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Autore: kagome123    23/02/2012    6 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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capitolo 27

Capitolo ventisette – Sentimenti

 

 

“Siamo tornati!” Urlò Inuki entrando in casa insieme alla sorella e chiudendo velocemente la porta dietro di sé.

 

“Ah, come si sta bene qui. Fa un caldo bestiale lì fuori!” Commentò Kaori, godendo dell’aria condizionata per parecchi istanti mentre si sbottonava la camicetta della divisa e si asciugava il sudore dalla fronte.

 

“Oh, bentornati ragazzi. Come mai siete rientrati così tardi? Mi stavo iniziando a preoccupare, sapete?” Disse Kagome affacciandosi dalla cucina e accogliendo i figli con un abbraccio.

 

“Scusaci ma dovevamo finire di sistemare le ultime cose per il festival culturale di domani. Il club di karate ha deciso di allestire un palco dove i migliori tra noi daranno prova delle loro abilità con combattimenti e sfide all’ultimo respiro.” Spiegò Inuki.

 

“Oh? E immagino che tu e tua sorella sarete tra questi.”

 

Kaori ridacchiò.

“Puoi dirlo forte, mamma! Ahhh, non vedo l’ora che arrivi domani! So già che mi divertirò da morire!” Disse, schioccandosi rumorosamente le lunghe dita artigliate.

 

“Hehe. Sta solo attenta a non utilizzare tutta la tua forza. Qualcuno si potrebbe fare male sul serio.” L’ammonì il padre, apparendo dalla cucina e posandole una mano sulla testa argentata.

 

“Non hai nulla di cui preoccuparti, papà. Starò attenta.” Disse Kaori, con sorriso furbetto in volto.

 

“Per il resto non avete saputo ancora nulla dei risultati dei test?” Chiese poi Kagome, curiosa.     

 

A quelle parole Kaori deglutì rumorosamente.

“Beh… ecco… in realtà…”

 

“Oh, si. Sono usciti questo pomeriggio e, fortunatamente, siamo riusciti a superarli entrambi.” L’anticipò il fratello, bloccandola prima che potesse dire qualcosa.

 

“Veramente? Oh! Ma questa è una magnifica notizia!” Commentò euforica la donna per poi abbracciare nuovamente i due ragazzi.

 

Kaori si sciolse velocemente da quell’abbraccio per poi abbandonarsi ad un profondo sospiro di rassegnazione.

 

Inuyasha e Kagome si guardarono, sorpresi.

“Che succede, tesoro?” Domandarono.

 

“Niente. È solo… avrei preferito che, almeno per me, si fossero conclusi con un punteggio migliore. Uff, per una volta che avevo studiato così tanto!” Sbuffò Kaori con una punta di amarezza e abbassando leggermente il capo.

 

Inuki si grattò nervosamente la nuca per poi fare qualche passo in direzione della sorella.

“Non dovresti essere triste, sorellina. L’hai passato ed è questo ciò che conta. La prossima volta ti andrà meglio, ne sono più che sicuro!” Commentò, cercando di rassicurarla.

 

La ragazza sbuffò nuovamente, irritata dalle azioni del fratello.

“Smettila di prendermi in giro, Inuki! Non faccio che provarci e riprovarci ma poi alla fine riesco solo a prendere il minimo!” Urlò.

 

“Questo perché forse non ti sei impegnata abbastanza, figlia mia.” Intervenne Kagome, con tono comprensivo e accarezzandole il volto.

 

Kaori incrociò le braccia, seccata.

“Fhè! Ma ti sei resa conto di quanto ho studiato, mamma?! Di quante ore ho passato su quei dannati e noiosissimi libri?! E per cosa poi? Dimenticare tutto quello che ho appreso qualche secondo dopo aver sostenuto l’esame! La scuola è inutile, mamma. Non capisco proprio perché costringano i ragazzi ad andarci! Io…”

 

“Siete fortunati invece. Ma tu sei ancora troppo giovane per rendertene conto.” Disse Inuyasha, interrompendo bruscamente il discorso della figlia e guardandola fisso negli occhi.

 

“Papà?”

