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Autore: Eider    23/02/2012    1 recensioni
Come nella maggior parte dei film, dopo che il protagonista, partito per chissà quanto tempo, ritorna a casa si ritrova solitamente in una realtà completamente diversa da quella che ricorda ed è giusto che sia così no? Questo era quello che Emma continuava a ripetersi da quando era salita su quel maledetto aereo che dopo cinque anni, precisamente cinque anni in cui aveva studiato e si era laureata, la stava riportando nella sua "amata" Londra.
Emma si ritroverà a combattere con il suo passato, che non le renderà la vita facile, per riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita oppure ricominciare da dove era stata interrotta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Due.
 
Quando Emma aprì gli occhi rimase abbagliata dalla luce emanata dal sole, si alzò a sedere guardandosi intorno cercando di capire come in una notte la sua stanza milanese avesse potuto cambiare radicalmente. Una volta che la ragazza ebbe capito di trovarsi a Londra un idea prese spazio nella sua mente, obbligandola ad alzarsi dal letto e correre con tutto il fiato in corpo fino al piano di sotto, la rossa arrivò in cucina trafelata dalla corsa cercando con lo sguardo qualche segno di vita, ma tutto ciò che vide fu il piatto abbandonato nel lavandino la sera precedente.
La sua mente le aveva giocato un brutto scherzo, eppure sapeva che tornando a casa nulla sarebbe stato facile. Ritrovata un po' di forza Emma ripercorse le scale fino alla camera da letto, si fermò sulla soglia cercando le valigie abbandonate chissà dove, sorridendo si diresse verso il letto ed inginocchiandosi tirò fuori le due valigie che erano state nascoste sotto il letto.
Guardò fuori dalla finestra osservando il tempo, il sole estivo di luglio riscaldava ogni cosa perfino la -solitamente- fredda Londra, spostò lo sguardo sulla sua valigia per cercare qualcosa da indossare, la ragazza arricciò il naso ogni qual volta le capitava in mano qualcosa di non adatto, cosa che succedeva spesso, finendo alle spalle della ragazza.
Quando finalmente sembrò aver trovato qualcosa di adatto si alzò in piedi soddisfatta, per poi accigliarsi non appena notò la montagna di vestiti che giaceva sul pavimento di legno, non era ancora pronta a riporre i suoi abiti nell'armadio così ripiegò malamente i vestiti infilandoli nuovamente nella valigia.
Dopo aver fatto una veloce doccia per scacciare il sudore ed essersi vestita, Emma si rimirò allo specchio, aggiustandosi insistentemente i capelli rosso acceso, cercò con la mano una ciocca invisibile che avrebbe dovuto arrivare sotto il seno per poi reindirizzarla a giocare con un boccolo che arrivava poco sotto le spalle, la ragazza ripensò al giorno in cui appena arrivata in Italia senza capire niente di quella strana lingua era entrata dalla prima parrucchiera avvistata, trovando per fortuna una ragazza con una conoscenza minima di inglese, Emma le aveva dato carta bianca chiudendo gli occhi per non guardare come tutto sarebbe cambiato, quando aveva aperto gli occhi si era osservata a lungo prima di capire che quella ragazza riflessa nello specchio era lei, i suoi lunghi capelli castani erano stati rimpiazzati da un taglio piuttosto corto -circa all'altezza del mento- e un rosso acceso attirava l'attenzione, aveva ringraziato pagando ed era uscita per le strade della trafficata Milano scontrandosi subito dopo con una ragazza che stava osservando il proprio riflesso nella vetrina, le due ragazze si erano guardate per qualche istante prima di scoppiare a ridere in simultanea, entrambe con una nuovo taglio -e colore- di capelli avevano deciso di prendere un caffè insieme, presto Emma scoprì che Elisa -la mora di fronte a se- stava cercando una coinquilina con cui dividere le spese e il resto, col tempo scoprirono anche di frequentare la stessa facoltà.
Emma sorrise ripensando al primo incontro con la sua amica, quando ancora tutto era così nuovo per lei.
 
