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Autore: watereyes    20/02/2012    5 recensioni
Amu Hinamori è una normale ragazza di quindici anni. La sua vita scorre tranquilla, come un paesino svizzero in quelle palle di vetro con la neve finta. Finchè, come un fulmine a ciel sereno, non arriva qualcuno a dare una scossa a quel paesino perfetto. Un nuovo, misterioso vicino di casa...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19 - crazy

Nei  giorni successivi, niente può scalfire la mia felicità. Niente. È come se fossi avvolta in una bolla impenetrabile e tutte le cattiverie bisbigliate e non da parte di Haruhi e le altre mi rimbalzassero addosso. È come se camminassi sulla nuvoletta di Goku. Ed è proprio vero che, quando sei felice, vorresti gridare al mondo intero la tua felicità, vorresti che tutti lo sapessero; ed è anche ovvio che la felicità è un qualcosa di effimero, un frullo d’ali, il saettare della lingua di una lucertola, una lucciola che si illumina, una stella cadente che attraversa fulminea il firmamento. È un attimo, chiudi gli occhi al momento sbagliato ed è perduta. Considera la felicità come un respiro di aria pulita e fresca: inspira ed espira lentamente, lascia che scorra libera nel tuo corpo, dandogli nuova forza e vigore, ma non cercare trattenerla, perché altrimenti fuggirà via.

- Amu? Ehi Amu, ci seiii??

Mi riscuoto dal torpore in cui ero caduta, infastidita. Una volta tanto che ho dei pensieri filosofici, non disturbatemi! E che cavolo! Mi sentivo quasi all’altezza del Dalai Lama!

- Che vuoi? – sbotto, lanciando uno sguardo furente verso la sorella del mio ragazzo, che mi sorride allegra accanto al mio banco.

- Ciao Amu, anch’io sono contenta di vederti. Sì, ho dormito bene, grazie, e sì, non mi dispiacerebbe sedermi – replica Utau, accomodandosi al posto di Tadase, che non è ancora arrivato – Allora? Che succede? Cosa c’è che non va?

Dio, odio quando è così allegra e io sono così di malumore! È peggio di Tadase, e ce ne vuole!

Borbotto qualcosa di indistinto come risposta.

- Andiamo Amu! Su con la vita! - mi scuote Utau, con aria gioiosa. Mi aspetto quasi di vedere dei fiori e degli uccellini svolazzarle intorno - Domani è anche il tuo compleanno, o sbaglio? – aggiunge raggiante.

Quest’ultima frase mi fa scattare improvvisamente.

- Ma davvero? Ma pensa, me l’ero proprio scordata! Grazie per avermelo ricordato, eh!

Utau trasalisce, intimorita:

- Che c’è? Non ti piace il giorno del tuo compleanno? – chiede ansiosa.

- Certo che sì! Lo adoro! Ma, sai, credo che non sia a me che devi ricordarlo, ma a qualcun altro! – ringhio, irritata come un rinoceronte con l’ernia.

Mi sembra di scorgere un luccichio divertito nello sguardo di Utau, prima che mi chieda, con aria disorientata:

- Ah sì? E a chi dovrei ricordarlo, di grazia? – chiede, inarcando una delle sue perfette sopracciglia bionde.

Di grazia? Quella ragazza ha subito troppo lì influenza di Tadase, non c’è altra spiegazione.

- Ah, non lo so! Al mio ragazzo, magari! Anzi, direi al mio ex ragazzo, ormai – sbotto, inasprita come se avessi ingoiato un’intera cassa di limoni.

- Cosa?!? Tu e Ikuto vi siete lasciati?!? – strilla, gli occhi sbarrati.

Per fortuna i miei compagni sono tutti fuori e non hanno sentito, altrimenti apriti cielo!

- Non essere cretina, Utau – la rimbrotto – dico il mio ex perché non penso che sopravviverà ancora a lungo, dopo avermi vista – esclamo, con in ghigno sadico a deformarmi la faccia.

- Ah, adesso ho capito. Meno male, dopo tutto quello che avete penato per mettervi insieme! Adesso però Amu, te lo chiedo per favore, togliti quel sorrisino dalla faccia che mi fai paura! – esclama Utau con un brivido.

- Non temere, non sei tu la mia vittima – sibilo, scrocchiandomi le nocche.

Dopo avermi osservata per un po’, Utau arrischia una domanda, con  aria titubante:

- Ehm.. Amu?

- Che c’è? – abbaio.

- Scusa se te lo dico, ma... Sei certa che Ikuto abbia mai saputo che domani è il tuo compleanno?

- Cos..? Ma certo! Deve saperlo! È il mio ragazzo! E poi, se ti ricordi, ne abbiamo parlato quella volta che sono venuta a cena da voi! Tu te lo sei ricordata, no?

- Sì, ma forse Ikuto non era particolarmente attento, in quel momento. Anzi, ti posso assicurare che non lo era: era tutto preso a fissarti come un cane randagio guarda un arrosto!

