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Autore: Rick    11/04/2004    0 recensioni
Aprire gli occhi,svegliarsi,e trovarsi in un nuovo mondo...o e' lo stesso di prima,ma qualcosa e' andato per il verso sbagliato?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nella sua stanza, dimenticata in un angolo di quella enorme nave spaziale, una giovane donna sedeva su di un letto abbracciando un cuscino e fissava, avvolta nell'ombra, il cosmo al di fuori dell'oblò. Lo spazio attorno a lei,.... le era familiare, troppo familiare. Fosse stata come era dodici anni prima: il dubbio l'avrebbe perseguitata, lasciando spazio solo alla speranza che i suoi sospetti fossero fondati. Ma ormai aveva smesso di illudersi, in quanto il duro scontro con la realtà, avvenuto in passato ma sempre vivo nella sua mente, aveva ridotto a miraggi i suoi desideri. Qualcosa, quel giorno, l'aveva cambiata per sempre.
Neanche il suono della porta scorrevole attirò la sua attenzione, assorta com'era nei suoi pensieri e si rese conto di non essere sola soltanto quando il materasso si piegò sotto il peso di una seconda persona. Senza scomporsi, salutò con un:
-Ciao, Umi.-
-Tsk, non riesco mai a coglierti di sorpresa!-replicò questa, stizzita. Si aspettava che l'amica parlasse ancora, ma l'altra taceva. Cercò di attaccar discorso, ma fu più rapida lei.
-Perchè sei qui?- Le chiese, con una voce un pò seccata.
-E' da quando siamo comparsi qui che ti sei chiusa qui dentro, senza dirci niente! Qualcosa non va?-
La giovane abbassò il capo, distogliendo lo sguardo dalla finestrella.
-Tutto questo..non ti sembra familiare?-domandò.
-Uh?-chiese Umi di rimando, non riuscendo a capire. L'amica le indicò con un gesto ciò che stava aldilà del vetro, e la ragazza dagli occhi azzurri si volse immediatamente a guardare attraverso l'oblò, nel tentativo di comprendere le parole che le erano state rivolte, ma ciò non le schiarii le idee.
-Cosa vuoi dirmi?- riprese, un pò confusa.
-Il cosmo che ci circonda....l'abbiamo già visto, no? Ti prego, dimmi di si...-
Per quanto si sforzasse, Umi non riusciva a capire, perciò decise di tenere la bocca chiusa. Il suo mutismo fu interpretato come un diniego.
-Lo sapevo....-rispose la sua compagna, partecipe di quell'inaspettato silenzio, per poi romperlo lei stessa qualche attimo dopo.-Dov'è Fuu?-
-E' con il capitano,-rispose Umi- a controllare i sistemi radio... pare che ci sia qualche problema, e credo che tra qualche minuto dovrò raggiungerli...-
D'un tratto,un *bip* sommesso attirò la loro attenzione - il cercapersone del giovane tenente. Lo estrasse velocemente dalla tasca della cintura, e, osservando il nome 'Fuu-chan' apparire sull'LCD, si rivolse all'amica accanto a sè:
-Come volevasi dimostrare. Scusami, ma ora devo andare. Passo a trovarti più tardi!-
Lasciò la stanza corsa, accompagnata da un sommesso:
-Ci vediamo..-
La ragazza seduta sul letto lasciò andare il cuscino e si stese sulla sua schiena a guardare il soffitto. Perchè era l'unica a ricordare?

-Allora? Ti ricorda qualcosa?-
Hikaru scrutò l'edificio appoggiata alla palizzata in ferro. Il Palazzo reale, così vicino a lei ma così fuori dalla sua portata per via di quella dannata recinzione. Avrebbe voluto entrarvi, vederlo dall'interno, cercare un punto, una stanza, un quadro che sarebbe stata la sua chiave per ritrovare le sue memorie perdute...ma niente. Lì era, e lì rimaneva, bloccata da un elegante muro di pali in ferro battuto. Si staccò dall'inferriata, rispondendo a Cien con un filo di rassegnazione nella sua voce:
-Niente...possiamo anche andarcene...-
Il suo accompagnatore avrebbe voluto dirle qualcosa per consolarla, ma gli bastò un'involontario sguardo ai cremisi occhi della ragazza, pieni di lacrime.