 

“Devi sapere, Kaori, che mia madre era una principessa appartenente ad un nobile e facoltoso casato e, quindi, fin dalla più tenera età era stata istruita ed educata secondo gli usi e i costumi delle nobildonne di quell’epoca. Quando rimase incinta e mi partorì, il mondo in cui era stata da sempre stata abituata a vivere la ripudiò, costringendola a cambiare radicalmente le sue abitudini.

Mio padre morì subito dopo la mia nascita e così mia madre si ritrovò improvvisamente sola e costretta a dover lavorare per crescere il suo bambino. Ma questo non le ha mai impedito di farmi da precettore. E così, sebbene le chiedessi ogni giorno perché lo facesse o mi lamentassi per la quantità e la difficoltà degli studi a cui mi sottoponeva, lei non si perdeva mai d’animo, continuando spronarmi e ad insegnarmi tutto ciò che sapeva. La sera, al mio ritorno, la trovavo sempre lì, nella piccola e fredda capanna concessaci dal padrone del feudo, inginocchiata davanti al fuoco e con i grandi rotoli di scritture tra le mani.

Non ti nascondo che a quel tempo odiavo da morire quel momento della giornata ma poi, una volta rimasto solo, mi è mancato come non mai.

Tu e tuo fratello vi siete trovati a vivere in un’epoca in cui a tutti, per legge, è concessa un’istruzione e questo per me, hanyou cresciuto nella solitudine e nell’ignoranza, è qualcosa di meraviglioso ed eccezionale.” Disse, per poi spostare lo sguardo su entrambi i figli e sorridere.

 

La giovane mezzo demone, commossa da quel racconto, corse subito ad abbracciare il padre.

“Perdonami, papà. Non volevo… dire quelle cose. Sono contenta di poter andare a scuola e tutto il resto, però…”

 

“…vorresti che qualche volta le cose andassero meglio anche per te, non è così?” Continuò Kagome, unendosi anche lei a quell’abbraccio.

 

Kaori annuì, per poi nascondere il viso tra le braccia di entrambi i genitori.

 

“Succederà anche a te prima o poi. Ne sono certa, figlia mia.” Le disse dolcemente il padre per poi stringere più forte le sue due donne tra le braccia.

 

I tre rimasero a lungo così, godendo della reciproca vicinanza. Poi Kagome prese nuovamente la parola.

“Adesso basta pensare al passato. Perché tu e tuo fratello non andate di sopra a chiamare Shiro? Tra una mezz’oretta sarà pronta la cena e gli ospiti, ormai, staranno per arrivare.”

 

A quelle parole, Inuki e Kaori si guardarono, insicuri e sorpresi.

“Ospiti?” Domandarono all’unisono.

 

Kagome ridacchiò.

“Lo scoprirete tra qualche minuto, ragazzi. Ora su. Andate a chiamare il vostro amico!” Disse tra le risa e spronandoli ad andare.

 

‘È davvero una cosa insolita. Chissà chi avrà invitato.’ Si ritrovarono a pensare i due fratelli, prima di cominciare a salire lentamente le scale.  

 

 

 

In quello stesso momento Shiro, ancora convalescente per la febbre, era sdraiato sul letto di Kaori, immerso nella lettura.

Fin dal momento in cui si era svegliato dal coma, il giovane monaco aveva trascorso quelle lunghe e calde giornate estive rinchiuso in camera a leggere e a documentarsi su quello strano futuro in cui si era trovato magicamente a vivere e, man mano che i giorni passavano, si era appassionato così tanto a quelle letture da non poterne quasi più fare a meno.

 

 “Sempre alle prese con quel libro di storia, Shiro?” Domandò Inuki, entrando per primo nella stanza e chiudendo la porta dietro di sé. 

 

“Fhè! Ma guardalo! Non credevo esistesse qualcuno, oltre a mio fratello, in grado di rimanere incollato ad un libro per più di un giorno!” Commentò ironica Kaori, liberandosi della cartella e prendendo posto accanto all’amico.

 

 Il giovane monaco sorrise vedendo i due.

“Che posso farci, ragazzi? Voi due siete impegnati ogni giorno con la scuola e io, fintanto che sarò bloccato qui a letto, non ho altro modo per trascorre il tempo. Non che questo mi dispiaccia, sapete? Sono davvero molto interessanti questi testi!”

 

Kaori sospirò rumorosamente.

