Dedicato ad una persona a me molto cara, che queste storie possano ricordarti che il cielo sopra le nostre teste è lo stesso ovunque ci troveremo …

Tanto tempo fa quando il mondo era ancora giovane, non era raro incontrare creature d'ogni tipo vagando per la Terra. Accadde un giorno che un gruppo di cento persone si mise in viaggio da un villaggio privo d'importanza per recarsi a Roma, la perla dell'Impero. Il villaggio era sì lontano dalla grande città che la notte li colse ancora molto lontani dalla loro meta. Fu deciso allora di accamparsi per la notte e riprendere il viaggio al sorgere del sole. Quella notte accadde che un giovane avvolto in un lungo manto si avvicinò loro uscendo dalle fronde degli alberi. “La notte è fredda e non ho un posto in cui passare la notte” pregò il ragazzo, chiedendo loro del cibo. Le sue parole vennero ignorate e molti presero a deriderlo. Vi furono novantanove risate. L'unica a non farsi beffe del nuovo arrivato fu una bimba graziosa, gentile e bella ogni oltre dire. “Hai fame?”. La sua voce era innocente quanto quella di un angelo. Il giovane fece un gran sorriso quando vide la piccina fare grandi sforzi per dividere un tozzo di pane in due. “Perché le tue orecchie sono a punta?” chiese la piccola che aveva una sì lunga vista da riuscire a vedere dentro il cappuccio del viaggiatore. “Sai mantenere un segreto?” la voce del ragazzo sembrava divertita. Gli occhi della bambina si illuminarono come se fosse stata incantata dalle sue parole. “In verità sono un elfo”. La piccola sembrava confusa “Cosa fai qui da solo? Pensavo viveste lontano da noi”. L'elfo alzò gli occhi e mise a guardare le stelle, come se da lì dovesse venire la risposta. “Sono un bardo. Giro il mondo suonando la mia canzone per chiunque abbia voglia di ascoltare. Vedi quelle?” disse puntando un dito verso il cielo “Ogni luce lassù è una storia”. La bimba lo guardò stupefatta “Davvero? Da dove vengono le storie?”. L'elfo aprì la mano e lasciò che sul suo palmo si posasse una foglia che stava cadendo da un albero. “Le storie sono tutte attorno a noi, piccola mia. Basta solo saperle vedere, riuscire a capirle, imparando la loro lingua. Quando il sole cala oltre l'orizzonte anche le storie vanno a riposare e salgono in alto nel cielo”. La piccola rise divertita “Tu mi prendi in giro”. L'elfo le fece una carezza “Non riuscirei mai a mentire ad un sì bella principessa”. La bambina sfregò i piedi uno contro l'altro imbarazzata “Narrami una storia”. Il giovane fece salire la sua piccola compagna sulla ginocchia, iniziando a suonare la più bella melodia che orecchio umano ebbe mai udito. “Voglio che mi racconti … ” disse la piccina piena d'entusiasmo, ma non fece in tempo a finire la frase, che il bardo pose un dito sulle sue labbra. “Non proferire parola, dolce creatura. Poiché se sono tante le persone che parlano, le storie avranno paura e fuggiranno via. Questa notte ci appartiene piccola mia. Lascia ch'io ti narri mille e una storie. In verità la tua bellezza è sì grande che mi viene in mente la leggenda d'una principessa che udì tanto tempo fa”. E parlando in tal modo e accompagnandosi con la cetra il bardo prese a narrare le sue canzoni ...