-Ok...se lo dici tu....andiamo.- propose, non troppo convinto.
Cominciò ad allontanarsi, ma non ci mise molto a rendersi conto di essersi lasciato dietro la giovane.
-E ora, che hai?-chiese, sospirando.
Hikaru non lo ascoltava neanche, tornando a fissare la costruzione attraverso l'inferriata. Afferrava quei pali d'acciaio con tutta la sua forza, come desiderando di volerli diveltere a mani nude. La sua testa era appoggiata sulla stessa palizzata, in segno di totale e completa sottomissione al destino.
-Perchè... -si chiedeva, mentre cominciava a cedere al pianto - perche' proprio a me....non capisco....non riesco a capire, a comprendere....stamattina mi sembrava così chiaro che questo posto avesse qualcosa a che fare con me...ma ora che sono qui, che l'ho davanti, non mi dice più niente....-
-Hikaru, io... - ma il vano tentativo di Cien di calmarla fu bloccato fin dall'inizio da lei:
-Non mi chiamare cosi'! Dammi un altro nome, un'altra identità, un'altra vita!-esclamò, voltandosi verso il suo accompagnatore e mostrandogli le lacrime che scendevano copiose dai suoi occhi.-Credo di aver capito, Cien....non ho dimenticato niente, sono io che non voglio ricordare! E se è la mia mente ad impedirmi di recuperare il mio passato, un motivo ci sarà! Ricordi tristi, insopportabili, dolorosi... che senso ha cercare di recuperarli?! Meglio lasciare tutto così com'è....- si mise la mano in tasca, prendendo il guanto che teneva lì da quella mattina, per poi gettarlo in terra con forza -cancellare quel poco che so di me....poco per volta, dimenticherò anche questo, e solo allora potrò ricominciare veramente....-
Tirò un pugno alla palizzata piangendo, e lasciando Cien di stucco.
Quella ragazza gli pareva così allegra quella stessa mattina, così positiva nonostante ciò che le era accaduto...e ora, sfogandosi tutt'all'improvviso, aveva messo in luce una parte di sè che lui avrebbe preferito non vedere.

-Ti e' passato?-
Il solo sentirlo seccato la scioccò. Hikaru chinò la testa, fissando smarrita il bicchiere di succo di fragola, ormai vuoto, che aveva davanti a sè. Alzò di nuovo lo sguardo, cercando di evitare i suoi occhi per non fornire una risposta diretta, certamente non adatta alla situazione. La ressa del bar non l'aiutava di certo a concentrarsi, e tapparsi le orecchie le pareva una mossa un pò stupida. Decise di affrontarlo, e rispose, singhiozzando:
-Si...-
-Bene.-Replicò lui, non abbandonando quel tono di seccatura-Adesso,vuoi spiegarmi il perchè di quella scenata?-
-Non lo so...-rispose lei, mostrando quella confusione che accennava con le parole- D'un tratto, mi sono sentita triste, sfinita, priva di speranza...senza ragione, come se qualcosa mi fosse entrato dentro per indurmi a comportarmi così....mi dispiace,Cien.-
-Hey, non fa niente.-rispose lui, cercando di tranquillizzarla.-Non crederai che io mi arrabbi davvero per una cosa del genere!Dai,-prosegui', alzandosi-adesso pago e and...-
-Il fatto è che...-la ragazza continuò, bloccandolo e costringendolo a sedersi di nuovo - Per un attimo, ho creduto veramente in ciò che dicevo....per un attimo, ho veramente creduto che il mio passato non avesse valore, ho veramente pensato che cercare di ricordare sarebbe stato uno sforzo inutile e doloroso...-
Era un discorso che aveva già sentito, ma la cosa lo stupiva comunque. Dopo un attimo di riflessione trovò quelle che gli sembravano le parole più giuste.
