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Autore: Tem_93    20/02/2012    4 recensioni
Noah sentì dei capelli solleticargli il volto. Arricciò il naso infastidito e spinse leggermente la proprietaria, facendosi spazio ne letto. Si girò dall’altra parte, cercando di tirare un po’ di coperta dalla sua parte, ma nulla, come al solito lei vi si era tutta arrotolata dentro.
Rachel scese dall’aereo, andando poi a recuperare le valigie. Era tornata a casa. O almeno, era in America e a breve sarebbe tornata a casa.
David chiuse la chiamata arrabbiato come sempre. Non sarebbe tornato da lui, no, aveva chiuso.
Santana si svegliò ancora molto assonnata. Tastò l’altra parte del letto, trovandola vuota. Lei era già andata via, come pensava.
Brittany arrivò al lavoro leggermente in anticipo. Lei le mancava già, come sempre non poteva starle troppo lontano, ma per il lavoro doveva.
Mike si lasciò sistemare la cravatta dalla fidanzata, sorridendo mentre lei era tutta concentrata.
Kurt si sistemò il ciuffo per l’ennesima volta, sembrava che quella mattina non volesse stare come voleva. Si passò poi un filo di crema sul volto e allentò il foulard.
[Future-fic]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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23}Wedding Anniversary
 
 
 
Rachel raggiunse la macchina, si sedette al posto del conducente e chiuse la portiera.
Noah era innamorato di Santana.
Se non lo avesse visto con i propri occhi non ci avrebbe mai creduto, mai avrebbe pensato che proprio lui avrebbe pensato di mettersi tra lei e Brittany. Ok, forse non era solo quello. Forse stava così male per qualcos’altro. Forse credeva sul serio che lui in realtà fosse segretamente innamorato di lei, come tutti continuavano a ripeterle.
Forse faceva così male perché lei era innamorata di Noah.
Come era successo, quando? Noah era il suo miglior amico, era una delle persone a lei più care, perché improvvisamente sentiva che non era solo ciò? Perché in quel momento si sentiva ferita, tradita, delusa?
Si asciugò velocemente le lacrime amare che le bagnavano il volto, frugò nella borsa cercando un fazzoletto per soffiarsi il naso, dopodiché prese un grande respiro.
Come avrebbe fatto ora? Sarebbe stato tutto terribilmente strano, troppo diverso da prima. Per quanto avrebbe potuto fingere ( dopotutto, non era una meravigliosa attrice?!), ma quale rapporto avrebbe avuto con Noah? Uno basato su menzogne e finti sorrisi!? Non era quello che voleva,  non lo avrebbe sopportato più di tanto.
Ad un tratto sentì qualcuno bussarle al finestrino.
-Hey Rachel! Tutto ok?!- le urlò da fuori il ragazzo.
 
 
Sam notò Puck guardarsi intorno agitato.
-Ti sei perso?- domandò il biondo, sorridendo.
-No, ho perso Rachel…- borbottò- l’hai vista?- domandò frettolosamente il moro.
-E’ uscita pochi minuti fa, ha detto che sarebbe tornata subito- riportò Sam, scrollando le spalle. Noah annuì, non del tutto tranquillo, afferrando poi un ordinazione.
-Tutto bene?- chiese l’amico, aggrottando le sopracciglia.
-Sì, certo..- soffiò, chiudendo il discorso ed entrando nella cucina.
-Trouty Mouth- mormorò una voce nota alle spalle di Sam. Il biondo si girò, sorpreso di vederla lì.
-Santana!- esclamò, allungandosi ad abbracciarla, lasciandola stupita di un gesto così spontaneo dopo tutto quel tempo.
-Ti trovo in forma, tutto bene? Che ci fai qui?- domandò sorridendo.
-Diciamo che sono tornata per sistemare alcune cose.- rispose lei –Tante cose- corresse, mentre il biondo annuiva.
-Brittany sa che…-
-Sì. Anche Valerie- lo precedette lei, annuendo.
-L’hai conosciuta?- chiese il ragazzo. Santana assentì, sorridendo un poco imbarazzata. –E’ una bambina adorabile, una B tascabile insomma. Le sto insegnando anche il Na’vi, apprende in fretta- le riferì il ragazzo orgoglioso.
-Cos’è che stai facendo? E piuttosto chi te lo lascia fare?- strillò la latina, mentre un sopracciglio le schizzava a metà fronte.
-E’ utile San, è come crescere bilingue- si giustificò lui, convinto.
-Peccato che sia una lingua inutile! Mia figlia non sarà una nerd come te!- precisò l’ispanica, puntando l’indice sul petto del biondo.
-Tua figlia Lopez?- la riprese Noah, arrivandole alle spalle. Santana sgranò gli occhi, portandosi una mano sulla bocca. Oddio, l’aveva detto sul serio!? Cioè, non che fosse propriamente una cosa fuori dal mondo, ma era strano. Cavolo se lo era.
-Tu non dovevi cercare la Berry?!- sbottò, allontanandosi dai due ragazzi, per poi uscire di fretta dal locale.
-Non riesce proprio a resistere alle Pierce- constatò Sam ridacchiando.
 
