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Autore: lievebrezza    20/02/2012    44 recensioni
Blaine arriva in una nuova scuola. L'ultima cosa che vuole č innamorarsi della persona sbagliata; perņ succede. E tutto improvvisamente, diventa molto complicato, perchč a volte non si puņ evitare di amare qualcuno di proibito.
[Teacher!Blaine + Student!Kurt]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ventesimo



Una voce, all'improvviso. Un fiato caldo sul collo.

Se lo dici a qualcuno, giuro che ti ammazzo. Hai capito fatina? Niente più glitter e niente più unicorni. Sei morto. Io sarò anche sputtanato davanti a tutta la scuola, ma dei due tu sarai quello che farà la fine peggiore, hai capito?”

Kurt alzo lo sguardo dalla fontanella su cui era chinato per bere, fissando Dave con occhi sbarrati. Intorno a loro non c'era nessuno, giusto qualche studente che si era attardato fuori e ora correva in direzione delle aule; ingollò l'acqua che aveva in bocca e continuò a guardare Karosky, i cui occhi sembravano quasi più spaventati dei suoi.

Non sta succedendo di nuovo.

Mi sono spiegato?” ripetè.

Non lo dirò a nessuno, non c'è bisogno di minacciarmi ogni giorno.” rispose asciutto.

Sono io che decido che cosa posso o non posso fare.” disse a denti stretti, guardandosi furtivamente alle spalle, prima da una parte, poi dall'altra.

Kurt annuì e guardò Dave andarsene, non prima di aver ricevuto un pugno deciso sulla spalla. Si massaggiò con una smorfia di disapprovazione, ripetendosi mentalmente che erano solo parole. Solo parole di un ragazzino spaventato che non sarebbe mai passato ai fatti.

Impossibile.

Impossibile?

E poi mancavano pochi mesi alla fine della scuola, non poteva rischiare di fare la spia e mettersi nei guai quando New York era a un passo di distanza; raddrizzò la schiena e camminò fino all'aula di letteratura. Non doveva permettersi distrazioni, non con il suo traguardo a portata di mano.

Senza dimenticare che mancavano poche ore al suo appuntamento settimanale con Blaine e presentarsi di cattivo umore sarebbe stato un terribile spreco; soprattutto quando avevano in programma di parlare della cena a casa Hummel. Mancavano solo due giorni e avevano ancora un sacco di cose di cui parlare: quando Blaine gli aveva detto dell'idea di suo padre, Kurt si era concesso il lusso di andare in panico solo per pochi minuti, poi aveva preso un block-notes e aveva preparato un piano di battaglia.

La verità era che quella era un'occasione d'oro e non voleva sprecarla: anche se era folle pensarlo, l'idea di poter stare con Blaine dopo la fine dell'anno scolastico e dopo il trasferimento a New York gli galleggiava nella mente già dalla sera del loro primo bacio. Dopo essere rimasto sdraiato con lui sotto le stelle, il viso di Blaine aveva preso prepotentemente posto in ogni sua fantasia: rinunciare a lui era inaccettabile. Forse era presto per pensarci, ma voleva vedere Blaine seduto sul divano a commentare la partita insieme a suo padre, voleva vederlo sulla soglia di casa pronto a portarlo al cinema o a pattinare, voleva che quello che c'era tra di loro avesse la possibilità di crescere: era stupido che desiderasse tutto questo?

In ogni caso, sarebbe stato più semplice, se suo padre avesse avuto una buona impressione di Blaine fin dal principio. Bastava essere organizzati ad affrontare il peggio e il dolce charme di Blaine, unito ai suoi occhioni da cucciolotto smarrito, avrebbe fatto il resto. Kurt era fiducioso.

Dall'ultimo banco, si piegò di lato per guardarlo entrare in classe: incrociarono lo sguardo e Blaine fece un impercettibile sorriso. Nessuno avrebbe capito, ma Kurt sapeva che sorrideva perchè stava pensando a loro due, alla cioccolata e alle stelle; tutti avrebbero pensato che il professor Anderson era di buon umore, ma solo Kurt poteva dire di saperne la causa. O vantarsi di esserne la ragione.

