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Autore: PaperMoonRouge    20/02/2012    1 recensioni
Uno scontro. Un caso oppure uno sbaglio. Un furioso uragano di storie che si intrecciano.
Inizia tutto nel più totale mistero in una camera d’ospedale. Un fragile personaggio che ripercorre i suoi passi insieme ad altri strani figuranti.
In un finto pianeta di plastica: la vita.
-Perché quel che è successo rimarrà tra noi-
-Per sempre-
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Radiohead – Fake Plastic Trees
 
Mi girai su me stesso in uno stato di atroce agonia.
La sensazione era quella di una sbornia prolungata; i miei occhi grigi erano vitrei e socchiusi verso un punto fisso della parete, i capelli dorati che mi cadevano sulle spalle erano impastati di sangue e birra, la testa martellava a ritmo di tiptap e le orecchie mi fischiavano come una teiera d’acqua sul fuoco.
Sentivo uno particolare odore di pulito, che mai sentirò così chiaramente, seguito da passi veloci e svelti ed un trascinamento di ruote continuo. Ora finalmente capivo ….
Il mio stomaco ricominciò a brontolare ma non era la mia solita voglia di mangiare, questa volta assomigliava ad un labirinto. Si, un labirinto. Un contorcersi di strade dentro il mio  corpo.
Per non sentirmi così oppresso da quel dolore riprovai a cambiare lato.
Striscia lentamente sul lettino spostando quelle lenzuola bianche soffici e fresche che mi sfioravano la pelle con un brivido. I miei occhi, finita la manovra, si spostarono sulla finestra e di conseguenza su una distesa di edifici tristi, malinconici in lontananza.
La vista non era delle migliori così mi fissai le mani.
Avevo le nocche lacerate, probabilmente qualche ora fa erano ricoperte di vetri, ma il dolore dei tagli era sopportabile  in confronto con quello alla tempia. Una benda spessa 10 cm mi avvolgeva il cranio come un turbante indiano e il colore carminio che stava prendendo non prometteva nulla di buono.
Quindi, tutto sommato, era stata una serata da archiviare.
 
Da quando avevo aperto gli occhi un’ infermiera, molto compassionevole sulla sessantina, mi era venuta a cambiare il bendaggio e sentire come me la stavo  passando; come se non vedesse che ero su un letto d’ospedale con un piede nella fossa.
Mi raccontò che ero arrivato alle quattro del mattino in uno stato pietoso, solo come un cane e privo di conoscenza.
Mi fece rallegrare un fatto in particolare; chi aveva chiamato i soccorsi era completamente sparito come un fantasma.
Essere ritrovato  sul ciglio della strada con una ferita mortale sulla testa poteva indurre un uomo a lasciarmi solo? … se mi avesse trovato quella vechiettina con il camice bianco, la faccia rugosa e il sorriso da dentiera perfetta sarebbe stato meglio.
In più la dinamica del mio “incidente” mi cementava nella mente domande ancora più oscure.
Avevo passato la serata insieme al mio solito gruppo di amici e verso la mezzanotte avevamo deciso di uscire per fare una passeggiata lungo il fiume.
La stagione primaverile concedeva qualche pausa dalla pioggia incessante permettendoci d’ assaporare la brezza fresca della sera e una limpida luna che splendeva nel cielo; potrebbe stregare una mente così debole come la mia quel satellite. Mi sentivo dentro, infatti, qualcosa che non andava.
Saranno state le due quando, lungo la riva, le persone cominciarono a scemare e a ritornare nei propri letti; non ci sarà stati più di due gatti a quell’ora lì ma dopo quello … il buio totale. Un momento completamente rimosso che più ci pensavo e spremevo le meningi più il mio dolore mi sfiniva lasciandomi senza forze perfino per ritentare.
Non mi accorsi neanche che l’infermiera si stava alzando e sorridendomi felicemente usciva dalla stanza fischiettando. Volevo chiamarla, anche se non ricordavo il suo nome, per chiedergli di restare con me e farmi compagni perché in quel attimo mi sentivo perso.
Sentivo freddo e mi rannicchia quasi in preda ad una crisi d’identità.
 