“Perché, invece di rimanere qui, questa mattina non sei uscito un po’ in giardino? Era una bellissima giornata, sai?” Disse Kaori, incrociando le braccia al petto.

 

Shiro si gratto la nuca, imbarazzato.

“Avrei voluto ma vostra madre non me l’ha permesso. Secondo lei era meglio che rimanessi a letto ancora per un giorno.”

 

“Fhè! Che esagerata! È ormai una settimana che sei senza febbre e poi anche la frattura al braccio si è completamente rimarginata. Non capisco perché mia madre si ostini ancora a tenerti recluso qui!” Disse Kaori, seccata.

  

“Kaori, lo sai benissimo anche tu che nostra madre lo ha fatto a fin di bene. Dopotutto, Shiro è stato con la febbre a 40 per quattro giorni di fila e per poco non siamo dovuti correre d’urgenza in ospedale. È normale essere un po’ più prudenti.” L’ammonì Inuki.

 

“Già, è vero. Va bene essere prudenti però… tu ti senti bene, non è così Shiro?” Sussurrò la giovane mezzo demone con un tono in cui traspariva palese tutta la sua preoccupazione.

 

Il giovane monaco, non aspettandosi un tale comportamento da parte della ragazza e toccato da quelle timide e preoccupate parole, sentì un dolce calore invadere il suo animo, facendolo fremere di felicità.

“Ti stai forse preoccupando per me, Kaori-chan?” Chiese con un filo di voce, curioso.

 

“Io? P-preoccuparmi per te?” Balbettò con tono insicuro e imbarazzato. “Perché mai dovrei fare una cosa del…”

 

Ma prima che la ragazza potesse concludere la frase o fare qualcosa per ribellarsi, il giovane monaco, con un movimento veloce e preciso, aveva intrappolato entrambe le mani tra le sue, bloccando ogni sua azione.

 

“Non preoccuparti, Kaori-chan. Si, in questi ultimi tempi sono stato male e non sono mancati i momenti in cui ho decisamente creduto di non farcela, ma se vuoi proprio saperlo, è stato grazie a te e alle tue amorevoli cure che io, adesso, posso ritenermi fuori pericolo. Non potrei mai lasciarti dopo tutto quello che hai fatto per me!” Disse poi con tono fiero e solenne, senza staccare per un solo attimo gli occhi da lei.

 

Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa della giovane mezzo demone.

“A-amorevoli cure?! Si può sapere cosa diavolo vai blaterando, razza di pervertito?! Io non ho fatto assolutamente nulla! E poi c-c-c-che cosa vuoi che me ne possa importare della tua miserabile vita?” Ringhiò irritata e imbarazzata.

 

Ma il ragazzo sembrava non dare peso alle sue parole.

 

“Non potrò mai dimenticare quella lunga notte in cui mi sei rimasta accanto per tutto il tempo, inumidendomi la pezzuola sulla fronte per far diminuire la febbre che continuava inesorabilmente a salire.”

 

In quel momento il volto di Kaori, ormai rosso peperone, iniziò a riempirsi di piccolissime gocce di sudore.

“Fhè! Tante storie per così poco. Chiunque al mio posto si sarebbe comportato così!” Balbettò, sempre più imbarazzata. “E poi ho dovuto farlo, visto che deliravi come un pazzo e che non hai fatto chiudere occhio a tutta la casa.” Continuò, abbassando leggermente il tono della voce.

 

 “Allora credo che sia giunto il momento, per me, di sdebitarmi.” Disse subito il giovane monaco, continuando imperterrito a fissarla.

 

Kaori lo guardò per qualche secondo, confusa.

“Sdebitarti?”

 

In un attimo Shiro la tirò a sé, abbracciandola.

 

Per poco alla ragazza non uscirono gli occhi dalle orbite.

“S-Shiro? C-c-cosa diavolo s-stai facendo?” Sussurrò con un filo di voce, tremando e con il cuore che le batteva a mille.

 

“Ti sto ringraziando, naturalmente.” Disse con un sorrisetto ebete in volto e continuando a stringerla.

 

“C-C-CHE? No… senti…credo sia meglio che tu… la smetta, ecco!” Balbettò, agitata e cercando di sfuggire al suo abbraccio.

