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Autore: AngelOfSnow    21/02/2012    3 recensioni
Salve a tutti.
Con questa storia spero tanto di farvi immergere in un mondo non troppo lontano dalla realtà dei giorni nostri.
La protagnista si ritroverà a fare i conti con le "Gocce di memoria" scombussolate dalla presenza di un uomo a cui deve molto dando modo al loro passato di fondersi per divenire un unico futuro.
Dal capitolo:
Della mia vita a Milano ricordo solamente il volto sfigurato dal tempo di un bambino.
Nient’altro, a parte che mi trovavo spesso a casa sua per colpa del lavoro dei miei genitori e che fosse oramai parte integrante di quella vita: una vita che sinceramente amavo da ogni punto di vista perché non avevo la consapevolezza di quello che avrei realmente lasciato dopo.
Adesso, che ho compiuto 16 anni, non posso fare a meno di domandarmi “chi” e “cosa” rappresentasse per me, anche se so per certo che nessuno mi avrebbe detto alcunché. Eppure sono ottimista pesando che il mio passato mi abbia formata a come sono oggi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gocce di memoria

Gocce di memoria.

 Della mia vita a Milano ricordo solamente il volto sfigurato dal tempo di un bambino.
Nient’altro, a parte che mi trovavo spesso a casa sua per colpa del lavoro dei miei genitori e che fosse oramai parte integrante di quella vita: una vita che sinceramente amavo da ogni punto di vista perché non avevo la consapevolezza di quello che avrei realmente lasciato dopo.

Adesso, che ho compiuto 16 anni, non posso fare a meno di domandarmi “chi” e “cosa” rappresentasse per me, anche se so per certo che nessuno mi avrebbe detto alcunché. Eppure sono ottimista pesando che il mio passato mi abbia formata a come sono oggi...

 

<< Forza cominciate! >>

 Sono convinta che quest’anno sarà l’anno più bello tra tutti e non posso fare a meno di pensarlo mentre guardo le mie compagne di classe alle prese con una partita di basket contro la IV F. Stanno vincendo con un vantaggio di 6 punti e per di più contro la classe più forte dell’istituto a cui nessuno aveva mai preso palla, almeno, fino adesso.
Il vociare crea un ammasso di rumori che rimbombano per svariati minuti confondendosi con i passi veloci e precisi delle giocatrici in campo. Ah! Specifico, il mio istituto, è un collegio femminile dove gli unici uomini che sono ammessi sono dei professori di qualch
e era passata o a meno che tu non conosca qualche ragazzo fuori dall’istituto ( alias prigione ) così da poterti rifare gli occhi e poterti divertire in qualche modo. Il che non è proprio il mio caso!

<< Elisa!? >>

Non faccio in tempo ad accorgermi di un pallone da basket che mi ritrovo stesa al suolo. Solitamente avrei avuto i riflessi pronti per afferrare il pallone senza gravi conseguenze ma data la mia assenza mentale, chiusa per carenza di sbalzi ormonali, non ho potuto evitare di svenire per svegliarmi, proprio in questo momento, sulla lettiga di quei pochi metri quadrati di infermeria;

<< Elisa! Tutto bene? >>

Ah la voce della mia migliore amica mi perfora la testa facendomi sentire frastornata.

<< Sam tutto bene... forse... >>

Porto una mano alla faccia premendola dove mi sembra che si siano passati il tempo a prendermi a pugni. La mano affusolata della mia migliore amica mi blocca il polso evitando che mi tocchi il viso.

<< E’ così grave? >>

Lo mugugno senza tener conto di nulla.

<< No ma domani, per colazione, avrai un piatto di melanzane fritte! >>

E comincia a ridere  facendomi sciogliere il cuore, certo la vittima sono io, ma è così raro di questi tempi vederla ridere che non ho la forza di dirle nulla.

<< Oh!  Vedo che la nostra cara Rosaspina si è svegliata anche senza cavaliere... ero tentata di telefonare al mio caro fratellino per questo compito! >>

Arrossisco di colpo mentre sobbalziamo entrambe: non c’era nessuno prima e non avevamo sentito la porta aprirsi o chiudersi. Che fosse capace di trapassare i muri?

