Crossover
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Autore: Registe    21/02/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 13 - Follia dilagante


Mu

Mu




Tarkin fece per la milionesima volta l'analisi della situazione.
Si prolungavano quelle strane attese tra una Stanza e l'altra, e la guida rispondeva sempre in modo evasivo quando interrogata in proposito: stava nascondendo loro qualcosa, poco ma sicuro. Il suo comportamento poi era tutto tranne che coerente: nelle fogne di Alderaan aveva trattato quello strano demone incappucciato come il suo peggior nemico, ora invece ne tollerava la presenza nel gruppo senza alcuna obiezione. Ma se proprio bisognava parlare di coerenza, anche il demone non scherzava: da che voleva cancellare l'Organizzazione dalla faccia dell'universo era passato a obbedirle in silenzio e con rassegnazione.
Ma che diamine di poteri hanno questi qui...?
Come se ciò non bastasse, anche Daala aveva iniziato tutto d'un tratto a comportarsi in modo strano. Era nervosa, spesso brusca nei suoi confronti, come se la sua presenza le desse fastidio. Per carità, difficile restare a lungo in un posto del genere senza farsi venire un esaurimento, ma il fatto era che Daala si comportava cosí solo con lui. Con Mara sembrava la solita persona di sempre.
Porco Bail impotente, sono l'unico sano in mezzo a una gabbia di matti. Devo tenere gli occhi aperti.
“Mia Invocatrice.” improvvisamente Mu si era alzato in piedi, gli occhi fissi sulla porta della Stanza successiva. Tarkin si sentì raggelare. “Possiamo andare.”
L'attesa era finita. Tarkin si ritrovò a pregare divinità non meglio definite che le cose non precipitassero ulteriormente. Detestava ammetterlo, ma aveva paura.
Varcata la soglia si ritrovarono in un luogo ampio e aperto, spazzato dal vento e illuminato dalla sfera infuocata di un sole al tramonto. Gli bastò uno sguardo per capire che quel posto non faceva parte dei suoi ricordi: davanti ai loro occhi si ergeva un castello maestoso, le cui alte guglie bianche trafiggevano le nuvole e le tingevano del rosso sanguigno del cielo al crepuscolo. Sia loro che il castello si trovavano su una piattaforma sospesa a centinaia di metri dal suolo; Tarkin provò a guardare in basso e vide che stavano sorvolando una regione pianeggiante, costellata di piccoli villaggi dai tetti rossi e campi coltivati. Con la tecnologia della loro Galassia far volare palazzi come quello era un gioco da ragazzi, ma... l'architettura di quel castello era innegabilmente primitiva, e non somigliava a niente che Tarkin avesse mai visto nel suo mondo.
Qui c'è puzza di magia....
Alle sue spalle, Mu soffocò un gemito.
“Questo...questo è...”
“Sono i tuoi ricordi, guida?”
“No...temo che siano....” Mu sollevò una mano tremante e indicò il demone incappucciato. “temo che siano i suoi...”
Sotto il cappuccio lo sguardo di Mistobaan era impenetrabile. Se aveva riconosciuto quel posto non lo dava minimamente a vedere. Quella creatura era un autentico enigma.
“Quindi ci troviamo...dove?” Tarkin sentì che stava per perdere il controllo, e strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche per imporsi la calma. Accanto a lui, anche Mara era inquieta: “Percepisco delle presenze potentissime lì dentro...”
Mistobaan continuava a tacere, le luci gialle che aveva al posto degli occhi fisse sulle torri del castello. Fu Mu a rispondere per lui: “Questo è il Baan Palace, la fortezza volante del Grande Satana Baan.”
“Ci stai dicendo che dobbiamo andare a infognarci in un covo di demoni?!”
“Temo di sì...io...io non sono mai stato qui nella realtà...noi ribelli l'abbiamo sempre visto solo da lontano, ma è inconfondibile...”
