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Autore: Eider    21/02/2012    2 recensioni
Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda ed è giusto che sia così no? Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Emma si ritroverà a combattere con il suo passato, che non le renderà la vita facile, per riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita oppure ricominciare da dove era stata interrotta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Video Trailer.
(crediti Malley)

 

Uno.

Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa, si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda, ed è giusto che sia così no?
Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Non aveva mai rivelato a nessuno il motivo per cui era partita, chiunque le chiedesse il motivo della partenza aveva ottenuto un'unica risposta "All'estero ci sono migliori università, perciò ho deciso di studiare in Italia" Emma l'aveva ripetuta talmente tante volte che le sembrava vera perfino a se stessa.
La ragazza aveva dormito per tutto il volo e solo quando una hostess l'aveva gentilmente svegliata, una valanga di ricordi l'aveva sommersa impedendole di respirare e causandole un attacco di panico, fortunatamente era durato solo qualche minuto e nessuno se ne era accorto, aveva respirato lentamente come le aveva consigliato il dottore e si era preparata all'atterraggio.
Emma sapeva che nessuno sarebbe venuta a prenderla in aeroporto, nessuno sapeva che sarebbe tornata, nonostante fosse rimasta in contatto con molti dei suoi amici e in particolare con il fratello, l'unico famigliare rimasto, aveva preferito mantenere segreto il suo ritorno.
 
La Londra che la ragazza vedeva attraverso il finestrino del taxi le provocò un nodo allo stomaco, rimpianse di essere ritornata a casa sapendo a cosa andava incontro, ma la fine degli studi e il matrimonio imminente del fratello l'avevano costretta a ritornare a casa, forse per sempre.
Il taxi si fermò davanti la tipica casa inglese, Emma restò immobile con la mano sulla maniglia guardando la casa dal finestrino, una volta ripresasi scese dall'auto notando che il tassista aveva già recuperato le sue valige e le aveva appoggiate sul marciapiede, la ragazza si affacciò al finestrino tirando fuori alcune banconote dalla borsetta e ringraziando vide la macchina nera allontanarsi da lei.
L'ultima volta che era stata in quella casa apparteneva ad un passato che lei in questi cinque anni aveva disperatamente cercato di dimenticare, cosa che apparentemente non era riuscita a fare.
Cercò le chiavi nei meandri della sua borsa, recuperandola con fatica. Tenne la chiave stretta tra le mani cercando quasi di trasformarla in polvere, ma ovviamente così non fu, aprì le mani lentamente osservando il piccolo oggetto metallico che tanto risaltava sul rosa pallido della ragazza.
Aprì il cancelletto cigolante chiudendoselo alle spalle, si guardò in giro notando con piacere che nulla era cambiato, il prato probabilmente era stato tagliato qualche giorno prima e il roseto a destra della casa era come lo ricordava, procedendo verso la porta di casa quasi inciampò in un pietra che si trovava in mezzo al piccolo sentiero fatto di mattonelle che portava alla casa, un sorriso spuntò sul viso della ragazza, abbassandosi raccolse la pietra cercando qualcosa che con gli anni si era probabilmente sbiadito, una scritta sbiadita catturò la sua attenzione riportandola indietro a quando era ancora una bambina e giocando con il fratello aveva trovato una pietra a forma di cuore che aveva mostrato poi con orgoglio alla madre, dove la donna con premura aveva scritto la data e una piccola dedica alla sua bambina.
Emma scosse la testa cacciando una lacrima che si era fatta spazio sul suo candido viso, si abbassò poggiando delicatamente la pietra a terra e una volta in piedi si avvicinò cauta alla porta, osservò un'ultima volta la chiave per poi infilarla nella serratura girandola due volte e aprendola definitivamente.
Quello che le si presentò fu la terribile imitazione dei suoi ricordi che l'avevano accompagnata per lungo tempo, il buio regnava sovrano in quella casa, si diresse verso quello che avrebbe dovuto essere il salotto e tastando con le mani riuscì a trovare la portafinestra che aprì facendo entrare la luce nell'abitazione. Dando le spalle alla finestra si ritrovò immersa nel salotto uguale a come se lo ricordava, un enorme spazio riempito di cianfrusaglie varie con una grande tv al centro circondata da alcuni divani in pelle bianchi, diede uno sguardo alla situazione polvere notando con piacere che c'era solamente un lieve strato, allora Dave non le aveva mentito dicendole che una volta alla settimana una donna si occupava di mantenere pulita la casa.
Si concesse un breve giro della casa in cui aprì tutte le finestre permettendo alla luce del sole mattutino di entrare, al piano superiore però si bloccò davanti l'ultima porta che le rimaneva da aprire, quella più difficile. Emma respirò a fondo e facendosi forza abbassò la maniglia aprendo così la porta, guardando dritto davanti a se riuscì ad aprire la finestra che illuminò completamente la stanza lasciando vedere il letto matrimoniale che padroneggiava nella stanza, l'armadio a muro bianco, una poltrona rosso sangue accanto alla scrivania ed infine svariati quadri ed altrettante foto di famiglia, la ragazza guardò la stanza senza però guardarla veramente, le faceva ancora troppo male il ricordo di quegli anni passati nella sofferenza dove ogni giorno poteva essere l'ultimo per dirle ciò che sentiva nei suoi confronti.
 
