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“So come ti
senti Harry” Iniziò Silente.
“No, non lo
sa.” Rispose Harry mentre osservava il pavimento della stanza del Preside. “
E’ colpa
mia.”
“No… la colpa è mia. Sapevo che era solo questione di
tempo prima che Voldemort si collegasse con te. Ho pensato che allontanandomi
da te come ho fatto per tutto l’anno, sarebbe stato meno tentato e quindi tu
saresti stato più protetto.”
Con un nodo
alla gola Harry guardò Silente e rispose.
“La
profezia dice, nessuno può vivere se l’altro sopravvive, vuol dire… uno dei due
deve uccidere l’altro… alla fine.”
“Si”
“Perché
non me lo ha detto?”
“Per la
stessa ragione per la quale tu hai salvato Sirius. Per la stessa ragione i tuoi
amici ti
hanno
salvato. Dopo tutti questi anni, dopo tutto quello che hai sofferto, io non
volevo più causarti dolore. Ci tengo troppo a te.”
Girandosi nel
letto Harry aprì gli occhi, si mise seduto e osservò il soffitto mentre
ricordava l’ultima conversazione con Silente prima di tornare a casa dai Dursley
per l’estate.
I primi giorni
da quando era tornato se n’era stato nella sua stanza, a letto a dormire. E per
la prima volta dopo tanto tempo non aveva incubi, ne sogni, niente di niente,
solo dormiva.
Questo lo
aveva sorpreso, soprattutto considerando quanto era appena successo. Aveva
cercato più volte di non pensare, di liberare la mente ma diventata ogni giorno
sempre più difficile e ad essere a casa dei Dursley questo non aiutava.
Era da solo
senza i suoi amici.
Non che avere
Ron o Hermione vicini potessero fare qualche differenza. Ci teneva a loro, ma
non avrebbero saputo come ci si sentiva ad essere il responsabile della morte
di qualcuno. Non avrebbero capito la sofferenza e il dolore e la grave
responsabilità che era ricaduta sulle sue spalle.
Sospirando
pesantemente, Harry si sedette sul letto. Guardò l’orologio sul piccolo
tavolino accanto al letto, erano le 00:05. Si mise gli occhiali e si alzò in
piedi, decise di andare a prendere un bicchiere d’acqua in cucina. Cercando di
non disturbare sua zia e suo zio, Harry scese le scale, ma non appena mise il
piede sul gradino una voce riecheggiò nella sua mente.
“Buon
lavoro, James!”
Harry scosse
la testa mentre scendeva un altro gradino.
“Avada
Kedavra!”
Harry dovette
sorreggersi al corrimano come sentì la voce di Bellatrix Lestrange maledire il
suo padrino, guardò impotente come Siruis veniva colpito, come gli sorrise un
ultima volta prima di sparire dietro al velo. Harry ricordò la corsa per
raggiungerla, passo dopo passo le si avvicinò, cercando di utilizzare la
maledizione Cruciatus.
Poi udì la
voce di Lord Voldemort al suo orecchio.
“Bisogna
dire Harry… lei lo ha ucciso… se lo merita.”
“Conosci
l’incantesimo.”
Harry aveva
passato ore a cercare di svuotare la sua mente da ogni emozione, come il
Professor Piton gli aveva insegnato nelle lezioni di Occlumazia, anche se aveva
odiato ogni singola lezione. Ogni volta gli appariva un’immagine di qualcuno a
lui caro che soffriva o che moriva. Si rese conto di essere arrivato in fondo
alle scale, fece un profondo respiro e si avviò verso la cucina. Versò l’acqua
nel bicchiere, dopo un breve sorso si passò la mano sulla fronte sfiorando la
cicatrice.
“Sirius”
Sirius è
morto, Sirius è morto, l’hai ucciso, eri andato al Dipartimento della Magia, lo
ha fatto andare li, lo ha ucciso… è tutta colpa tua…
Harry smise
improvvisamente di pensare come sentì la porta d’ingresso aprirsi e poi
chiudersi. Spaventato sbirciò fuori dalla porta, era solo suo cugino Dudley.
“Potter” aveva
ringhiato mentre si muoveva in cucina.
“Cosa ci fai
ancora in piedi?” Chiese Harry.
“Non sono
affari tuoi” sbottò Dydley mentre prendeva del cibo dalla dispensa. “E tu, cosa
ci fai ancora sveglio? Un altro dei tuoi stupidi incubi?” Chiese con un sorriso
tirato. Harry sapeva che suo cugino era al corrente dei suoi incubi, lo aveva
sentito nel sonno in questi ultimi anni.
Harry lo fissò.
“Zitto
Dudley.”
Harry era
abituato alle frecciatine e agli insulti di Dudley, ma ora non aveva l’energia
per controbattere. Fortunatamente Dudley prese il suo snack e uscì della
cucina, andato nella sua stanza.
Finita
l’acqua, Harry mise il bicchiere nel lavandino e tornò di sopra. Sospirando raggiunse
la sua stanza e tornò a sedersi sul suo letto. Guardò fuori dalla finestra
desiderando di essere altrove, non li. Desiderando di non essere nella
situazione in cui era.
Era in uno
stato di shock… o di rifiuto… forse non aveva ancora accettato tutto quello che
era successo.
Harry si
accorse che stava tremando. Scacciò via i pensieri e le emozioni più lontano
che poté. Era difficile, molto difficile, perché non andavano mai via del
tutto, non lo abbandonavano, non importava quanto lui lo voleva.
Chiuse gli
occhi, cercando di immaginare una vita dove tutto questo non era successo.