 

“E perché mai? Non mi sembra di stare facendo qualcosa di male.”

 

“Questo è vero. Però…è imbarazzante e… INUKI, DANNAZIONE, FA QUALCOSA!” Imprecò, rivolgendosi al fratello con occhi supplicanti.

 

Inuki ridacchiò.

“E perché dovrei? Shiro non sta facendo nulla di male e poi… non posso farci niente: siete davvero carini così!” Commentò ironico e con un sorrisetto malizioso sulle labbra.

 

“C-c-carini?! QUESTA LA PAGHI, INUKI!” Ruggì furiosa, continuando a dimenarsi come una forsennata tra le braccia del ragazzo.

 

Ma fu costretta a bloccarsi.

Improvvisamente sentì la mano destra di Shiro scivolare audacemente sempre più giù fino ad arrivare al suo fondoschiena.

In preda alla rabbia più assoluta e usando tutta la forza che aveva in corpo, si liberò dalla presa del ragazzo e lo schiaffeggiò, catapultandolo dalla parte opposta della stanza.

 

“E tu questo lo chiami nulla di male, razza di pervertito che non sei altro?!” Ruggì guardando il ragazzo con occhi di fuoco.

 

Il giovane monaco, ora a testa in giù e con la guancia destra in fiamme, si limitò a guardarla con un’espressione di pura estasi in volto.

 

Inuki si abbandonò ad un profondo sospiro.

‘Quand’è che ti renderai conto di ciò che provi per lui, sorellina?’ Si ritrovò a pensare, continuando a guardare quella buffa scenetta davanti a lui.

 

….

 

“E dai, Kaori-chan. Facciamo pace. Lo so, ho esagerato, ma… è qualcosa che fa parte della mia natura e… non ho potuto evita..”

 

“ZITTO! La prossima volta che ti azzarderai a toccarmi con quelle tue LURIDE ZAMPE, non sarò così clemente! Dovresti ringraziare la tua buona stella se in quel momento non ti ho scaraventato giù dalla finestra! E SMETTILA DI CHIAMARMI COSÌ, HAI CAPITO?!” Ruggì, aumentando il passo e ignorando le parole del ragazzo.

 

“Ma… te l’ho detto! Non è colpa mia! Aspetta! Lasciami spiegare almeno!”

 

Kaori ringhiò, fermandosi e girandosi, furiosa, verso di lui.

“E cosa ci sarebbe da spiegare? Con la scusa di ringraziarmi, hai approfittato per allungare le mani su di me. E quel che è peggio, io ci sono pure cascata! NON OSARE PIU’ AVVICINARTI, CHIARO?!”

 

“No…aspetta! Io…”

 

“Su, su, ragazzi. Ora basta litigare! E poi non vorrete mica farvi vedere in questo stato dagli ospiti che si trovano già al piano di sotto?” Intervenne Inuki, cercando di mettere pace.

 

“Fhè! Non me ne importa un fico secco, Inuki! Per colpa TUA e del TUO AMICO qui, sarò intrattabile per tutta la serata!” Urlò più forte portando, arrabbiata, le mani tra i capelli. “Tanto so benissimo che vi eravate messi d’accordo!” Continuò.

 

Inuki e Shiro si guardarono con un enorme gocciolone sulla fronte.

 

La ragazza alzò un sopracciglio.

“Ci ho azzeccato, vero?”

 

“Ma che dici, sorellina?” Disse Inuki, agitato.

 

“Questo non corrisponde affatto a verità! Ti fidi così poco di me, Kaori-chan?” Continuò Shiro, sempre più agitato.

 

Un ghignò cattivo si disegnò sul volto della giovane mezzo demone la quale cominciò a schioccarsi rumorosamente le lunghe dita artigliate.

“SIETE MORTI. TUTTI E DUE!” Ruggì per poi gettarsi contro i ragazzi.

 

Ma prima che potesse farlo, la voce del padre la spiazzò, costringendola a bloccarsi.

“Si può sapere cosa sta succedendo qui? Siete forse impazziti?”

 

“Oh, ciao papà. Shiro e Kaori stavano avendo uno dei loro soliti battibecchi. Ma ora è tutto risolto, non è così, sorellina?” Si affrettò a rispondere Inuki, ridacchiando e asciugandosi il sudore dalla fronte.

