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Autore: nightmerd    21/02/2012    2 recensioni
𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Heléna fissava il soffitto alto della sua stanza buia con i grandi occhi celesti, i capelli biondi sparsi sul cuscino. Entrava un filo di luce dalla porta accostata perché in salotto c’era ancora la madre che era sveglia.

Nel cervello della ragazza penetrò un pensiero che non l’aveva mai sfiorata: suo padre. Erano una decina d’anni che aveva deciso di non vederlo mai più per via di tutti i torti che aveva fatto alla madre,a  lei, del traffico di droga. Era un peccatore. “Peccatore”… “Peccato”… “Inferno”… “Lucifero”. Pensato quel nome Heléna saltò in piedi e afferrò il cellulare.

-Basta con i tuoi giochetti. Non sono più una bambina, non puoi più prendermi in giro-, sussurrò fissando lo schermo del cellulare. Doveva chiamarlo? Quel numero maledetto, il “666”, era veramente il suo numero? Si risedette sul letto e si passò una mano sulla fronte, toccando la macchiolina. Sembrava una scottatura. Solo che quello era un marchio diabolico e perenne. Heléna si sentì come un cavallo che veniva marchiato a fuoco ma poi desiderò essere come quei cavalli. Almeno loro non erano stati direttamente marchiati dal Diavolo in persona. Questo pensiero le mise rabbia e compose il numero maledetto. Chiamò e mentre attendeva andò a chiudere la porta per non farsi sentire dalla madre. Squillava. Il suo cuore prese a battere forte come un martelletto soprattutto quando sentì:-Pronto? Chi parla?-. Ma non era la sua voce.

-Ehm… Salve mi chiamo Heléna. C’è il signor Lucifero?-.

-Sì però al momento sta riposando-, rispose il segretario con la sua voce grottesca. Era di sicuro un demone.

-Potrebbe cortesemente svegliarlo? Ho molta urgenza di parlargli-.

-Il signor Lucifero la punirà e punirà anche me se faccio una cosa simile. Lui è il boss dell’Inferno può punire chiunque-.

-Non può punire me. Mi conosce, lo sa chi sono. Lui mi vuole, non mi punirà. E sarà felice di parlare con me. Sveglialo!-.

Heléna attese qualche secondo poi al telefono sentì una voce che conosceva:-Oh Heléna cara! Che piacere sentirti anche per telefono. Perché mi hai fatto svegliare?-, nella domanda c’era una punta di irritazione.

-Dimmi la verità. Perché mi vuoi? Non vuoi la mia anima. Ti giuro, non riesco ad arrivarci. La tua mente è troppo contorta per me-.

Il tono di lui si fece più serio:-Non è difficile. E’ una cosa che voglio da tutta una vita, anzi, da quando sono stato segregato qui nelle profondità dell’Inferno-.

Heléna si sentì spaesata da quella serietà e rispose a bassa voce:-Non lo so. Non ci arrivo…-.

Lucifero rimase in silenzio poi disse con tono pacato e quasi sensuale:-Domani ti vengo a trovare. Ne parliamo con più tranquillità. Ora suppongo che tu sia stanca quindi vai a dormire, Helly. Buonanotte-, e riattaccò.

La ragazza posò il cellulare sul comodino e si rimise sotto le coperte, continuando a fissare il soffitto. Non riusciva a toglierselo dalla testa. In altre occasioni, avrebbe voluto che il Diavolo non venisse a trovarla logicamente, ma stavolta aveva bisogno di sentire quella spiegazione.

 
 
 
 

*

 
 
 

Il mattino dopo Heléna uscì di casa molto presto e chiamò di nuovo Lucifero. Stavolta rispose lui.

-Pronto?-.

-Senti, Jacopo, io sto andando al parco adesso. Vediamoci direttamente lì e cerca di sembrare meno… demoniaco eh?-.

Lucifero ridacchiò:-D’accordo, tenterò-, e attaccò.

Heléna raggiunse il parco e aspettò seduta su un’altalena. Si strofinò freneticamente le mani per il freddo ma poi altre due mani, più grandi, la fermarono. La ragazza alzò lo sguardo e incrociò gli occhi scuri e magnetici di Lucifero. Rimasero entrambi in silenzio poi lui si sedette sull’altalena accanto. Sembrava molto meno demoniaco. Portava una felpa nera, col disegno di un teschio illuminato di verde sul petto. Aveva i jeans blu e le converse nere.

