Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Something Rotten    21/02/2012    6 recensioni
Il ragazzo sedeva scomposto sulla gradinata dell'Accademia. Il cappuccio della felpa nera gli copriva metà del volto, ma sapeva che era lui, l'aveva capito dalle ciocche colorate che cadevano ingarbugliate sul suo petto. Tra le sue mani giaceva una sigaretta spenta ed un accendino con il quale stava giocando, premendo la levetta e lasciandola così tante volte da sembrare combattuto sul fatto di accenderla o meno. I denti martoriavano le labbra, dalle quali usciva a tratti un liquido vermiglio che gli cadeva sul mento, mescolandosi distratto alle lacrime trasparenti che gli inondavano il volto.
[....]
« Ho una proposta da farti, presentati tra un'ora nel mio ufficio, non portare il book, non serve. »
Aveva riletto il messaggio del manager con aria allibita, si trovava nel bel mezzo di una lezione, come poteva presentarsi da lui? Come poteva lasciare la lezione di punto in bianco senza destare sospetti? Aveva sbuffato, sgomitando l'amico che se la dormiva sul banco affianco al suo. Gli aveva chiesto di reggergli il gioco, in cambio gli avrebbe lasciato l'intero pacchetto di sigarette che teneva nella tasca anteriore dello zaino. L'amico gli aveva sorriso, alzandosi in piedi e urlando con aria fintamente spaventata...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
raise i see you falling
Per lo Slash dovrete aspettare il prossimo capitolo, ma non per leggere qualche scena di sesso ç_ç
Me la son fatta prendere bene con sta storia del sesso "etero", forse per via del titolo o forse perché la mia è una mente perversa, ma giuro che mi rifarò nei prossimi capitoli.
Quindi, asciugatevi quel rivolo di bava, ed attendete pazientemente ù_ù
#Ringrazio voi quattro gentil donne che avete commentato;
voi otto che avete aggiunto la storia fra le seguite;
voi due che avete aggiunto la storia fra le preferite;
e tu, unica donna, che hai aggiunto la storia fra le ricordate!
In ultima analisi anche tutte voi che avete semplicemente commentato <3
"Mad Porno Action"


 59 Giorni prima.


I capelli ancora bagnati gli cadevano scomposti sulle spalle e sul volto, bagnando la camicetta bianca della ragazza, rendendola trasparente. Le dita cercavano di spostare le mutandine, indumento inutile per un incontro simile, insinuandosi in lei senza preavviso o delicatezza. Le loro labbra erano incollate in un bacio spassionato, ma la ragazza aveva gemuto senza emettere più un suono. Nessuna parola di reclamo, nessun gesto che lo intimasse a fare piano. Quell'assenza di richieste era come un passepartout, un qualcosa che gli lasciava carta bianca, così l'aveva presa per i fianchi, trasportandola fuori dalla doccia ed adagiandola sulle panchine di legno dello spogliatoio, sormontandola con il suo dolce peso. Le aveva slacciato la camicetta e il reggiseno, uno di quelli con la comoda apertura anteriore, un vero dono divino in situazioni simili. Aveva toccato il seno florido con le sue mani, godendo di quella carne morbida e profumata. Ne aveva baciato i capezzoli, prima di togliere quelle scomode mutandine e gettarle a terra, sul pavimento bagnato e sporco di terriccio. La ragazza gli aveva afferrato i lembi dell'asciugamano che teneva intorno ai fianchi, prendendo il suo membro tra le mani e sollazzandolo, ma per Matt non era abbastanza quel movimento, voleva qualcosa di più.