Lo guardò di nuovo mentre faceva l'appello, mordicchiando il tappo della penna tra un nome e l'altro; Carole l'avrebbe adorato.

 



E da quanto tempo tu e Kurt vi date appuntamento in caffetteria?” Il tono inquisitorio con cui la domanda gli fu rivolta fece involontariamente congelare le spalle di Blaine.

Io... ehm... dev'essere da...” Guardò l'interlocutore, incerto.

Forza Blaine, non esiste una risposta giusta. Però esistono tante risposte sbagliate che possono metterti in guai seri, quindi sforzati un po'. È solo una chiacchierata amichevole, perchè sei così nervoso? Non avrai qualcosa da nascondere...” Incredibilmente, quell'avvertimento non lo rilassò minimamente.

Da... da inizio Dicembre.” rispose.

Sicuro?”

Sì. Sono sicuro.” Confermò in un soffio di fiato.

Bene. È la stessa cosa che gli ho detto io prima di avere quella terribile conversazione.” Kurt non trattenne un brivido e con una smorfia spuntò una voce dalla lista che aveva appoggiato accanto alla sua tazza di caffè.

Un giorno mi dirai che cosa ti ha detto tuo padre di tanto sconvolgente? Onestamente dopo il nostro colloquio mi è sembrato tranquillo, non avevo idea che avesse deciso di tornare prima dal lavoro e coinvolgerti in una conversazione che ti ha traumatizzato al punto da non volermi dare nessun dettaglio.” Blaine era perplesso, ma non sapeva che dopo essere uscito dalla sua aula, Burt aveva guidato fino a una clinica pubblica ed era rimasto seduto nel suo furgone per quaranta minuti, fino a quando non aveva trovato il coraggio di entrare e dire a una delle infermiere dell'ingresso che aveva bisogno di opuscoli e suggerimenti per fare un discorsetto sul sesso al figlio adolescente.

Gay.”, aveva aggiunto. Quando gli avevano piazzato in mano dei foglietti sulla prevenzione delle gravidanze indesiderate e l'ossessione per il seno femminile si era accordo di aver tralasciato un'informazione fondamentale.

Poi era andato a casa, aveva aspettato che Kurt tornasse da scuola e gli aveva preparato dei toast. Lui e Kurt si erano seduti al tavolino della cucina e dopo una breve ramanzina su quanto fosse importante la trasparenza nella loro famiglia e aver strappato a Kurt la promessa di non fare più nulla di nascosto, aveva cominciato a parlargli di sesso.

Come era prevedibile, Kurt si era ficcato le dita nelle orecchie e aveva provato a scappare, ma la morsa paterna era stata troppo forte per riuscire a sfuggirle. Kurt era stato costretto a sfogliare quei volantini, ascoltare suo padre e fargli delle domande. Delle domande.

In un'ora, aveva scoperto molte più cose di quanto non avesse mai osato chiedere. O desiderato sapere.

Tornato in camera, aveva ficcato tutto il materiale informativo in un cassetto e aveva cercato di fare i compiti: era stato inutile. Nella sua mente la fantasia galoppava, inciampando in concetti che ancora gli erano estranei e alieni: frottage, orale, manuale, rimming... Alla fine prese quegli stupidi fogli e si mise a leggerli seduto sul tappeto, con la schiena appoggiata al letto e le gambe incrociate: quando Finn era passato per chiedergli in prestito l'Ipod, aveva lanciato tutto sotto il comodino e lo aveva guardato con le guance in fiamme.

Quella sera, Kurt aveva avuto la netta sensazione che la sua innocenza gli fosse stata strappata via.

Ti ho detto che non mi va di parlarne, ok?” rispose di nuovo a Blaine, irritato e imbarazzato.

Ma Kurt... avevamo promesso che mi avresti detto sempre tutto, no? Cosa potrà mai essere di tanto sconvolgente?” domandò per l'ennesima volta. Kurt alzò gli occhi al cielo e chiuse il quaderno di botto; si chinò verso di lui e confessò.