Tarkin aveva appena sentito una parola che gli piaceva molto poco: “Ribelli?!”
“Sì” fece Mu con un sorriso nervoso. “Prima di servire l'Organizzazione facevo parte della Resistenza contro il Grande Satana...”
“Ma non eri un prete?” chiese Mara con stupore.
“Beh... è una lunga storia...”
“...che non ci interessa sapere.” concluse Tarkin per lui. “Non possiamo restare qui, siamo troppo esposti e...”
“Oh, benvenuto generale Mistobaan!” li sorprese una voce da lontano.
Sul ponte sospeso che collegava il castello alla loro piattaforma una figura solitaria si stava avvicinando. Era un essere strano, ancora più strano di Mistobaan: interamente vestito di nero, indossava una maschera su cui erano incise le fattezze di un volto sorridente, che gli copriva interamente il viso e la testa. In mano reggeva una falce, che mandava bagliori sinistri nella luce del tramonto.
Ma sono demoni o una squadra circense?!
“Generale.” La creatura si fermò di fronte a Mistobaan, ignorando tutti loro come se non esistessero: “Il grande Satana ti sta aspettando. Oggi è il grande giorno della tua nomina a Braccio Destro, non vorrai far attendere il nostro signore proprio in un'occasione così importante!”
Senza aggiungere altro il demone in maschera si voltò e si incamminò verso il castello, facendo cenno a Mistobaan di seguirlo.
“Andiamo con lui” disse Mu. Malgrado la sicurezza che cercava di infondere nelle sue parole era palesemente ancora molto scosso. Gli altri lo seguirono riluttanti, e anche Mistobaan si unì a loro, sempre trincerato dietro il suo muro di silenzio. Tarkin però non aveva intenzione di infilarsi nella tana del lupo senza prima almeno qualche informazione preliminare.
“Mistobaan...cosa sta per succedere? Dobbiamo saperlo se vogliamo uscire interi di qui.”
“I membri dell'Organizzazione si prendono gioco di noi.”
“Sì, di questo me n'ero accorto...”
“Pensano di ingannarci con queste illusioni, ma nessun incantesimo può riprodurre il sacro palazzo del Grande Satana, né tanto meno le Sue sublimi fattezze.”
“Eppure il Baan Palace è qui davanti a noi.”
“Un miserabile falso.”
“Ma i pericoli che incontreremo sono veri. Chi è quel tizio in maschera?”
“Killvearn, uno dei miei compagni al servizio del Grande Satana.”
“E cosa...”
“Umano, le tue chiacchiere mi stanno stancando.”
Se fosse stato a Coruscant con i suoi assaltatori avrebbe insegnato a quel demone presuntuoso cosa significava mancare di rispetto al governatore Tarkin. Poiché così non era, dovette tacere e ingoiare l'offesa, furioso. Non tanto per l'insulto, ma perché non aveva il potere di contrastarlo in alcun modo.
L'interno del palazzo era elegante, ma non sontuoso come Tarkin lo aveva immaginato. Era una bellezza semplice e spartana, come si addiceva a un condottiero o un capo militare. Questo Grande Satana non era una creatura da sottovalutare.
Nessuno protestò per il gruppo di umani che metteva piede nel “sacro palazzo” del signore dei demoni, e Tarkin e compagni furono ammessi senza problemi nella sala del trono, gremita di folla. Con stupore Tarkin si rese conto che Mistobaan e Killvearn erano delle eccezioni: gli altri demoni... non erano poi troppo diversi dagli umani. Sì, avevano lunghe orecchie a punta, i lineamenti più affilati e la pelle pallida e diafana come l'alabastro; una minoranza aveva la pelle verde chiaro, e uno era così piccolo e grinzoso da sembrare uno gnomo, ma per il resto... nella Galassia esistevano razze ben più strane o mostruose.
E io che mi ero immaginato artigli, corna e scaglie infuocate...
