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Autore: _ruth    21/02/2012    1 recensioni
Non chiedetemi da dove è nata l'idea per questa storia,
ma rassegnatevi al fatto che è l'ennesima fanfiction ambientata dopo la fine di Total Drama World Tour.
Troverete però un Trent completamente diverso,
una Courtney che è in preda al destino e un Duncan molto, molto pervertito!
Dal capitolo 6:
 
-Cosa vuoi dire con questo che io sarei ancora innamorata di lui?
-Prova a negarlo, guardami negli occhi e dimmi che non lo ami più!
-Io..-la voce mi tremava, non ero sicura di quello che avrei detto, ma andai avanti.-io.. non posso..sono confusa, non ci capisco davvero più nulla, quando ripenso a lui mi vengono in mente solo le cose belle, ma quando lo vedo mi ribollo per la rabbia..
 
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Owen, Trent
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Capitolo 2: Sogni premonitori (parte 2)

Cercai di usare un po’ di razionalità per spiegare quello che mi stava accadendo, ma non riuscii ad arrivare a nessuna conclusione; tutto ciò mi appariva piuttosto irreale, ma di qualunque cosa si trattasse, dovevo saperne di più.
Io personalmente non credo molto nel destino, ma l’unica possibilità che mi venne in mente fu quella che mi stesse offrendo una mano mostrandomi come le cose sarebbero dovute andare per cambiare il corso del tempo. Anche se non sapevo se quello che avevo sognato sarebbe realmente accaduto, dovevo fare qualcosa, i miei piedi si mossero automaticamente, non potevo starmene lì con le mani in mano e nel dubbio decisi di andare a parlare con il preside per convincerlo a far parlare qualcun altro al mio posto, anche se sapevo che non sarebbe stato facile dato che all’ultimo minuto sarebbe stato difficile rimpiazzarmi.
Imboccai un lungo corridoio, prima del reality certo non potevo dire di essere una delle persona più popolari delle scuola, ma almeno mi ero guadagnata il rispetto di tutti, ora venivo trattata come l’ultima degli sfigati, era tutta colpa di quel punk.. al solo pensiero sentii un leggera ondata di collera salirmi dalle punte dei piedi, arrivai senza nemmeno rendermene conto davanti all’ufficio del preside, bussai ripetutamente alla porta, ma non mi arrivò alcuna risposta dall’interno, a quel punto divenni decisamente viola in viso, mi sentii talmente frustrata e furibonda che fui sul punto di esplodere.
Io quel destino non lo capivo proprio, prima mi mostra il mio futuro in sogno e poi non mi da la possibilità di cambiarlo, è forse tutto già scritto?
Mi ha forse mostrato tutto ciò solo per dirmi: -guarda questo è quello che accadrà, ma non puoi fare altro che accettare tutto e non cambiare nulla?
Fui sull’orlo di una crisi isterica, mi sentii impotente davanti a qualcosa di più grande di me.
Ero ormai giunta all’entrata della palestra, quando intravidi una figura fin troppo famigliare per non riconoscerla: Duncan.
Andai dritta verso di lui, non sapevo bene cosa stessi facendo, per la seconda volta i miei piedi si mossero da soli. Quando gli fui vicina a tal punto che potesse sentire la mia voce, buttai fuori tutta la mia rabbia e l’esasperazione che avevo dentro:
-Tu.. tu ma fai schifo! Sei talmente tanto insopportabile che non riesco a trovare un aggettivo tanto spregevole da riuscire a descriverti! E.. e.. la cosa peggiore è che te godi a vedere tutto questo, tu ci godi a vedermi soffrire, tu ci godi a vedermi messa in imbarazzo davanti a tutti! Ora vado all’assemblea, così per il gusto di essere presa in giro un altro po’, ma a te non interessa, giusto? Non so proprio come ho fatto a stare con uno come te! Spero che un giorno proverai quello che ho provato io, che.. che.. che qualcuno usi la tua cresta come stura cessi! Sei un immaturo, così immaturo che ti vergogni di mostrare agli altri il tuo vero essere, perché io conosco il vero Duncan Russell e sicuramente è molto diverso da quel bullo pieno di piercing che si diverte a fare il figo facendo soffrire la gente!
Le parole mi erano uscite in automatico dalla bocca, forse perché per troppo tempo erano state soffocate, ma mai mi sentii bene come i  quel momento.
Lo guardai negli occhi in attesa di una replica, ma era rimasto come pietrificato, poi il suo solito sorriso compiaciuto tornò a occupargli il volto.
-Finito?
Annuii, ora avevo seriamente paura della sua reazione, ero convinta di averlo colpito nel profondo, ma nel suo viso non c’era traccia di rancore, al contrario era calmo, come se gli avessi appena raccontato quello che avevo mangiato a colazione.
-Bene, ora se non ti dispiace dovrei andare, ci vediamo in giro Court..
Scelta astuta quello di fingersi indifferente, ma io sapevo che le mie parole gli erano arrivate dritte e chiare come una secchiata di acqua fredda di prima mattina.
Presi posto all’assemblea, nel frattempo mi ero quasi dimenticata di quello che era successo quella mattina, ma al solo pensiero il mio cuore ebbe un guizzo, con quale coraggio sarei andata davanti a tutti a parlare?
Cercai di convincermi che era del tutto irrazionale, oltre che folle, pensare che un maledettissimo sogno si sarebbe avverato, ma inutilmente, avevo uno strano presentimento riguardo a quello che sarebbe successo di lì a pochi secondi, uno strano groppo in gola che non mi faceva stare per nulla tranquilla.
I miei pensieri furono interrotti dall’entrata nella palestra del preside che, dopo un breve discorso introduttivo, lasciò la parola al primo degli studenti candidati alle elezioni di rappresentante di istituto il quale blaterò qualcosa a proposito del cibo della mensa o roba simile, non ci prestai attenzione più di tanto, forse per poca fermezza presente nelle sue parole, forse perché il mio stomaco era in subbuglio per l’agitazione; quando anche il terzo concluse il suo discorso, mi alzai, e con calma raggiunsi il microfono situato in mezzo al cerchio di centrocampo.
Mi frugai in tasca per cercare il foglio con il discorso che da ben tre settimane stavo elaborando, ma non lo trovai, cercai di non farmi prendere dalla disperazione, dopotutto potevo sempre improvvisare..
Feci un profondo respiro, ma non servì a calmarmi.
-Buon giorno io.. io sono Courtney Froude e..e sono qui oggi per.. per presentare la mia candidatura..
A quel punto qualcuno si alzò, ci siamo pensai, ma quando mi resi conto di chi quel qualcuno fosse rimasi paralizzata.
- Scusa, ma mi stavo chiedendo, se..
Mi sentii mancare e caddi a peso morto sul freddo pavimento della palestra, le ultime cose che vidi furono Duncan e la sua cresta verde.
  
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