 

Kaori si limitò a sbuffare rumorosamente per poi girare la testa dalla parte opposta.

 

Soliti battibecchi, uhm?” Ripeté l’hanyou adulto, osservando subito di sbieco il giovane monaco a pochi passi da lui.

 

Shiro deglutì rumorosamente.

“Nulla di cui debba preoccuparsi, signore. Stavamo solo…giocando, hehe.” Balbettò, agitato.

 

Un nervo pulsante si disegnò sulla fronte dell’hanyou.

“Che cosa hai fatto alla mia bambina, moccioso?” Domandò, diretto.

 

“Io? N-non le ho fatto niente, signore. Glielo assicuro. L’ho soltanto ringraziata per… ecco... essermi stata vicino nei giorni in cui ho avuto la febbre alta.” Disse con voce tremante ma senza abbassare lo sguardo.

 

Veloce, Inuyasha lo afferrò per la maglietta, portandosi faccia a faccia con lui.

“Spero per te che tu non ne abbia approfittato per farle qualcosa di perverso, moccioso, altrimenti…”

 

“Non riuscite proprio ad andare d’accordo voi due?”

 

Riconosciuta la voce, l’hanyou si abbandonò ad un rumoroso sospiro.

“Mi sono sempre domandato come tu faccia ad apparire nei momenti più inopportuni, Miroku.” Rispose Inuyasha con tono seccato per poi liberare subito il giovane monaco dalla sua presa erculea.

 

“Me lo sono spesso chiesto anch’io, sai?” Ribatté ironico, osservando l’amico avviarsi lentamente in direzione delle scale.

  

Shiro sgranò più volte gli occhi, scioccato.

“Padre?” Domandò, insicuro.

 

“Ciao, Shiro. Come stai? Ti trovo in forma!” Disse l’uomo facendo qualche passo in direzione del figlio con il piccolo Ken tra le braccia.

 

“C-cosa ci fate qui, padre?” Domandò Shiro sempre più confuso.

 

“È stata un’idea della divina Kagome. Ormai ti sei completamente ristabilito e abbiamo deciso di ritrovarci tutti insieme da questa parte del pozzo per festeggiare.” Spiegò posandogli una mano sulla spalla e sorridendo.

 

“Tutti… insieme? Non vorrai dirmi che…?”

 

“Shiro! Oh Kami, non immagini minimamente quanto mi sei mancato, figlio mio!” Urlò improvvisamente Sango correndo in direzione del figlio con la voce rotta dall’emozione.

 

Lui, sorpreso ma felice, rivolse il suo sguardo verso la madre che piangeva che tra le sue braccia.

“Perché state piangendo, madre? Vi prego, sapete che non lo sopporto.” Le disse, ricambiando il suo abbraccio.

 

“Perché non dovrei? Dopo la battaglia, le tue condizioni erano così gravi che ho temuto seriamente di perderti. Non puoi minimamente immaginare quanto grande sia la mia gioia in questo momento!” Disse, continuando ad abbracciarlo e ad accarezzarlo.

 

Il ragazzo avrebbe voluto continuare a parlarle ma le piccole Maya e Aya lo costrinsero a sciogliersi da quell’abbraccio, travolgendolo improvvisamente, più euforiche e scatenate che mai.

 

“Shiro-nii! Shiro-nii! Eravamo tanto preoccupate per te! Dov’eri finito?” Domandarono all’unisono le due gemelline, abbracciandolo forte e tirandogli giocosamente la maglietta.

 

Il giovane monaco sospirò, sorridendo.

“Purtroppo un demone cattivo mi ha ferito e sono dovuto rimanere a letto per tanto tempo. Mi dispiace se vi ho fatto preoccupare, ragazze.” Disse, rispondendo al loro abbraccio e baciandole dolcemente sulla fronte.

 

Qualche secondo più tardi anche il piccolo Yuichi imitò le sorelle, buttandosi a sua volta tra le braccia del fratello.

 

“Ehi, Yuichi! Ci sei anche tu! Ti sono mancato?”

 

Il bambino annuì, battendo più volte le piccole mani. Poi focalizzò la sua attenzione sullo strano indumento che indossava il fratello maggiore.