“Emanano tutti un'aura magica spaventosa...” sussurrò Mara.
Sul trono sedeva un demone anziano dai lunghi capelli argentati, vestito di una tunica nera dai bordi decorati con ricami d'oro.
“Fammi indovinare, quello lì è il più magico di tutti.”
Il Grande Satana, senza ombra di dubbio.
“No.” rispose inaspettatamente Mara. “C'è un'altra aura...un potere ancora più tremendo...” L'ex guerriera Sith era impallidita visibilmente, la fronte imperlata da piccole goccioline di sudore. Chiuse gli occhi, sopraffatta dalle sue percezioni. Quando li riaprì puntò il dito verso un angolo della grande sala, dove un uomo dai folti baffi neri stava appoggiato a una colonna, a braccia conserte. Sì, un uomo: niente orecchie a punta, niente viso affilato tipico dei demoni. All'apparenza era un umano come tutti loro.
In quel momento il Grande Satana sollevò una mano, e nella sala del trono calò istantaneamente il silenzio.
“Popolo della famiglia demoniaca” la voce del sovrano dei demoni era profonda e carica di autorità. “Siamo qui riuniti per festeggiare la promozione di uno dei nostri migliori generali. Mistobaan, avvicinati.”
“La prego generale, deve assecondare il suo ricordo.” sussurrò Mu vedendo che Mistobaan non accennava a muoversi. “Lei ha già vissuto tutto questo, vero? Agisca come nei suoi ricordi!”
Il demone incappucciato trafisse il giovane sacerdote con i suoi inquietanti occhi gialli, scrutandolo a lungo. Mu distolse lo sguardo quasi subito, turbato e spaventato.
“Ricorda questo, servo dell'Organizzazione.” la voce di Mistobaan era un ringhio basso, appena percettibile ma carico di minaccia. “Tu e i tuoi padroni la pagherete cara per aver osato profanare con le vostre vili illusioni il ricordo del giorno più bello della mia vita.”
Detto questo Mistobaan voltò i tacchi e si diresse verso il trono, pronto a recitare la sua parte nel copione di quella miserabile pantomima.
Vorrebbe ribellarsi, ma per qualche motivo non può. Cosa diamine gli ha fatto l'Organizzazione?!
Arrivato al cospetto del suo signore Mistobaan si inginocchiò. Il Grande Satana si alzò dal trono, sollevando le braccia in quello che sembrava un gesto benedicente.
“Mio fedelissimo e leale generale Mistobaan, in ricompensa dei tuoi preziosi servigi...”
“Mu” sussurrò Tarkin all'orecchio della guida. “Chi è il tizio con i baffi neri?”
“Il generale Baran. Il Cavaliere del Drago.” Il povero sacerdote sembrava sul punto di svenire per la paura. “E' la creatura più potente del nostro mondo. Dovrebbe essere neutrale e risolvere i conflitti, ma lui... lui ha scelto di servire il GSB, nessuno sa perché...”
“Forse il GSB pagava meglio.” commentò Tarkin con sarcasmo.
“Sentite, per il momento nessuno sembra fare caso a noi.” intervenne Daala. “Dobbiamo approfittarne. Forse la Prova è cercare qualcosa, o...”
“Guardate!” sussurrò Mara all'improvviso, indicando il trono. Tarkin seguì con lo sguardo la traiettoria del suo dito, e il respiro gli si mozzò in gola per lo stupore. La figura del Grande Satana... stava sfarfallando, come le immagini di un ologramma mal sintonizzato, o come la superficie di un lago increspata dal lancio di un sasso.
“Cosa diavolo...”
Piano piano, la figura del signore dei demoni iniziò a cambiare. I capelli argentati si accorciarono e sparirono, il suo elmo si trasformò un un cappuccio nero, la sua figura si abbassò e si incurvò... e alla fine...