La mancanza di un preservativo o di qualcosa che gli si avvicinasse e la sua nota antipatia per le ragazze che asserivano di "prendere la pillola" quando non erano, chiaramente, fidanzate, non era un problema. Era abituato a trattenersi quel tanto che bastava per venire fuori, magari nella sua bocca o alla peggio sul pavimento, così, senza chiedergli neanche il permesso, le aveva spalancato le gambe, spingendo i fianchi ed entrando dentro di lei. L'acqua aveva reso quel movimento fluido, anche se, stando alla smorfia di dolore sul volto della ragazza dai codini, non era stato indolore. Aveva continuato spingere con forza, mentre le toccava il seno. La ragazza cercava di guardare i suoi occhi, di incastrare le loro iridi anche per un solo secondo, ma lo sguardo di Matt vagava dal suo petto alla stanza, senza trovare pace. Eppure lei non si lamentava, né del dolore né della mancanza d'attenzione del ragazzo. Era cosciente di essere una delle tante, di essere soltanto una scopata ed in fondo era quello che cercava anche lei, così si era lasciata "montare" dal ragazzo, godendosi gli addominali del ragazzo che si scolpivano ad ogni movimento dei fianchi.
Dall'altra parte, Matt, non la guardava negli occhi, non sapeva neanche di che coloro fossero, forse nocciola, forse verdi o, in ultima analisi neri. Non gli importava, non la voleva guardare, sapeva che se li avesse guardati vi avrebbe trovato sopra il volto di Val, come una specie di fantasma che vi aleggiava all'interno.
Erano "fidanzati" da un anno ed era la cosa che si avvicinava di più ad una fidanzata, nonostante la quantità di tradimenti che si erano fatti a vicenda. Era come il loro modo "speciale" di dimostrarsi il bene che provavano, un modo tutto loro di amare.
Si era morso le labbra, arrivando a farle sanguinare, mentre rendeva quei movimenti più veloci e potenti. Si era spinto fino al limite, uscendo dalla ragazza e alzandosi in piedi appena tre secondi prima di venire e di riversare quel liquido bianco ed oleoso sul pavimento, già putrido, dello spogliatoio.
La ragazza si era vestita, senza parlare, si era data un tono di fronte allo specchio, sistemandosi alla meglio quei due codini neri che tanto piacevano a Matt. Nel complesso, nonostante fosse Americana fino al midollo, si vestiva come una "scolaretta" giapponese ed era forse per questo che gli piaceva da pazzi.
« Ci vediamo a lezione. » aveva esclamato la ragazza, prendendo dal terreno la sua borsa e camminando sinuosa fino alla porta. Era rimasta qualche secondo ferma, aspettando una risposta dal ragazzo, alimentando quella vana speranza di essere qualcosa di più di una semplice botta e via.
« Ci vediamo, ma solo per lavoro. » aveva risposto lui mentre si vestiva.
La ragazza aveva sbattuto la porta alle sue spalle.
Si era chiesto perché fossero tutte così, perché entrassero nella sua vita con la speranza di rimanerci quel tanto che bastava per essere ricordate, per conoscere i loro nomi e magari tatuarli sulla pelle quando era implicito che ci sarebbero rimaste il tempo di un amplesso che, per quanto duraturo, non arrivava certamente ad abbracciare le settimane o forse i mesi. Si chiedeva perché non capissero che anche il loro amore aveva un limite, un limite che aveva i confini della camera da letto, che aveva la forma di un fallo o forse del corrispondete organo femminile. Un limite con una propria struttura che solo una ragazza era riuscita a varcare ma che non sembrava abbastanza per farlo nuovamente, per farlo per un'intera esistenza.
Aveva raccattato la sua roba, lasciando sul pavimento quella chiazza bianca, uscendo dallo spogliatoio ed entrando nella sua macchina. A casa l'aspettava una cena precotta ed un biglietto della madre, scritto frettolosamente prima di partire alla volta di chissà quale paese esotico in compagnia di uno dei suoi tanti "amanti".

 58 giorni prima

« L'hai mai provata? »
Jimmy si rigirava fra le mani un tocco di fumo marrone, avvicinandolo al naso di Johnny che, respirandone il profumo, si era lasciato andare in una serie di apprezzamenti d'estasi.
« Non voglio risultare bacchettone, ma per quale motivo venite sempre a fumare qui dentro?! » aveva sbottato Matt aprendo le finestre del salotto come se fosse piena estate.