Quella risposta, mio malgrado, mi rasserena un po’:

- Quindi.. – chiedo ostentando nonchalance nell’inutile tentativo di non sembrare patetica – secondo te non si è dimenticato?

La bocca di Utau ha un fremito (probabilmente sta cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridermi in faccia), ma la sua risposta è solenne:

- Fidati. Sono certa che non se ne è dimenticato.

Ostenta una sicurezza così grande che mi sento automaticamente rilassata. Molto più tranquilla, chiacchiero con lei del più e del meno fino al suono della campana.

 

Tuttavia, durante la ricreazione, i dubbi cominciano di nuovo ad assillarmi.

- Ciao! – grido, salutando allegramente Ikuto, che arriva di corsa e ancora in tuta.

Sono talmente impegnata a cercare (invano) di mantenere un contegno dignitoso di fronte alla sua maglietta attillata e ai suoi pantaloncini, da sentire solo l’ultima parte del discorso che mi ha appena fatto:

- … mi dispiace molto Amu, davvero.

- Eh? – faccio io, asciugandomi la bava.

- Ho detto che oggi non posso tornare a casa con te, mi dispiace.

- Cosa? – esclamo io, a bocca aperta. Sono certa di averlo strabiliato per la mia incredibile dialettica.

- Sì, devo andare via e tornerò tardi, scusami.

- Okay, ma.. Dove devi andare? – chiedo, curiosa.

- Vado con mio padre ad una fiera di violini. Mi interessa un sacco, è da molto che volevo andarci.

- Wow, sono felice per te! – esclamo, contenta – Posso venire anch’io?

- Ehm.. mi piacerebbe davvero un sacco, piccola, ma non puoi. Servono i biglietti e noi li abbiamo presi un sacco di tempo fa. È una mostra molto famosa – mi spiega delicatamente.

- Oh. Beh, sarà per un’altra volta! – replico, allegra.

Proprio in quel momento passa Yuki, che si unisce alla conversazione:

- Ehilà! Come va?

- Bene, grazie. Tu come stai? – chiedo, dando un morso alla mia mela.

- Sono sull’orlo del suicidio. Sono in prima fila e il prof di italiano è terribile: ha un alito che stenderebbe un elefante con il raffreddore, un vero incubo.. comunque, passando ad argomenti più piacevoli, a che ora partiamo oggi? – chiede allegra.

Con mia grande sorpresa, capisco che sta parlando con Ikuto. Okay, più che con sorpresa, direi turbamento. Anzi panico. Panico totale. Aiuto, ma non ero io quella che aveva deciso di fidarsi di lui?

- Passiamo a prenderti alle quattro – dice Ikuto, sorridendo.

Ripeto, niente panico. Ikuto sorride perché sta pensando alla fiera e – in realtà questa è l’unica cosa che mi permette di non uscire completamente di testa – ha usato il plurale, riferendosi probabilmente a lui ed Aruto. Come ho detto, niente panico.

Se ho detto niente panico, allora perchè sto scalpitando come se mi avessero infilato una tarentola nelle mutande?!?

- Ehm.. Anche tu vai alla fiera, Yuki? – butto lì.

- Oh sì! È stata una vera fortuna! Mia madre è riuscita a prendere i biglietti la settimana scorsa, solo grazie al mestiere che fa. Sai, non l’ho preso prima perché non credevo di venire qui in questo periodo, ma sono riuscita a prendere un biglietto grazie a mia madre: lo sai, è ben inserita in quel mondo..

Se non sbaglio, sua madre lavora nel mondo nello spettacolo, ma non ricordo che cosa fa di preciso.. comunque, perché diavolo vuole andare a quella fiera? Nemmeno sapevo che fosse interessata ai violini!

Yuki saluta e se ne va. Ikuto commette l’imperdonabile errore di fissarla più del dovuto (a mente fredda, riconosco che l’ha guardata appena per un paio di secondi ma, capitemi, non ero in me in quel momento) ed io, furibonda, sbotto:

- Beh, la sai una cosa? Divertiti a quella stupida fiera con Yuki! Ci vediamo! – detto questo, mi allontano a grandi passi, premurandomi di scambiare quattro chiacchiere con quel cerebroleso di Fumio, sempre più simile ad un mollusco dai mille tentacoli, di fronte ad un Ikuto quanto mai furente.

Ma non me ne importa un accidente. Che si arrabbi pure quanto gli pare.

 

Ovviamente, questo pomeriggio sono in preda alla crisi più nera.

Perché, perché, perché sono così stupida?!? Che cosa mi spinge a comportarmi in questo modo? Devo smetterla di stare in combutta con il mio cervello. Questa faida deve finire, dobbiamo diventare alleati non solo nei compiti in classe, ma anche nella vita quotidiana, che sta diventando difficile quanto una verifica di chimica, se non peggio.