Sesso, Blaine. Mi ha parlato di sesso. Meccanismi e sentimenti, tutto quanto. Con dettagli, tanti dettagli. Non so come accidenti gli sia saltato in mente di venire a farmi un discorso del genere così di punto in bianco, ma ti giuro che se lo scopro qualcuno passerà cinque minuti davvero penosi.” ruggì a bassa voce. E Blaine sbiancò e arretrò a una velocità tale che Kurt non potè ignorare la sua reazione.

E' tutto ok, Blaine?” chiese sospettoso.

Sì. Certo. Assolutamente.”

E' tutto ok perchè tu non hai niente a che fare con questa storia, giusto?” domandò ancora.

Mmm... sì.” Blaine si morse le labbra e annuì vigorosamente. L'espressione indagatrice sul viso di Kurt si rilassò.

Per fortuna. Come ho potuto anche solo pensarlo? Voglio dire... sarebbe assurdo che tu vada da mio padre a chiedergli di parlarmi di queste cose. Immagina se un giorno quello che c'è tra di noi venisse fuori, credo che verrebbe a cercarti con una mazza chiodata.” rise, spensierato all'idea.

N-no... io e te, quelle cose... è proprio l'ultimo dei miei pensieri.” buttò lì Blaine, facendo interrompere immediatamente la risata di Kurt, che avvampò in viso.

Non so se essere lusingato o mortificato.” commentò a voce bassa. Blaine ormai non sapeva più dove guardare, imbarazzato.

Ma come diavolo erano arrivati a parlare di quella roba?

Meglio tornare all'argomento del giorno, ovvero la cena di sabato sera. Ricordati: non portare vino, niente che contenga fragole, non nominare i Chicago Bulls, Bush Senior e Bush junior, le auto elettriche, l'esercito e soprattutto quello che mi succede quoridianamente a scuola, ok'?” Elencò Kurt in tono pratico, leggendo la lista che aveva preparato.

Tuo padre mi sembra una persona ragionevole e soprattutto ti vuole un bene dell'anima, perchè non vuoi che sappia del bullismo?” domandò.

Qualcosa sa. Sa che il liceo non è esattamente il paradiso in terra per me e sa che non vedo l'ora di andarmene. Per un vedovo che ha avuto seri problemi di cuore e che pochi mesi fa ha unito due famiglie, con tutto lo stress e le strane dinamiche che ne conseguono, ti posso assicurare che ha già abbastanza di cui preoccuparsi.” spiegò Kurt, sperando di chiudere la questione.

Non tutti i padri sarebbero disposti a fare quello che il tuo ha fatto l'altro pomeriggio, lo sai, vero?”

Kurt si strinse nelle spalle: “Lo so. Fa già abbastanza per essere straordinario, non voglio chiedergli di più o farlo preoccupare. È solo questione di tempo e sarò libero.”

Blaine sorrise, poi tornarono a parlare degli argomenti tabù di casa Hummel-Hudson, sfiorandosi di tanto in tanto la punta delle dita.

Dunque, se vedi che mio padre inizia a tamburellare le mano sul tavolo in questo modo, significa che...”




Scusami Sebastian, ma sono un po' di fretta. Sto uscendo.” Blaine stava finendo di radersi tenendo il telefono incastrato tra la guancia e la spalla. Dall'altro lato della linea, Sebastian si lasciò sfuggire uno squittìo eccitato.

Blaine, hai un appuntamento?” Poteva sentirlo distintamente saltellare qua e là per la stanza.

E' solo una cena. Ti ricordi dove ho messo i miei gemelli?” domandò strofinandosi il viso con un asciugamano umido e afferrando il deodorante.

Dipende. Se intendi quelli che tenevi in mezzo alle gambe, probabilmente li hai persi per strada quando ti sei preso una cotta per un tuo studente. Se invece intendi quelli nella scatola di velluto blu, allora devi guardare nell'ultimo cassetto del comodino. Lato destro del letto.”

