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Autore: nalu    22/02/2012    0 recensioni
Alcune persone credono di essere indistruttibili.
E che tutte le cose che esse tocchino si sgretolino tra le loro mani.
Hanno anche l'ardine di considerarsi distruttori di quei legami che ci accompagnano fin dai nostri primi giorni di vita.
Ma dovrebbero sapere che quei legami non si rompono così facilmente, anzi.
Quei legami restano saldi, incuranti del tempo che passa.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa mia piccola creazione ad Antonio.

(Spero che ti piaccia).

Tanti Auguri di Buon Compleanno, Fratellone.

Questa è la tua giornata.

 

 

 

Alcune persone credono di essere indistruttibili.

E che tutte le cose che esse tocchino si sgretolino tra le loro mani.

Hanno anche l'ardine di considerarsi distruttori di quei legami che ci accompagnano fin dai nostri primi giorni di vita.

Ma dovrebbero sapere che quei legami non si rompono così facilmente, anzi.

Quei legami restano saldi, incuranti del tempo che passa.

 

 

 

 

 

L’auto sfrecciava solitaria e silenziosa sulla buia autostrada.

Dafne spinse il piede sull’acceleratore.

Ancora più veloce.

Doveva allontanarsi il più possibile. Ma non sapeva dove andare.

Il marito le aveva appena comunicato che c’era qualcosa che non andava in loro.

Qualcosa di sbagliato.

E che la loro relazione non funzionava più.

“Tu non c’entri niente” le aveva detto. “Era scritto che doveva andare così, tesoro”.

E lei, a quel tesoro, non ci aveva visto più: le era partito uno schiaffo che lo aveva colpito in pieno viso.

Ben gli stava!
La prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di azzardarsi a dire una cosa del genere, a trarre conclusioni che non avevano né capo né coda.

La prossima volta… Il fatto era che non ci sarebbe stata una prossima volta.

Era finita.

Del tutto.

E lei ancora non riusciva a capacitarsene.

Com’erano arrivati a quel punto? A quando risaliva la piccola scossa che, inevitabilmente, si era trasformata in un terremoto? Che cosa aveva dato inizio all’inimmaginabile rottura?

Domande e ancora domande.

Tutte senza risposta.

Le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi, mentre la disperazione si impossessava di lei: non avrebbe più goduto del suo abbraccio caldo che la confortava; non avrebbe più riso con lui riguardo a sciocchezze; non si sarebbe più persa in quello sguardo caldo.

Semplicemente non poteva vivere più di lui.

Frenò bruscamente e si accostò sul ciglio della strada.

Pescò dalla borsa accanto a lei il suo cellulare, compose un numero e aspettò.

Una voce rispose.

«Vediamoci al solito posto» disse Dafne.

Avrebbe dovuto dare loro una brutta notizia.

“E anche una buona” pensò, accarezzandosi teneramente il ventre.

 

 

Maddalena stava cercando di fare un po’ d’ordine nel suo nuovo appartamento.

Era un po’ distante dal centro della città, ma era situato in un piccolo paesino molto tranquillo e veramente grazioso.

Almeno le premesse erano buone.

Sperava solo che esse si sarebbero rivelate giuste con l’avanzare del tempo, perché da quel giorno quella sarebbe stata la sua nuova realtà e voleva che fosse il più stabile possibile.

Non tanto per lei.

Quanto per lui.

Il suo piccolo Roberto.

Uno scricciolo di appena due anni, così pieno di pura innocenza e sana allegria, che si trovava a dover vivere la sua vita senza la presenza di un padre.

Il papà gli era stato strappato via da una malattia, meno di un anno fa.

Maddalena si appoggiò ad una sedia e restò così per qualche momento, impegnandosi a scacciare il dolore che sopraggiungeva ogni qual volta rivolgeva la mente verso il suo amore.

Lei doveva andare avanti.

E doveva farsi forza, per Roberto.

E doveva continuare ad essere felice.

Lui ne sarebbe stato contento.

Aveva cambiato la casa anche per questo: era satura di ricordi e non le avrebbe permesso di fare alcun passo avanti.

Il suo piccolo, apparso da dietro la porta, la distolse dai suoi pensieri: Roberto la raggiunse e si buttò tra le sue braccia, sussurrando un piccolissimo e tenerissimo “Mamma”.

Lo strinse forte.

Proprio in quel momento arrivò la chiamata di Dafne.

Doveva avvisare solo un’altra persona.

 

 

Aveva appena parcheggiato la moto quando Alberto ricevette la chiamata di Maddalena.

Era appena andato a prendere la sua compagna, Veronica, che aveva finito il suo turno di lavoro.

Purtroppo cadeva una sottile pioggia, che già volgeva al termine, e quindi il viaggio sul mezzo a due ruote non era stato poi così piacevole.

Ma purtroppo dovevano accontentarsi: gli stipendi dei loro lavori erano quelli che erano e, avendo appena preso in affitto una casa, non potevano proprio permettersi un’auto nuova.

Avrebbe aspettato.

D’altronde lui era giovane e avrebbe accettato di buon grado qualche bella uscita in moto anche con il brutto tempo che imperversava.

O comunque era quello di cui cercava di convincere Veronica, che si mostrava sempre preoccupata per lui, come se non dovesse usufruirne anche lei.

“Mah…le donne. Chi le capisce è bravo.” Pensò Alberto.

Poi rimase vicino la moto aspettando che Veronica le riconsegnasse il casco.

Era stato proprio fortunato ad incontrarla.

Era l’unica che riusciva a tirare fuori il meglio del suo carattere.

Non si spazientiva di fronte ai suoi non sempre calmi approcci.

Sapeva cucinare in modo meraviglioso.

Era stupenda.

E soprattutto l’amava.

Ed era proprio per questo che il giorno dopo le avrebbe fatto la proposta.

Voleva vivere con lei il resto della sua vita.

Perso nei suoi pensieri, non si era accorto che Veronica gli agitava una mano davanti al viso, sorridendo.

Lui si riprese, la baciò e gli disse che aveva delle persone da incontrare.

Non ci fu nemmeno bisogno di dirle i nomi: capì al volo.

Mentre risaliva in moto e partiva sentì la sua voce che gli raccomandava di fare attenzione.

 

 

Si ritrovarono tutti lì.

Dafne, Maddalena e Alberto.

Legati dallo stesso sangue.

Si incontrarono sotto un albero, che tanto comune poi non era.

Sarebbe stato meglio dire quell’albero; lo stesso e identico albero.

L’albero che aveva ascoltato tutti i loro segreti.

L’albero che li aveva visti crescere.

Che aveva ascoltato in silenzio le sfuriate di Alberto;

le lacrime di Maddalena;

l’ansia di Dafne.

Che aveva sentito da vicino le loro risate piene di gioia e le loro confidenze.

E che sarebbe stato per sempre il loro punto di riferimento.

I tre fratelli si trovarono lì.

Dafne pianse.

Maddalena l’abbracciò.

Alberto parlò.

E si sostennero a vicenda, sfogando tutte le loro paure.

E tornarono felici.

Felici.

 

 

La famiglia è ciò che fa andare avanti la vita.

Rappresenta i pedali di una bicicletta che qualcun'altro deve sempre assicurarsi di far muovere.

Di pedalare.

E non importa se sul suo cammino incontri un sassolino; lo supererà.

O se si buchi una gomma; si rigonfierà.

O se si capovolga; si rialzerà.

Ed è sicuramente probabile che, ad un certo punto, non si fermi più e scivoli via liberamente su una strada liscia e asfaltata.

E ti guiderà fino alla tua meta.

Basta solo esserne consapevoli.

  
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