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Autore: Ehilanev    26/09/2006    0 recensioni
Esisteva un tempo, governato dalla spada e dalla magia, dove le forze del bene e quelle del male si affrontavano senza esclusioni di colpi, usando come campo di battaglia la Terra. Gli esseri umani erano impotenti nei confronti di queste creature superiori, eccezione fatta per alcuni esemplari, molto più potenti e sensibili rispetto alla media della specie.
In questi secoli di tumulti, dove sopravvivere era la parola d'ordine, vi è un nome che spicca sugli altri. Ed è...

Lionel
Scritta all'età di quindici anni... oh cielo, cinque anni fa! Spero non sia tutta da buttare...
Genere: Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Episodio I - Wonderful!
La maga ed il ragazzo!







1.
Correva. Dio, se correva!
Ce la stava mettendo tutta. Ma sarebbe bastato?
Notte fonda; foresta intricata; possibili banditi alle spalle. Come se non bastasse, possibili adepti della sua scuola di magia alle calcagna.
Non era stata colpa sua, in fondo. Cioè. Non del tutto. Aveva semplicemente mischiato gli ingredienti sbagliati. E poi mezza scuola era esplosa. Però c'era da prendersela con chi aveva invertito le etichette, non con lui!
Eppure eccolo lì, il povero scemo, che correva come un disperato in quella dannata foresta.
Lionel aveva solo quindici anni, e non si era mai avventurato oltre le porte della sua città natale. Ma quando aveva visto la sua bella scuola crollare come un simpatico castello di carte, allora aveva deciso che era meglio concedersi un piccolo viaggio d'istruzione lontano dalla sua città. Molto lontano dalla sua città.
"Basta, non ce la faccio più!" esclamò, fermandosi di colpo.
Si guardò attorno. Ogni albero sembrava avere un paio di minacciosi occhi che lo guardavano torvo. Ogni ombra sembrava essere sul punto di attaccarlo di sorpresa. E queste erano solo le sue paure irrazionali. In più, come detto, poteva benissimo essere aggredito da un gruppo di banditi, o, il che era ancor più spaventoso, essere rintracciato dai suoi compagni. I quali non dovevano essere molto di buon umore.
Non doveva accadere così. Quando un adepto veniva ritenuto pronto a partire per il suo viaggio d'istruzione magica, il che avveniva ad un'età molto più avanzata della sua, era affidato ad un maestro, ad una persona che lo guidasse, lo istruisse e che, soprattutto, lo difendesse dai pericoli.
Nessuno era mai partito per il glorioso viaggio perché rischiava la vendetta degli altri adepti.
Lionel era un mago, è vero. Ma un mago molto giovane e debole. Che avrebbe potuto fare solo contro il resto del mondo?
Non lo sapeva. L'unica cosa che gli era chiara era che non voleva tornare indietro. Assolutamente no. Lo avrebbero espulso dalla scuola di magia, e fatto lavorare per il resto della sua vita per ripagare ciò che aveva distrutto.
No, non era giusto. E' vero, aveva sbagliato, ma non avrebbe mai rinunciato a sviluppare i suoi poteri.
Ansimava, spaventato. Non era abituato a provare paura, lui. Era sempre stato il più forte e coraggioso, tra i suoi compagni. Grazie alla sua corporatura (bassa, ma molto più forte rispetto a quelli della sua età) ed alla sua muscolatura parecchio sviluppata, si era sempre distinto nei combattimenti con la spada, ma era sempre stato una frana per quanto riguardava i suoi poteri: erano talmente potenti da risultargli praticamente incontrollabili.
Soprattutto perché odiava tutta quella roba noiosa tipo magia teorica e ricette di pozioni. La base delle conoscenze d’ogni buon mago.
Erano dunque pochi gli incantesimi che era in grado di eseguire alla perfezione. Con altri di difficoltà a potenza maggiore spesso saltava in aria anche lui.
Quindi, era da escludere il fare saltare in aria gli altri adepti. Come avrebbe potuto salvarsi?
Una luce? Aguzzò gli occhi. Gli sembrava proprio d'aver visto una luce brillare tra gli alberi!
Ora era scomparsa.
No, eccola! Ora era dalla parte opposta.
"Uno spettro?" pensò, terrorizzato. Sarebbe stata la conclusione perfetta per una giornata orribile.
Poi, improvvisamente, si ricordò. In che parte della foresta era? Perché, se fosse stato nella parte ovest, allora poteva essere quasi al sicuro. Ma una leggenda narrava che nella parte est vivesse una creatura orribile, una specie di strega molto malvagia. E se lui fuggendo fosse per caso capitato nella foresta della strega... beh, poteva anche recitare le sue ultime preghiere

