tutta quella situazione, alias: la partenza, la mia nuova cononoscenza e amicizia, si era creata grazie ad un professore egocentrico, fissato con l'interazione e il rapporto
tra persone; grazie ad un compito che si era aggregato allegramente alla mia vita, che mi aveva fatto conoscere un ninfomane, bello da morire e un mondo quasi tutto
nuovo. Nuovo per me, intendiamoci. 
Conoscere Thomas aveva comportato un coinvolgimento diverso rispetto a quello che avevo avuto in passato, aveva comportato un aspetto diverso, da
quello che fino a quel momento mi era stato presentato. 
" Adesso ci tocca studiare. " Mi sorrise, gli occhi un po' spenti. 
L'idea che mi spaventava più di tutte era che una volta terminato il compito, io e lui non ci saremmo più rivolti la parola, che la sua amicizia fosse dovuta al semplice 
fatto che eravamo costretti a stare insieme. 
" A te piace studiare, infondo, no? " Gli domandai coscente di aver preso in passato l'argomento. 
"Se avessi potuto scegliere, sarebbe stato tutto diverso. " Mi guardò un'altra volta mentre si sistemava comodo sul sedile bruciacchiato ai lati. 
Quella mattina aveva messo una maglietta nera con una giacca grigia e un paio di jens chiari strappati sul ginocchio; non era semplicemente bello, sembrava dannato e
indiscutibilmente malizioso. 
" Che avresti fatto? " 
"Magari avrei pilotato aerei, avrei cantato in un palco grande e pieno di gente. Avrei avuto due occhioni blu e avrei fatto l'attore."
" Preferisco i tuoi occhi verdi!" 
" Se avessi potuto scegliere non avrei studiato. " Continuò. 
" Secondo me lo avresti fatto lo stesso. Tu vuoi apparire stronzo e risoluto; il tipico ragazzo che se ne frega di tutto e tutti; ma non sei così." 
Gli spettinai i capelli e affondai la testa sulla sua spalla. 
" Lo so che non sono così. Se avessi potuto scegliere, sarei stato meno freddo; gli abbracci, i sorrisi, i momenti, le persone. 
Magari avrei saputo sceglierli con cura. " 
Un brivido percosse ogni centimetro della mia pelle. 
" Lidia? Se avresti potuto scegliere non l'avresti avvicinata? " 
Mi sembrava impossibile rimpiangere i ricordi con una persona solo perché quella era morta. 
" L'avrei avvicinata ma.. è stato difficile, difficile non sai quanto. "
Mi guardò e sorrise flebilmente. 
Io lo vedevo, vedevo quando ogni tanto il ghigno di Thomas si spegneva e lo vedevo mentre rimaneva a fissare qualcosa, pensieroso. 
Non sapevo cosa significasse perdere davvero qualcuno di importante. 
Ero stata delusa, in passato, dalla persona che amavo, ma io ero stata libera di odiarlo per avermi lasciato, mentre Thom non poteva odiarla, non era stata colpa sua. 
" Com'era? " Sussurrai. 
Era una domanda insolita e forse indiscreta ma volevo sapere quella parte così distaccata dal resto, del carattere di Thomas. 
" Bella. Era bella. " Abbassò lo sguardo e sorrise. 
" Aveva lunghi capelli rossi che le scendevano sulla schiena; spesso li legava in una coda e io adoravo quando lo faceva, perché finalmente smetteva di nascondere il 
suo viso. " Riportò i suoi occhi sui miei e io gli presi la mano per stringerla. 
Si vedeva l'amore che lasciava ad ogni parola, i ricordi che si confondevano in ogni momento. 
Per lui doveva essere stato difficile. 
" Aveva gli occhi blu. E ad essere sincero non aveva un bel carattere, per niente: si arrabbiava se il sabato sera indossavo la camicia perché sosteneva che la maglietta
nera mi stava molto meglio. " 
Sorrisi e lo guardai. 
" E' vero, ti sta meglio. " 
Sorrise anche lui. 
Volevo essere sua amica per sentirlo ridere. 
Con i ragazzi non ci sapevo fare, dovevo ammetterlo; non rispecchiavo l'immagine esatta di ragazza, non mi piaceva fare shopping,non curavo le mie mani, 
passavo due volte lo smalto sulle unghia e il risultato era quasi sempre un disastro. 
Non riuscivo mai a tenere i capelli in ordine, non mi facevo mai problemi a giocare a calcio. 
Ero impossibile, sul serio. 
Quando ero in imbarazzo parlavo, parlavo a sproposito, avrei detto, anche in presenza di Thom, un mucchio di cose stupide in due secondi esatti.
Riuscivo a farmi male, sempre; chi stava con me - quelle poche persone che rischiavano - dovevano scongiurare un milione di volte, almeno. 
Ero l'unica persona al mondo con il terrore di ballare, che amava le stelle e che quasi ogni notte faceva sogni assurdi. 
Amavo leggere:
Un ragazzo avrebbe dovuto sorbirsi mezz'ora di me, che con gli occhi che brillavano, raccontavo di come quel tizio si era innamorato dell'altra. 
Di come non avevo chiuso occhio perché dovevo guardare il cielo.
Thomas mi avrebbe odiata se solo avessi mostrato questa parte di me. 
Lo guardai mentre accendeva l'ipod e mi avvicinai a lui togliendo da uno dei suoi orecchi la cuffietta. 
" Non posso crederci. " Sorrisi. 
" Non puoi credere a.." Mi incitò lui. 
" Ascolti i Muse. " 
" E' un problema? " 
" E' fantastico! " Urlai. 
Mi spettinò i capelli e sorrise, per poi tornare alla sua musica e io ai miei pensieri. 
Il viaggio, contro ogni aspettativa, sembrò correre alla velocità della luce e mi ritrovai finalmente tra le mura di casa mia. 
Thomas ordinò pizza e cominciammo subito a studiare. 
" Quindi, l'amore è concepito come una forza spirituale che innalza l'uomo fino a Dio ,questo sentimento puo essere provocato solo dagli atteggiamenti gentili e sensibili
della donna amata che è come un angelo. I maggiori esponenti sono Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. "
" Brava! Anche questo è finito. Non è stato così difficile, tutto sommato. " 
Mi poggiai sullo schienale del letto e socchiusi, esausta, gli occhi. 
Domani sarei dovuta andare al compleanno di George. 
Magari avrei dovuto anche ballare tra le luci epilettiche di una sala troppo riempita, di gente che neanche sapeva cosa stesse facendo. 
Sapevo che era tutto surreale, che non andavo alle feste, non ballavo, non ero capace di stare in un luogo con troppe persone.
" Domani hai qualcosa da fare? " 
Mi voltai e guardai Thomas; il mio collo era bianco e notai che i suoi occhi, profondi e stanchi si immersero sulla mia pelle, centimentro dopo centimetro, incavatura 
dopo incavatura. Ogni suo movimento mi faceva perdere la testa;
non importava quello che avrei voluto rispondere, quello che avrei risposto o la situazione in cui mi stavo mettendo, nessuno era capace di guardarmi come 
faceva Thom. In qualsiasi caso io avrei voluto passare altro tempo con lui, volevo stare con lui quella sera, la sera successiva e tutte le sere che sarebbero arrivate;
stranamente, però, io e il mio poco buon senso, avevamo deciso che quella festa sarebbe stata corretta, una boccata d'aria. 
" Sono stata invitata al compleanno di un amico e .. "
" Hai accettato. "
" Già. "
Lo sguardo di Thomas era così limpido che a volte mi sembrava di vederci il mare, nonostante il verde scuro dei suoi occhi. 
Sapevo che al compleanno, sarebbe stato tutto così noioso che neanche mille pensieri felici avrebbero cambiato le cose, eppure avevo accettato e non dovevo far altro
che vestirmi carina e passare una serata diversa. Me l'ero promesso, dovevo passare una serata diversa. 
George era un buon amico, gentile e sempre disponibile;
ultimamente, poi, sembrava ancora più disponibile e mi conservava delle attenzioni inaspettate.
Il naso di Thom sfiorò la mia spalla e la sua testa affondo completamente sull'incavatura del mio collo. 
" Hel. " Mi sussurrò. 
" Mmmh." Risposi. 
" Hel, ti voglio bene. " 
Mi mancò il respiro mentre quelle parole si insinuavano delicate sul mio corpo. 
" Grazie. " Mi affrettai a dire, presa dal panico. 
Notai che Thomas mi guardò curioso e mi sorrise. 
" Prego e torni al più presto. " Scherzò. 
Mi accoccolai su di lui consapevole del fatto che, quel grazie, fosse stato insipido e privo di sentimenti. 
Anch'io gli volevo bene, nonostante i suoi cambiamenti d'umore, i miei, i nostri. 
Nonostante i suoi ammiccamenti, il suo strano modo di provocarmi e i pochi mesi in cui avevamo preso conoscenza l'uno dell'altra, io ci tenevo a lui. 



Scusate, scusate, scusate. 
Ho impiegato più tempo, perché in origine questi capitoli stavano tutti su uno; quindi ho dovuto dividere le 
parti e questo implica che quando lo faccio, devo lasciare un senso compiuto ad ognuna, per dare un titolo decente. 
Non so' se la cosa sia riuscita o meno. 
Comunque spero con tutto il cuore che questo capitolo vi piaccia. 
Hel e Thomas sono diventati a tutti gli effetti amici. 
Si trovano bene, sono attratti, sono complici. 
Umh, sono anche compagni di scuola, ecco. 
Thomas a mio parere è da sposare. 
No?

Ps: Grazie per chi mi segue, mi rendete felice, sul serio. 
Un bacio. 
  
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