“L'Imperatore Palpatine...” sussurro' Daala, gli occhi sgranati per l'incredulità.
Ma non era finita lì. Anche altri demoni al fianco del Grande Satana/Imperatore iniziarono a mutare nello stesso modo, trasformandosi sotto i loro sguardi attoniti e stupefatti in figure assai più familiari.
“Boba e Maul...”
“Saruman e il conte Dooku...”
“C'è persino Needa...”
“... e... e Kaspar!”
A parte loro, nessuno dei demoni nella grande sala del trono dava segno di essersi accorto dell'accaduto. La cerimonia andava avanti come prima, con una figura con il volto e la voce dell'Imperatore che continuava a parlare di “famiglia demoniaca” e “orgoglio dei demoni”.
Come se non bastasse aveva iniziato a fare un freddo cane.
“Mu, che significa questo?! Il GSB e i suoi generali si sono trasformati nell'Imperatore e i Signori Oscuri!”
“Io...” al sacerdote battevano i denti per il freddo; si strinse le braccia intorno al corpo, evitando lo sguardo di Tarkin. “Io non ne ho proprio idea.”
“Guida inutile!”
Mistobaan era sempre in ginocchio davanti al trono, ma ora guardava nella loro direzione, le luci sotto il cappuccio ridotte a due tenui fessure luminose. Anche lui doveva essere confuso e sconcertato, ma a suo onore andava detto che rimase saldo al suo posto, senza scomporsi.
“Mistobaan.” L'Imperatore sembrava giunto alla fine della sua orazione. “Rialzati ora, e prendi il posto che ti spetta come mio Braccio Destro, protettore e custode della famiglia demoniaca.”
Mistobaan si alzò lentamente e andò a posizionarsi alla destra del trono, in piedi. I suoi occhi luminosi erano sempre fissi sul loro piccolo gruppo, implacabili.
“Ora però, miei fratelli demoni, è tempo di pensare nuovamente al dovere.” Faceva uno strano effetto sentire l'Imperatore pronunciare parole simili. “C'è un gruppo di umani che si oppone a noi, e per quanto quei vermi non possano nulla contro il potere della famiglia demoniaca, uno di loro possiede dei poteri notevoli, pur essendo semplicemente un ragazzo. La sua presenza infonde coraggio e speranza nelle file dei nostri nemici. Questo non deve accadere. A tale scopo ho una missione per te, generale Baran.”
Con suo sommo stupore Tarkin si rese conto che l'Imperatore stava guardando verso di lui. Gettò uno sguardo alla colonna dove si trovava il Cavaliere del Drago, ma l'uomo con i baffi sembrava svanito nel nulla.
“Tarkin.” gli sussurrò Daala all'orecchio. “Stanno guardando tutti te.”
Era vero. Fino a un minuto prima nessuno aveva fatto caso alla loro esistenza, adesso invece tutti gli occhi erano puntati su di lui. Tarkin lesse rispetto in quegli sguardi, e timore, reverenza, persino paura.
“Generale Baran, avvicinati.”
E' folle... tutto questo è folle...
Incerto, Tarkin fece qualche passo in avanti, verso il trono. L'Imperatore, il GSB, o chiunque fosse quella visione partorita dalla mente malata del Castello dell'Oblio lo guardò con benevolenza e proseguì il suo discorso: “Questo cucciolo di umano che pensa di poterci sfidare si chiama Dai. Le nostre spie ci hanno riferito che di recente è entrato in possesso di un artefatto magico, una spada che amplifica ulteriormente il suo potere. Voglio che tu gli prenda quella spada, generale Baran. Trova il ragazzo, prendi la spada e portala da me. Mistobaan e Killvearn ti accompagneranno.”
La figura nerovestita che li aveva accolti all'entrata del Baan Palace si staccò dalla folla e andò a inginocchiarsi di fronte al trono. Adesso però al posto dell'anonima maschera sorridente c'era il volto di Kaspar.
