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Autore: Iurin    22/02/2012    8 recensioni
Harry Potter sta camminando per le vie di Londra, intento a tornare a casa, quando, improvvisamente, vede un uomo dall'aria piuttosto familiare camminare non troppo distante da lui. Non si sarebbe neanche sorpreso più di tanto, non fosse stato che quell'uomo, in teoria, sarebbe dovuto essere morto.
Siamo nel 2027, e a quanto pare Severus Piton è inspiegabilmente ancora vivo, in un mondo dove la vita è andata avanti per tutti: Harry Potter, per esempio, ha la sua famiglia, con i suoi tre figli, James Sirius, Albus Severus, e Lily Luna.
Sì: Lily Luna.
E Severus Piton è vivo.
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Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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Salve gente!! :D
Dunque... siamo qui con il penultimo capitolo, allora. Gosh. Oh, beh. Ancora non siamo alla fine-fine-fine, dopotutto.
Devo dire che questo capitolo non mi soddisfa appiena, ma - ehi - ormai sapete come sono fatta xD
Alla prossima, allora!
....E perdonatemi gli eventuali errori di battitura, ché mi sfuggono sempre .___.
Ciao, nì!!



Capitolo 7

 
Severus Piton si guardò allo specchio della sua camera, mentre si sistemava la giacca; e poi, quando era ormai evidente che non avesse nessun’altra cosa che non andasse, nel suo abbigliamento, rimasse fermo a guardarsi, per un tempo che nella sua mente sembrò un’eternità. Indossava, com’era suo solito, qualcosa di estremamente accollato: una sorta di camicia bianca, abbinata ad una giacca nera; alzò un sopracciglio, guardandosi. Sembrava vagamente somigliante ad un personaggio di fine Ottocento.
Poco importava, dato che il giudizio della gente gli interessava molto poco. Meno che in passato, comunque.
Buttò uno sguardo all’orologio, a quel punto, accorgendosi che era ancora in tempo per uscire tanto quanto in tempo per non uscire.
Non voleva andare a quella festa, a casa di Lily; non solo avrebbe incontrato Potter, ma anche tutto il resto del parentame, gli amici, i conoscenti… Tutte persone che con lui non avevano niente a che fare, e che anzi: lo avrebbero fissato interrogativi tutto il tempo, facendolo sentire a disagio e facendolo innervosire a dismisura; sarebbe stato costretto a rimanere in disparte, perché non aveva voglia di instaurare una conversazione su ‘quanto fossero belli i vecchi tempi’ con nessuno. Sarebbe stato visto come quello strano, quello che – chissà perché, poi? – non si era fatto più vedere, inspiegabilmente, per quasi trent’anni. Come avrebbe potuto presentarsi lì così?
Ma per far cosa, poi? Sentirsi ridicolo e sotto gli sguardi di tutti?
Sospirò.
Era il compleanno di Lily Luna, quel giorno. Ecco perché si sarebbe presentato lì, in caso. E volente o nolente era a questo che stava pensando, pochi minuti prima, mentre si vestiva: pensava al fatto che sarebbe andato lì per salutarla, per consegnarle il suo stupido regalo e per andarsene. Mentre si preparava nessun pensiero su sguardi scettici da parte di chicchessia l’aveva sfiorato, in realtà.
Sospirò di nuovo.
Andare sarebbe stato sbagliato, probabilmente, e lui lo sapeva, specie dopo quanto successo un paio di giorni prima, specie dopo il discorso sconclusionato che i due erano riusciti a fare in quel bar. Senza venire a capo di niente, poi. Lily aveva espresso il suo… apprezzamento su Piton in maniera così… semplice, genuina, e Piton non aveva neanche replicato in modo adeguato, non aveva detto quelle parole che avrebbero messo fine a tutte le visite di lei. In fin dei conti non aveva fatto niente. Per questo si sentiva uno stupido, e per questo sapeva che sarebbe stato molto sbagliato uscire e presentarsi a casa sua; perché, anche se lei non avesse continuato il discorso di giorni prima – d’altronde, con tutta quella gente, non si sarebbe presentata l’occasione – anche solo il fatto di vederlo lì, da lei, di vedere che aveva nuovamente acconsentito alle sue richieste, le avrebbe dato un’idea sbagliata di lui e di quello che lui provava.
