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Autore: Rick    11/04/2004    0 recensioni
Aprire gli occhi,svegliarsi,e trovarsi in un nuovo mondo...o e' lo stesso di prima,ma qualcosa e' andato per il verso sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Niente da fare. E' inutile sforzarsi più di così, non siamo in grado di ripararlo al 100%.-
Al sentire quelle parole, Mika scattò in piedi dalla sua postazione, e si rivolse immediatamente alla dottoressa:
-Quindi...lasciamo perdere?-
Ma Ryusei anticipò Fuu:
-Perchè non proviamo a cambiare i sistemi di trasmissione con quelli di un Dragoon? E' una radio abbastanza potente, e...-
-Il sistema operativo non è in grado di gestire una radio di dimensioni così ridotte.- puntualizzò la dottoressa, mentre continuava a lavorare al computer.-Se vuoi prendertela con qualcuno, puoi arrabbiarti con il fatto che la classe Teti è relativamente vecchia.-
Con un gesto sicuro premette un'ultima volta il tasto di invio, e sul monitor apparve la scritta "RECEIVER: ONLINE".
-Almeno questo è il caso di tenerlo acceso. - osservò -Possiamo sempre comunicare con i razzi di segnalazione....- e poi rivolta direttamente ai ragazzi:
-Siete congedati. Finisco io di sistemare qui.-
-Sissignore.-rispose Mika, uscendo dalla stanza. Ryusei, invece, non mosse un passo rimanendo dietro le spalle di Fuu.
-Hai qualcosa da dirmi?-chiese lei, in tono pacato.
Il giovane rispose, senza esitare:
-Abbiamo qualcosa da fare, no?-
-Uh!?-Rispose lei, confusa. Il ragazzo non era stato chiaro, ma un istante dopo il suo intuito le suggerì la risposta. Dolcemente, accennò un sorriso, dicendo.-...allora, in fondo,importa ancora a qualcuno. -
-Puoi scommetterci, Fuu!-Esclamò lui, passando da un tono semi-formale ad uno molto più amichevole.-Ho speso mesi a progettare quell'affare in modo che fosse proprio come volevi, e ormai ci stiamo lavorando da anni....mollare tutto adesso sarebbe la più grande stupidaggine che io possa fare!-
La giovane donna era piacevolmente sorpresa dalle parole del ragazzo, ma non potè rivolgersi a lui se non in altro modo:
-Mi dispiace, Ryusei... lo sai meglio di me: il progetto è stato interrotto...evidentemente, una cosa del genere non interessava al governo.-
-Era il tuo sogno, Fuu...qui sulla Teti abbiamo tutti i mezzi necessari se non per terminarlo, almeno per attivarlo!-
Ma la ragazza lo disilluse con un:
-E' ancora il mio sogno....e sembra proprio che sia destinato a rimanere tale. Senza più fondi, non possiamo terminare il prototipo. -
-Non c'è più un governo....-replicò lui, stizzito dalla risposta della donna.-Adesso, esiste soltanto la Teti... non siamo più legati a nessuno!-
Fuu cercò di non ascoltarlo, sedendosi davanti a un altro dei terminali e cominciando a digitare qualcosa sulla tastiera. Ryusei si alterava sempre di più, ma trattenne la rabbia per sè: voltate le spalle alla donna, pronunciò un:
-Non puoi volere che altre persone facciano la fine della persona che portava quel nome....-
Per poi abbandonarla, sola nella stanza. La donna cercò di concentrarsi, ma la comparsa sul monitor di un messaggio di errore le fece perdere attenzione, e con essa perse anche la calma. Si sfogò su una matita che aveva tra le mani, spezzandola a metà con un gesto deciso e violento, per poi abbassare il capo verso le sue ginocchia, le mani nei capelli, i gomiti sulla scrivania. Chiuse gli occhi, per riaprirli in un altro mondo.

Non era su un'astronave perduta nello spazio, non era una geniale ventiseienne laureata in ingegneria dopo appena due anni di corso con il massimo dei voti ad una scuola per geni e specializzata in robotica.
