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Autore: _beyourswag    22/02/2012    5 recensioni
Farfalle che mi divoravano lo stomaco.
Cuore che batteva furiosamente.
Occhi sempre pieni di lacrime.
Stomaco in subbuglio e respiro mozzato.
Tutto questo, per lui.
Questo è quello che si chiama amore, allora?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia suonò con forza, trapanandole letteralmente i timpani.
Allungò la mano con fatica districandosi da piumone, per spegnerla, ma non fece altro che buttarla a terra sentendo un rumore che le fece intuire di averla rotta.
Un’altra sveglia distrutta.
Aprì gli occhi a fatica, sembravano incollati tra di loro, maledizione.
Sbadigliò a lungo, ma non aveva la forza di tirarsi su.
Si voltò dall’altra parte e in men che non si dica crollò di nuovo in un sonno profondo.

Erano passate altre due ore, e il cellulare stava squillando insistentemente.
Quinn si raddrizzò a fatica e senza nemmeno aprire le palpebre rispose al telefono, biascicando un ‘pronto?’.
“Quinn! Ma dove sei? Ti chiamo secoli, dovevamo vederci da Starbucks due ore fa, per cercare quel tuo maledetto lavoro!”
“Oh? Ma che ora è, scusa?”
“Sono le undici passate, che hai fatto, sei morta? Senti, io aspetto qui un’altra mezz’ora, poi me ne vado, fine.”
“Sì, corro, faccio subito.. scusami Lorelay!” disse con voce acuta gettando il telefono sul letto.
Si alzò in fretta e corse in bagno prendendo qualche abito a caso dall’armadio, fece una doccia molto veloce e pettinò i capelli biondo cenere, fissando il suo riflesso con gli occhi castano scuri ancora spenti per il sonno.
Era già passata mezz’ora, maledizione.
Prese il cellulare e digitò il numero della sua migliore amica, mentre afferrando la borsa corse fuori, respirando l’aria fresca.
“Pronto? Quinn, allora? Sto andando via.”
“Sono a dieci minuti da Starbucks, comincia a prendermi un cappuccino e una ciambella ripiena, sono arrivata!” urlò abbassando il telefono senza aspettare risposta.
Solo in quel momento si concesse ‘l’onore’ di osservare come si era vestita, completamente alla cieca.
Beh, alla fine non era andata male.
Aveva una maglietta bianca con sopra un pullover largo, che però non le nascondeva il fisico apparentemente snello, e un paio di jeans stretti.
Dopo pochi minuti arrivò da Starbucks, affannata, e spinse la porta entrando nel locale riscaldato.
Affilò lo sguardo e puntò al tavolo dove Lorelay stava bevendo distrattamente un caffè, mangiando qualche briciola della sua ciambella.
“Ehi, quella è la mia ciambella, giù le mani!” disse sorridendo.
“Allora non sei morta, Quinn! Meno male!”
“La smetti di chiamarmi Quinn? Sai che lo odio, devi chiamarmi Innie!”
“Lo so, ma volevo farti innervosire, così ti punisco per avermi fatto aspettare due ore come una scema!”
“Dai, Lore, non ti arrabbiare. Ho rotto anche questa sveglia!”
“Che novità, Innie. Comunque ho preso il giornale e ho trovato una cosa strepitosa! Sai che c’è Sanremo, no? Beh, cercano una ‘ragazza cameriera’, pagano bene e riusciresti a guadagnare quei pochi soldi che ti mancano per il viaggio a Londra!” l’amica sorrise raggiante e lesse l’articolo sul giornale:
“Cercasi ragazza dai 17 ai 20 anni per cameriera a tempo determinato nei locali dove si terrà il festival di Sanremo, se interessati chiamare a questo numero!”
Innie non perse tempo e chiamò subito dal cellulare, masticando nervosa la sua ciambella.
“Parla la segretaria-assistente esecutiva di Sanremo, posso aiutarla?” chiese una voce gentile.
Innie ingoiò in fretta l’ultimo boccone e quasi si strozzò.
“Salve, sarei interessata a quell’annuncio…..”



Fu così che Quinn Marchal si trovò negli studi di Sanremo, masticando nervosa una caramella, in attesa di essere chiamata.
Pochi minuti dopo il suo nome fu annunciato da una ragazza molto carina, in tailleur, che le sorrise gentile e la guidò in una piccola stanza, dove discussero per circa un quarto d’ora.
Quinn lasciò il suo numero, speranzosa.
“Come mai cerchi questo lavoro?” le chiese la ragazza in tailleur, Michelle, sulla soglia della porta, con fare curioso.
“Devo partire per Londra, e mi mancano ancora un po’ di soldi, ma non troppi. Con questo lavoro li guadagnerei e potrei partire..” sorrise raggiante.
“Allora tieni il cellulare a portata di mano, credo proprio che riceverai una chiamata. A presto!”
Quinn non poteva crederci, nemmeno quando poche ore dopo, seduta sul divano a guardare un film, il cellulare squillò.
“Pronto?” chiese con fare scocciato.
“Disturbo? Sono Michelle.”
“M-Michelle!? Dimmi tutto!” mormorò a fatica, trattenendo la sorpresa.
“Abbiamo deciso di chiudere i colloqui e scegliere te. Cominci domani, alle 9 in punto agli studi, va bene?” il tono era serio, ma allo stesso tempo dolce.
“Io.. grazie, davvero! Grazie!” disse Innie senza trattenere qualche lacrima di gioia.


