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Autore: Il_Genio_del_Male    21/02/2012    15 recensioni
John non si sente troppo bene, e la colpa è di Sherlock.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie ''We're not a couple'. 'Yes you are'.'
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NOTE: Credetemi, non sembra possibile neppure a me: sono tornata, finalmente! A chi non lo sapesse e/o si stesse chiedendo che fine avessi fatto, chiedo per prima cosa scusa per non essere riuscita ad avvisarvi tutti personalmente. La sfiga si è accanita contro di me, costringendomi a separarmi dal portatile gentilmente prestatomi da mio papà. Temevo che avrei dovuto aspettare ancora a lungo prima di vedere una pagina World bianca con i miei occhi, ma -ringraziando Zeus- me la son cavata con ‘solo’ con una quindicina di giorni.

Comunque sia, quel che conta è che sono tornata per rimanere. Sorte avversa permettendo, gli aggiornamenti riprenderanno la loro cadenza settimanale. La long fiction si farà, yay! Ciò detto, non mi resta che lasciarvi al capitolo e a rimandare ringraziamenti e note finali nel mio angulus.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

“John”, aveva esordito Sherlock non appena erano usciti dal St Bart’s, “sono a conoscenza del tuo malsano desiderio di chiamare il maschio Hamish. Ebbene, se acconsentirai ad avere una Irene in famiglia, da parte mia non mi opporrò al tuo volere. Queste sono le condizioni, prendere o lasciare”.

“No. No. Piuttosto la chiameremo come mia sorella, ma Irene mai” si era subito ribellato il dottore, con le mani chiuse a pugno.

“E’ la tua ultima parola? Allora sappi che ti impedirò di affibbiare a nostro figlio il tuo imbarazzante e antiquato secondo nome, caro” era stata la replica noncurante dell’altro.

“Ah sì? E come, sentiamo?”

“Devo ricordarti che Mycroft è la colonna portante del governo del Regno Unito? Basterebbero una telefonata all’anagrafe e qualche bustarella a chi di dovere” aveva ghignato tra sé e sé.

“Non oserai…!” aveva biascicato John, stizzito oltre ogni limite. “Si può sapere perché diamine ci tieni così tanto che una povera bimba innocente sia omonima di una prostituta d’alto bordo con l’hobby dello spionaggio?”

“Perché è stato grazie a lei che ho capito che eri geloso del nostro rapporto, e di conseguenza di avere qualche chance con te. Elementare, Watson” gli aveva rivolto uno dei suoi rari sorrisi a trentadue denti che gli conferivano una certa aria fanciullesca.

“Però-” era arrossito John. Gli rodeva ammetterlo, ma Sherlock stava dicendo la verità.

“Galeotta fu Miss Adler” aveva proseguito sempre sorridendo.

“Io-”

“Vuoi forse negarlo?”

“No”, aveva infine sospirato lui, “no. Se la metti così… d’accordo, vada per Irene” si era visto costretto a cedere.

 

La guerra per decidere i nomi era terminata ancor prima di cominciare.

 

 

Erano trascorsi altri quattro mesi. Il ventre di Sherlock era lievitato fino a raggiungere le dimensioni di un gigantesco cocomero, ma lui non aveva messo su neanche un grammo di ciccia superflua. Gli zigomi erano affilati come sempre, le mani affusolate ed il collo lungo e sottile come lo stelo di un fiore.

Con sommo scontento di John, aveva deciso di non sospendere la sua attività di consulente investigativo. Tutti gli agenti di Scotland Yard, ormai, si erano abituati a vederlo comparire in Centrale un giorno sì e l’altro pure, l’usuale andatura spedita ed elegante appena rallentata dal pancione. O meglio, quasi tutti.

Donovan e Anderson, ad esempio, si ammazzavano (purtroppo mai letteralmente, pensava infastidito Sherlock) dalle risate ogni volta che i loro sguardi si posavano sulla figura del detective, specie se lo vedevano arrivare con Boswell infilato nello zaino port-enfant come un piccolo koala aggrappato al suo eucalipto.

“Ma guarda un po’ chi abbiamo qui, Anderson! Lo Strambo con la prole attuale e futura” aveva avuto il cattivo gusto di berciare la brunetta durante una delle frequenti improvvisate di Holmes, indicandolo al collega e andandogli  incontro.