« Mi pare ovvio, Sanders, con te tra i piedi non c'è il rischio di pagare il fumo per altri.  » aveva esclamato Johnny ghignando « E comunque lo facciamo perché tua madre non ha vissuto il sessantotto come i nostri genitori, o almeno non l'ha fatto come loro! Saprebbero riconoscere l'odore di questo miscuglio persino se fosse nascosto nel barattolo della nutella. »
Matt si era seduto a terra, fissando Jimmy intento a preparare il bong azzurro che aveva comprato, qualche mese prima, ad Amsterdam. Erano andati in gita scolastica, quei due ed il resto della scolaresca avevano passato l'intera settimana entrando ed uscendo dai Coffee-shop, mentre lui aveva preso fissa dimora nel quartiere a luci rosse.
« Almeno sai che roba eh? »
« Bourbouka, pivello. » aveva risposto Jim atteggiandosi da sapientone « Una delle qualità più pregiate, pensa che è lavora a mano. Dovresti provarla. »
Matt aveva scosso la testa con vigore, aveva già tre dipendenze all'attivo, non voleva certamente crearsi la quarta.
« Mi devi molti favori, Sanders. » aveva cominciato a dire Jimmy « Se tiri anche solo una volta questa roba, potrai ritenerti esonerato da ogni tipo di favore. »
« Cioè, io dovrei fumare? Che razza di favore è? »
« Non puoi capire quanto sia divertente osservare il comportamento di un fattone, Sanders, soprattutto quando il fattone in questione sei tu. » aveva esclamato Johnny
« Dai Matt! Io ho fatto di peggio per te! »
Matt aveva sbuffato sonoramente, afferrando il bong e tirando una quantità di fumo che poteva bastare per stendere un toro.
La prima cosa che aveva sentito era un senso di soffocamento all'altezza dei polmoni, li sentiva pesanti, paragonabili a dei mattoni cementati, poi quella sensazione si era tramutata in un senso di stordimento completo. Lentamente il suo livello d'attenzione sembrava calare, insieme alla lucidità. L'ultima cosa che ricordava era stato il ghigno malefico dipinto sul volto di Johnny, ghigno che poteva essere paragonato a quello di Hannya, la maschera giapponese.
Quando si era "risvegliato" aveva una tale fame, da poter svuotare l'intero contenuto del suo frigorifero.
« La fame è normale? » aveva chiesto, mentre si rendeva conto di non avere saliva. La sua bocca era impastata.
Jimmy aveva annuito, nascondendo il bong in una delle tante mensole della cucina e mettendosi il tocco di fumo, incartato, nella tasca del giacchetto. Si era alzato, trascinando con sé Johnny e Matt, ma senza renderli partecipi della meta.
In meno di dieci minuti si erano trovati seduti al tavolo di un fast-food con i loro "menù maxi".
Non era mai stato un grande amante del cibo spazzatura, soprattutto perché se avesse messo un solo kg in più, l'allenatore l'avrebbe spedito fuori dalla squadra, quindi, in sostanza, non poteva permetterselo. Però, in quel momento con lo stomaco che ribolliva dalla fame, si era lasciato andare ingurgitando due panini super farciti ed una porzione di patatine fritte.
« Ho ancora fame! » aveva esclamato Johnny gettando sul vassoio la carta del terzo o quarto panino.
« Ora capisco perché sei così grasso, piccoletto! » aveva esclamato scatenando la risata squillante di Jimmy.
« No, mio caro, qualsiasi cibo ingerito durante la "fattanza" non viene assorbito dal corpo, ergo mangi come un maiale ma non ingrassi di un grammo. » aveva esclamato a voce alta, attirando su di loro gli sguardi giudicanti del resto dei clienti « Sei proprio un pivello. »
« E se tu non abbassi la voce ci ritroviamo ad essere tastati dalla polizia e, non so a te, ma a me l'idea di essere toccato nelle parti intime da un poliziotto non mi piace per niente! » Matt si era guardato intorno con aria raminga, scatenando, nuovamente, l'ilarità del più alto che, a scoppio ritardato, si era alzato in piedi, alzando la maglietta e mostrando i suoi addominali.
« Ora capisci perché sono d'acciaio, nonostante riesca a mangiare anche venti ciambelle fritte al giorno? »
Matt si era coperto il volto, come se bastasse quel gesto a nascondersi e a non farsi riconoscere.