O meglio… No, non sbagliata: un’idea sconveniente, piuttosto.
Perché, probabilmente, se qualcuno fosse entrato in quella stessa stanza, in quell’esatto momento, e gli avesse detto ‘Severus Piton, ti sei affezionato anche troppo a quella ragazzina’, il diretto interessato, alla fine e con riluttanza, avrebbe risposto di sì.
Piton, ancora davanti allo specchio, si passò una mano davanti agli occhi. Non poteva andare a quella festa, perché sapeva che prima o poi se ne sarebbe pentito.
Poi però ripensò anche allo sguardo di Lily, mentre lo invitava a quell’evento, ancora raggiante, come se quel principio di discussione tra loro non fosse mai avvenuto. L’aveva guardato speranzosa in un suo sì, e Piton, come al solito, aveva solo dato una mezza risposta. E, come al solito, a Lily non era importato, perché tanto sapeva che la mezza risposa di prima equivaleva proprio ad un sì. Ed aveva continuato a guardarlo raggiante.
Perciò Piton non si sorprese più di tanto quando, nonostante tutti i pensieri e propositi fatti davanti allo specchio, si chiuse alle spalle la porta di casa propria e si smaterializzò.
 
Casa Potter era ovviamente come la ricordava, con la sola differenza che nel giardino ora erano state posizionate delle lanterne di carta – ancora spente, dato che il sole non era ancora calato – e che la porta di casa era stata lasciata aperta, per far sì che gli invitati entrassero senza problemi e senza far sì che vi fosse la necessità di un usciere.
Piton si avvicinò lentamente a quella casa, e, come l’ultima – e unica – volta che c’era stato, fu di nuovo tentato di andar via. Solo che adesso era per motivi nettamente diversi. Ma proprio come l’ultima volta, continuava ad avvicinarsi a quella casa, cosicché molto presto raggiunse anche la porta di ingresso. All’inizio nessuno fece caso alla sua presenza, affaccendati com’erano a parlare tra di loro, ma poi, evidentemente, qualcuno si accorse della macchia troppo scura che ancora stava in piedi sulla soglia di casa.
E così, come previsto, Piton si sentì decine di occhi puntati addosso.
Subito, però e per fortuna, la signora Potter gli si avvicinò, facendolo entrare.
“Buonasera, professor Piton.” disse lei “Alla fine è venuto, allora.”
Lui la focalizzò solo in quell’istante. “Prego?”
“Lily ci aveva detto di averle mandato un invito, ma che non sapeva se si sarebbe presentato o no.”
“Sì, mi ha… mandato un invito.” rispose lui “A proposito, questo è per la ragazza.”
E porse alla donna quel pacco incartato con della semplice carta grigia. Proprio da Piton.
Come previsto, comunque, giusto qualche minuto dopo si ritrovò seduto su una sedia e con un bicchiere di vino in mano; guardandosi intorno, da lì, poteva vedere le facce di tutti, in pratica, ma di Lily Luna non c’era neanche traccia, ancora. Fece una smorfia.
Un quarto d’ora dopo si erano presentati da lui Harry Potter, Ronald Weasley e la moglie, George Weasley e la Johnson, e persino Luna Lovegood e marito, e Neville Paciock con la moglie, di cui però non ricordava il nome, anche se era stata una sua studentessa. Aveva persino scoperto che Paciock insegnava ad Hogwarts, adesso. Per non parlare delle chiacchiere di Molly e di Arthur, poi.
Si ripromise di andarsene entro cinque minuti, se quella sconsiderata di una Potter non si fosse fatta viva.
Beh, non fu costretto ad andare via.
Neanche un paio di minuti dopo, infatti, da chissà quale stanza, venne fuori lei, accompagnata da quelle che erano un paio di amiche, presumibilmente.
Piton si scoprì pateticamente a disagio, seduto su quella sedia con un bicchiere di vino in mano, così si alzò in piedi continuando a guardarla. Lily cominciò a salutare tutti gli invitati, mentre svolazzava da una parte all’altra della stanza con quell’abitino viola che indossava quasi come se fosse una seconda pelle.
E quindi fu inevitabile che presto lei giunse anche da lui. Come se poi Piton non volesse, dopo che era stato lì, senza far niente e spazientendosi tutto quel tempo.