Si vede che non è quello vero, altrimenti mi avrebbe già tirato una Palla di Fuoco...
“Sarà fatto come desidera, Grande Satana.” disse il Kaspar con la falce.
“Ai suoi ordini, mio signore.” improvvisò Tarkin, sperando vivamente di aver detto la cosa giusta. L'Imperatore sembrò soddisfatto, perché annuì e si alzò dal trono, chiaro segno che la riunione era conclusa. “Attendo il tuo ritorno trionfale, Cavaliere del Drago.”
Tarkin rimase congelato sul posto mentre la folla sciamava fuori dalla sala al seguito dell'Imperatore. Alla fine rimasero soli, lui, Daala, Mara e Mu più Mistobaan e la creatura con la falce che ora aveva la faccia di Kaspar.
“E' un onore andare in missione con lei, generale Baran.” gli disse Kaspar con un gran sorriso. “Devo ammettere che sono emozionato. Ammirare il potere del drago in azione non è un privilegio che capita tutti i giorni. Sono proprio curioso di vedere la celebre spada del Drago Diabolico, o magari perché no, la leggendaria trasformazione in Ryumajin...”
“Taci Killvearn!” Mistobaan si interpose tra loro due, sfruttando la sua alta statura per intimidire l'essere con la falce. “Vai a prepararti per la missione. Ti chiameremo quando sarà il momento di partire.”
Senza smettere di sorridere Kaspar fece un passo indietro e si esibì in una riverenza che sapeva più di derisione che di rispetto. “Come desidera, Braccio Destro del Grande Satana. Non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Allora a più tardi, generali.”
Mistobaan non gli tolse gli occhi di dosso fino a che non ebbe lasciato la sala: “Certe cose non cambiano nemmeno nelle illusioni.” borbottò. Poi si rivolse a tutti loro: “Questa missione della spada di Dai non è mai avvenuta nella realtà.”
“Allora deve essere per forza la Prova.” disse Daala. “Se non altro stavolta l'abbiamo trovata subito.”
“Dovete stare attenti a quel Killvearn.” li avvertì Mistobaan. “Anche se ora ha una faccia diversa, il suo modo di fare è inconfondibile. Ha sempre provato invidia verso quelli più forti di lui, specialmente per il generale Baran. Io non mi sono mai fidato di lui, e non escludo che se ci sarà una battaglia potrebbe tentare qualche strano trucchetto dei suoi.”
Tarkin sorrise, ma era un sorriso amaro, senza alcuna traccia di gioia: “Non mi sarei aspettato nulla di meno da uno con la faccia di Kaspar.”
E così stavano per andare in battaglia al fianco di un Kaspar che li avrebbe pugnalati alle spalle, per ordine di un Imperatore che parlava come un Grande Satana e con l'aiuto di un demone incappucciato vincolato a obbedire a una misteriosa Organizzazione che reggeva i destini di tutti loro come i fili di altrettante marionette.
“E, fatemi capire...” lo sguardo incredulo di Mara correva da Tarkin a Mu e viceversa. “Credono che lui sia l'essere più potente di questo mondo?!”
“Parrebbe proprio di sì.” rispose il sacerdote allargando le braccia.
“Questa è follia!”
“No.” Mu scosse la testa, la voce ridotta a un sussurro. “Questo è il Castello dell'Oblio.”



“Insomma, ricapitoliamo... quelli lì sono il Grande Satana e i suoi generali...”
“... ma noi li vediamo con le sembianze dell'Imperatore e i Signori Oscuri...”
“... loro però si comportano sempre come il Grande Satana e i suoi generali...”
“... e pensano che Tarkin sia il Cavaliere del Drago...”
“... noi però continuiamo a vederlo come sempre...”
“... e di certo non ho sviluppato poteri magici strani nel frattempo!”
“Né ti sono cresciuti i baffi se è per questo...”