<< Signorina Abis non l’abbiamo sentita entrare! >>

Una risata cristallina si leva dalle labbra rosee e carnose della donna davanti a noi lasciando che i capelli, un po’ corti, compissero gli stessi millimetrici movimenti delle spalle.

<< Ragazze è un complimento o cosa? >>

In sincrono assicuriamo per il complimento facendola ridere adesso in modo più visibile.

<< Voi ragazzine siete uno spasso! >>

Abbastanza indispettita da quell’affermazione, che non tocca assolutamente Sam, guardo come la Signorina Abis si avvicini in modo elegante e fluido verso il lettino. Un atto semplicissimo in sé che però mi dà il modo di poter notare le lentiggini ricoperte dalla cipria e l’accuratezza con cui gli occhi sono stati truccati: di certo la mattina si ammirava molto allo specchio. Il camice, che indossa subito, fa risaltare gli occhi neri e profondi e la carnagione dorata tipica dei Siciliani. Una bella donna non posso dire nulla in contrario; una di quelle donne che, essendo forti caratterialmente, sanno mettere in suggestione.

<< Allora...>>

Lo mormora dopo aver guardato una piccola cartellina con su scritto il mio nome: sicuramente i miei dati scolastici.

<< Elisa Reina. Età 16 anni. Corso: III G. Altezza: 1.60. Peso: 50 kg. Trasferita in questa scuola durante la quinta elementare... >>

Si ferma aggrottando le sopracciglia sul mio modulo di iscrizione.

<< Wow! No sei mai stata in infermeria?! >>

Faccio cenno con il capo  di si mentre lei continua a leggere interessata. Che poi, cosa gli interessa della mia vita?!

<< Da quello che ho scoperto su di te hai frequentato quest’istituto dalla fine della quinta elementare ad ora... la tua media è stata eccellente fino il primo anno delle superiori per poi calare drasticamente... >>

Arriccia le labbra in un sorriso compiaciuto prendendo in mano un pacchetto di sigarette, dopo aver poggiato il modulo sulla scrivania, fissandomi con gentilezza.

<< Sei nata a Milano... >>

Annuisco con vigore mentre Sam ascolta la conversazione lisciando una ciocca marrone ramata di capelli ribelle.

<< Si. >>

L’unica risposta mentre le mie labbra si stendono in un sorriso amaro. Mi sembra che si accorga del mio cambiamento di umore perché comincia a far scorrere il pollice sulla rotellina di un accendino argento più volte, senza successo. Con rammarico poggia l’oggetto sulla scrivania guardandoci di sbieco.

<< Avete da accendere? >>
<< Non fanno male le
sigarette? >>

Rispondo in modo freddo guardando la mano di Sam scattare verso la tasca del jeans.

<< Fanno male. Come fanno male le merendine confezionate, le patatine fritte, le masticanti e quant’altro. Ma non penso che tu non le mangi: no? >>

Sconfitta guardo come l’accendino di Sam, a scatto, accenda la sigaretta della Abis che soddisfatta si avvicina alla finestra accavallando le gambe, scoperte, e mettendo in mostra il piccolo tacco nero.

<< Elisa, anche mio fratello minore è di Milano... >>

Di quella frase mi manca un tassello a cui Sam non sfugge.

<< Intende dire che è un fratellastro? >>

Sorride mentre inala dalla sigaretta dando un colpo con il pollice all’oggetto, tenuto tra indice e medio, per far cadere la cenere.

<< Mi scusi, ma quanto “minore”? >>

Prima di ricevere risposta, la dottoressa spegne l’oramai mozzicone di sigaretta all’interno di un portacenere di porcellana. Un sorriso sbieco che in qualche modo mi colpisce come un provocazione mentre il suono stridulo della campananella, a guardia dello scorrere del tempo, ci fa ricordare che questa è l’ultima ora.