-Hai una brutta cera- sussurrò chiaramente al mio orecchio una voce famigliare.
Aprì gli occhi accompagnando il risveglio con un mezzo sbadiglio e un espressione tra il “Oh cielo sei qui” e “Dove cavolo eri quando qualcuno, forse, mi massacrava di botte??”.
Ma soppesai la mia ira con un bel respiro e ironizzai anch’io.
-Hai visto? Sono chiaramente più affascinante ora con questo look da ribelle-
La risata forte e penetrante del mio amico mi rassereno.
-Oh bene, vedo che la tua vena comica non è svanita-
Ora mi fermai; non ero veramente intenzionato a scherzare su quello che era successo.
Ricomincia ancora con un altro respiro profondo.
-Ma come ci sono finito qua? Me lo sai spiegare?- chiesi in un tono di supplica piena di rabbia.
La sua voce strozzo un fremito e con l’espressione più seria che avessi mai visto sul suo volto mi rispose.
-Amnesia? … io non ti posso rispondere-
Aggrottai le sopracciglia.
-E perché?-
-Semplice, non c’ero-
-Eh, come non c’eri? Dov’eri?- mi stava uccidendo definitivamente con quel giro di parole.
-Ti ho lasciato con gli altri dopo la mezzanotte. Ero tornato indietro perché avevo lezione il giorno seguente; sai ?? Lunedì uguale scuola per me!- sbottò in una sonora esclamazione.
Avevo fatto la figura dell’imbecille attaccandolo per una faccenda così ovvia. Me ne pentii.
Di conseguenza il silenzio scese nella stanza e guardai fisso le mie mani per non incrociare il suo viso. Sciocco.
Fortunatamente vide che ero entrato nel mio stato di “serio dispiacere” e riprese normalmente la discussione.
-Ho parlato con il medico che ti ha visitato-
-Cosa ha detto?-
-Forse ti sei fatto un po’troppe paranoie fino ad ora ma non è nulla di prettamente grave; non è profondo il taglio- indicandomi chiaramente la testa.
-Bene- puntualizzai mettendomi l’anima in pace.
-Dovresti uscire domani dall’ospedale. Ti terranno ancora qua per questa notte; controlli di routine-
-Bene- mi morsi la lingua per aver ripetuto aspramente la stessa parola. –Quindi resterai con me?- chiesi.
Scosse la testa.
-Devo lavorare nel pomeriggio ma verranno a trovarti gli altri, non ti preoccupare- mi consolo.
-Ok- pensai subito a loro. Forse avrebbero avuto uno straccio di risposta … erano o non erano “gli altri” che inspiegabilmente mi avevano lasciato inerme sul ciglio della strada? A questo doveva esserci assolutamente una risposta.
-Ma chi ti ha detto che ero qui?- chiesi in preda al dubbio.
-Dei tizi dell’ospedale. Avranno visto nelle chiamate recenti. Credo-
-Ah, lo penso anch’io- un'altra domanda idiota pensai; dovevo aver preso delle belle mazzate in testa.
-Ho pensato ad avvisare tutti io comunque. Anche i tuoi … genitori- soffermandosi esplicitamente sull’ultima parola.
-Grazie- risposi parlando con tono distaccato. Prima o poi qualcuno doveva diglielo che ero finito qua ma non pensavo così presto.
Un altro momento di silenzio mi lascio pensare con più lucidità ma non rischiai di inciampare in altri discorsi scontati e così lascia parlare lui.
-Da quel che mi hanno riferito … -
Pensai subito che forse qualcosa sapeva infondo.
- Non si sa chi è stato; non ci sono testimoni- finì con una nota di rammarico.
-Puoi denunciare l’accaduto; a discapito di ignoti. Almeno farai partite le indagini-
Non seppi rispondere. Non ne avevo il coraggio.
Ora, veramente, il silenzio si impossesso anche delle ultime parole rimaste e non seppi neanche restare sveglio.
Mi lascia cullare dalle parole non dette e chiusi gli occhi.
 
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Eccoci qua.
Un ciao caloroso a tutti :) 
Faccio una piccola premessa e inizio col dire che non è la mia prima FF, avevo scritto qualcosa qualche anno fa ma poi avevo rimosso l’account, però come protagonisti gli One direction … mai.
Diciamo che proprio sui personaggi sono stata molto vaga; ed è proprio quello che mi piace dell’inizio.
Sono stata ripetitiva e melensa, me ne rendo conto, ma mi veniva spontaneo soffermarmi su certi particolari e spero che il secondo capitolo riuscirà a scorrere più velocemente.
Grazie per l’attenzione se qualche temerario lettore si interesserà a quello che scriverò.
Risponderò molto volentieri alle recensioni e, se vorrete, vi terrò informate/i volentieri su quando pubblicherò dei nuovi capitoli.
.. devo dire che sono molto impegnata ma non metto di certo questo progetto in un cassetto; ci tengo molto.
Grazie ancora.
-Kiss
  
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