Era una semplice studentessa di diciannove anni, che come ogni giorno tornava a casa dall'università, nonostante quella giornata sarebbe stata, per lei, un pò diversa: appena scesa dalla metropolitana, avrebbe raggiunto la stazione e da lì sarebbero andati, tutti insieme, a Yokohama. Già - la città che conosceva presto sarebbe stata passato per lei, ma in fondo era solo un arrivederci, in quanto avrebbe continuato comunque a frequentare l'università di Tokyo, nella facoltà di medicina.
Quotidianamente, su quel treno, sperava che qualcosa cambiasse, che le porte di un altro mondo, mai dimenticato, si aprissero a lei... ogni giorno, quando passava sotto la Torre di Tokyo, sperava di vedere ancora quella luce...
Sospirò. Doveva dimenticare certe fantasie, ormai la strada per Sephiro era chiusa, e doveva vivere la sua vita. Eppure, non riusciva a dimenticare quel principe di un altro mondo che prima dell'ultima missione le aveva dato l'addio nel modo più antico del mondo. Il ricordo di quella notte sarebbe per sempre rimasto con lei...
D'un tratto, il treno impazzì, deragliando e schiantandosi su un fianco, un istante dopo un convoglio proveniente dalla direzione opposta lo travolse.
Ci mise qualche secondo a realizzare di essere ancora viva. La paura fu la sua forza, e si fece strada tra le lamiere a mani nude, emergendo dal fianco della metropolitana squarciata proprio davanti alla stazione. Con il cuore in gola, fece la sua uscita dal sottopassaggio, tornando a respirare l'aria esterna. Ma quel giorno, c'era qualcosa di strano nell'aria...un odore di sangue fresco, di piombo, di morte.
-Cosa diavolo....-
Mormorò, non realizzando cosa stesse accadendo, ma la situazione le fu chiara quando un enorme oggetto metallico atterrò a pochi metri da lei, alzando un polverone e uno spostamento d'aria tale da farla finire di nuovo per terra. Alzò lo sguardo - era qualcosa che aveva visto soltanto sui libri, a scuola.. un qualcosa di tecnologicamente avanzato, una cosa che l'uomo aveva inventato da poco pur essendo già così esperto nel realizzarla...davanti a lei, un robot dalla livrea bianca, alto una ventina di metri, aveva appena effettuato un atterraggio di fortuna. Fu lì che si rese conto che Tokyo, la sua città, era in stato di guerra. Si voltò verso l'orizzonte, osservando rapita la battaglia che si svolgeva sopra la sua testa: decine di mech bianchi, del modello Dragoon in dotazione alle forze di polizia, si stavano esibendo nel vano tentativo di difendere la città da una squadra di robot neri di modello sconosciuto. E lo vide - disteso a terra, giaceva un Agriv dell'esercito, riconoscibile dalla livrea bianca e dalle vistose ali sulle spalle, in perfetto stato.
Di solito era una persona calma, attenta, riflessiva.... ma quella volta lasciò che fosse l'istinto a guidarla in cerca di protezione, e salì sul robot, sbloccando l'abitacolo e gettando uno sguardo dentro. Vuoto - evidentemente, il convoglio che lo trasportava era stato costretto a liberarsene. Si sedette al posto di guida, indossò il casco e, ricordando i cenni sul pilotaggio che avevano spiegato a lezione, lo fece alzare in piedi. Non ci mise molto ad abituarsi ai comandi, e quando si sentì pronta, si voltò in direzione della stazione.
-"Mamma...papà...resistete, sto arrivando..."-
Pensò, mentre il robot si alzava in volo.
Una volta sul posto uno scenario di desolazione si presentò davanti ai suoi occhi. Fiamme e metallo, circondati da una cornice di cadaveri irriconoscibili e carne maciullata, erano tutto ciò che rimaneva di quel luogo che avrebbe segnato l'inizio di una nuova vita. La vista la scioccò, privandola di ogni speranza. Non trovava neanche la forza di piangere, tanta era la rabbia che le scorreva nelle vene. D'un tratto,eccoli lì: due robot neri arrivarono da dietro le sue spalle, decisi a metterla a tacere. Non ebbero neanche il tempo di mirare - Fuu fece subito sfoggio della sua mira infallibile, buttandoli giù a colpi di mitragliatrice senza sprecare munizioni.