 
-Kurt!- esclamò Rachel, asciugandosi in fretta gli occhi, per poi aprire la portiera e abbracciare l’amico.
 -Stai bene?- domandò ancora l’amico, stringendola leggermente.
-Sì sì- assicurò lei, scuotendo il capo con veemenza –Piuttosto, cosa ci fai tu a Lima?- chiese in fretta la ragazza, tentando di sviare altre domande.
-Ecco- soffiò lui –Vuoi che entriamo al Broadway o preferisci se andiamo a casa mia?- disse il ragazzo, con un’espressione che Rachel non riuscì a decifrare.
-Casa tua- scelse velocemente, invitandolo a salire.
Il viaggio fu insolitamente silenzioso, ma fortunatamente breve. I due amici entrarono nella casa continuando a non scambiarsi una parola. Kurt preparò un tè, e dopo aver dopo aver elegantemente disposto alcuni biscotti su un piatto, fece accomodare Rachel, porgendole una tazza.
-Kurt, o ti muovi a dirmi cosa sta succedendo, o impazzirò- farfugliò la ragazza, troppo tesa.
-Ho lasciato Blaine-confessò il ragazzo, guardandola negli occhi. Le sopracciglia dell’amica si alzarono di scatto, mentre la sua bocca si spalancava.
-Ma…- riuscì solo a mormorare. Si ritrovò poi a soffiare, abbassando lo sguardo.
-Rachel, dì qualcosa- la implorò il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.
-Io…non so cosa dire- mormorò lei, alzando le spalle. Lui distolse lo sguardo, colpevole. Forse aveva sul serio commesso una cavolata se persino la sua migliore amica non sapeva commentare ciò che aveva fatto.
Lei notò la reazione di Kurt, vedendo i suoi occhi azzurri farsi sempre più lucidi, intuendo che aveva compreso male ciò che intendeva.
-Kurt, non hai capito- cercò di rimediare, scuotendo le mani –non nel senso che hai fatto male, cioè io mi fido completamente di te, so che avevi dubbi, e se lo hai lasciato avrai avuto sicuramente buone ragioni. Solo non so cosa dire, perché non vorrei dire sciocchezze. Sono l’ultima persona al mondo alla quale chiedere consigli sull’amore- cercò di spiegarsi, facendo ritornare tranquillo l’amico –Sono proprio la persona meno indicata sulla faccia della terra…- ripeté, sentendo il naso formicolarle e gli occhi bagnarsi. Kurt alzò un sopracciglio, dubbioso.
-Dubito che vada tutto bene, cosa mi stai nascondendo Rach?- chiese, per poi sentire la porta dell’ingresso aprirsi e chiudersi. Rachel frettolosamente sbattè le ciglia, ritirando le lacrime, sorridendo poi nella direzione della porta della cucina se si stava aprendo.
Di certo non si sarebbe mai aspettata di vederlo lì, in quel momento, sorpreso forse quanto lei di trovarsela davanti.
-Hey Kurt…ciao Rachel- salutò Finn, appoggiando un borsone color blu scuro per terra. Kurt gli corse incontro abbracciandolo, mentre la ragazza ricambiò il saluto con un cenno del capo e un timido sorriso.
Kurt notò il gelo tra i due ragazzi e si affrettò a tornare dall’amica.
-Mi ero scordato di dirti perché sono qui per questa settimana. La settimana dell’anniversario dei nostri genitori torniamo sempre a casa- mormorò, mostrandole un’espressione quasi di scuse –Non sapevo saresti arrivato oggi- disse poi a Finn, girandosi nella sua direzione.
-Oh sì, voleva essere una sorpresa!- esclamò lui, grattandosi il capo imbarazzato.
-C-come va?- domandò Rachel, tentando di rompere la tensione.
-E’ tantissimo che non ci si vede…- constatò lui, prima di rispondere. Lei assentì.
Era dall’ultimo giorno di scuola probabilmente, il giorno in cui la loro relazione si poteva dire conclusa sul serio. Rachel aveva sperato fino alla fine che forse in qualche modo ce l’avrebbero fatta a continuare il loro rapporto, ma dentro di sé sapeva che non sarebbe andata così: lei sarebbe partita per New York, lui per il Canada, convocato da una squadra importante di football. Quando Finn glielo aveva detto la prima volta, lei non aveva voluto credere che il fatto che lui avesse accettato, avesse concluso la loro relazione. Forse subito non aveva realizzato che era di un altro stato che si trattava, a kilometri da New York. Quando l’aveva capito era tardi, troppo tardi.
E la colpa di chi era stata? Di entrambi probabilmente: nessuno dei due avrebbe ceduto al proprio sogno. Presumibilmente perché il loro non era vero amore, ma face male lo stesso. Soprattutto a Rachel, che si tenne prudentemente lontana dai ragazzi per molto tempo.
Ormai erano passati anni dal giorno del diploma, molto era cambiato, loro erano persone diverse, ma sia i sogni di lei che quelli di lui, quelli per cui si erano detti addio tempo indietro, erano infranti. Kurt le aveva raccontato che Finn aveva avuto problemi alla caviglia destra due anni dopo essere partito, ed era arrivato a dover lasciare lo sport tanto amato. Diversamente da Rachel, lui però non si era scoraggiato, al contrario aveva fondato una band con alcuni amici, portando avanti la sua altra passione.
-Sto abbastanza bene comunque, grazie. Tu?- rispose il ragazzo, accennando un sorriso.
-Anche- mentì in fretta lei. Non era intenzionata a dirgli che no, nulla andava bene in quel momento, che non aveva ancora superato il fatto che il suo grande sogno di Broadway si era trasformato in un locale o che il ragazzo con cui viveva e per cui provava qualcosa le aveva appena spezzato il cuore.
-Papà e Carol dovrebbero arrivare a breve, dovresti sistemare le tue cose e potremmo iniziare a preparare il pranzo- propose Kurt.
-Giusto, allora mi vado a cambiare- concordò il ragazzo, dirigendosi verso la sua vecchia camera. Kurt gli sorrise, guardandolo chiudersi la porta alle spalle, per poi voltarsi verso Rachel in modo interrogativo.
-Cosa sta succedendo?- sussurrò curioso.
-Niente- ribadì lei.
-Rachel Barbra Berry, dimmi- sibilò stizzito.
 