“E tu Mu ti ostini a dire che è tutto normale? Il tuo Castello dell'Oblio stavolta si è ubriacato di brutto!”
Gli alloggi del generale Baran erano tutti per loro. Con la scusa di prepararsi alla missione si erano chiusi lì dentro a fare il punto della situazione, mentre Mistobaan faceva un giro per il Baan Palace per raccogliere qualche altra informazione utile. La notte era calata ormai, ma alle prime luci dell'alba sarebbero dovuti partire. Dormire sarebbe stata la scelta più saggia, ma erano tutti troppo tesi per riuscirci.
“Non dovete fare a caso a tutto questo, può succedere che talvolta il Castello agisca così" disse Mu. "Può darsi che i vostri ricordi abbiano interferito con quelli di Mistobaan, ma è inutile stare troppo a chiedersi il perché.” Mara si rese conto che era almeno la decima volta che Mu cercava di distoglierli dalle loro riflessioni. “Ora la cosa più importante è pensare alla Prova e...”
“E BASTA, TU E LA TUA MALEDETTISSIMA PROVA!” in un improvviso scatto d'ira Tarkin diede una manata a un vaso su un tavolino e lo fece precipitare a terra, dove si infranse in mille pezzi. Mara trasalì: il governatore aveva esaurito la pazienza. “Tu ci stai nascondendo qualcosa, e io sono STUFO di...”
“Tarkin, basta così!” anche Daala si era alzata in piedi. “Ci manca solo che ti metti a fare l'isterico come al solito! Per favore risparmiaci almeno stavolta!”
Il governatore rimase interdetto, tanto che per una volta non seppe come replicare. Fissava Daala come se fosse stata posseduta da qualche strana entità, e per un lunghissimo istante rimasero a guardarsi in silenzio, lui stupefatto e lei con una luce battagliera negli occhi verdi. Mara seguiva la scena con il fiato sospeso. Tarkin era un isterico, senza dubbio, ma nella voce di Daala c'era un disprezzo che lei non aveva mai sentito prima d'ora.
“Daala ma...cosa diamine ti prende?” riuscì a dire lui alla fine.
“Come sarebbe a dire cosa mi prende? Sei tu quello che ha sempre reazioni esagerate.”
“E tu ultimamente sei strana...” Tarkin mosse qualche passo verso di lei e le prese le mani tra le sue. “Qui stiamo tutti quanti impazzendo, però...”
Lei si divincolò con furia: “Senti, non c'è alcun bisogno che ti sforzi a recitare la parte del marito premuroso!”
“Cosa....recitare?”
Se Tarkin era spiazzato, Mara lo era ancora più di lui. Tarkin aveva tutti i difetti del mondo, ma come marito non si poteva davvero criticare. Daala era sempre stata felice con lui.
“La tua memoria perde colpi con l'età?” il tono di Daala era sempre più velenoso. “Ti ho sposato per i tuoi soldi, non perché mi interessasse il tuo affetto!”
Per un attimo nella stanza calò un silenzio di tomba. Tarkin apriva e chiudeva la bocca senza riuscire a spiccicare parola, tutta la sua compostezza da spietato governatore imperiale finita miseramente in pezzi. Daala lo fissava con occhi gelidi, rabbia e disprezzo scolpiti in ogni tratto del suo bellissimo viso. Dall'altra parte della stanza Mu si sentiva chiaramente di troppo, e cercava di fare il vago guardando altrove.
Mara... Mara era semplicemente troppo sconvolta anche solo per cercare di capire.
“Tu... tu vaneggi!” fu tutto quello che infine riuscì a dire Tarkin.
“Ti dirò, non mi sono mai sentita così bene in vita mia.” replicò lei, e senza attendere risposta gli voltò le spalle e uscì dalla stanza, lasciandoli tutti di sasso. Mara rimase il tempo necessario a scambiare con Tarkin un'occhiata sconcertata, poi si alzò e le corse dietro, il cuore che le martellava all'impazzata nel petto.