Trasse profondi respiri, guardandosi intorno, e vi trovò qualcosa in grado di riaccendere in lei la voglia di vivere.
Erano lì. Vivi! Sua sorella, i suoi genitori, insieme ad altri superstiti, intrappolati su un passaggio sopraelevato circondato dal fuoco.
Non era abbastanza capace nel pilotare in volo, e perciò decise di fare avanzare l'Agriv in mezzo alle fiamme nel tentativo di raggiungerli, ma un istante dopo una spia si accese sul quadro comandi. Si voltò immediatamente a controllare.
-D...dannazione!-Imprecò, notando che la spia segnalava il surriscaldamento dei sistemi.
Evidentemente quell'Agriv era difettoso, per questo era stato abbandonato sul campo di battaglia come un cucciolo smarrito. Cosa doveva fare? Aveva pochi secondi per pensarci. Avanzare sarebbe stato certamente sinonimo di una brutta fine per lei - l'Agriv già non era ideato per operare a quella temperatura, ed il difetto rendeva le cose sempre più difficili. Ma non poteva neanche tornare indietro - le persone che amava erano lì davanti a lei, e più il tempo passava più si avvicinava la loro ora. Non poteva lasciarle lì: cercò di attivare i propulsori, ma questi, risentendo dell'alta temperatura, non fecero la minima mossa. Cercò di avanzare a terra, ma più si avvicinava al ponte, più il suo robot si avvicinava all'avaria totale. Soltanto vedere un surriscaldamento all'80% fece entrare in azione la sua mente calcolatrice: non era ancora a metà strada, ed il robot sarebbe probabilmente esploso prima di raggiungerli, provocando quindi il crollo del ponte ed una fine orrenda per tutti quanti. Le sue lacrime evaporavano quasi immediatamente per l'assurdo calore presente nell'abitacolo, mentre prendeva la tragica decisione di tornare indietro. Riuscì ad uscire dalle fiamme proprio nel medesimo istante del crollo del passaggio.
-Mi dispiace....mi dispiace....MI DISPIACE!- ripeteva, mentre le urla dei superstiti si andavano spegnendo.
Allontanati dalle fiamme, i sistemi dell'Agriv si raffreddarono velocemente, rilasciando vapore da tutte le parti. Fuu voltò il suo mech per dare un ultimo sguardo a coloro che non era riuscita a salvare, e per sussurrar loro un 'addiò che nessuno riuscì a sentire.
D'un tratto, il radar rilevò delle presenze dietro di lei. Tre, quattro, cinque mech di colore nero stavano planando dal cielo, con un rumore roboante. Fuu si voltò, pronta a tutto: estrasse dalla coscia del robot un secondo fucile e li guardò tutti uno dopo l'altro tramite l'occhio mobile del robot. Senza che se ne accorgesse, una strana luminescenza rossa stava silenziosamente avvolgendo l'abitacolo - le sue mani stringevano le cloches con rabbia, i suoi occhi riflettevano l'ira che era in lei. Colpa loro...era tutta colpa loro! In preda alla collera, attivò i propulsori alla massima potenza, esclamando:
-Vi ammazzo...Vi ammazzo! Andate all'inferno... TUTTI QUANTI!-

Non si rese conto del tempo che passava. Soltanto una decina di minuti dopo uscì dal trance, sussurrando:
-Mamma...papà...Kuu-
Le parole di Ryusei, oltre al riportarle alla mente quei momenti, le avevano fatto tornare in mente il perchè dell'esistenza di quel progetto che portava il nome della persona che non era riuscita a salvare: sua sorella. Il Kuu, un robot ideato per l'esclusivo scopo di operare in condizioni limite, proprio come quella che, quel giorno, le impedì di salvare le persone che amava.... si alzò di scatto, uscì fuori dalla stanza a passo spedito e, appena fuori, imboccò immediatamente per l'hangar, approfittando dell'assenza di gravità nel settore riparazioni per darsi una spinta con le braccia. Ryusei, pur essendo fermo a mezz'aria occupato a rimodernare un Agriv MkII, non potè evitare di notarla dall'alto della sua posizione, e commentò mentalmente:
-(La nostra amazzone si è messa in marcia....mi dispiace solo di aver toccato quel tasto.)-
Ma un attimo dopo se la trovò davanti:
-Ryusei, chiama Mika e dille di venire all'hangar 18. Abbiamo qualcosa da fare, no?-

Non molto distante da lì, seppure in una stanza completamente separata, la ragazza in questione, sotto la doccia, venne sorpresa dall'improvviso squillo del suo cercapersone.
