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Autore: Caelomb    20/02/2012    1 recensioni
Scesi e mi tolsi il cappuccio, mi misi in spalla lo zaino a quadri blu che avevo comprato in Canada qualche anno prima e mi incamminai all’entrata del primo edificio, con tutti gli occhi degli studenti puntati addosso. Sapevo cosa stavano pensando, non era tanto difficile da immaginare: ‘Miami dai capelli arancioni’ sarebbe stato il mio nuovo soprannome, c’era da aspettarselo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Miami Orange Hair.


“Maggie Osbourne… e tu sei Edward Cullen, figo assurdo fidanzato con quella la’, non ricordo il nome… sai, non mi interessa.”
Dissi chiara accennando un sorriso.
“Uhm, volevo solo chiederti la scelta di quella tintura, ha un qualche preciso significato?”, chiese passando all’argomento ‘capelli arancioni’.
Lo guardai truce e mi girai dandogli le spalle. “Sei…strana.
” 


***
 

Mi svegliai di soprassalto.
Il telefono, che avevo dimenticato sotto il cuscino, aveva preso a squillare più forte della sirena di un’ambulanza: il mio primo giorno nella nuova scuola, la Forks High School.
Si, mi ero trasferita in quella cittadina piovosa e fredda dello Stato di Whashington, mi aveva costretta mio padre, Ethan.
Beh lui era un famoso avvocato, e l’ultimo processo che avrebbe dovuto svolgere sarebbe stato molto più lontano da Miami fino in Alaska che da Forks fino a quest’ultima… la casa dove avrei alloggiato era dei miei nonni, sarei stata con loro fino alla fine delle sentenze.
O forse anche di più… sta di fatto che stavo da circa una settimana in quel posto e già lo amavo, amavo il freddo. Amavo il ghiaccio, i guanti e le sciarpe… ma soprattutto amavo la pioggia, la neve, la grandine! Davvero sarei rimasta per tutta la vita sotto un acquazzone, con i capelli bagnati e le mani tremanti.
Mi alzai intorpidita dal sonno e infilai le prime cose che trovai nell’armadio, non facevo tanto caso all’abbigliamento…
Arrivata in bagno presi a guardarmi allo specchio; nella vecchia scuola, a Miami, mi prendevano in giro perché ero ‘strana’. I miei capelli arancioni fosforescente ne davano la prova sì, ma solo chi mi conosceva bene sapeva che quella tinta descriveva me stessa. I miei capelli arancioni ed i miei occhi color sabbia descrivevano tutto: io odiavo il deserto, il caldo, io odiavo Miami, io odiavo me stessa. Si, perché mi odiavo. Sbuffai passandomi una mano tra l’ammasso arancione che mi ricopriva la testa e mi sciacquai il viso con l’acqua fredda. Il freddo, quello si che era bello.
Al solo pensiero dei brividi che attraversavano la pelle durante l’inverno urlacchiavo di gioia, beh si ognuno ha le sue ossessioni. Amavo anche il mio cognome, Osbourne. Si, proprio come il cantante metal, Ozzy Osbourne. Il mio nome l’aveva scelto mia madre appena nacqui, sette anni prima che lei morisse. Se i compleanni non fossero esistiti mia madre non sarebbe mai morta il giorno del mio compleanno. Mi chiamavo Maggie.
Sospirai al solo ricordo e cominciai a spazzolare con forza i capelli, pur di pensare ad altro…
‘’Maggie, sù muoviti devi andare a scuola sennò farai tardi!’’ ecco mia nonna, Gracie. ‘’Si nonna, ho fatto. Ciao!’’ urlai di rimando. Infilai le scarpe e uscii di casa, con un muffin in bocca.
Ficcata in macchina, accesi la radio e misi un cd dei Queen, si quelli che avevano creato la musica, quella vera. Freddy Mercury alias Dio. Partii con la mia Scoda rancida e mi incamminai a cinquanta all’ora verso la scuola. Avrei dovuto fare il terzo anno, ma andavo al quarto, mio padre aveva fatto ammettermi un anno prima. Un cartello a circa duecento chilometri da casa dei miei nonni mi fece segno che il liceo si trovava proprio lì: quattro edifici marroni, posti uno accanto all’altro, accerchiati da ragazzi dai quattordici ai diciotto anni, innamorati, metallari, secchioni, punk e bande di rapper… sempre la stessa storia ! Parcheggiai la macchina accanto ad una Volvo nera e lucida, quasi nuova. Accanto a questa c’era un pick-up rosso, no, forse più rame dato lo spesso strato di ruggine che lo ricopriva… ridicolo.
Scesi e mi tolsi il cappuccio, mi misi in spalla lo zaino a quadri blu che avevo comprato in Canada qualche anno prima e mi incamminai all’entrata del primo edificio, con tutti gli occhi degli studenti puntati addosso.