Sebastian ascoltò pazientemente Blaine che frugava nelle sue cianfrusaglie.

Allora... con chi esci?” domandò impaziente.

Mmm... alcune persone.” Blaine rimase sul vago. Non aveva voglia di mentirgli, ma sapeva che dire la verità avrebbe significato avere un Sebastian davvero molto arrabbiato sul suo divano nel giro di un paio di giorni. “Davvero 'bas, non è niente di speciale.”

Lo sai che mi chiami 'bas solo quando stai cercando di distrarmi e mettermi di buon umore, non è vero?” commentò l'altro, scocciato.

Sì che lo so. E so che funziona sempre, perchè è la tua mammina a chiamarti così quando ha voglia di farti le coccole sul divano.” lo canzonò.

Non è vero!” protestò l'altro in tono infantile.

Ascolta, io adesso devo andare, non vorrei fare tardi e dare una brutta impressione. Ci sentiamo domani, ok? Tu quando torni?” Per poco non si strangolò con le sue stesse mani, mentre faceva il nodo alla cravatta e contemporaneamente chiudeva un cassetto spingendolo con un fianco. Fare due cose allo stesso tempo lo metteva in difficoltà.

Due settimane, Anderson. Due settimane e il tuo segretuccio verrò svelato. Me lo sento nelle ossa che stai uscendo con qualcuno...” disse minaccioso.

Chiamami quando arrivi, così passo a prenderti all'aeroporto. Ciao 'bas, salutami Harvard!” attaccò il telefono e si rimboccò la camicia nei pantaloni. Un ultimo sguardo allo specchio e infilò il cappotto, poi afferrò il mazzo di fiori per Carole che Kurt aveva scelto insieme a lui in un negozio del centro di Lima e il vassoio di pasticcini che aveva insistito per prendere. Kurt aveva detto che avrebbe pensato lui a preparare il dolce, ma per Blaine era inaccettabile presentarsi senza qualcosa da mangiare tutti insieme al termine della cena. Poggiò cautamente i suoi doni sul sedile posteriore e guidò fino a casa di Kurt.

Più si avvicinava alla zona residenziale dove si trovava la graziosa villetta degli Hummel, più sentiva una spiacevole sensazione di calore diffondersi lungo i suoi polsi e lungo la gola. La cravatta era improvvisamente soffocante, i polsini stretti, le scarpe scomode e il profumo dei fiori troppo intenso.

Quali sono i sintomi di un attacco di panico?

Il giardino era illuminato da bassi lampioncini che spuntavano dalla neve ghiacciata sul prato e sul portico c'era ancora una fila di lucine natalizie dorate. Blaine camminò con passo sicuro fino al patio e suonò il campanello tenendo in bilico i fiori e il vassoio: fu Carole ad aprirgli la porta. Il caldo, sereno e sincero sorriso della donna lo rilassò immediatamente: era solo una tranquilla cena casalinga a casa dei genitori di un suo alunno. L'avevano invitato perchè sapevano che abitava da solo e perchè aveva stretto amicizia con Kurt, sarebbe andato tutto bene.

Carole prese il suo cappotto e lo invitò a sedersi sul divano con Burt e Finn, intenti a guardare una partita di hockey e a masticare con gusto degli snack a basso contenuto di grassi. Non appena lesse l'etichetta, Blaine quasi scoppiò a ridere: era evidente che erano una scelta di Kurt. Sedette su una delle estremità del divano, prese un salatino e lo mordicchiò circospetto, prendendo familiarità con l'ambiente che lo circondava; Burt e Finn l'avevano salutato e gli stavano rivolgendo giusto qualche frase di benvenuto, troppo presi dalla conclusione della partita per essere davvero ospitali. Carole era salita dalle scale per chiamare Kurt, così Blaine approfittò del silenzio per guardarsi intorno.