“E’ venuto, allora, signor Piton!” esclamò lei, appena lo vide.
‘Signor Piton’, non ‘Severus’. Meglio.
“Mi pare evidente.” rispose lui “Dato che sto parlando con te, Potter.” lei fece quella che presumibilmente doveva essere una smorfia divertita “Comunque ho dato il regalo a tua madre.”
“Davvero?” fece, ma poi cambiò leggermente tono “Le avevo detto che non doveva!”
“Da quando prendo ordini da te?”
Lily sorrise, nonostante la risposta pungente, e poi… scappò via.
Piton rimase parecchio interdetto.
Poi, però, Lily tornò immediatamente, con in mano, peraltro, con un pacco dalla carta grigia in mano.
Piton alzò gli occhi al cielo, mentre lei toglieva la carta.
“E’ una stupidaggine.” disse Piton, a quel punto.
“No, non lo è.” rispose lei, mentre si rendeva conto che il suo regalo consisteva in un semplice album per fotografie “Ciò vuol dire che adesso ci faremo delle foto insieme?” continuò lei, tornando a guardarlo.
“Non ci penso assolutamente, Potter, toglitelo dalla testa.”
La riposta di Lily fu una breve risata, prima che lei sembrasse pericolosamente sul punto di fare qualcosa. Ma desistette, ovviamente, per la presenza di così tante persone nella stanza. E Piton quasi le ringraziò mentalmente, per quello, sorprendendosi poi per un pensiero del genere.
“Beh, ci vediamo dopo, allora.” fece allora lei, e Piton fece soltanto un piccolo cenno del capo.
E a quel punto lui si risiedette sulla sua sedia a sorseggiare il suo vino, mentre Lily si diresse verso gli altri invitati, che magari si stavano anche chiedendo come mai la ragazza avesse scartato di già  il regalo dell’uomo in quasi-nero.
Dopo neanche un paio d’ore, comunque, Piton pensò che, a quel punto, fosse il caso di andar via.
Si accomiatò con i padroni di casa, i quali lo ringraziarono per essere venuto; Piton rispose con un gesto della mano, quasi a voler scacciare una mosca. Dopodiché cercò Lily, e quando l’ebbe trovata la ringraziò semplicemente dell’invito, dicendole che però doveva tornare a casa propria.
“Va già via?” fece però lei.
“E’ quello che ho detto.”
“Va bene, allora.” ‘acconsentì’ lei, e, prima che Piton potesse accorgersene, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia.
Lì. Davanti a tutti.
“Grazie per essere venuto, signor Piton.” continuò imperterrita lei, mentre Piton la guardò tra il confuso e il profondamente irritato “E grazie mille per il regalo.” un altro sorriso “Arrivederci.”
Piton se ne andò senza dire nient’altro.
 
Esattamente tre giorni dopo Piton si trovava seduto sulla proprio poltrona, nel suo salotto, con un libro in mano. Non aveva più avuto contatti con Lily dalla sera del suo compleanno, e continuava a ripetersi che d’altronde era meglio così, specie dopo l’ennesima dimostrazione d’affetto da parte sua. Salazar, l’aveva baciato. Certo, sulla guancia, ma sempre di un bacio si trattava, specie in una situazione tanto delicata quanto la loro. Perciò era meglio così.
Stava proprio leggendo, lui, un libro appena uscito sulle migliorie adottate nella preparazione della Pozione Antilupo, quando, improvvisamente, bussarono alla porta.
Piton smise immediatamente di leggere.
Doveva essere lei, senza alcun dubbio, specie quando al bussare si sostituì uno scampanellio. Se fosse stato il postino, ad esempio, se ne sarebbe già andato.
“Signor Piton?” sentì dall’altra parte della porta, e allora l’uomo si alzò.
Quella voce era indiscutibilmente di Lily, ma quando Piton arrivò davanti alla porta di casa, non l’aprì, bensì rimase così, fermo, a guardare il legno scuro di fronte a sé.
Di nuovo Lily suonò al campanello.
“Signor Piton, è in casa?” ripeté lei, ma di nuovo Piton non aprì comunque la porta, anzi, si voltò e tornò a sedersi.