Jim continuava a fare il teatrino insieme a Johnny, mentre lui continuava ad ingurgitare patatine come se non vi fosse un domani.
« Avevo ragione a dirti di stare lontano da ciò che era mio. »
Si era voltato, osservando stralunato il ragazzo dell'accademia.
Alle sue spalle si trovava la ragazza dai codini che lo salutava con enfasi, mentre al suo fianco si trovava l'altro ragazzino, quello leggermente più basso.
« Non c'era scritto il tuo nome sulle sue natiche... » gli aveva detto alzandosi in piedi ed avvicinandosi a lui con fare beffardo.
Il più basso aveva afferrato la mano del "Texano", tirandolo leggermente indietro, come a volerlo proteggere.
« Ma il mio nome verrà tatuato sulla tua faccia, stronzo. »
Matt si era avvicinato ancora di più, afferrando il ragazzino per il colletto della camicia. Ma qualcosa l'aveva trattenuto. Un paio di braccia così forti da riuscir a trattenere il suo corpo. Si era voltato osservando malamente Jim che lo teneva per i fianchi.
« Sanders, un'altra rissa e finisci in galera. » aveva esclamato quello continuando a trattenerlo « Se vuoi ucciderlo fallo in un cazzo di luogo appartato. »
Il texano gli aveva accarezzato la guancia con fare ironico.
« Giusto bel bambino, non vorrai mica che gli altri detenuti giochino con il tuo sedere! Lì non ci sarà la tua mammina a proteggerti. »
« Io almeno ho giocato con il suo sedere, tu invece l'hai solo guardato! » aveva esclamato, sputando sul volto dell'altro.
Quello gli aveva rifilato un'occhiataccia prima di lasciarsi trascinare fuori dal più basso.
« Dimmi che il sedere del quale parlavate era della ragazza, ti prego Matt! » aveva pigolato Jim lasciando la presa.
« Certo che si! Di quale altro sedere stavamo parlando? Che poi io ci ho solo scopato con quella, nient'altro... »
« No, perché sembrava che quel cretino si riferisse al più basso e non alla ragazza dai codini neri, o forse sono io che ho capito male. » aveva detto Johnny.
« Non credo, non l'ho neanche toccato a quello lì! Comunque la prossima volta che vado a lavorare lì dentro lo sistemo per bene quello sbruffone. » aveva scrocchiato le dita della mano, provocando un rumore fastidioso simile a quello delle unghie lunghe sulla lavagna.
« Possiamo venire anche noi?! » aveva chiesto Jimmy con l'entusiasmo di un bambino al quale era stato promesso di visitare il luna park.
Matt aveva scosso la testa, leggendo il messaggio che gli era appena arrivato sul telefonino.
« Dopodomani, h 14:30 accademia. »
Un largo sorriso malefico si era piantato sul suo viso mentre leggeva ad alta voce il messaggio del manager.
« Ma ho speso trenta dollari per il mio nuovo tirapugni... » aveva pigolato Jimmy.
« Tre contro uno? Che razza di gusto c'è?! »
Jimmy si era lasciato andare in una serie d'imprecazioni varie, minacciando l'amico che, se avesse perso, il tirapugni l'avrebbe inaugurato sul suo volto.


56 Giorni prima.



Matt era in anticipo.
Seduto su un muretto lasciava ciondolare le sue gambe, fischiettando allegro.
Attendeva l'inizio della lezione scrutando tra la massa informe di ragazze e ragazzi la sua possibile seconda vittima. La voglia di pestare a sangue quel ragazzo era passata in secondo piano, spodestata dalla voglia di sesso che lo rendeva visibilmente eccitato ed ansioso. Purtroppo per lui, in mezzo alla folla, c'era anche la professoressa che, non appena l'aveva visto, l'aveva condotto all'interno dell'Accademia.
« Il tuo manager te l'ha detto? » aveva chiesto la signora porgendogli un bicchiere di caffè fumante.
« Cosa? »
« Come immaginavo... » aveva commentato affranta « Oggi lavorerai insieme ad una modella. »
« Modella? »
« Si per le scene hard, ci sono anche quelle in un manga. »
Gli occhi del ragazzo si erano infuocati, la signora aveva fatto un passo indietro sorpresa e spaventata dalla reazione del ragazzo.