-Sai,- iniziò -una volta, ho letto un libro che, nei primi capitoli, narrava le vicende degli abitanti di un piccolo villaggio alle prese con il progresso, le mirabolanti invenzioni e scoperte di un gruppo di zingari, le avventure amorose dei protagonisti... e uno di questi eventi, mi colpì in particolare. Un giorno, alla porta del padre del protagonista bussò una bambina con una lettera, che la presentava come una lontana nipote che aveva perso entrambi i genitori, e che conteneva la richiesta di ospitarla in casa come parente. In quella, si scopre che questa bambina è affetta da una grave malattia, chiamata "oblio"... non dorme la notte,e lentamente inizia a dimenticare tutto, dal suo nome, alla sua età, ai volti dei suoi genitori.. e il peggio è che e' una malattia infettiva. All'inizio i protagonisti decidono di tenere dei diari, in seguito si mettono dei monili con scritto il proprio nome, affiggono manifesti sulle case per ricordarsi chi è il proprietario, appendono cartelli agli oggetti di uso comune che ne spiegano nome e funzionamento, nel caso si dimentichino di chi sono... poi, un giorno, uno zingaro si presenta a casa loro, con la cura per la malattia... uno dei protagonisti la assume, e vede, vede finalmente quanto sia stato stupido, inutile e dannoso tutto l'operato fatto fino a quel momento....e quindi, lo riconosce...-*
Prese la ragazza per mano,e prosegui':
-Quello che voglio dirti, Hikaru, è che è nel nostro passato, nelle esperienze che abbiamo vissuto, che risiede la nostra forza, il nostro spirito... e il nostro futuro. Non puoi rischiare il tuo destino per un incidente di percorso come questo, Hikaru.... credici, e la tua memoria tornerà, un giorno....- estrasse dalla tasca il guanto che la ragazza credeva di aver lasciato sull'asfalto, per poi metterglielo sul palmo e chiuderle gentilmente la mano.
Concluse con un:
-Non importa quanto siano dolorosi o felici i tuoi ricordi, sono le tue memorie a delineare chi sei e qual'è il tuo ruolo nel mondo. L'importante, e' che tu non ti arrenda. -
La ragazza sembrò sorpresa, ma un attimo dopo quell'espressione stupefatta si tramutò in un sorriso. Cien sorrise a sua volta, per poi dire:
-Ora credo sia il caso di andare a casa...a meno che tu non abbia voglia di farti un giro.-

(*nota*:Il libro che Cien sta citando e' 'Cento anni di solitudine',di Gabriel Garcia Marquez. Come Cien sia arrivato in possesso di un libro così pesante, solo Dio lo sa. E Dio prende 10, mentre io prendo 3.)

In un altro luogo, una giovane i capelli biondi e spettinati e dargli occhi color smeraldo stava girando, indaffarata, per i corridoi del reparto manutenzioni. Il suo sguardo venne però attratto, in quel momento, da ciò che stava facendo il suo bruno collaboratore dall'aria vispa.. Avvicinatasi, gettò uno sguardo sul monitor,e disse:
-Che ti stai guardando stavolta?-
-Gundam Seed Destiny.-
-Ma ti pare!-commentò lei-Stai sempre a guardare serie di guerra, combattimenti nello spazio e simili! Ma di robottoni non ti bastano quelli che abbiamo lì sotto?-
E, dicendo ciò, gli mise una mano sotto il mento e lo forzò a voltarsi, indicando,con la mano libera, una decina di robot dal design squallido, tutti uguali, che si intravedevano attraverso il vetro sulla parete. Il ragazzo li guardò, sbuffò seccato e disse:
-Non reggono il confronto. Hai visto che design, che movimenti, che armamenti? Uno di quegli affari non reggerebbe al confronto neanche con il Gundam originale...in fondo, nessuno ce la fa contro Gundam!-
-Tsk...fossi in te spegnerei il lettore e mi metterei al lavoro, Ryusei- lo ammonì la ragazza, levandogli le mani di dosso e mettendosi a braccia conserte -il capitano sarà qui a momenti, e...non credo che approverà nel vederti così.-
-Uffa Mika...-replicò lui-..ci siamo persi nello spazio, siamo lontani anni luce dal resto della flotta...mi dici a che diavolo serve riparare un'antenna? Non dobbiamo mica comunicare con gli alieni.-
Il ragazzo, se avesse visto la porta aprirsi dietro di lui ed il capitano Domon Kass, la dottoressa Fuu Houhoji e il tenente Umi Ryuzaki entrare, avrebbe certamente tenuto la bocca chiusa, in quanto i tre fecero in tempo ad ascoltare le sue parole. Subito la scienziata esordì:
-L'antenna ci serve per chiarire la nostra situazione nel caso incontrassimo altre navi della flotta...potremmo non essere i soli, ad essere finiti qui.-
Mika scattò in piedi e fece il saluto, mentre Ryusei restò seduto alla sua postazione sudando freddo. Il capitano avanzò, gettò uno sguardo sul monitor,ed osservò:
-Gundam Seed Destiny.-
-E...esatto signore...-rispose l'operatore, imbarazzato. Domon storse il naso, spense il monitor e disse:
-Gundam Seed è meglio.- per poi rivolgersi a Mika, cambiando tono. -A parte i gusti atroci del nostro tecnico qui presente, qual'è la situazione?-
-Ehm, si... -rispose Mika, anche lei visibilmente imbarazzata.-Come ben sapete, siamo stati colpiti sulla prua e sul centrolinea dello scafo da missili a scariche EMP, ed è stato quel danno che ha messo fuori uso il radiotrasmettitore a lungo raggio e il 90% dei sistemi che lo controllano.-
-Vorrei sapere com'è successo..-disse Fuu.-Il sistema di controllo e' stato studiato per ispezionare anche le anomalie minime,e....-
Ma Ryusei dissolse i suoi dubbi, prendendo dal tavolo di fronte a sè una specie di apparecchiatura non più grande di un alimentatore per PC, che emanava un odore acre, e spiegando, mentre gliela porgeva:
-E la prima cosa che se n'è andata e' proprio la periferica che controlla questo blocco. Non ci siamo resi conto in che stato era finchè non abbiamo smontato la centralina, e dopo un'analisi accurata abbiamo constatato che lo scanner l'aveva completamente bypassata, rilevando il sistema come funzionante.... è per questo che vi abbiamo chiamato.-
Fuu prese l'oggetto con troppa forza, in quanto esso si sbriciolò immediatamente tra le sue mani rivelando al suo interno la fonte dell'odore che emanava: ciò che rimaneva della scheda madre dell'apparecchio, dove trovavano luogo ormai i resti di circuiti integrati e microchip, sciolta dal calore. Fuu non riuscì a nascondere lo stupore.
-Ma...ma....si è completamente fuso! Come ha fatto una cosa del genere a sfuggire al controllo!?-
-Un sistema può pure essere perfetto,-osservò Mika - ma se il problema non è a livello hardware, è a livello di OS...-
E,per tutta risposta, la scienziata ed il capitano si volsero verso Umi, guardandola con degli sguardi pieni di interrogativi. La ragazza, ricordandosi di essere, oltre che tenente di bordo, anche responsabile di uno dei vari staff che si erano occupati del sistema operativo di bordo, storse il naso, e si giustificò:
-Ehi! Non è colpa del mio staff! Eravamo un centinaio di gruppi, è chiaro che qualcosa può essere sfuggito!-
Fuu sospirò e scosse la testa, mentre Domon alzò gli occhi al cielo, sconcertato.
-Quanto ci vorrà prima che torni ad operare come prima?- riprese il capitano, dopo un lungo sospiro. Mika ci pensò su qualche secondo, prima di esprimersi a riguardo:
-Il danno è grave a livello di apparecchiatura, e l'antenna è stata colpita direttamente da uno dei missili...possiamo riparare i sistemi di ricezione, ma il danno al trasmettitore e' irreparabile nelle condizioni in cui ci troviamo. L'unica soluzione sarebbe tornare alla base o trovare un posto dove effettuare le riparazioni...-
Il silenzio cadde nella stanza, rendendo i secondi lunghi ed interminabili. Fuu trovò il coraggio di parlare per prima:
-Umi,capitano... credo che rimarrò qui ad aiutare Ryusei e Mika...-
-D'accordo-commentò Domon.-Tenente Ryuzaki, mi rendo conto che non siete direttamente coinvolta nello sviluppo dell'OS, ma comprendo che vi sentiate in parte responsabile. Prendetevi il resto della giornata come riposo.-
-Sissignore.-rispose lei, facendo il saluto. Il capitano abbandonò la stanza, lasciando il tenente da sola con i tre.
Cadde di nuovo aria pesante: Umi si sentiva terribilmente imbarazzata, in quanto credeva che fosse, anche se indirettamente, colpa sua se il sistema si era bruciato - i danni sarebbero stati circoscritti a una piccola zona dell'apparecchiatura se il sistema, rilevando l'anomalia, si fosse bloccato. Non riusciva a capacitarsi, però, del fatto che il sistema operativo avesse un bug del genere... sistema operativo che su altre navi di classe Teti aveva funzionato alla perfezione e che era stato controllato da staff esperti. No, doveva essere stato un hacker. Ma a bordo della Teti?