-E ti pareva...-imprecò, uscendo dal bagno e cercando l'attrezzo, dandolo per disperso in mezzo alla sua uniforme di tecnico di bordo. Recuperato l'apparecchio, diede uno sguardo al display,leggendò "Gundam freak".
-Ma porc...se è perchè rivuole indietro quei DVD, lo uccido!-
Indossò velocemente i primi vestiti che le capitarono in mano, una canottiera bianca, dei jeans con dei vistosi strappi alle ginocchia e un paio di scarpe da ginnastica, per poi lanciarsi fuori dalla camera, direttamente nel corridoio, e quindi nell'hangar, dove l'assenza di gravità la sorprese. Pochi metri più avanti, Ryusei e Fuu la stavano aspettando impazienti. Passò qualche secondo, e chiese:
-Beh!? Che vi guardate voi due!?-
-La tua tenuta non mi pare consona ad un ambiente militare,- spiegò ridacchiando Fuu -ma in fondo hai fatto bene a metterti qualcosa di comodo, ci sarà un pò da faticare.-
Pochi minuti dopo, all'interno dell'hangar 18, la dottoressa Hououji aveva trovato sistemazione ai piedi di un enorme corpo robotico di colore arancione, alto circa 16 metri, al quale mancava la testa e buona parte dell'armatura delle braccia. La giovane donna lo fissò, sospirò, e vi appoggiò la mano su una delle gambe, dicendogli, certa di non ottenere risposta:
-E' un pò che non ci vediamo, noi due...chissà, forse presto potrai volare....-
Quanto tempo ci aveva passato sopra? La sua mente era troppo rapita per pensare ad una cosa del genere, ma ricordava ancora il momento in cui Ryusei le mostrò il progetto ormai terminato. Tre anni prima, subito dopo la sua promozione da semplice tecnico a dottoressa a capo di un intero team, grazie al suo progetto di rimodernamento di un vecchio modello. Il Dragoon mkII, robot polifunzionale sviluppato durante i tristi giorni della guerra, progettato esclusivamente da lei, neolaureata con una laurea lampo in robotica....questo bastò a farle guadagnare fiducia presso le alte sfere, ma fu soltanto dopo altri due anni che le tornò in mente l'idea di un robot sviluppato esclusivamente per salvare vite umane... ancora ringraziava il suo amico, per averle dato una mano nel progettare il sistema di pilotaggio, vero punto di forza di quel mech, e nei materiali isolanti che rendevano il robot adatto a qualsiasi circostanza: scariche elettriche, alte temperature, pressione incredibile... il tutto veniva sopportato dalla lega, economica quanto efficace, che rivestiva il corpo del robot. Il nome l'aveva scelto lei, come memento della sorella scomparsa, convinta che lo spirito di lei l'avrebbe aiutata dall'aldilà.
Un rumore improvviso attirò la sua attenzione. Si voltò di scatto, quasi sorpresa, ma già si aspettava quello che vide. Sbuffò, al sentire l'imprecazione di Ryusei:
-Cazzo,che mani di pastafrolla che mi ritrovo!-
-Se te lo dici da solo...- sospirò Mika.- Riprendila in mano e al mio tre spostala, ok?-
Fuu scosse la testa, alla vista dei due ragazzi che spostavano dalla parete una testa di robot alta più o meno tre metri, avvolta in una specie di elmetto arancione e con una corazza facciale color argento.