Accavallò le gambe e vi poggiò il libro sopra, aspettando che Lily se ne andasse.
Non sarebbe andato ad aprire, non stavolta: lui si sarebbe comportato come un recluso in casa propria, era vero, il che lo faceva anche sentire dannatamente stupido, ma farla rientrare in casa sarebbe significato che lui avesse accettato la piega che stava prendendo il loro… rapporto.
E non doveva, nonostante…
“Nonostante niente.” pensò, prima di cercare di ricominciare a leggere.
Lily se ne sarebbe andata via e basta, senza ulteriori complicazioni.
Alla fine il bussare insistente alla porta finì, e Piton rimase in ascolto. Passò ancora qualche minuto, prima che l’uomo udisse il solito suono corrispondente ad una smaterializzazione. Solo a quel punto si rilassò davvero.
“Allora…” si disse a quel punto, sistemandosi di nuovo in un’altra posizione “La Pozione Antilupo…”
Lesse pochissimo, quel giorno.
La mattina dopo Piton non stava leggendo, ma lavando i piatti, quando di nuovo bussarono alla porta. E, come il giorno addietro, interruppe ogni attività, quando sentì quel suono.
Ovviamente non passarono molti minuti che risuonò, di nuovo, la voce di Lily, ma Piton stavolta neanche si mosse per andare a fissare, da dietro, la porta, come se fosse un eterno indeciso. Semplicemente rimase in cucina, con le mani poggiate ai lati del lavabo, aspettando che lei se ne andasse.
Non era un comportamento molto corretto, quello di Piton, ma lui… lui, alla fine, non aveva mai avuto a che fare con cose di quel genere, perciò agì più che altro seguendo l’istinto, anche se sapeva che, in quel modo, sarebbe risultato un idiota ed un vigliacco. Si morse l’interno della guancia, quando ci pensò; poi però udì, come il giorno prima, che Lily se n’era andata, di nuovo, e allora riprese quello che poco prima aveva bruscamente interrotto. Anche se forse ci mise troppa energia, perché finì per scheggiare una tazza.
 
Lily Luna era distesa supina sul proprio letto, guardando il soffitto con lo sguardo fisso nel vuoto. Quel giorno non sarebbe andata da Piton. Tanto, a quanto pareva, non c’era già da un po’.
Lily pensava che fosse partito per qualche viaggio… Strano, però, che non le avesse detto niente. Okay, non che Piton la informasse su tutto quello che faceva, però lui sapeva che sarebbe tornata a trovarlo, quindi magari avrebbe anche potuto degnarsi di farle sapere che per un po’ non ci sarebbe stato! Ma poi per ‘un po’’ quanto? Lily sperava che si trattasse di questione di un paio di giorni, e non, per esempio, di un mese! Però non poteva esserne sicura… Così decise che, invece di andare a casa sua facendo un ulteriore viaggio a vuoto, gli avrebbe mandato un gufo.
Gli scrisse quella mattina, e poi anche il giorno dopo e anche quello dopo ancora. E ogni volta non ricevette uno straccio di risposta. A quel punto, più che irritata, Lily iniziava a sentirsi preoccupata, e non poco. Così gli scrisse per la quarta volta, uno di quei pomeriggi, chiedendogli di farle sapere dove fosse finito e se stesse bene, perché era strano che fosse sparito in quel modo e perché non voleva che gli fosse capitato qualcosa di spiacevole.
Qualche ora dopo già disperava che lui le avrebbe risposto almeno quella volta, però poi, improvvisamente, sentì un lieve ticchettio alla propria finestra.
Quando vide un gufo che non conosceva, saltò giù dal letto, e spalancò la finestra per far entrare il volatile nella propria stanza. Non appena afferrò il foglio di pergamena indirizzato a lei, quel gufo volò subito via, senza neanche aspettare di venir rifocillato. Lily richiuse i vetri, a quel punto, e si sedette di nuovo sul letto, srotolando immediatamente il foglio che ora aveva in mano.
Vieni domani mattina, alle 10 in punto, alla mia vecchia abitazione. Si trova a Spinner’s End, ed è facile da trovare.
Non ammetto ritardi.
S.P.
Chiaro e coinciso. E burbero persino nelle lettere.
Ma Lily si sentì comunque al settimo cielo.
   
 
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