Si sistemò gli occhiali da sole prima di varcare la porta di una delle caffetterie più conosciute al mondo, ma che in Italia non c'è n'era neanche l'ombra.
Sorridente si diresse ad un tavolo accanto l'enorme vetrata e si sedette composta appoggiando la borsa sulla sedia accanto, prese il menù e sempre più entusiasta lo sfogliò, come una bambina il giorno di natale, un paio di minuti dopo una giovane ragazza bionda le si avvicinò con fare esperto, le domandò cosa desiderasse guardandola di sfuggita, Emma non appena riuscì a vedere in faccia la bionda si bloccò proprio nel momento in cui stava pronunciando la sua ordinazione, la bionda in questione alzò lo sguardo annoiata dalla lentezza della rossa che intanto cercò di riprendersi e tremolante riuscì ad ordinare.
Emma rimase a fissare la cameriera fino a che non sparì dietro una porta con l'insegna che diceva "Privato.".
Ritornando con l'ordinazione la bionda non riuscì a capire cosa avesse tanto da fissare quella ragazza, che fosse lesbica? Era una soluzione. Però qualcosa le diceva che non era la prima volta che la vedeva, così prese ad osservare quella ragazza, notò i boccoli rosso fuoco ricaderle dolcemente sulle spalle, la gamba che dondolava ansiosa sotto il tavolo e le dita che battevano il tempo, non era però riuscita ancora a vederla bene in faccia, anche se quello che aveva visto non le diceva molto, quando la rossa alzò gli occhi incontrando i suoi, mancò poco che il vassoio le finì a terra, fortuna che il suo collega era passato vicino a lei al momento giusto impedendole di rovesciare tutto, si voltò verso di lui ringraziandolo ancora in trance, frettolosamente si avvicinò al tavolo dove la ragazza sorridente la stava aspettando.
"E-emma?" chiese titubante la bionda, un sorriso sincero comparve sul viso di Emma che alzandosi si avvicinò alla bionda "Ciao Nora." la bionda la guardò sconvolta, come era possibile che non avesse riconosciuto la sua migliore amica? Lasciò il vassoio sul tavolino e si catapultò tra le braccia ormai aperte della rossa.
"Mi sei mancata così tanto Emma." sussurrò ormai con le lacrime agli occhi, Emme le accarezzò dolcemente la schiena lasciando sfogare l'amica "Anche tu, Nora.".
Nora si staccò dall'abbraccio cercando di asciugarsi il viso con le dita, si guardò in giro alla ricerca di qualcosa e quando la trovò chiamò con la mano un ragazzo in divisa poco distante, quando le fu abbastanza vicino da sentirla, parlò "Pete mi puoi sostituire per un po'?" il ragazzo la guardò sorridente e annuendo tornò al lavoro mentre le due ragazze emozionate si sedevano al tavolo.
Continuavano a sorridersi, dicendo molte più cose solo attraverso lo sguardo. Guardando la tazza fumante davanti a se Nora decise di parlare "Forse è meglio che la bevi Em, non vorrei che si raffreddasse." disse tirando su con il naso, Emma sorrise e si sporse a prendere la tazza portandola poi alla bocca non prima di averci soffiato sopra.
Sorseggiò la bevanda compiaciuta, era passato troppo tempo dall'ultima volta che ne aveva bevuto uno, le era mancato, intanto la bionda continuava ad osservare l'amica completamente diversa dall'ultima volta che l'aveva vista. Non solo la parte fisica che era la prima ad essere notata ma anche le maniere, dalla diciannovenne spensierata in fase di ribellione si era trasformata in una donna apparentemente tranquilla.
Poggiò la tazza non più fumante sul tavolo, posando poi lo sguardo sulla ragazza che con gli occhi lucidi la stava osservando, Emma sorrise ricambiata subito da Nora.
"Ti sembra normale che non sappia più che dirti?" domandò Nora asciugandosi un'altra lacrima sfuggita al suo controllo, Emma ridacchiò nascondendo però dietro la risata un tono triste, perché sarebbe stato difficile recuperare cinque anni della sua vita come se niente fosse.
"Ti aiuto dai." ci pensò per qualche secondo con le dita sotto il mento, poi continuò come ispirata " Vediamo, potremmo iniziare da domande semplici." concluse soddisfatta dalla sua teoria.
Nora guardò l'amica con la testa leggermente inclinata come a sottolineare la sua confusione "Spara genio." disse infine ritornando composta.
"Per esempio, al momento sei fidanzata oppure ti vedi con qualcuno?" la bionda fece finta di pensarci poi senza farsi vedere indicò il cameriere che poco prima aveva chiamato per sostituirla, Emma seguì la direzione indicata incrociando lo sguardo con un bel ragazzo -alto non troppo muscoloso- e corti capelli scuri a spazzola, imbarazzata tornò con lo sguardo sull'amica "Pete." prese una pausa sorridendo poi continuò a parlare "Sai che sono sempre stata uno spirito libero, ma questo ragazzo mi ha preso davvero Em." la rossa notò qualcosa di nuovo nello sguardo della migliore amica, qualcosa che non vedeva da anni, troppi anni.
"Tu invece rossa?" la bionda attirò l'attenzione di Emma occupata a tornare indietro nel tempo con la mente, ci pensò su decidendo da dove iniziare. "Mi conosci, io sono più che altro un'anima solitaria, ma in questi cinque anni sono stata con tre ragazzi di cui solo con uno è durata più di un'anno. Le altre sono state molto sbrigative, direi una botta e via." la bionda guardò l'amica con la bocca aperta, quella era la stessa ragazza che per tutte le superiori era stata dietro un'idiota lasciandosi andare solo con pochi ragazzi.
"Chi sei tu e che ne hai fatto della mia Emma!" esclamò sconvolta ma allo stesso tempo divertita.
"E' cresciuta." rispose scrollando le spalle la rossa "Lo vedo." mormorò sorridente Nora.
"L'università invece?" chiese ricordandosene improvvisamente la bionda, "Mi sono laureata con il massimo dei voti, l'avresti mai detto?" esclamò entusiasta la rossa battendo le mani come una bambina, causando una sonora risata alla bionda. "Aspetta non mi ricordo la facoltà." borbottò Nora sforzandosi di ricordarsela "Fotografia." rispose sorridente la rossa.
Nora sorrise in risposta, poi posò lo sguardo sul grande orologio alle spalle di Emma, corrucciò lo sguardo dispiaciuta per poi alzarsi "Emma mi dispiace davvero ma devo tornare al lavoro." mormorò triste mentre l'amica si era già alzata per abbracciarla "Ma perché non mi hai avvisato, se avessi saputo che saresti tornata ti sarei venuta a prendere." disse la bionda staccandosi leggermente dall'abbraccio quel tanto che bastò per vederla in faccia, "Sei l'unica che lo sa, era una sorpresa." rispose tranquillamente. "E ora vai, ho il tuo numero, tranquilla mi farò sentire." la bionda scoppiò a ridere e lasciando un sonoro bacio sulla guancia della rossa scappò dietro la porta del personale.
Sorridente Emma tornò a sedere al tavolino per finire la bevanda, l'ultima goccia le ricadde nella bocca lasciandole un gusto dolce sul palato, posò la tazza sul tavolino e si alzò in piedi dirigendosi alla cassa, Pete si presentò poco dopo occupandosi del suo conto per poi salutarla cordialmente una volta finito.
 