-Ti preferisco vestito da ragazzo, anziché da boss dell’Inferno-, gli disse.

Lui non la guardò ma fece un sorriso sghembo. –Vuoi sapere perché ti voglio?-, e la guardò. Lei annuì e Lucifero si alzò per accovacciarsi davanti a lei, così che potesse guardarla bene in faccia.

-E’ un sacco di tempo che ti aspetto. Ho atteso milioni di anni per te, Heléna-, e le toccò una guancia con le dita calde. –Il mio è uno scopo molto egoista, ma tu che non hai paura di me puoi farmi uscire dall’Inferno e farmi tornare nel Paradiso-.

-Vuoi tornare da Dio? Ti sei pentito?-.

-Sì-, le sorrise. –Non posso stare sempre a competere con lui per le anime. Cioè, a lui piacerebbe che tutti fossero buoni eccetera, ma ci sono io che voglio avere dei seguaci. Però non ho voluto che nascessero le Sette Sataniche, sappilo. L’ha deciso la tua specie-.

-Sì noi umani siamo molto stupidi a volte-, ridacchiò Heléna.

-Me ne sono accorto-, ridacchiò prendendole una mano. –Però, tu non sei come gli altri. Io non ti faccio paura. Da quella volta che mi hai chiamato Jacopo ho capito che solo tu puoi aiutarmi-.

Lei lo guardò con uno sguardo tenero ma poi si riscosse:-Stai cercando di corrompermi con le tue dolci parole?-, e tolse la mano dalle sue.

-Ti ho detto la verità, Heléna! E io non dico mai la verità quindi sentiti onorata-.

-Oh bene, dopo che mi hai detto che non dici mai la verità ti aspetti anche che io ti creda?-, Heléna scattò in piedi e anche lui si alzò. Lei gli arrivava a stento alla spalla.

-Speravo di sì! Come devo fare per convincerti?-.

-Non c’è un modo! Tu sei il Diavolo cavolo! Ti ho chiamato al cellulare, ti ho permesso di accarezzarmi la faccia, di prendermi la mano, ma sono stata troppo tollerante e mi avevi annebbiato la mente con le tue parole e il tuo sguardo magnetico, affascinante, tenebroso, da perenne dannato!-.

Lui sorrise e mise le mani nelle tasche dei jeans. Quando Heléna terminò di sbraitargli contro, lui le mise una mano sulla guancia e la baciò sulle labbra.

La ragazza rimase con le guance rosse e gli occhi sgranati per un altro secondo poi li chiuse, ma rimase rigida. Lucifero le passò la mano tra i capelli, sulla nuca e continuava ad accarezzarle il viso. L’altra mano rimaneva nella tasca e lui era rilassato.

Quando si staccò lei lo fissò sconvolta e sorpresa, mentre lui con un sorriso trionfante.

-Ti ho convinta?-.

Heléna rimase a passarsi le dita sulle labbra per un altro istante. –Cosa devo fare per aiutarti?-.

Lucifero allargò il sorriso poi le cinse le spalle con il braccio mentre si allontanava e le parlava.

-Dovrai venire all’inferno con me. Non possiamo raggiungere subito il Paradiso e io dovrò aspettarti al Purgatorio mentre cerchi di convincere Dio. All’Inferno attraverseremo tutti i gironi a partire dalla mia cella. Raggiunto il Purgatorio io dovrò fermarmi a metà strada e tu dovrai proseguire da sola. Cosa che mi manda in bestia-.

-Mandarmi da sola?-.

-Sì-.

-Perché?-.

-Non voglio lasciarti vagare da sola-.

-Ho diciotto anni ormai. Sono grande-.

-Per me rimani quella bambina di tanti anni fa-, e sorrise.

-Perché tu sei vecchio-.

-Non sembra però eh? Noi angeli non invecchiamo-.

-Tu non sei un angelo!-.

-Sì ma lo ero-, ribatté lui.

Continuarono a stuzzicarsi fino a quando non arrivarono al bar, dove si presero un caffé. Poi stettero tutta la giornata insieme e quando la sera lui la riaccompagnò a casa le disse:-Domani partiamo. Chiamami, ci vediamo al parco e ti vengo  a prendere. Avverti tua madre-, sorrise e la baciò di nuovo.

-Ok basta con questi baci eh!-, esclamò stizzita ma lui era già scomparso e lei lo mandò a quel paese a bassa voce. 

  
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