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Autore: chaska    20/02/2012    4 recensioni
Il canto di Romano era qualcosa di estremamente raro. Poche volte Belgio l’aveva sentito, così esigue che poteva contarle sulle punta delle dita. Il fatto è che non c’era un orario o una data particolare, né tantomeno un evento preciso che Romano seguisse, non esisteva alcuno schema. Per questo era così difficile prevedere quando avrebbe scostato le labbra e cantato. La ragazza avrebbe potuto dunque azzardarsi a definire quell’impresa impossibile, eppure non era vero.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belgio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rating capitolo: Verde
Personaggi:  Romano Vargas (Sud Italia) – Belgio

Musica:  Andy Williams - Speak Softly, Love
Osservazioni personali: Oh, la mia prima RomanoxBelgio *w* Orbene, vi dico solo che la canzone dovete per forza ascoltarla mentre leggete, e in pratica, è quella di cui parla la fic.  

 

 

 

 

 

 

 

 

A quella stalker cignosa di Swan,
perché è colpa sua se mi sono innamorata di questo pairing, tsk,
e perché volevo dedicarle qualcosa da tanto tempo <3
Spero non ti faccia completamente schifo! x°

 

 

 

 

 

Parla piano, amore}

 

 

 

Il canto di Romano era qualcosa di estremamente raro.

Poche volte Belgio l’aveva sentito, così esigue che poteva contarle sulle punta delle dita.

Il fatto è che non c’era un orario o una data particolare, né tantomeno un evento preciso che Romano seguisse, non esisteva alcuno schema.  

Per questo era così difficile prevedere quando avrebbe scostato le labbra e cantato. La ragazza avrebbe potuto dunque azzardarsi a definire quell’impresa impossibile, eppure non era vero.

Un indizio c’era, esisteva, ed era lieve come la luce della luna che entrava dalla finestra, lieve come il respiro caldo sulla sua pelle e la stretta delle sue braccia attorno al suo corpo.

Giungeva quel raro momento in cui l’italiano credeva che la ragazza dormisse, ed allora piano, come una sofferta nenia, scandiva le prime parole.

Di sottecchi Belgio l’osservava, lui con il suo sguardo puntato verso il muro, come se quel cemento nemmeno esistesse e stesse viaggiando verso qualcosa di remoto. Lui con le sue labbra che emettevano parole straniere di cui non capiva il senso, ma di cui aveva imparato a riconoscerne il suono dialettale delle sue terre.

Ecco, Belgio non capiva ciò che diceva, ma non importava. Né tantomeno riusciva a vedere ciò che i suoi occhi rivangavano, ma nemmeno quello le importava.

Non importava perché capiva. Capiva attraverso quella sottile melodia ciò che mai Romano le aveva rivelato. Assaporava il sapore del sole cocente sulla pelle e il profumo della natura che ti entrava dentro. E conosceva la sofferenza della lontananza, la malinconia di una casa perduta nel tempo e rimembrata nei sogni.

Belgio allora chiudeva gli occhi, mentre appoggiava la testa sul suo petto, e dopo aver soffiato le ultime parole, Romano le posava un bacio fra i capelli.

Belgio capisce veramente Romano quando canta.

Ed ogni volta rammenta perché lo ama.

   
 
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