Sapevo cosa stavano pensando, non era tanto difficile da immaginare: ‘Miami dai capelli arancioni’ sarebbe stato il mio nuovo soprannome, c’era da aspettarselo.
Con le spalle ricche di fan feci la mia entrata in quella che mi avrebbe ospitato fino al diploma: la Forks High School.
Dopo tre lezioni cominciavo a ricordare qualche persona, anche se ogni volta dimenticavo i loro nomi.
Una ragazza un po’ più bassa di me, con i capelli biondo platino ed un piercing al labbro si mostrò molto simpatica con me e si offrì di mostrarmi la mensa e di farmi sedere al suo tavolo.
Non seguivo molto quello che diceva – dato che parlava troppo veloce e non riuscivo a distinguere gli accenti –, ma riuscii a capire che quell’anno un paio di professori erano cambiati, tipo quello di spagnolo e quello di letteratura. Mi sedetti al tavolo con tutti i suoi amici, tipi che ascoltavano metal ed andavano male a scuola, tante capre.
Ogni volta che provavano ad aprire bocca io sentivo solo versacci e parole incomprensibili, fino alla decisione di continuare ad annuire per ogni cosa, sorridente.
Fu proprio in quel giorno, in quella situazione imbarazzante che li vidi per la prima volta. Erano in cinque, seduti in uno dei tavoli in fondo alla sala.
Non stavano chiacchierando, e neppure mangiavano il cibo posto davanti ai loro occhi sui vassoi. Non mi guardavano come tutti gli altri, anzi ognuno fissava il vuoto davanti a sé. Ma non fu questo che mi incuriosii. Uno era abbastanza alto, i capelli rossicci ed un fisico muscoloso. Il secondo aveva i capelli biondo miele, e lo sguardo angosciato, quasi come se stesse in agonia. La terza era la solita bellezza da copertina, i capelli biondo platino le cadevano morbidi e splendenti fino alla fine della schiena e il viso perfetto sembrava brillare nell’oscurità. L’altra ragazza era leggermente più normale; i capelli castani le arrivavano a metà schiena e la statura la faceva sembrare così impacciata.
L’ultimo dei cinque catturò più di tutti la mia attenzione. I capelli scuri, il fisico scolpito ed una statura alta e possente, la mascella squadrata.
Nessuno dei cinque assomigliava all’altro, eppure tutti avevano qualcosa di simile. I loro volti erano tutti pallidi come il latte, sembravano fatti di marmo. Tutti avevano grosse macchie violacee sotto di questi, come se non dormissero da giorni. Eppure tutti sembravano appena usciti da un catalogo di moda, tutti erano di una bellezza nauseante, paradisiaca. Mentre riflettevo su di loro quella con i capelli scuri e dall’aspetto impacciato si alzò e lasciò il tavolo con la testa bassa, seguita dalla fotomodella. Presero i vassoi e li svuotarono – con ancora tutto il cibo intatto sopra – nel cestino, per poi tornarsi a sedere. “E quelli chi sono?” chiesi alla ragazza bionda con il piercing, mi pare che si chiamasse Synthia. Appena lei alzò lo sguardo per capire di chi stessi parlando – anche se sapeva già sicuramente i diretti interessati – quello con i capelli rossi alzò lo sguardo e cominciò a guardarla.
Riabbassò il viso prima che lei mi rispondesse. “…i Cullen.” Disse con una risatina. Guardai di sottecchi di nuovo quel gruppo di studenti e questa volta ressi lo sguardo di quello che prima aveva guardato Synthia, quello coi capelli rossi.
“Quello che ti sta fissando si chiama Edward, è un vero schianto, ma è fidanzato con quella mora, Isabella.
L’altra si chiama Rosalie, e suo fratello è Jasper, quello biondo. L’ultimo è Oliver, anche lui è bellissimo come gli altri ma è un tipo strano…” continuò mentre Edward distoglieva lo sguardo.
“A me sembrano un po’ tutti strani…” dissi inarcando un sopracciglio. “…e belli.” Continuò Synthia ridendo. Io annuii con gli occhi spalancati.
“Parecchio direi” dissi ridendo pure io. Intanto Edward continuava a fissarmi, Isabella fissava lui e Oliver si alzò battendo un pugno -che rimbombò in tutta la sala- sul tavolo per poi uscire effettivamente nervoso.
Dopo di lui lo seguirono anche gli altri. “Sono stati tutti adottati, vivono tutti assieme, secondo me non è una cosa normale…” disse come se non fosse una cosa già ovvia. Nello stesso momento suonò la campanella. Io ed Amber, un’amica di Synthia avevamo lezione di matematica insieme e ci dirigemmo parlando dei miei capelli in aula.