La ragazza respirò a fondo l'aria di Londra, una volta uscita dalla caffetteria iniziò a camminare lungo la via, fermandosi ogni tanto davanti qualche vetrina per sbirciare le novità o semplicemente attirata da qualcosa, un raggio di sole l'accecò per qualche secondo, ricordandole di rimettere gli occhiali da sole.
Un lungo vestito blu attirò l'attenzione della rossa che alzando nuovamente gli occhiali sulla testa si fermò ad osservarlo, intanto all'interno del negozio alcuni ragazzi si stavano divertendo a guardare l'amico che tutto in tiro si rimirava allo specchio, la voce grottesca di uno di loro fece voltare il ragazzo nella direzione indicata, una ragazza dai capelli rosso fuoco stava guardando attentamente un vestito nella vetrina, giocando nervosamente con le mani, quel piccolo particolare portò il ragazzo a correre fuori dalla porta.
La porta del negozio si aprì, ma Emma non ci fece caso, continuò a torturarsi le mani guardando quel magnifico vestito, quando una voce conosciuta la richiamò.
"Emma?" domandò la voce sempre più vicina.
Beccata, fu l'ultima cosa che pensò prima di voltarsi ed incontrare i suoi occhi accusatori.


Ecco a voi il secondo capitolo di questa storia, so che è presto ma sto iniziando ad affezionarmici.
Chi sarà colui che ha trovato Emma?
Emma riuscirà a recuperare la vecchia amicizia di Nora? 
Taradaaan..okey.
Beene non so che altro dire, alla prossima.
Elisa.
   
 
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