Si sdraiò sul letto della sua vecchia stanza con ancora appesi i poster dei suoi cantanti preferiti, presto avrebbe fatto piazza pulita, sorrise guardando le foto che si trovavano sopra il letto in una specie di bacheca.
Il caminetto spento sopra il quale si trovava la sua amata e tanto desiderata tv le ricordò gli inverni passati a chiacchierare con Nora sul soffice tappeto bianco davanti al fuoco, accompagnate da una bella cioccolata calda, le venne in mente però anche la sua Milano dove aveva conosciuto tante persone fantastiche e dove ogni inverno si divertiva con Elisa, la sua coinquilina nonché migliore amica, ad inventare giochi sempre più stupidi sulla neve, pensare che adesso aveva 25 anni.
La vibrazione insistente del suo BlackBerry la costrinse ad alzarsi e a recuperarlo dalla scrivania, il nome della sua futura cognata comparve sullo schermo, la rossa schiacciò il tasto verde e si portò velocemente il telefono all'orecchio.
Una voce squillante le fece allontanare qualche secondo il telefono per poi riportarlo cauta all'orecchio "Emma!" esclamò la ragazza dall'altro capo del telefono "Quando ti deciderai a tornare a Londra?" chiese questa volta diminuendo il volume della voce e assumendo un tono triste, quella ragazza era capace di passare da una crisi di pianto isterica ad una risata acuta in meno di un secondo.
Cosa doveva dirle? Che era tornata a casa e prepararsi a sorbirsi le uscite di quella pazza isterica, a cui però voleva bene, oppure concedersi qualche giorno di relax? La seconda senza dubbio.
"Fra poco tornerò a casa, stai tranquilla Caroline." un mugolio di dissenso uscì dal telefono seguito dalla voce della ragazza a cui apparteneva "Tesoro tu hai una concezione di tempo diversa dalle persone normali." immaginava già la faccia della mora mentre pronunciava quelle parole, seguito da uno scuotimento di testa per evidenziare la sua constatazione.
"Tranquilla, prima che tu te ne accorga sarò li." mormorò Emma prima di salutare dolcemente la futura cognata e chiudere la conversazione.
 
Fortunatamente per la ragazza luce e gas erano ancora attivati, evidentemente Dave si occupava di pagare tutte le tasse, grazie al suo lavoro di avvocato se lo poteva permettere, così ebbe la possibilità di prepararsi una veloce pasta con l'unico pacchetto che aveva trovato scaduto solo da una settimana, poco male la pasta andava sempre bene.
Accese la tv per non sentire la solitudine, riempì una pentola di acqua posizionandola poi sul fornello che accese, ci aggiunse un po' di sale e aspettò che l'acqua bollisse.
Con in sottofondo le voci di qualche presentatore rovesciò una buona parte del pacco di pasta nella pentola mescolando con calma per tutti i minuti della cottura.
Una volta pronto recuperò un piatto dove ci rovesciò la pasta già scolata, sfortunatamente non trovò niente da poter mettere nella pasta perciò fu costretta a mangiarla così com'era.
Emma posò la forchetta affianco il piatto stiracchiandosi sulla sedia,un rumore attirò la sua attenzione, voltò la testa verso il suo cellulare che continuava a muoversi sul tavolo in legno, lesse il nome della sua migliore amica e con un sorriso accettò la chiamata portandoselo all'orecchio.
"Allora come stai? Sei arrivata sana e salva? Non è successo niente vero? Hai incontrato colui che non deve essere nominato?" Emma ridacchiò alle domande apprensive dell'amica.
"Elisa respira per favore." sentì il rumore dei suoi respiri che vennero però subito rimpiazzati dalla voce più calma della mora "Allora puoi rispondere alle mie domande?" Emma sbuffò poi decise di accontentarla "Sto bene, sono viva, l'aereo non è caduto in un'isola sperduta, sono a casa e no." l'ultima parola la disse con durezza, ricordando l'argomento che avrebbe dovuto assolutamente dimenticare.
"Sei sempre così pessimista mia cara Em." mormorò rassegnata la mora "Mai quanto te tesoro." rispose ridacchiando la rossa.
"Comunque sei sicura di riuscire a farcela?" Emma sapeva a cosa si riferiva, e se lo chiedeva anche lei, sarebbe riuscita a farcela? Ancora non lo sapeva.
"Spero di si." rispose con tono neutro "Em non sei obbligata a vederlo." la rossa roteò gli occhi "Come se fosse possibile." dall'altra parte della cornetta la mora camminava per la stanza preoccupata per l'amica, avrebbe tanto voluto andare con lei ma le mancava ancora qualche esame per finire tutto "Senti Em, quando ci sarà il matrimonio?" Emma ci pensò su, poi rispose non proprio sicura "Circa un mese penso." borbottò, "Bene io in due settimane dovrei finire tutto, ci vediamo presto Em." Elisa riattaccò la telefonata non lasciando neanche il tempo per un saluto, sapeva che l'amica l'avrebbe convinta in tutti i modi a restare a Milano, ma quello che non sapeva è che aveva bisogno della mora adesso più che mai.


Sono ancora qua si lo so, non ho ancora finito l'altra storia ma ieri alla una di notte mi è venuta l'ispirazione è ho scritto di getto, non vi dico gli orrori che ho visto stamattina quando ho aperto il file, non fa bene scrivere a quelle ore, nono.
Questa volta provo con una storia originale, spero solo sia di vostro gradimento, alla prossima.
Elisa.

   
 
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