Un po’ mi dava fastidio, che le persone guardassero solo quelli di me.
Mi dava fastidio che mi giudicassero, ma a me piacevano e quello era l’importante. Arrivate in classe dovetti consegnare il modulo alla professoressa mentre Amber si andava a sedere accanto ad un ragazzo occhialuto e pieno di brufoli.
Non solo lei aveva già un compagno di banco, anzi, in tutta la classe c’era solo un posto libero, accanto ad un solo ragazzo: Edward Cullen.
“Come ti chiami?” chiese ad un tratto, dopo decine di minuti.
“Maggie Osbourne… e tu sei Edward Cullen, figo assurdo fidanzato con quella la’, non ricordo il nome… sai, non mi interessa.” Dissi chiara accennando un sorriso. “Uhm, volevo solo chiederti la scelta di quella tintura, ha un qualche preciso significato?” chiese passando all’argomento ‘capelli arancioni’. Lo guardai truce e mi girai dandogli le spalle. “Sei… strana.” Disse e nello stesso momento il professore lo richiamò. Sghignazzai divertita ottenendo un suo sbuffo. Era davvero molto bello, ma sembrava… grigio. “Dimmi un po’, tuo padre si chiama Ozzy?” chiese alzando un sopracciglio.
“No-“ scossi la testa. “magari !” continuai passandomi una mano tra i capelli. Poi lo guardai e un ciuffo di capelli gli cadde sulla fronte. Mi allungai per poterglielo mettere apposto e successe l’inaspettato.
Appena la mia mano sfiorò la sua pelle i suoi occhi cambiarono colore da dorati a neri in un istante e cambiò espressione. Ritrassi subito la mano, sconvolta.
Lui si alzò brusco e uscì dalla classe, senza una minima parola. Rimasi con occhi e bocca spalancati fino a quando, finalmente, suonò la campanella. Mi trascinai fino al bagno e mi ci chiusi dentro, ansante. Chi… cosa era quello?
Stetti per ben un quarto d’ora in bagno a riflettere, poi mi legai i capelli in una treccia ed uscii, forse non era dipesa da me quella reazione. Camminavo a testa bassa, passi piccoli e veloci, senza guardare avanti. Sbattei contro qualcosa di durissimo, o… qualcuno. “Oddio, scusa. Sono un’idiota…” dissi ed alzai lo sguardo imbarazzata da quell’assurda situazione. Davanti a me un ragazzo sul metro e novanta mi guardava curioso, gli occhi neri e la pelle lattea: un Cullen. Lui sorrise di rimando e mi squadrò da capo a piedi.
“…tu sei quella nuova, Maggie.” Sussurrò e il tono di voce carezzevole mi lasciò spiazzata. “S-si…” balbettai stranamente in imbarazzo.
Cercai di mantenere la calma. “Io sono Oliver, Oliver Cullen” disse suadente con quel sorriso strano sulle labbra. Io annuii, stralunata. Finalmente la campana suonò.
Lo congedai con un cenno della mano e mi trascinai fino in segreteria per riconsegnare il modulo. Synthia aveva ragione, quei tizi – seppur bellissimi – erano proprio strani.
Appena entra nell’ufficio l’aria calda mi fece salire un conato di vomito.
Mi coprii la bocca e appena vidi chi c’era, proprio di fronte alla segretaria, inorridii.
Edward Cullen, in tutta la sua bellezza stava discutendo con essa, cercando di cambiare corso.
Non riuscii a capire perché tutto quello fosse a causa mia, in fondo non avevo fatto nulla.
Rimasi sulla soglia della porta – con la mano sulla bocca – fino a quando lui non si girò, i pugni stretti e lo sguardo a terra, ed uscii senza degnare nessuno di uno sguardo.
Strano era un eufemismo. Mi diressi senza respirare fino al bancone, posai il modulo sulla scrivania e risposi in monosillabi alle domande della signorina.
Poi uscii da quella schifosa giungla, e mi ripromisi di non entrarci mai più.
Tornai alla mia macchina, del tutto stranita di quella giornata.
Non c’è uno senza due e non c’è due senza tre. Avrei trascorso un anno interessante, decisamente interessante. Ingranai la marcia e partii, con i capelli arancioni spiaccicati sul viso.














Ciao a tutte/i! :D
Allora, inizio col dire che è la mia prima fiction quindi siate clementi u.u
POOOOOI che dire? Spero che vi piaccia e che recensite :)
Ringrazio 
G r a y
, che mi ha aiutata e mi è stata vicino. 
E per ringraziarla dirò pubblicamente codeste parole:
E' la migliore autrice che esista.



Le storie che consiglio e che amo:

• Twilight
  Defecto. di G r a y 

• Twilight
  Abstract. di G r a y 

• Introspettivo
  Shadow.  di G r a y 

 

  
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