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce di Fuu:
-Umi? Perche' non torni un pò da lei? Sono certa che ha bisogno di compagnia...-

"Ognuno è egoista, diversamente da quello che pensiamo...crediamo di essere fedeli, ma non lo siamo...Perchè sono qui? Tell Me Why!"
Nella penombra della sua stanza, Cien era disteso sul letto, mani su un walkman, orecchie alla musica. Mentre ascoltava una canzone che ormai conosceva a memoria, ripensava ancora agli avvenimenti di quella serata, ed in particolare sullo strano comportamento di Hikaru. Quella ragazza, la prima volta che avevano parlato di un argomento che non riguardasse il suo passato, le era sembrata tanto semplice, ma il modo in cui si era comportata quella sera l'aveva insospettito non poco. All'inizio gli era sembrata cosi' decisa ad uscire, a rimanere in città ancora un pò, ma dopo un improvviso sbalzo di umore aveva cambiato idea, optando per un veloce ritorno a casa. La stessa scena si era ripresentata più di una volta, spingendo Cien a credere di avere a che fare con una lunatica...o che ci fosse sotto qualcosa.
-(Vedo troppi complotti...)-pensò,mentre si girava su un fianco -(Riesco a capirla....ha perso la memoria, è normale che si comporti in modo strano... molto probabilmente è come dice lei, la sua mente cerca di ricordare qualcosa che lei non vuole, ed è per questo che si comporta così...ma lo merita? Oggi le ho detto che la forza delle persone risiede nel proprio passato... ma io, ci credo?)-
Osservò il dorso della sua mano destra, rischiarato dalla luna, come in cerca di un qualcosa, ma lì, su quella mano, non vide assolutamente niente di che. Si mise a sedere, ancora concentrato nei suoi pensieri.
-(Il mio passato non mi ha mai portato nulla di buono... per me è solo una debolezza, un qualcosa da dimenticare come un ombrello vecchio....certo che è curioso: io, che sto cercando di dimenticare le mie esperienze, voglio aiutare una ragazza che neanche conosco a ritrovare le sue....buffo. Forse è perchè era un pò come ero io...)-
Un ronzio sommesso indicò la fine del nastro. La cassetta cominciò a riavvolgersi, ma Cien decise che ne aveva abbastanza per quella serata, e si tolse gli auricolari, osservando:
-Anticaglia.-
Non ebbe nemmeno il tempo di spegnere il walkman che la sua attenzione si focalizzò immediatamente su qualcos'altro: una serie di gemiti e parole sconnesse proveniva dalla camera di Hikaru.
-...S...Ste...no....Umi....Fuu....vi...vi prego....no....-
Più incuriosito che preoccupato, si alzò dal suo letto ed entrò in camera della ragazza. La vide lì, sotto la luce della luna, madida di sudore e con una smorfia di sofferenza dipinta sul volto, come se in quel momento le fosse appena stato inferto dolore.Si avvicinò con cautela, ma balzò indietro dalla sorpresa quando la ragazza, ormai priva del controllo di sè, scattò a sedere urlando.
-NO!!!!!!!-
-Ah!?-
Il grido si spense subito, e la ragazza si guardò intorno, sbigottita e con il fiato pesante. Fu in quella che lo vide.