Il salotto era caldo e confortevole, elegante e casalingo allo stesso tempo: su una mensola erano allineate diverse cornici, in cui riconobbe un Kurt di poco più di cinque anni seduto in braccio a una donna dai lineamenti molto simili a quelli del bambino. Doveva essere la madre, ipotizzò. Ne studiò con discrezione il pallore della pelle, gli occhi azzurri e il naso dal profilo sottile: era decisamente la madre di Kurt.

Nel frattempo, Carole era entrata nella camera di Kurt e stava osservando perplessa il mucchio di abiti ammassato sopra quello che un tempo era stato il letto: “Kurt, il professor Anderson è già arrivato. Puoi scendere a fargli compagnia mentre finisco di preparare la cena? Lo sai che tuo padre e Finn non sono esattamente dei principi del galateo. Non quando c'è l'hockey, almeno. Kurt!”

Il ragazzo uscì dal bagno della sua stanza con addosso solo un paio di boxer, dei calzini e una t-shirt, corredati a un'aria disperata: “Non so cosa mettermi.”

Carole alzò gli occhi al cielo, prese una giacca grigia dal mucchio e un paio di jeans, che gli appoggiò al petto; poi gli intimò: “Vestiti. Ho bisogno del tuo aiuto.”

Lui abbassò lo sguardo sull'abbinamento proposto da Carole, che trovò molto originale e che decise di adottare; dopotutto, il suo cervello era completamente fuso e non sembrava avere intenzione di collaborare. Infilò i vestiti sotto lo sguardo impaziente di Carole e si spuzzò della lacca sui capelli.

Ma che ti prende stasera? Di solito sei sempre in anticipo!” si lamentò uscendo dalla stanza e scendendo le scale. Lui la seguì rapidamente, con gli occhi bassi.

No. No. E poi no. Signor Hummel, non può dirlo sul serio!” la voce accesa di Blaine gli fece alzare di scatto la testa ed entrambi accelerarono il passo. Arrivati in salotto, trovarono Burt, Finn e Blaine che discutevano animatamente.

Boston, marzo 2007. Quella è stata la partita del secolo. E' la nostra ultima parola, Anderson.”

Kurt sgranò gli occhi nel guardare Blaine battere i palmi sulle ginocchia con frustrazione: apparentemente, Burt e Finn erano d'accordo e non c'era possibilità di fargli cambiare idea.

Cerchiamo di non scaldare troppo gli animi, ragazzi.” Li ammonì Carole. Tutti tre gli uomini si girarono e a lei non sfuggì il sorriso di sollievo che si dipinse sulle labbra di Blaine alla vista di Kurt.

Buonasera, signor Anderson.”

Kurt.” Si salutarono forse un po' troppo formalmente, per essere due persone che uscivano insieme per due pomeriggi a settimana. Burt li osservò scettico, studiandone le espressioni.

Vado ad aiutare Carole in cucina, dato che voi sembrate aver già legato, ok?”

Loro annuirono e dopo una lunga occhiata ndirizzata a Kurt, Blaine si unì alla conversazione che Burt e Finn avevano già ripreso senza esitazione.

E' un ragazzo talmente carino.” disse Carole sottovoce, lavandosi le mani. “Davvero un bocconcino.” Ridacchiò complice e diede un colpetto di gomito a Kurt, che accanto a lei stava affettando dei pomodori con aria sognante.

Carole, ma che dici! È un professore!” la ammonì, sempre a bassa voce. Lei fece spallucce e aprì il forno per controllare la cottura dell'arrosto.

Una cosa non esclude l'altra. L'arrosto è pronto. Dì a tutti di andare in sala da pranzo.”

Un'ora e diversi antipasti più tardi, Blaine stava gustando deliziato il primo pasto, dopo mesi di pizze e cinese d'asporto, degno di quel nome. Si servì delle altre patate con un sospiro di soddisfazione.

E così Harvard. Giusto?” chiese Burt, quando Blaine gli passò il vassoio con i contorni.