Trovò Daala affacciata a un balcone, gli occhi chiusi e i capelli ramati lievemente scompigliati dalla brezza notturna. La luna splendeva nel cielo, appena offuscata da un sottile velo di nuvole sfilacciate. Mara si appoggiò alla balaustra accanto all'amica, ma lei non diede alcun segno di averla notata. Per dei lunghissimi minuti rimasero in silenzio, gli sguardi persi nelle tenebre della notte.
“Daala...” esordì infine Mara. “Che cos'è successo?”
“E' successo che sono un'idiota.” disse lei con una risata amara. “E me ne sono accorta troppo tardi.”
“Che vuoi dire?”
“Pensavo che fare carriera bastasse a ottenere la felicità. Pensavo che sposare una persona che non amavo fosse un sacrificio accettabile per raggiungere questo obiettivo. E sai qual è la cosa buffa? Dovevo essere rapita da un' Organizzazione misteriosa e rinchiusa in un Castello assurdo per rendermene conto.”
“Ma Daala, tu sei sempre stata innamorata di Tarkin, perché dici che...”
“E dai Mara, sai benissimo che non e' così!” la interruppe Daala. “Non lo è mai stato!”
“Ma...”
“Sai, credo che questo castello non ti mostri dei ricordi casuali. Sceglie quelli più importanti. Quelli che hai dimenticato, e che non avresti mai, mai, mai dovuto dimenticare.”
Mara era ammutolita. Possibile che per tutti quegli anni la sua amica avesse solo finto, e che li avesse ingannati tutti facendo credere di essere felice accanto a un uomo che non aveva mai amato? Lei che prima che iniziasse quella storia assurda non lasciava passare giorno senza ripetere quanto le mancassero il marito e la figlia più grande?
“Il primo ricordo che abbiamo incontrato qui era il mio passato, Mara... ed è stato come se mi cadesse una benda da davanti agli occhi. Allora ho capito... ho capito di aver sbagliato, e che avrei dovuto fare una scelta ben diversa.”
“Quale scelta?”
“Ti ricordi che abbiamo incontrato Kratas?”
“Sì, insieme a Needa, ma che c'entra con...”
“Ecco.” Daala era arrossita lievemente. “Da allora l'ho sognato sempre, tutte le volte che Mu ci ha permesso di fermarci per dormire. Io e lui uscivamo insieme ai tempi di Carida, e...”
“Cosa?! Davvero?! Ma... questo non me lo avevi detto!”
“E' così.” lo sguardo di Daala era sognante e malinconico, carico di mille significati che Mara non riusciva appieno a comprendere. Era spaventata. Quel cambiamento arrivava troppo in fretta, quelle rivelazioni troppo all'improvviso...
“Ero innamorata di lui, ma... ho messo a tacere i miei sentimenti in nome della carriera. Sono stata una stupida!”
“Daala...”
“Ho detto a Tarkin di stare bene, ma non è vero. Fuori sorrido, ma dentro mi sento a pezzi... ho buttato all'aria la mia vita...”
“Daala, non dire così! Hai due bellissime figlie che adori, ti pare poco? Avevi sempre desiderato diventare mamma...”
“E una di queste bellissime figlie probabilmente non la rivedrò più.” Daala sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Mara avrebbe voluto confortarla in qualche modo, ma le parole cozzavano l'una contro l'altra nella sua testa e non volevano saperne di mettersi insieme a formare un discorso di senso compiuto. Raramente aveva visto la sua amica piangere. Daala aveva una tempra d'acciaio da far invidia persino a Tarkin, e non amava mostrarsi vulnerabile nemmeno alle sue amiche più intime.