“Donovan, fossi in te penserei a camuffare con uno spesso strato di fondotinta il succhiotto che fa capolino dal colletto della tua camicia” l’aveva freddata l’uomo, fissandola con sprezzo dall’alto del suo metro e ottantacinque.

L’agente era arrossita, non si sa se per l’irritazione o l’imbarazzo, ed il suo amante non aveva tardato a vendicarne l’onore.

“Sgradevole come al solito, Holmes: cos’è, sei per caso in crisi d’astinenza? Il tuo dottorino ti ha nascosto le sigarette e non ti scopa più per non compromettere la salute delle creature?” l’aveva apostrofato il poliziotto, rivolgendo un’occhiata a metà tra il beffardo e il disgustato al ventre del detective.

Prima però che quest’ultimo avesse il tempo di passare al contrattacco, la voce squillante di Boswell l’aveva distratto momentaneamente. “Babbo, braccio!”

Non l’aveva detto in tono lamentoso né prossimo alle lacrime ma, al contrario, così categorico che Sherlock non aveva esitato nemmeno un istante. Aveva posato lo zaino a terra e ne aveva sfilato il figlio per prenderlo in braccio, avendo cura che le sue gambine non premessero sul pancione.
Il bambino aveva annuito soddisfatto, poi si era voltato in direzione di quei brutti cattivi che avevano osato offendere suo padre.

“Tu, Scema”, aveva puntato l’indice contro Sally, “e tu, Più Scemo” aveva continuato, spostandolo su Anderson. “Zitti. Babbo bravo, voi cchifo. Fate cchifo, ffigati!” li aveva accusati con occhi trasparenti ed impietosi.

I due erano rimasti annichiliti (venire rimproverati con tanta asprezza da un frugoletto di quattordici mesi non era cosa di tutti i giorni) e il detective aveva approfittato del loro sgomento per lasciarseli alle spalle, diretto verso l’ufficio di Lestrade.

“Ben detto, figlio mio. Non permettere mai che dei totali incapaci  cerchino di sminuire la tua superiorità o che gettino fango addosso a te e ai tuoi cari. Rendi sempre pan per focaccia, ricordalo” aveva sussurrato all’orecchio del bambino, con un bacio leggero sui suoi riccioli scuri.

Boswell aveva squittito dolcemente, posandogli una manina paffuta sulla guancia in segno di tacita intesa.

 

 

“Sherlock?”

“John”.

“Sherlock!”

“John?”

“Piantala di fare lo gnorri. Dove cavolo sei, si può sapere? La pizza ormai è immangiabile, Boswell chiede di te ed io mi sto rodendo il fegato dall’ansia! Dove ti trovi?”

“Non hai alcun motivo di preoccuparti, John. Sto assistendo ad un sopralluogo a White Chapel, c’è stata una sparatoria tra bande rivali e Lestrade ha bisogno del mio aiuto”.

“Ma santa pazienza, Sherlock! Lo vuoi capire che non puoi disertare la cena con il tuo compagno e tuo figlio per bazzicare quartieri malfamati, all’ottavo mese di gravidanza e con due gemelli in grembo, tra l’altro?”

“A questo proposito…”

“Cosa?”

“…”

“Sherlock, che sta succedendo?”

“…”

Sherlock Holmes, hai tre secondi di tempo prima che cominci a sciorinarti gli insulti più sanguinosi del mio repertorio”.

“John, da bravo, calmati e sfrutta i tuoi neuroni ancora in ottimo stato. Dimmi, da quanto tempo non piove a Londra?”

“Cosa?”

“John, per favore. E’ di vitale importanza che tu mi dia una risposta precisa”.

“Beh. Siamo ad agosto, direi almeno tre settimane. Perché?”

“Le opzioni sono due: o sono capitato sull’unica pozzanghera della città resistente al caldo estivo oppure mi si sono appena rotte le acque”.

 

 

Tra mezzanotte e mezza e mezzanotte e quaranta del ventidue agosto il nucleo famigliare Holmes-Watson si arricchì di due nuovi componenti: Irene Harriet ed Hamish Mycroft.

 

 

 

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Uff, siamo finalmente arrivati a fine capitolo. *si asciuga il sudore dalla fronte* Non ho altro da dire, a parte ringraziare di cuore Princess_Perona e Taila per i loro preziosissimi consigli.  

Questa, se v’interessa, è la mia pagina autore su Facebook, per seguire in diretta i miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

Sayonara, miei prodi!

   
 
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