Con un sospiro, mi lascio cadere sul divano, masticando affranta un panino con la Nutella e guardando un programma per bambini in televisione.

Sono sola in casa: mia madre è al lavoro e Ami se l’è svignata con una scusa improbabile non appena ha visto che aria tirava.

Resto in uno stato semi vegetativo per tutto il pomeriggio, finchè il suono del campanello non mi costringe a riemergere dal mio coma. Apro la porta e vengo letteralmente presa d’assalto da due pazzi dai capelli biondi che, li riconosco subito nonostante le enormi valige che si portano appresso, altri non sono se non Tadase e Utau. Mi trascinano con forza insospettabile in camera mia e mi costringono in bagno.

- Lavati! – gridano all’unisono.

Sconvolta, batto i pugni sulla porta:

- Ehi! Ma siete impazziti?! Fatemi uscire!

- Lavati e ti faremo uscire!

Ricattatori. Dopo aver tentato la fuga – prontamente sventata da Tadase – legando degli asciugamani tra loro e dopo essere stata scambiata per un ladro dalla vecchia che abita nella casa di fronte, che credeva volessi intrufolarmi in casa attraverso il tubo della grondaia, mi rassegno al loro volere e mi infilo sotto la doccia, bofonchiando sul loro evidente bisogno di sedute psichiatriche. O, meglio ancora, di un’esocista.

Appena esco dal bagno, li trovo ad aspettarmi con due ghigni identici stampati in faccia - Ma siamo sicuri che non siano fratelli separati alla nascita? – e con un armamento di trucchi, vestiti e altre diavolerie da far spavento al seguito.

Prevedendo il mio tentativo di fuga, mi agguantano al volo e mi immobilizzano su una sedia. Sono talmente sbalordita che non riesco nemmeno a parlare, quindi sono già a metà dell’opera quando finalmente ritrovo la voce e strepito:

- Ma siete fuori?! Che ci fate qui? Che volete? Che mi state facendo?!

- Lo dicevo io, che era stata troppo tranquilla per troppo tempo – borbotta Utau rivolta a Tadase – Ma niente, Amu – aggiunge, rivolta verso di me – Tadase ed io abbiamo visto una articolo di moda molto interessante e ci serviva una cavia per testarlo!

Sono talmente sconcertata che non dico niente fino a che non finiscono il loro esperimento. Devo dire che mi sembra abbastanza ben riuscito: indosso un morbido vestito rosa stile impero e ho dei fiori nei capelli. Sembro una di quelle dannate fatine delle fiabe, accidenti a me! Come ho potuto permettergli di conciarmi così? Ormai è fatta.

- Okay, posso togliermelo adesso? – chiedo in fretta e, senza aspettare risposta, comincio a togliermi il vestito.

- Noooo!! – gridano, terrorizzati e scandalizzati al tempo stesso.

- Facciamo almeno una foto, no? – propone Tadase, guardandomi con fare accusatorio.

Beh, mica mi sento in colpa: lo sa che detesto fargli da cavia, è lui che si ostina a usarmi come tale! E adesso ha coinvolto anche quella schizzoide di Utau, povera me.

Vabbè, facciamo questa foto e togliamoci questo vestito. Sembro quella tipa di quel film, Come d’Incanto, che ha vissuto per tutta la vita in una fiaba e di colpo si ritrova nel mondo reale. L’espressione è quella, se non altro.

- Io ho una macchina professionale, a casa! – esclama Utau, balzando in piedi – andiamo!

Senza aspettar risposta, mi portano giù per le scale e mi trascinano fino alla porta di casa Tsukiyomi, dove si fermano a riprendere fiato. In realtà anch’io sto ansimando come un montone. Dopo aver lottato con valore, devo cedere alla sconfitta.

- Va bene – sospiro, rassegnata – facciamo queste foto.

Loro si guardano e sorridono, vittoriosi:

- Così ci piaci Amu – esclamano, aprendo la porta – fa un bel sorriso e.. Buon compleanno!!

 

 

Okay. Non ho scuse, davvero. È da una quantità di tempo indecente che non aggiornavo! Chissà se c’è ancora qualcuno che mi segue? Spero di sì, perché ci tengo molto.

Purtroppo, gli impegni di quest’anno sono più pesanti di quanti mi aspettassi e ciò riduce drasticamente il mio tempo libero. Per questo, vi avviso che cercherò di postare un capitolo ogni DUE SETTIMANE. Non garantisco di riuscirci sempre, soprattutto nei periodi più neri, ma tenterò di farcela.

Siamo quasi arrivati al round finale! Manca poco, molto poco!

Grazie mille a tutte voi, siete straordinarie, vi ringrazio per il sostegno che mi date sempre e che non merito.

Baci
watereyes
P.S. Scusate, sono anche rimasta indietro con le risposte alle recensioni. Vi prometto che risponderò a tutti!

   
 
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