-Cien! Ma che...-
-Scusami, ti ho sentito delirare dalla mia camera e sono venuto a vedere come stavi...-
Sedette al suo fianco, e le pose una domanda ovvia:
-Incubo?-
La ragazza rispose con un cenno del capo, e istintivamente cominciò a spiegare:
-Rivedo il volto di quell'uomo...ma e' diverso da come lo ricordo...è insanguinato, coperto di tagli... io mi giro per non vederlo, e vedo due ragazze, stese a terra, morenti...le...le chiamo., ma dalla mia bocca non esce alcun suono...crollo in ginocchio...piango...poi mi volto di nuovo verso quell'uomo, lo guardo in faccia...e mi rendo conto di stare vivendo un frammento del mio passato, e che non posso cambiare niente. Allora ho raccolto tutte le mie forze, per urlare...-
-E ci sei riuscita, complimenti!- commentò Cien, facendo involontariamente del sarcasmo- Adesso stanotte gli incubi li farò io, dopo averti sentito urlare...-
Si rese conto troppo tardi che poteva averla offesa, ma la ragazza non mutò espressione. Il giovane quindi le mise le mani sulle spalle, la aiutò delicatamente a distendersi e le disse:
-Non ci pensare. Il passato si chiama così perche' non può tornare, Hikaru. Non devi aver paura che si ripresenti per farti soffrire.-
Le rimboccò le coperte e fece per uscire dalla stanza, ma in quella la ragazza si alzò di nuovo a sedere e disse:
-Ho sete....-
-Ricevuto.-rispose lui, ghignando.-Vado a prenderti un bicchiere d'acqua.-
Hikaru rimase in quella stanza da sola per qualche minuto, nel silenzio più assoluto, prima che Cien rifacesse la sua comparsa dalla porta con in mano un bicchiere ed una bottiglia d'acqua. Immediatamente gliene versò un bicchiere e glielo porse, ma lei preferì puntare alla bottiglia, scolandosela tutta d'un fiato
-Grazie...-disse lei, mentre porgeva il recipiente al giovane un pò sconcertato. Ancora assetata, prese il bicchiere e ricominciò a bere, ma qualche secondo dopo Cien chiese:
-Umi e Fuu?-
Facendola sussultare,e rischiando di farla strozzare. Lui si rese conto immediatamente della gaffe, e, a forza di pacche sulle spalle, riportò la situazione alla normalità. Un attimo dopo, comunque, la ragazza gli chiese, un pò stupita.
-Co...cosa hai detto?-
-E' quello che stavi pronunciando mentre dormivi. Sono dei nomi non è vero?-
-I...io...-
-Ti dicono n...-
Ma Cien si accorse, quasi immediatamente, che la ragazza era caduta priva di coscienza sul letto.
-Hikaru!?-
La prese e la scosse per le spalle, non ottenendo nessun risultato. Lei si svegliò da sola dopo qualche secondo, e lui trasse un sospiro di sollievo.
-Dio mio.... mi hai fatto prendere un colpo!-
Ma la ragazza non rispondeva. Sul suo viso, una smorfia di stupore - era evidente, era riuscita a trarre qualcosa dalla nebbia che avvolgeva il suo passato.
-Hikaru?- il tono di Cien si fece di nuovo preoccupato, e sempre più desideroso di una spiegazione. La ragazza trasse un profondo sospiro, e disse:
-Qu...quei nomi....-
-Stai ricordando qualcosa?!- chiese, di nuovo, Cien. Hikaru annui' col capo, cercò di abbozzar parola, ma la voce le moriva in gola. Cien, resosi conto della situazione, la aiutò di nuovo a distendersi, e le disse:
-Forse...forse e' il caso che tu dorma...mi sembri sfinita...-
-Lo...sono...Cien, io conosco quei nomi... ma non so a chi appartengano.- rispose lei, prima di crollare addormentata tra le sue mani, vinta dalla stanchezza. Il giovane la osservò chiudere gli occhi per finalmente rilassarsi, quindi trasse un sospiro e sorrise a quel volto da bambina. Lentamente la lasciò da sola sul letto e le rimboccò con cura le coperte, le scostò i capelli dalla fronte con delicatezza, poi si alzò e abbandonò la camera in totale silenzio. Un silenzio che venne rotto qualche istante dopo, quando, guardandosi le mani, vide una fioca fonte luminosa provenire dal dorso della sua mano destra.
-Lo sapevo...- si disse, a bassa voce.-La sua non e' una normale amnesia....-
Un attimo dopo, sulla sua mano si stagliò un marchio, che egli trovò tragicamente familiare: la testa di un leone, completamente nera, su un cerchio di colore rosso. Subito nascose la mano dietro la schiena, come intimorito da quella vista, e avanzò nella sua stanza.
-(Io....non credo più nel passato, Hikaru.... mi dispiace, ma tutte le cose che ti ho detto sono solo bugie.... io dal mio passato non traggo forza, ma solo paura...e voglia di ricominciare...un altro nome, un'altra identità, un'altra vita....)-

  
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