 
 
 
-Hai visto per caso Rachel, o l’hai sentita?- chiese il ragazzo preoccupato.
-No, senti da Quinn- mormorò Brittany dall’altro capo del telefono.
-Ho già provato, non risponde. Deve avere un paziente- constatò il ragazzo.
-No, si dice “devi avere pazienza”- lo corresse lei.
-Certo, a presto B- chiuse  lui la chiamata, sorvolando sulla frase dell’amica. Come terminò la conversazione, il cellulare riprese a squillare.
-Per quale motivo mi hai chiamato sei volte Noah?- domandò stranita la ragazza.
-Sai dov’è Rachel?- chiese lui in fretta.
-No, vive con te, non con me. Ieri è tornata da te e poi non l’ho più sentita.- lo informò, sistemando nel mentre alcune scartoffie, cercando di ordinare la scrivania.
-Cavolo…ma dov’è? - borbottò lui, tamburellando le dite sul volante.
-Hai sentito Kurt?- propose la ragazza- Per questa settimana è a Lima, forse ne ha approfittato per passare un po’ di tempo con lui. Ma perché è tanto urgente…?-
-Grazie mille Fabray, non ci avevo pensato!- esclamò il ragazzo sorridendo –Ci sentiamo!-.
-No, ora mi dici il motivo per…- disse velocemente lei, non abbastanza in fretta però, poiché lui le chiuse la chiamata senza fornirle una risposta, facendola irritare come solo lui riusciva.
 
 
 