-E dire che l'assenza di gravità dovrebbe rendere questi lavori piu' facili.-commentò, ma Mika replicò immediatamente:
-Io sono un semplice tecnico, e se mi metti in gruppo con un incapace come lui...-
-E va bene...Mika, agganciala ai cavi, la tiriamo su. Ryusei, hai preso quelle schede che ti ho chiesto?-
-Certo.-rispose il tecnico, arrivando da lei con un balzo e porgendole la borsa che teneva a tracolla.-Speriamo solo che il capitano non se ne accorga.-
-Dubito che lo farà-commentò Fuu, con velato umorismo, mentre afferrava con decisione la borsa e spiccava un salto verso il collo privo di testa del corpo meccanico - Con tutte le riparazioni che ci sono in atto, chi vuoi che si accorga che manca un pò di materiale?-
Quando ormai la dottoressa fu fuori portata, Mika sussurrò a Ryusei:
-Glielo dico io che hai sgraffignato il tutto dallo Shukumei del capitano?-
-Zittaaaaa.....-rispose lui, stringendo i denti. Mika ghignò, e rispose:
-Per quanto ne so, possiamo pure dirglielo! Anzi, facciamolo: se viene a sapere cosa ci hai fatto con quei pezzi, te lo regala, quell'affare!-
Ryusei sospirò e scosse la testa.
-Mi sembra una carognata approfittare dei sentimenti di Domon in questo modo.-
Per poi sentire la voce di Fuu dall'alto:
-Siete pronti? Tiriamolo su!-


-Prova ad accenderlo.-
-Niente...è tutto bloccato qui sotto!-
Mika era incuriosita dal modo in cui Fuu e Ryusei le avevano parlato della cabina di pilotaggio. Aveva intuito che c'era qualcosa dì diversò, ma sapeva che, finchè non fossero riusciti ad attivare il Kuu, i suoi dubbi non si sarebbero dissolti. Diede un ultimo sguardo alla strumentazione attraverso la faccia del robot, sprovvista della corazza, e chiese al suo superiore:
-Dottoressa? Sbaglio, o manca il sensore del Nekketsu System?-
Fuu venne spiazzata dalla domanda, e qualche istante dopo si sentì la voce di Ryusei provenire dall'abitacolo:
-....eppure io gliel'avevo portata, eh....-
Mika guardò nella borsa, trovando, in effetti, una piccola scatola nera, molto simile a un hard disk, sopra la quale si trovavano diverse prese e spinotti. La applicò senza problemi in mezzo al doppio visore del robot, per poi voltarsi verso la dottoressa con un sorriso di soddisfazione sul volto. Fuu le parve un pò scioccata, probabilmente più per il fatto che si era dimenticata di montare una componente così importante che per altro, ma un attimo dopo tornò ad esprimersi come al solito:
-A volte mi chiedo dove ho la testa....Ryusei? Prova di nuovo!-
Il tentativo andò a buon fine: i visori dell'Kuu si accesero di una luce azzurro-verde, mentre dall'abitacolo cominciava a fuoriuscire una leggera luminescenza.
-...vedo solo l'HUD....nient'altro!-commentò Ryusei dall'interno, per poi spegnere tutto sotto ordine di Fuu.
-Logico, devo ancora applicare le schede di memoria visiva.-disse la dottoressa-Rimettiamoci al lavoro. Torna fuori, intanto.-
Il ragazzo uscì dall'abitacolo direttamente dal petto del robot, reggendosi al portello spalancato, per poi spostarsi sulle spalle di questo ad aiutare Fuu nel suo operato. Il suo sguardo fu direttamente attratto dal Nekketsu System.