Sì signore, un posto straordinario. È stato un privilegio poter studiare per anni tra quelle mura, così ricche di storia e di fascino. È stato un dispiacere terminare gli studi e lasciarle.” disse mentre tagliava con cura una fetta di carne. Straordinariamente, la conversazione era naturale e sciolta: avevano parlato della scuola, accennato alla letteratura, commentato la partita appena terminata. Si aspettava un interrogatorio, invece avevano chiacchierato tranquillamente e si sentiva perfettamente a suo agio: inconsapevolmente, desiderò che quella fosse solo una di tante cene.

La scelta di insegnare in Ohio è stata un caso o una scelta?” domandò Carole, curiosa.

In realtà è stata una scelta obbligata. L'alternativa era il New Mexico... ho preferito tornare in Ohio.” rispose lui. Parlare del suo lavoro era un argomento sicuro, ma parlare del suo ritorno in Ohio... era diverso. Si mosse a disagio sulla sedia, urtando la gamba di Kurt, seduto davanti a lui; si guardarono nervosi, agitati da quel contatto involontario.

Ah, giusto. Sei originario dell'Ohio, mi ricordo che l'avevi detto a Burt quando ti abbiamo incontrato al supermercato prima di Natale.” commentò Carole.

Già. Sono cresciuto a Westerville.” Non aggiunse altro, così Carole provò a portare avanti la conversazione.

Il ragazzo che era con te... lui che cosa fa?”

Sebastian? A parte scatenare risse nei supermercati, studia Economia ad Harvard.” rispose lui, con un sorriso affettuoso, che Carole fraintese immediatamente.

Dunque vi siete conosciuti all'università? Che cosa dolce... torna spesso a trovarti?”

Blaine sgranò gli occhi e quasi si soffocò con il boccone che stava masticando quando capì il senso delle parole della donna. “Oh. No. Noi abbiamo frequentato il liceo insieme e viene spesso a stare a casa mia, ma non è il mio ragazzo. Assolutamente no.”

Oh. Scusami... devo aver ricordato male il racconto di Burt dell'incidente al supermercato. Avevo capito che questo... Sebastian fosse gay e che per quello era stato spintonato dal padre di Azimio.” commentò perplessa.

No, è stato Eric a essere spintonato. Eric, giusto?” spiegò Burt, chiedendo a Blaine una conferma. Lui annuì silenziosamente. “Eric è il ragazzo di Sebastian e il signor Anderson è un suo amico.”

Capisco. Scusami per il fraintendimento. Quindi niente ragazzo, Blaine?”

Dio, quella donna sapeva essere cocciuta. Burt lo guardò attentamente, in attesa di una risposta.

No, signora. Non sono molto tagliato per le storie d'amore. Almeno, fino a poco tempo fa credevo di essere destinato a rimanere solo per sempre.” si trovò a rispondere. Fu per il volere di qualche divinità che non si voltò a guardare Kurt proprio mentre pronunciava quelle parole, accolte da Carole con un sorriso.

Bene, sono felice di saperlo. L'amore è qualcosa di talmente bello che sarebbe egoistico privarsi della possibilità di incontrare qualcuno di speciale.” gli strizzò l'occhio con aria complice.

Kurt tacque, studiando con attenzione il piatto vuoto davanti a sé. Finn fece altrettanto, troppo spaventato all'idea di fare un commento inopportuno: quei due erano agitati, ma nessuno di loro era preoccupato per lui, che si trovava in mezzo, terrorizzato. Nel dubbio, era rimasto in un religioso silenzio, che aveva interrotto solo per rispondere a domande dirette; i genitori interpretarono quell'atteggiamento come semplice timidezza, dovuta alla presenza del professore.

Kurt e Carole sparecchiarono e portarono al tavolo il vassoio di Blaine e la torta preparata da Kurt.

Wow. È splendida.” commentò Blaine, allungando il collo per guardarla meglio, affascinato. “Che cos'è esattamente?”

Finn rispose per tutti, esibendo una confidenza che avrebbe fatto invidia al più navigato dei pasticceri: “Pavlova al cioccolato bianco e frutti di bosco.” disse con orgoglio “I frutti di bosco li ho lavati io.”

