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Autore: SunriseNina    22/02/2012    3 recensioni
Un imprecisata stanza dalla pareti grigie, un amore insano senza principio e senza fine.
"Non poté fare a meno di pensare a quelle notti, ai loro corpi avvinghiati tra quelle lenzuola, a quanto era stato sbagliato lasciare la loro anima ignuda alla mercé dei sentimenti, che si erano fatti largo tra i piaceri carnali, si erano intrisi alle loro anime rendendoli vulnerabili."
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Bellatrix?»
«Mio signore?» la donna si voltò subito verso Voldemort, che sostava in piedi accanto al letto a baldacchino.
«Tutto ciò deve finire.» proferì lui con la sua voce roca e sibilante, raccogliendo da una sedia i suoi vestiti.
La donna rimase immobile qualche secondo, facendo calare nella camera un silenzio che sembrava fondersi alle pareti cenerine, al massiccio letto d’ebano, alle coperte candide e vaporose.
«Tutto cosa, mio Signore?» chiese lei, passandosi nervosamente la mano tra i capelli scompigliati e fluenti.
«Mi prendi in giro?» lui si girò, allacciandosi il mantello; un ghigno ambiguo e irritato troneggiava sul viso cereo, le pupille serpentesche rilucevano con furia. Bellatrix sussultò, strinse tra le mani le lenzuola, le lunghe unghie violacee affondate nel tessuto.
«Bellatrix Lestrange» disse lui, lento, come assaporando quel nome «Non tornare in questa stanza un’altra notte. Mai più.»