-Sa, dottoressa...-cercò di intavolare una discussione.-Mi sono sempre chiesto quale sia il ruolo di quell'affare, nel funzionamento di un mech..-
-Ma che domande fai!?-chiese Mika, sbuffando.-Lo sanno tutti che senza il N.S., un robot non è in grado di attivarsi!-
Ma la sua risposta venne ritenuta imprecisa dalle parole di Fuu:
-Non è esatto.-
-Uh? Ma...-
-Puntualizziamo.-rispose lei, distogliendo lo sguardo dai circuiti per rivolgerlo ai tecnici. -Non del tutto. Non avete mai pilotato un robot in battaglia voi due,no?-
-Beh...no.- rispose Mika dopo un attimo di riflessione.
Stava mentendo ovviamente, ma non che la cosa importasse a qualcuno.
-Lo sospettavo.-replicò di nuovo Fuu, tornando ad occuparsi dell'assemblaggio.-Il Nekketsu System funge da tramite tra il pilota e il robot. Tutti i cambiamenti effettuati a sistema di pilotaggio, armamenti e altro, non hanno influito sul legame tra uomo e macchina che viene creato da quest'apparecchiatura... nonostante ormai siano anni che ne studiamo il funzionamento, abbiamo capito ben poco... questo sensore tiene in qualche modo sotto controllo i battiti cardiaci, il ritmo respiratorio e il flusso d'adrenalina del pilota,e se questi sono alterati, per esempio in caso di collera o svenimento, allora può succedere...'qualcosa'.....-
Un attimo dopo, seppure la sua attenzione fosse focalizzata sulle modifiche all'Kuu, una parte della sua mente si era persa nei ricordi.

Non poteva perdere la calma: in tutte le esperienze che aveva vissuto, si era rivelata sua alleata fondamentale. Ma, quella volta, era impossibile mantenerla: persone innocenti, quel giorno, avevano perso la vita senza una causa, e, tra di loro, c'erano le persone che amava.... il suo pensiero andò subito a due altre persone, anche loro a Tokyo, e fu subito avvolta dalla preoccupazione.
Pagò il suo momento di distrazione con una fucilata sul petto del suo Agriv. L'abitacolo resistette, ma il robot venne sbalzato a terra. Azionò velocemente i propulsori, evitando di finire al suolo. Non poteva sentire il dolore del colpo, certo, ma riusciva a percepire, in qualche modo, la malvagità con la quale era stato lanciato.... attorno a lei, rosso, e fu lì che si accorse che qualcosa non quadrava: il tempo di risposta del mech ai suoi comandi era più che immediato, come se questo anticipasse le sue intenzioni, e l'indicatore di surriscaldamento, nonostante il generatore stesse sprigionando piena potenza, era bloccato... e lei si sentiva sempre più accaldata, violenta, bestiale.
Fu un povero robot a subirne le conseguenze: la ragazza fu veloce e precisa come un'aquila che si getta sulla preda, staccando di netto la testa al nemico senza usare armi, ma non aveva finito con lui.... trafisse il petto dell'avversario con le mani, per poi strapparlo in due tra una cascata di scintille e lamiere. I suoi avversari non sembravano assolutamente intimoriti da questo comportamento, e aprirono immediatamente il fuoco. Fuu non si fece cogliere impreparata, e, strappando dai resti del robot nemico il fucile, spedì al creatore i suoi aggressori con una letale precisione.
Credeva fosse finita, ma alzò gli occhi al cielo, notando dieci, cento robot come quelli che aveva distrutto. La sua rabbia si fece ancora più ardente, mentre impugnava il fucile strettamente nelle sue mani. All'improvviso, si rese conto di non vedere più niente.... tutto era completamente, irreversibilmente rosso. Un urlo disumano scosse nell'aria...

Qualche ora dopo, i soccorsi recuperarono un Agriv semidistrutto, al cui interno prendeva posto una giovane civile, dai capelli biondi e dagli occhi verdi, ancora in lacrime. Attorno a lei, un numero imprecisato di giganti meccanici di cupo colore giacevano a terra completamente a pezzi, come dilaniati senza pietà da una forza sconosciuta. E, nonostante fossero passati 12 anni, gli uomini che sopravvissero a quel giorno ancora si chiedevano come una ragazzina innocente come quella avesse potuto fare una cosa del genere...

  
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