Beh, non ho idea di che cosa ci sia esattamente dentro, ma sembra straordinaria.” Blaine si leccò un labbro, impaziente. In piedi accanto a lui, Kurt tagliò una fetta abbondante e la posò su un piattino, poi gliela passò: “E' un dolce a base di meringa. Ho pensato che fosse sufficientemente goloso da soddisfare un palato esigente come il tuo. Ora mi dirai se è abbastanza dolce.”

Lui e Blaine risero complici, ma nessuno si unì a loro. Senza nemmeno rendersene conto, Kurt aveva dato del tu a Blaine davanti a tutti. E Blaine non lo aveva corretto, ma anzi aveva riso con piacere alla sua frecciatina. Gli altri seduti al tavolo non presero parte a quel piccolo scambio, osservando in silenzio.

Blaine piantò gli occhi nel dolce, concentrato come se fosse stato intento nell'operare a cuore aperto, e Kurt girò intorno al tavolo, tornando a sedersi tra Finn e Carole. Allungò la mano verso il vassoio e sgranocchiò timidamente una lingua di gatto.

Il resto della cena trascorse tranquillo e Kurt fu ben attento a non ripetere lo stesso errore. Erano le dieci passate quando Carole andò in cucina a riassettare i piatti e le pentole; Finn augurò a tutti buonanotte e uscì per andare a trovare Rachel. Burt sedeva tranquillo sulla poltrona facendo zapping sul televisore con aria distratta. Prima che Blaine andasse via, lui e Kurt fecero un giro turistico della casa, su insistenza di Carole; al piano superiore, sicuro di sapere Carole in cucina e il padre sul divano, Kurt trovò il coraggio di baciare Blaine. Rimasero uno contro l'altro per una manciata di secondi, in un disordinato intreccio di mani e labbra.

E' meglio di no.” disse Blaine, senza fiato. Resistette alla tentazione di affondare le dita nei capelli di Kurt, stringere le mani sul suo sedere, spingerlo dentro la stanza, perdere ogni precauzione. Kurt annuì imbarazzato, mordendosi il labbro inferiore, lucido di saliva; per poco Blaine non rischiò di nuovo di dimenticarsi dove erano e chi c'era al piano di sotto. Lo baciò delicatamente sulle labbra un'ultima volta.

Andiamo.”

Alla fine passarono in cucina a salutare Carole: come un vero galantuomo, Blaine la ringraziò per la splendida cena e si complimentò per l'accoglienza. Infine tornarono in sala, dove Burt si stava alzando per andargli incontro.

E' stato un piacere, signor Anderson. Credo che convenga anche lei, se dico che sarebbe una buona idea cenare insieme di nuovo.” Blaine lo ringraziò, così come aveva fatto con Carole e si avviò verso l'ingresso.

Lo accompagno alla macchina.” disse Kurt prima di uscire.

Non stare fuori troppo, fa freddo.” disse Carole dalla cucina. Kurt prese la giacca di Blaine e si infilò il suo cappotto; insieme arrivarono sul patio e sedettero sulla panca addossata al muro.

E' andata.” sussurrò Kurt, sollevato.

E' andata bene.” rispose Blaine, sereno.

Mi dispiace che Carole ti abbia fatto tante domande. E' solo che per lei sei così... giovane. Le viene spontaneo fare la mamma pettegola e apprensiva. Credo che sia difficile per lei mantenere le distanze.” si scusò Kurt, stringendogli piano la mano. Intrecciarono le dita e nascosero le loro mani poggiandole tra di loro.

Beh... direi che io sono proprio l'ultimo che può insegnare agli altri a mantenere le distanze. No?”

Blaine sorrise. Era felice di avere Kurt nella sua vita. Ed era felice di avere la possibilità di conoscere la sua famiglia.

Già.”

Tacquero per diversi minuti, guardando nel buio davanti a loro.

Quando hai detto quella cosa... parlavi di me?” chiese Kurt a bassa voce, fissandosi le ginocchia. Blaine cominciò a parlare, disegnandogli pigri cerchi nel palmo della mano.

