II Atto.
Zaino
in spalla, voglia sotto i piedi e pazienza al limite sorrido alla commessa del
locale che mi guarda un po’ stralunata e confusa: non è normale che una
sedicenne mangi qualcosa alle cinque del pomeriggio. Ma proprio non riesco ad
entrare a casa quando è così vuota perché cado preda di una strana sensazione a
cui non posso cedere, almeno, sarei riuscita a non cedervi.
<<
Ecco a te. >>
Mi
sorride con un sorriso stanco e tirato, uno di quei sorridi che ti fanno venir
voglia di parlare. Porgo la mano alla ragazza con il cappellino e la coda alta
presentandomi senza pensarci troppo: Sonia Galante.
Laureata
in legge, ma confinata ad un fast food mediocre della periferia Messinese.
Sorrido lei quando mi parla del ragazzo che ama e che le ha chiesto di
sposarlo.
<<
E tu...Elisa, non hai un ragazzo? >>
Blocco
la forchetta a metà negando e spiegando lei che le mie conoscenze maschili si
fermano a qualche vicino e che nella mia scuola i dinosauri imperversano liberi
uccidendo gli ormoni di noi povere comuni ragazze mortali che non hanno il
piacere di conoscere tante persone.
<<
Perché non vai al Nautico a conoscere qualcuno?! Lì ho molti amici! >>
Tossisco
cercando di non affogarmi. Per chi non lo sapesse, il Nautico è l’istituto
conosciuto sia per le materie che insegnano all’interno dei corsi che per la
quantità spropositata di ragazzi.
<<
Sonia, ma, mi hai vista!? >>
<<
Si e quindi...? >>
Prima
che possa spiegargli lei che il mio aspetto è quanto di più imbarazzante per
me, il proprietario del locale la chiama e a me non resta che pagare
riprendendo lo zaino in spalla e girovagando per le vie della città, almeno,
quelle che conosco e che brulicano ad ogni orario di gente. Sospiro guardando
la chiesa di Provinciale dal finestrino del tram senza sapere che fare. Sento
il telefonino nella mia tasca ignorandolo per alcuni secondi, pensando che
fosse un messaggio, ma mi tocca prenderlo per vedere scritto sul display: Mamma.
<<
Pronto? >>
<< Amore della
mamma ciao! >>
<<
Ciao mamma... dove siete? >>
Sento
dei rumori in sottofondo che mi sanno di festa ed evito di commentare per il
volume della musica troppo alto.
<< Elisa cara siamo
in Egitto! Dovresti vedere che bello sembra tutto magico! Ah, si... ti ho
telefonato per avvisarti che non rientreremo domani... >>
<<
Ma... >>
<< Rientreremo tra
due settimane... gli affari stanno andando bene, ma ci hanno chiesto di aprire
le trattative per un altro contratto a cui non possiamo rinunciare... >>
La
musica si fa più alta facendomi abbassare il volume del microfono mentre delle
grida mi rendono impossibile capire cosa stesse dicendo mia madre, forse
qualcosa a che fare con la donna delle pulizie.
<<
Mamma non la mandare: la casa la pulisco ogni giorno e non ne vale la pena...
>>
<< Elisa sei
sicura? La scuola? >>
<<
Quella è la morte... La scuola và. >>
<< Ma dove sei
tesoro? Sento un rumore strano dal tuo lato! >>
Non
rispondo reprimendo l’istinto di lanciare il telefono dal finestrino,
stranamente, aperto del mezzo. Mi alzo di scatto dal mio posto portandomi
davanti le porte e poi rispondo.
<<
Sto andando a fare la spesa... >>
<< Brava! Ah tesoro
adesso devo andare! Un bacio! Ciao! >>
<<
Ci- >>
Non
ho nemmeno il tempo d rispondere che la comunicazione viene interrotta in
contemporanea all’apertura delle porte, sono arrivata a Piazza Cairoli senza
rendermene conto.
Il
telefonino riprende a vibrare nella mia mano, inerme, e questa volta rispondo
senza staccare gli occhi dal cielo che si sta oscurando, presto avrebbe fatto
buio. Avvicino il “baracchino” all’orecchio senza controllare il display.
<<
Pronto? >>
Biascico.
<< Elisa dove sei?
>>
Rimango
di sasso sentendo la voce maschile dell’unico ragazzo che io conosca, almeno a
Messina: Rickye Lorenti.
<<
Non penso che siano affari che ti riguardino! >>
L’unico
ragazzo per altro che è in grado di farmi saltare i nervi nel giro di pochi
istanti.
<< Ti chiedo questo
perché sono con la macchina a Piazza Cairoli e c’è una ragazza all’in piedi
proprio davanti alla fermata... sei tu? >>
Alzo
lentamente lo sguardo notando
<<
Dolcezza ti sei fatta ancora più carina! >>
<<
Tu il solito coglione... eh? >>
Salgo
in macchina sicura di potermi fidare.
<<
Dovresti uscire più spesso! >>
<<
Lo faccio! >>
Ribatto
divertita.
<<
Intendo con una comitiva! >>
<<
Tu adesso sei una comitiva, no? Tanto basta! >>
Non
ribatte più roteando gli occhi al cielo facendomi sorridere di cuore;
Se
solo avessi saputo prima cosa il Destino aveva in mente per la sottoscritta,
sicuramente non avrei mai accettato quell’innocuo passaggio.