2.
Quando lo avevano trovato, abbandonato nella neve davanti ad un monastero, Lionel sembrava proprio un normalissimo orfanello, da crescere e nutrire. Non avrebbe mai fatto niente di importante nella sua vita, se non sposarsi con qualche brava ragazza e riempire la casa di marmocchi, oppure diventare egli stesso un nuovo monaco.
Ma il destino (se esiste) aveva piani ben diversi, per lui.
Tutto era iniziato un bel pomeriggio d’estate. Lionel era cresciuto, s’era fatto un bel giovanotto, con lunghi e ribelli capelli neri, ed uno sguardo di ghiaccio. Solare, allegro e magari un po’ imbranato, ma comunque un bravo ragazzo. Il suo fisico era già molto irrobustito, a causa del lavoro che aveva svolto sin da piccolo per aiutare i monaci. Tra qualche anno, loro lo avrebbero lasciato libero di scegliere: farsi una vita sua, o rimanere in mezzo a loro?
Lionel, dall’alto dei suoi quattordici anni, aveva già scelto. Eccome.
Aveva scelto quella bellissima ragazza bionda, la figlia del calzolaio, che tutte le mattine passava sotto le finestre della sua misera stanzetta, gli rivolgeva un fugace sorriso, e correva via per sbrigare le sue faccende.
Eh, sì. Il signorino aveva preso una proverbiale cotta. E forse anche lei lo ricambiava... altrimenti, perché salutarlo?
Forse, l’unico problema era che lui, invece che ricambiare il sorriso, se ne rimaneva lì, a bocca aperta, con una faccia da completo idiota. Questo non era molto da latin-lover.
Così, quel pomeriggio, aveva dapprima passato tre quarti d’ora nella cappella a pregare che andasse tutto bene, poi aveva strappato qualche fiore di campo, e si era avviato su quella stradina dove, sapeva, lei sarebbe passata di lì a poco.
Eccola. Quando il sole li illuminò, i capelli le esplosero in una miriade di raggi dorati; gli occhi erano blu, di un blu più profondo dei suoi, un blu dove poterti perdere, annegare, e non far mai più ritorno...
Il fisico? Oh, il fisico non era nemmeno da descrivere. Si commentava tutto da solo.
Un ben di Dio semovente, insomma. E si stava avvicinando a lui!
Lionel aveva preso due profondi respiri. Lei gli si era fermata davanti.
“Oh, buongiorno, Lionel” voce e canto d’usignolo! “Che cosa fate?”
Per tutta risposta, si vide sbattere sotto il naso dei fiori. Il ragazzo aveva raggiunto una preoccupante tonalità purpurea.
“Sono molto belli” non era vero, ma li aveva presi lo stesso. “Beh, cosa vi prende? Il gatto vi ha mangiato la lingua?”
Va bene, i fiori li aveva dati. Ora però gli toccava parlare. Aprì la bocca in una grossa O, ma non ne scaturì alcun suono. Ci riprovò. Si schiarì la gola. Niente.
La graziosa fanciulla guardava quel piccolo orfano che tentava di comunicare con un misto di ilarità e pietà, ma non diceva niente.
Lionel riaprì le labbra. Silenzio.
Ma poi, finalmente, vi fu rumore.
Oh, sì.
Un grosso boato che aveva scosso l’intero paese.
Lionel si era ritrovato spalmato su di un prato, con accanto la ragazza dei suoi sogni. E lei era piuttosto arrabbiata.
“Che scherzo idiota!” aveva urlato. “Stupido!” aveva sbattuto a terra i resti carbonizzati dei suoi fiori e se ne era andata.
Lionel era rimasto a terra, solo, mentre metà del paese accorreva a vedere cosa era successo.
Fu così che si scoprirono i suoi poteri magici. Erano emersi in un momento di grande stress emotivo, e si erano mostrati in tutta la loro potenza. In tutta la loro pericolosa potenza.
Con molta saggezza, avevano deciso di iscriverlo alla grande scuola di magia che sorgeva dietro al paese, stabilendo, ovviamente, che fosse egli stesso, con il proprio sudore, a guadagnarsi gli studi. In fondo, i monaci avevano già fatto fin troppo, no?
  
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