Io... sì. Ho fatto tanti errori in passato, Kurt. Tante cose di cui mi sono pentito, tante cose che mi hanno cambiato e trasformato... ma questa volta è diverso. Sento di essere nel giusto, con te. Prima ho sempre agito per i motivi sbagliati.”

Non ci credo.”

Oh sì che ci puoi credere. Prima mi sono innamorato, o almeno credevo di esserlo, di uno dei ragazzi più popolari della scuola, solo perché era bello e affascinante. Non mi interessava che fosse etero, che fosse vuoto, superficiale e spaccone, mi immaginavo accanto a lui, al sicuro e protetto. Questa immagine è stata sufficientemente accattivante da convincermi che lasciargli un biglietto di San Valentino poteva essere una buona idea. Ovvio, mi sbagliavo.”

Kurt fece un piccolo gemito, condividendo la pena e la vergogna che Blaine doveva aver provato.

Poi mi sono preso una cotta per Jeremiah. Quella volta non ho peccato di entusiasmo, quanto piuttosto di ingenuità. Era gay, è stato abbastanza per ignorare la differenza di età, la mancanza di chimica, la sua prevedibile reazione a una serenata in mezzo al negozio dove lavorava. Sempre a San Valentino, per non smentirmi.”

Almeno non si può dire che mancavi di intraprendenza.”

E infine Sebastian. Lì il mio problema è stato la solitudine. Alla Dalton erano tutti amichevoli, corretti ed educati, ma così costretto in quell’uniforme a volte avevo voglia di gridare. Mi sono messo con lui perché pensavo che magari anche lui era nella stessa situazione; era così esotico, sicuro di sé, spavaldo. Sapevo di non esserne innamorato, ma ero uno straccio, così gli sono finito tra le braccia e senza nemmeno rendermene conto mi sono ritrovato a passare il mio primo San Valentino da fidanzato con Sebastian che vomitava nel bagno della mia stanza, dopo aver pomiciato con mezzo Scandal.” disse a denti stretti.

A quell’immagine, Kurt fece una smorfia.

Sembrava appena uscito da un film di serie B sugli esorcismi. È rimasto a letto tutto il giorno successivo, lamentandosi perché non ricordava dove aveva messo il tovagliolo con il numero di un ragazzo che assomigliava a Jared Leto.” aggiunse Blaine, ridacchiando.

Con te è diverso. Tutto è sbagliato, ma non quando sono con te. Non siamo noi due a essere sbagliati, questa volta. Mi piaci perchè sei tu, quello che provo... è reale.” Kurt alzò lo sguardo dalle ginocchia e poggiò la testa sulla sua spalla. Blaine lo baciò sui capelli, approfittando dell'oscurità e della solitudine.

Tra due settimane mio padre e Carole andranno a trovare mia zia Sarah in Florida.” disse con un tono di voce che insospettì immediatamente Blaine.

E...”

E voglio venire a casa tua, Blaine.”

Sorpreso, Blaine aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse.

 

Dentro casa, Carole si sedette pesantemente accanto a Burt.

Vuoi parlarne?” disse mentre il marito teneva gli occhi ostinatamente puntati sul divano.

Di cosa?” rispose fingendo nonchalance.

Della cotta pazzesca che Kurt ha per il suo professore di letteratura. E del fatto che il sentimento dev'essere reciproco.” rispose lei, a bassa voce.

In quel momento, Kurt entrò dalla porta d'ingresso.

Buonanotte.” disse con un ampio sorriso, prima di correre su dalle scale. Loro guardarono fuori dalla finestra e videro Blaine salire in auto e mettere in moto.

Ah. Di quello, ovvio.” rispose Burt. “Possiamo aspettare domani mattina? Ho bisogno di dormirci sopra.”

E' carino.”

Lo so.”

Sembra un bravo ragazzo.”

Lo so.”

E...”

Domani Carole, ti prego.” disse strofinandosi gli occhi, assonnato.


Nda

La storia vi piace ancora? Mi farebbe tanto piacere cosa ne pensate.,, anche se siamo al ventesimo capitolo.

   
 
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