Erano ormai settimane che Innie lavorava a Sanremo, era una di casa ora.
“INNIE!” la chiamò a gran voce Michelle.
“Mich! Che ti porto?”
“Porta tre caffè e due tea nel camerino 15, agli ospiti speciali!” urlò l’altra mentre si pettinava chiusa nel suo camerino.
Ospiti speciali? Non lo sapeva.
Alzò le spalle, preparò il necessario e bussò al camerino 15.
La porta fu aperta da un ragazzo moro, occhi scurissimi e una leggera cresta, a torso nudo.
La ragazza rimase immobile, ferma, la bocca spalancata.
Un altro ragazzo si fece spazio, capelli ricci e ribelli e occhi di un verde spaventoso.
“Hi babe.”
Quinn non potè far a meno di far cadere il vassoio. Arrossì bruscamente e si chinò a raccoglierlo il tutto mentre il suo cervello assimilava l’informazione.
One Direction, One Direction, One Direction. I suoi idoli davanti a lei.
Harry rise con dolcezza e la aiutò.
“Sei una nostra fan?” chiese il riccio in inglese.
Quinn annuì. Parlava perfettamente inglese, sembrava una madrelingua, ma si sentiva a disagio davanti a loro.
“Parli inglese?” chiese ancora Harry.
“S-sì.. ma, cioè. Sono sconvolta, non posso credere di avervi davanti a me.” Rispose lei in perfetto inglese, arrossendo fino alle orecchie.
Harry rise e si raddrizzò, posando il vassoio su un tavolo nella stanza.
“Entra! Vuoi un autografo?”
“Io.. sì, sarebbe fantastico. Dio, ragazzi, sono sconvolta, io vi amo tantissimo, siete i miei idoli, vi conosco da sempre, non avrei mai pensato di vedervi! E non qui, non ora, non adesso, e sono ridotta malissimo..dio, non ci credo, posso.. posso abbracciarti?” Disse tutto d’un fiato ad una velocità allucinante. Ovviamente in inglese perfetto.
“Ma sei italiana o inglese?” chiese Harry parecchio sorpreso dell’abilità linguistica della ragazza.
Lei rise in imbarazzo e si fece fare un autografo da ognuno, e rimase incantata davanti a Zayn.
Lui ovviamente se ne accorse e rise di cuore, abbracciandola.
Chiacchierarono come se lei fosse una normale fan, cosa giusta in realtà.
Le sembrava di stare letteralmente sognando, non poteva crederci, era tutto perfetto.
“Io.. grazie, di tutto. Cioè, della vostra musica, di ogni cosa che fate.” Disse imbarazzata, per poi sentirsi chiamare da Michelle. “Ora devo scappare.. io, vi amo!” disse correndo fuori.
Harry le urlò dalla soglia, chiedendole il suo nome.
“Quinn! Ma chiamami Innie!” disse correndo a eseguire ‘gli ordini’ del capo.

Quella sera Quinn sgattaiolò tra gli spalti, osservando unicamente la loro esibizione.
Pianse, pianse di gioia perché sentiva il cuore colmo della loro musica.
Era innamorata dei suoi idoli e non aveva paura ad ammetterlo.

Sanremo era finito, Quinn aveva guadagnato i soldi che le servivano.
I biglietti erano lì, sul letto, accanto alla valigia.
Aveva già salutato sua madre, tra i molti pianti, e la sua migliore amica.
Scese le scale e uscì, osservando il taxi che l’avrebbe portata verso la sua nuova vita.
Entrò e si sedette, mentre il tassista metteva la sua valigia enorme nel bagagliaio. Strinse forte a sé la borsa che conteneva poche cose.
Qualche trucco, un libro da leggere, e una foto con Lorelay.
Prese il cellulare e le inviò un messaggio.
‘Sto andando in aereporto. Ricorda che hai promesso di venirmi a trovare, a Londra.
Mi mancherai,
Innie xx’
Spense il cellulare mentre qualche lacrima ancora le rigava il volto, pallido per l’ansia e il nervosismo.
Ma era felice, davvero. Come non mai.
Prese l’I-Pod e infilò le cuffie nelle orecchie, sentendo l’unica cosa che non l’avrebbe abbandonata mai, ovunque fosse andata.
                                                 You know I'll be
                                            Your life, your voice your reason to be
                                                       My love, my heart
                                                      Is breathing for this
                                                        Moment in time
                                                I'll find the words to say
                                              Before you leave me today.

















_______
BENE, PRIMO CAPITOLO DI UNA NUOVA STORIA.
DIO, SPERO VI PIACCIA, DAVVERO. RECENSITE, DAI. ASFOHASIOFHDOGH.
speravo uscisse meglio, ma è okay. (?)
VI AMO CAROTE, HAHAHA.

  
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