-Non ora- mormorò lei, scuotendo il capo. Kurt tentò di obiettare ma Finn ritornò nella stanza, avvicinandosi ai due.
-Resti per pranzo Rachel?- chiese, aprendo il frigo per vedere cosa ci fosse.
-Oh no grazie, ma se avete bisogno di aiuto, sono qui- si offrì, con un sorriso.
-Perfetto!- esclamò Kurt –mentre io cucino, voi tagliate frutta e verdura- ordinò, passando ad entrambi un grembiule.
-Perché ovviamente non siamo capaci di fare altro- ridacchiò Finn.
-Se anche lo foste, non sareste bravi quanto me- precisò il ragazzo, passando ai due la verdura. Finn cominciò a pelare le carote una ad una, mentre Rachel affettava i pomodori.
-Raccontatemi qualcosa, è come se fossi un estraneo ormai- chiese Finn, sorridendo ai due.
-Finn, ci sono anni di storie, sii più preciso su ciò che vuoi sapere- lo criticò il fratello, mettendosi ai fornelli.
-Come stanno un po’ tutti quelli del glee club, almeno quelli che sentite ancora- precisò lui, imprecando poi per essersi tagliato leggermente il dito.
-Quinn e Mike si stanno per sposare- iniziò Rachel, non riuscendo a trattenere un grande sorriso gioioso.
-Sul serio? Fantastico!- esclamò lui entusiasta –E tu e Blaine? Pensate di aspettare ancora molto?- . Rachel arricciò il naso, scuotendo leggermente la testa. Kurt, il quale dava le spalle ai due, si irrigidì. Finn notò l’espressione di Rachel e si maledisse.
-Non sono aggiornato nemmeno su questo, vero?!- azzardò, pentito di aver fatto tale domanda.
-Tranquillo, non lo è quasi nessuno. Non stiamo più assieme da una settimana circa.- confessò, voltandosi verso di loro –Anh, non lo sanno neanche papà e Carol, per cui se evitiamo l’argomento, te ne sarei grato- farfugliò.
-Certo, non c’è problema- annuì mortificato, tornandosi a concentrare sulle carote.
-Tu invece, come va la band?- domandò Rachel, cercando di evitare che lui si interessasse alle sue di novità.
-Benissimo!- rispose lui sorridendo. Lo interruppe il suono del campanello, inaspettato. Kurt alzò un sopracciglio, andando ad aprire.
-Va bene. Ci divertiamo e alcune serate vanno anche molto bene sul piano economico- rise lui.
-In quanti siete?- continuò lei, iniziando a sistemare i pomodori in un piatto.
-Ma almeno uno di voi due non dovrebbe lavorare?!- mugugnò Kurt, ritornando nella cucina, seguito da Puck. Quest’ultimo vide Rachel al fianco di Finn, a sorridere mentre cucinava con lui. Aggottò le sopracciglia, deglutendo a fatica.
-Noah!- strillò quasi lei appena lo vide.
-Puck!- esclamò invece l’altro, alzandosi per abbracciare il vecchio amico, trovandolo un po’ rigido nei suoi confronti – Che ci fai qui?- chiese Finn, con un mezzo sorriso.
-Potrei farti la stessa domanda- disse Puck, mentre con la coda dell’occhio controllava la ragazza.
-Oh già. Tra due giorni è l’anniversario dei nostri genitori, ed eccomi qui- spiegò Finn, alzando le spalle –tu invece?-
-Cercavo Rachel- rispose sinceramente –devo parlarti- disse quasi duro.
-Secondo me ti vuole licenziare perché non sei mai al lavoro- ipotizzò Kurt, notando che qualcosa tra i due non andava –E comunque non può, è impegnata. Visto che sei qui e non fai nulla, guarda c’è la macedonia da preparare –disse il ragazzo con un sorriso ruffiano.
-No, veramente..- cercò di opporsi il ragazzo.
-Puckerman, parli troppo e concludi poco. Suvvia, la macedonia!- disse imperativo l’altro, facendo ridacchiare Finn. Puck roteò gli occhi, prendendo la frutta e sedendosi al fianco di Rachel, cominciando a pelare una mela. Lei tentò di evitare di guardarlo, ma sentiva il suo sguardo pesante addosso.
-Cavoli, oggi siete tutti qui?!- scherzò Finn, alludendo agli amici.
-Non sarebbe male riunire tutto il vecchio Glee Club- propose Rachel, continuando ad evitare Noah.
-Ma certo Rachel!- squillò Kurt, mentre i suoi occhi sfavillavano di esaltazione –Sarebbe fantastico! Domani sera, al Broadway!- decise immediatamente, scioccando gli amici.
-Sì certo, è chi ci serve esattamente?- borbottò Noah, affettando gli acini verdi d’uva.
-Voi ovviamente, fate a turno. Non rompere Noah. Ora chiamo Quinn e organizzeremo tutto- continuò Kurt, mentre assaggiava il sugo che stava preparando.
-Ormai non si può più fermare- rise Finn, scuotendo leggermente la testa. Rachel annuì sorridendo, il chè fece innervosire maggiormente Noah.
Appena finirono il loro compito, i due ospiti si alzarono, salutando e ringraziando i due amici, per poi uscire dopo essersi dati appuntamento al giorno seguente.
 
 
 
 
Eccomi! Aggiorno oggi perché domani parto per la gita e fino alla prossima settimana non riuscirò a farlo! In uno slancio di bontà penso pubblicherò anche una shot u_ù
Che dire? Oddio c’è Finn. Sì è strano anche per me vedere in una mia fic proprio il mio  più acerrimo nemico, però è abbastanza OOC, per cui, teniamolo per due o tre capitoli.
Rachel ha qualche problema di cervello (questo invece è totalmente IC, se seguite Glee si nota benissimo).
 
Bene, che dirvi!? Grazie a chi legge e scusate per errori di punteggiatura!
Besos, Miky
  
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