« Non credo sia un problema per te... » aveva balbettato, sorseggiando il suo caffè.
« Per niente! »
« Conserva il tuo entusiasmo per la terza lezione... »
Il modo in cui la donna aveva sussurrato quelle parole gli aveva fatto scendere un brivido gelido lungo la schiena.
« Cosa dovrebbe succedere la terza lezione? » aveva chiesto
« Una cosa per volta Sanders, si vada a cambiare e si prepari. Vogliamo vedere passione, ma non assistere ad una scopata. Non cerchi in alcun modo di fare qualcosa a quella modella, i boxer vanno tenuti. »
« Agli ordini, prof! »

....

La modella in questione era una ragazza più grande di lui dall'aria bambinesca. Aveva i capelli tinti di viola che, ricci, gli arrivavano fino alla metà esatta della schiena. Era alta quanto lui, forse qualche centimetro in più e non indossava i tacchi, anzi indossava solo un reggiseno ed un paio di culotte bianche. Si era stesa su di lui, posizione che dovevano mantenere quel tanto che bastava per riuscirli a disegnare senza troppa fretta. Era un supplizio stare lì sotto, con la stangona sopra, senza neanche toccarla. Cosa che, invece, lei faceva con naturalezza. Più di una volta si era strusciata contro il suo membro, rendendolo leggermente più duro del normale. Forse la professoressa non l'aveva ammonita sul "guardare ma non toccare".
Dopo quindici minuti le posizioni si erano ribaltate, la ragazza era sotto di lui con le gambe aperte e strette ai suoi fianchi. Il resto delle ragazze che osservavano e disegnavano quella scena sembravano essere sparite, cancellate, completamente inesistenti di fronte alla bellezza diafana della modella. Anche l'assenza di quei due sembrava non pesargli più di tanto dopo che aveva osservato quel volto perfetto, incorniciato da quel corpo statuario più consono ad una dea dell'Olimpo che ad una comune mortale.
« Cambio. » aveva esclamato la prof alla fine degli altri quindici minuti.
Altre due posizioni soft del kamasutra ed il loro lavoro era finito. La ragazza gli aveva lasciato il numero scritto con una penna sul suo petto, prima di raccogliere le sue cose e di scappare via, diretta chissà verso quale posto. Lui aveva intascato i soldi delle prime due lezioni direttamente dalle mani del direttore che lo aveva nuovamente ringraziato per il suo aiuto.
« Si figuri. » aveva esclamato, sorvolando sugli apprezzamenti sulla modella.
« Mi stupisce però che un ragazzo come lei, tendente all'universo femminile, si sia lasciato ingaggiare per un lavoro simile. »
« Proprio perché amo le donne, sono qui. »
Il direttore si era tolto gli occhiali, guardando il ragazzo con aria amareggiata.
« Comincio a sospettare che quel fedifrago del tuo manager non ti ha spiegato tutto il lavoro. Non è così? »
« Mi ha detto che dovevo posare di fronte ad una classe senza veli. Ha saltato la parte della modella, ma è stata una bella sorpresa. »
« Lo spero che lo sia anche la sorpresa della prossima settimana. »
Matt avrebbe voluto approfondire quel discorso, ma aveva un'ultima cosa da fare prima di lasciare l'accademia.
« Mi scusi, sapete dove si trova la camera del ragazzo dai capelli neri? Quello con le ciocche rosse? L'altra volta mi ha prestato dei soldi per un caffè ed io non amo avere debiti! »
« Che bravo ragazzo che sei, Sanders! » il direttore aveva sfogliato un'agendina rossa sulla scrivania « Sesto piano, numero 204. »
« La ringrazio. Ora mi scusi ma il mio allenamento quotidiano mi attende. »
Il direttore  gli aveva stretto la mano.
« Lunedì prossimo alla stessa ora mi raccomando. »
Matt aveva annuito, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso l'ascensore, spingendo il pulsante che corrispondeva al sesto piano.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Something Rotten