Il mondo sembrò crollarle addosso con il fragore e la potenza di una valanga.
Quel silenzio iniziò ad attaccarsi anche alla sua pelle nuda e pallida, e lo si poteva vedere baluginare negli occhi scuri di lei, luccicanti di pianto: «Mio signore… la scongiuro, perché?!»
«Ammetto che poteva essere… divertente, inizialmente» disse lui con un ghigno di scherno e la voce beffarda «Un piacevole svago…» quel sorriso sadico gli si allargò sul volto «Ma stiamo andando incontro a delle spiacevoli complicazioni, mia cara…» si avvicinò alla sponda del letto e le carezzò il viso addolorato con il palmo della mano ossuta e cadaverica.
«Non m’interessa che sto tradendo mio marito!» sbraitò Bellatrix disperata, tenendo strette all’altezza del petto le coperte a nasconderle il corpo nudo «Quell’idiota, no, non m’importa niente di lui, io voglio solo servirla, il suo volere, questo soltanto m’interessa, Mio Signore!»
Tradimento. Ecco cosa le aveva urlato appena la sera prima Narcissa, indignata e disgustata. Non poteva capire. Lei e il suo Lucius vivevano nel loro mondo rose e fiori, mentre lei era incatenata ad un uomo che non amava, e che probabilmente non aveva mai nemmeno amato.
«Oh, no» Voldemort scosse lentamente la testa «Non è di quello stolto di tuo marito che mi preoccupo… è un mio inferiore, e in qualsiasi caso contro di me non potrebbe nulla…» le sue dita scivolavano languide e gelide sul collo e sulle spalle della donna; aveva gli occhi vermigli socchiusi, lo sguardo perso tra le curve morbide di Bellatrix «Il mio problema, cara, è quello che questo potrebbe diventare.» Si appoggiò sul materasso con le ginocchia, sfiorò con il viso il collo della donna tremante; Bellatrix ne sentiva il respiro tiepido e ansato esplorarle la pelle con velato desiderio «Ed è una cosa» sussurrò facendola rabbrividire «Che il signore oscuro non si può permettere.»
La donna rimase in silenzio, sull’orlo di una crisi di pianto: «Mio signore… non ci saranno complicazioni, glielo giuro, non mi permetterei mai di crearle problemi… una sua pedina, non oserò ribellarmi al mio essere, sono la sua marionetta, lo resterò… Mio signore!» la sua voce era gracchiante ed implorante, come il canto di un corvo morente.
«Bellatrix!» urlò lui, e lei sobbalzò «Ora guardami negli occhi, lurida cagna, e osa dire al tuo Signore che non provi nulla per lui!» era ancora più vicino, il viso marmoreo, le fessure del narici frementi, le pupille rosse e fiammeggianti e irate.
Un mostro.
 “Io amo un mostro” si disse Bellatrix, ammettendolo forse per la prima volta in vita sua.
Il cuore le batteva nel petto, insistente, in preda a delle sensazioni che la donna non aveva mai provato prima.
Non rispose a Voldemort. Si limitò ad abbassare lo sguardo ed aspettare.
«Sei una puttana, Bellatrix» lui afferrò dal comodino in mogano la bacchetta della donna e gliela puntò alla gola «E sai perché, bastarda?!»
Il legno le premeva la carne facendola gemere di dolore.
«Perché, ora, se volessi, potrei… ucciderti.» la bocca gli si allargò in un sorriso malefico e perverso. Per pochi istanti, Bellatrix sentì il terrore invaderle il corpo con l’irruenza di un uragano.
«Ma non lo farò» Voldemort fece affondare ancor di più la bacchetta nel collo della donna, che strinse i denti per il dolore «Perché non proverei alcun gusto nell’ucciderti… anzi… solo un atroce dispiacere…»
Fece sgusciare la lingua  dalle movenze serpentesche fuori dalle labbra, e avventandosi su di lei la baciò con foga animale, posseduto da una passione inquietante; come fiere voraci cercavano di domarsi a vicenda, trasalendo per i morsi e abbandonandosi con ardore ad un desiderio incolmabile di non abbandonare la bocca dell’altro. Quando Voldemort interruppe improvvisamente il bacio, come turbato, la donna mormorò: «Il Mio Signore non vuole più vedermi?»
Lui sospirò con malcelata esasperazione: «Il tuo signore vorrebbe vederti di continuo, ogni istante del giorno e della notte… ed è per questo che devi andartene. Ora!»
La donna raccolse i vestiti dal tappeto dove le erano caduti, il infilò coprendosi alla bell’e meglio, poi zampettò verso la porta seguita dallo sguardo vigile e severo di Voldemort; si voltò un’ultima volta a guardarlo, e non poté fare a meno di pensare a quelle notti, ai loro corpi avvinghiati tra quelle lenzuola, a quanto era stato sbagliato lasciare la loro anima ignuda alla mercé dei sentimenti, che si erano fatti largo tra i piaceri carnali, si erano intrisi alle loro anime rendendoli vulnerabili: era l’ennesima dimostrazione che a lasciarsi trasportare dai sentimenti non si potevano che ricevere sofferenze e delusioni.
Al contempo, però, si trovò a sorridere debolmente: perché, al di là di tutto, erano stati i momenti più belli che avesse mai vissuto.
«A dopo, Mio Signore.» si chiuse la porta alle spalle, lasciando il Signore Oscuro in quella stanza.
Voldemort si accasciò a terra, massaggiandosi gli occhi con le mani.
“Smettila” si ordinò disperato “Smettila, stronzo, smettila di battere!“
Eppure quel misero organo stretto tra le sue costole continuava a pulsare sangue ad un ritmo incostante e tumultuoso, facendo rabbrividire il potente stregone come mai gli era successo prima di allora.
 
















































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Che dire, spero vi sia piaciuto, è un testo a cui ho lavorato un paio di mesi fa per un concorso a cui poi non ho partecipato: ho quindi ripreso la bozza, non mi dispiaceva, l'ho ritoccata e ho pubblicato questo piccola FanFiction :)
Credo di non aver sforato in un qualche OOC, se così fosse avvertitemi! (sì, ne sono ossessionata.)

Nina.
   
 
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