“Scusa Mara, vorrei restare un po' sola ora.” le ultime parole le disse che già stava correndo via, i lunghi capelli che le oscillavano dietro le spalle come un mantello ramato. Mara rimase ad ascoltare l'eco dei suoi passi che si spegneva nei corridoi bui del Baan Palace, poi fece anche lei per tornare indietro, verso gli alloggi del generale Baran. Magari se fosse riuscita a dormire un po' le si sarebbero schiarite le idee...
In quel momento le sue percezioni la misero in allarme, e con la coda dell'occhio colse uno scintillio, qualcosa di dorato che si accendeva dei riflessi della luna. Si voltò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con Mu.
“Che ci fai qui?!”
“Io...” il sacerdote era imbarazzatissimo.
“Ci stavi spiando?!”
“No! No, io... io sono arrivato adesso... non riesco a dormire e...”
Non ci volevano i sensi di un Jedi per capire che mentiva. Mara tuttavia decise di lasciar perdere: era qualcos'altro che adesso le serviva da lui.
“Mu... ti prego. Dimmi cosa sta succedendo. Daala ha cominciato a dire cose senza senso, e credo che tu ne sappia qualcosa. Per favore, Mu.”
“Vi ho detto tutto quello che so.” rispose lui, senza guardarla negli occhi.
Mara scosse la testa. “Senti Mu... io non so cosa pensare dei tuoi membri dell'Organizzazione, ma tu mi sembri una brava persona. Anche se ci hai rapite, se ci costringi ad affrontare queste Prove contro la nostra volontà... io credo che tu lo faccia perché credi davvero che sia la cosa giusta. Stai combattendo per una causa che ritieni nobile, si vede da come parli e da come ti comporti. Ma noi qui rischiamo di impazzire. Abbiamo fatto tutto quello che ci hai detto, ma ogni passo che facciamo in questo Castello ci porta via un briciolo di sanità mentale. Io credo che a Daala sia successo qualcosa... ti prego Mu, è la mia migliore amica... noi ti stiamo aiutando, aiuta anche tu noi, dicci quello che sai. Ti supplico.”
Se c'era una cosa che Mara aveva imparato sulla loro improbabile guida era che con lui la gentilezza aveva molto più effetto delle minacce o dell'aggressività.
Stavolta però non bastò nemmeno quello. Mu indietreggiò, sempre evitando di incontrare il suo sguardo, e alla luce della luna Mara vide che era arrossito fino alla radice dei capelli.
“Scusate... mi dispiace, mi dispiace veramente tanto... ora... devo andare!”
Mara non gli permise di fuggire. Si parò tra lui e l'uscita, obbligandolo a fronteggiarla.
“Se tieni davvero a questa missione abbi il coraggio di affrontarne tutte le conseguenze!”
“Mi dispiace...mi dispiace...” continuava a ripetere lui, come un disco rotto. “Non posso davvero.”
“Sei un vigliacco!!”
Mara mandò la gentilezza a quel paese e lo colpì con tutte le sue forze, un pugno carico di tutta la frustrazione che provava. Non pensò neanche per un attimo che lui era perfettamente capace di pararlo, o peggio di restituirglielo al doppio della potenza...
Ma Mu non si difese in alcun modo. Si lasciò colpire in pieno, senza un grido, senza battere ciglio. Subito sulla sua guancia iniziò a formarsi un livido violaceo. Lui lo sfiorò con la punta delle dita, il capo chino, completamente indifeso di fronte a lei.
Si e' lasciato colpire apposta...?
Poi Mu la spinse da parte e si allontanò a grandi passi, senza parlare, lasciandola sola con le stelle e le ombre della notte.
“Sei un maledetto vigliacco, Mu! UN VIGLIACCO!!”
Mara continuò a urlare ancora per qualche tempo, ma ormai solo la luna la stava ad ascoltare, facendo capolino da dietro il suo velo di nuvole.


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Fonte della fan art a inizio capitolo: http://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=manga&illust_id=31694823
  
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