Se Sirius
non fosse morto, se non ci fosse la Profezia, se Lord Voldemort non fosse
salito al potere, se i miei genitori non fossero morti, se io non avessi
vissuto con i Dursley. Vorrei essere normale. Vorrei avere una vita normale.
Era questo che
Harry avrebbe voluto. Solo essere normale. Non essere conosciuto come “il
bambino che è sopravvissuto”.
Si sdraiò sul
letto. Chiuse gli occhi e cercò di scacciar via i suoi pensieri, ma questa
volta non funzionò. Continuava a pensare al Dipartimento dei Misteri,
all’attacco dei
Mangiamorte, a
Sirius…
Lo hai
ucciso, lo hai portato alla morte. Se n’è andato per sempre grazie a te. E
tutte quelle persone che i Mangiamorte stanno uccidendo, andranno e
continueranno a morire, fin quando non affronterai Lord Voldemort, le persone
moriranno. Tutte le persone a te care moriranno…
“Basta.” Disse
Harry a se stesso mentre le sue emozioni ritornavano a galla. “Ora basta.”
XXXXX
Era l’alba e
il sole si era levato presto, già a metà cielo illuminava il Castello di Magia
e Stregoneria di Hogwarts. Severus Piton sedeva di fronte ad Albus Silente nel
suo ufficio, stavano discutendo dell’ultimo attacco dei Mangiamorte.
“Sembra che
l’attacco abbia fatto morire parecchi Aurors,” iniziò Severus riluttante di
informare il preside sulle novità. “Uno di loro era Alstor Moody.”
Silente
sospirò pesantemente dopo quello che aveva detto il professore di pozioni.
Moody era probabilmente il più famoso Auror di tutti i tempi. La sua morte
rappresentava un duro colpo per l’Ordine.
“A causa del
loro fallimento nell’ottenere la profezia, io credo che il Signor Oscuro
incrementerà i suoi attacchi,” Continuò Piton “Il che significa che Potter
dovrebbe stare in un posto più sicuro per il resto dell’estate e non credo che
stare dai Weasly sia
abbastanza
sicuro.”
“Lo so.” Disse
Silente “Harry ha bisogno di una visibile presenza da parte dell’Ordine che sia
a portata di mano in ogni momento per scoraggiare un possibile attacco alla sua
vita.
Deve stare in
un posto dove i Mangiamorte non immaginerebbero che lui sia li.”
“Sono
d’accordo” Disse una voce femminile. Silente osservò Narcissa Malfoy uscire
dall’ombra. “Non esserne sorpreso Albus.” Sorrise mentre si avvicinò a loro.
“Cosa ci fa
qui?” Silente chiese a Piton.
Piton fissò la
scrivania.
“La Signora
Malfoy ha insistito perché mi accompagnasse da voi.”
“E per quale
motivo?”
“Voglio
aiutare.” Iniziò Narcissa. “Prenderò io Harry, e lo terrò al sicuro da attacchi
alla sua vita.”
Silente guardò
Narcissa e scosse la testa.
“Scusa ma
quello che stai dicendo è fuori questione.” Disse con calma appoggiandosi allo
schienale
della sedia e incrociando le braccia. Non avrebbe mai consegnato il ragazzo che
è sopravvissuto alla moglie di un Mangiamorte, anche se Lucius era stato
incarcerato.
Narcissa
sorrise freddamente.
“Davvero Albus
non hai voce in capitolo. Traditore o no, Sirius Black era il padrino di Harry,
il suo legale. Io sono di sangue il suo parente più prossimo. Per tanto come
ultima restante della famiglia Black ho ereditato il Black Manor, tutte le sue
proprietà, il patrimonio di famiglia… ed Harry Potter. Sono la sua nuova
tutrice legale.”
“I suoi
parenti babbani – ”
“Saranno ben
felici di firmare qualsiasi atto legale che riguarda il ragazzo. Severus mi ha
detto che non sono felici di avere un mago in famiglia.”
Silente guardò
Piton e sospirò pesantemente.
“Narcissa – ”
“Non c’è altro
posto dove possa andare Harry, Albus. Ogni posto dove lo manderete i
Mangiamorte lo troveranno, te lo garantisco. Non penseranno mai che possa
essere nel Malfoy Manor, questo significa che nessuno lo saprà a parte noi.
Nessuno dell’Ordine, non potranno essere torturati per rivelare dove si
trova Harry perché non lo sapranno.”
Silente
osservò la donna per un lungo momento. Incrociò il suo sguardo senza paura a
testa alta, sfidando il suo atteggiamento. Finalmente parlò.
“Cosa dice tuo
figlio?”
Narcissa
chiuse gli occhi.
“Sono
consapevole del fatto che Harry e mio figlio non sono mai andati d’accordo.”
Piton sbuffò.
Era un euforismo.
“Ma hanno 16
anni ora. È tempo che si perdonino per focalizzarsi sul reale pericolo a cui
andranno contro. Per quanto riguarda Lucius, lui è ad Azkaban. I vincoli posti
su di me non ci sono più ed io non ho intenzione di tornare da loro.”
Silente non
era ancora convinto.
“L’Ordine – ”
“Albus non
voglio tradire Harry per il Signor Oscuro.” Assicurò Narcissa. “Non ho nulla da
guadagnare in questa storia e così facendo metterei me e mio figlio in
pericolo, e io non farei mai una cosa del genere. Allora ti sta bene o no?
Posso faro con te o senza di te.”
Guardando la
scrivania finalmente il vecchio mago prese una decisione.
“Solo ad una
condizione.” Iniziò Silente “O io o Severus faremo dei giri di routine al
maniero per assicurare che le cose vadano bene.”
“D’accordo.”
“Bene.” Disse
alzandosi. “Accompagnerò io Harry da voi, giusto per spiegargli la situazione.”