<< Andate ragazze...Ah Reina, ecco il tuo permesso per le ore saltate, mentre per te Isaja non ho come aiutarti... anzi! >>

Comincia a scrivere su un pezzetto di carta qualcosa e lo passa ripiegato su se stesso a Sam che lo guarda con scetticismo.

<< Consegnalo alla professoressa di quest’ora: non avrà nulla da rimproverarti! >>

Accenniamo un saluto strascicato mentre percorriamo il corridoio più isolato di tutto l’istituto ( tanto isolato da esserci solo gli stanzini ).

<< Sam ma la partita? >>
<< Abbiamo vinto! >>

Grida esultante mentre gioiosa alza in aria un pugno in segno di vittoria. Velocemente passiamo davanti la portantina e il bar, esatto c’è un bar interno,  stando ben attente a non infastidire le bidelle alle prese con riviste, sudoku e cruciverba. Ogni tanto ci capita di incontrare qualche nostra conoscente che salutiamo con due semplici, quanto inutili, baci sulla guancia. Superata la biblioteca ci dirigiamo a destra entrando nel corridoio con la presenza di molte quinte. Per la cronaca, il nostro corso ha solo tre classi.

<< Elisa! >>

Una vocina mi chiama facendomi arrestare di colpo.

<< Che ti prende? >>

Mormora scocciata Sam, faccio segno di silenzio e alzo gli occhi alla tromba delle scale: mi sta chiamando Veronica Inguanta della sezione F.

<< Ehi! Da quanto, come stai? >>

Le sorrido amichevole mentre lei mi guarda con preoccupazione facendo sciogliere gli occhioni azzurri candidi e puri.

<< Io bene, ma tu? Oggi ero in palestra a vedere il torneo: fa male? >>

Sospiro scompigliandomi i capelli.

<< Sto bene... >>

Parlottiamo per un po’ ma poi con un“scusa, ma devo tornare in classe” riesco a sganciarmi da lei ritrovandomi davanti alla porta della mia classe. 

<< Sam, per forza? >>
<< Hai studiato filosofia? >>

Sorrido facendole l’occhiolino mentre lei sospira aprendo la porta.

<< Reina come stai? >>

Acida e scorbutica la voce della professoressa, che odio, mi irrita facendomi venire subito mal di testa.
Già dai primi trenta minuti il parlottare di individui morti e decomposti mi annoia, almeno, mi annoia la professoressa ma la materia potrebbe anche starci. Guardo Sam che dorme beatamente contro il muro e a malincuore mi tocca darle una gomitata quando la professoressa comincia ad interrogare.
Con le labbra, al suo sobbalzo, mimo delle scuse che vengono ricambiate con un cenno del capo.

<< Visto che la vostra compagna ha avuto modo di entrare in contatto con il mondo alternativo di Platone... bene, Isaja, vuole onorarci della propria sapienza? >>

Rimaniamo pietrificate sul posto per svariati secondi poi lei dopo aver dato una rapida occhiata al libro comincia a parlare aggiungendo, alle schede del libro, pezzi di mitologia, reperti storici, documenti musicali e chi più ne ha ne metta lasciando di sasso  tutti, compresa la professoressa che non dice nulla se non un imbarazzato “10”.

Sorride a trentadue denti Sam battendomi il cinque.

<< Adesso vorrei tanto sentire la compagna di banco... Reina? >>

Quando finisco di ripetere solamente la lezione del giorno, peccando anche di esposizione, sospiro pesantemente spalmandomi contro il banco e sorbendomi la solita storia sulle mie capacità. La scimmiotto ben bene mentalmente sapendo già cosa mi avrebbe rifilato.  

<< Hai delle capacità cognitive eccezionali ma non ti applichi: 7 . >>

Sorrido più a me stessa battendo il cinque a Sam. Era raro, ma sapevo rifilare voti più o meno alti. Quando torno a casa la cupidigia dell’appartamento mi spezza il fiato facendomi scivolare contro la porta. Ho deciso.

   
 
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