 

“Shiro-nii... strano.” Balbettò, insicuro.

 

Shiro ridacchiò.

“È strano il mio kimono, vero? Inuki e Kaori mi hanno detto che si chiama tuta. Un giorno ti spiegherò meglio.” Disse, accarezzando la testa del fratello minore e facendolo sedere accanto a lui.

 

“A quanto pare ti sei ambientato piuttosto bene in questo mondo, fratellino.” Disse Ikkuko, avanzando lentamente verso di lui e sorridendogli.

 

Il giovane monaco rispose al sorriso.

“Ciao, Ikkuko-neechan. Sono contento di rivederti.”

 

Dopo qualche istante la ragazza si inginocchiò, abbracciandolo forte.

“Anch’io, fratellino. Anch’io.” Disse con la voce rotta dall’emozione.

 

“Kagome, piccola mia, perché non vai anche tu a salutare tuo fratello?” Disse Miroku, rivolgendosi alla piccola sacerdotessa nascosta dietro di lui. 

 

La bambina rimase per qualche istante immobile, insicura sul da farsi.

Poi, dopo aver fatto un profondo sospiro iniziò ad avanzare timidamente nella direzione degli altri fratelli.

 

“C-ciao, Shiro-nii.” Disse in un sussurro, titubante e imbarazzata.

 

Il giovane monaco alzò lo sguardo in direzione della bambina per poi sorriderle dolcemente.

“Ciao, Kagome-chan. Sono felice di vedere che ci sei anche tu. Perché non vieni qui e mi abbracci?”

 

Superata l’incertezza iniziale, la bambina fece come le era stato detto.

“Mi sei mancato da morire, Shiro-nii.” Disse con voce tremante e il volto leggermente arrossato.

 

“Anche tu, sorellina.” Commentò il ragazzo, ricambiando l'abbraccio.

 

I due fratelli rimasero così a lungo, godendo della reciproca vicinanza, poi Miroku prese nuovamente la parola, sorprendendo tutti.

“Che ne dite di abbracciarlo tutti insieme, bambini?” Disse l’uomo, con un sorrisetto cretino stampato in faccia.

 

Il corpo del giovane monaco fu attraversato da un brivido freddo.

“Eh? No! Aspettate! Aspettate solo un moment...!”

 

Ma il ragazzo non poté terminare la frase.

In un attimo i fratelli gli furono tutti addosso, afferrando e tirando ogni parte del corpo disponibile.

Miroku, affidato il piccolo Ken a Kaori, imitò i figli e la moglie qualche secondo più tardi, unendosi così anche lui in quell'abbraccio collettivo.

 

Kagome, Kaori, Inuki, la nonna e Souta, che nel frattempo si erano uniti a loro, osservavano quella scena con un sorriso in volto mentre Inuyasha, in disparte e con la schiena poggiata ad una parete del corridoio, borbottava fra sé e sé.

 

‘Fhè! Umani! Tante storie per un paio graffi.’ Sbuffò, incrociando velocemente le braccia dietro la testa.   

 

 

 

Più tardi quella sera, Inuki e Kaori fecero vistare la casa a Ikkuko, la quale aveva deciso di passare la notte da quella parte del pozzo insieme agli amici.

“Così questa è la vostra camera, ragazzi?” Domandò Ikkuko, entrando timidamente nella stanza dei due hanyou.

 

Kaori annuì.

“Ti piace?”

 

“Come potrebbe non piacermi? È stupenda! E non solo la vostra stanza. Non ho mai visto una casa così grande e spaziosa in tutta la mia vita!” Commentò euforica la giovane taijiya, osservando affascinata tutt’intorno.

 

“Beh, in realtà esistono abitazioni ben più grandi di questa. Non dovresti sorprenderti più di tanto, Ikkuko.” Spiegò Inuki.

 

“Ancora più grandi più questa?” Ripeté la ragazza, incredula.

 

Kaori annuì.

“Già. I grattacieli ad esempio!”

 

“Gratta-cieli?”

 

“Si tratta di enormi e altissimi edifici dalla forma rettangolare. Ora è buio ma, se guardi dalla finestra, puoi tranquillamente individuarli per la loro caratteristica forma e luminosità.” Spiegò nuovamente Inuki, facendo segno alla ragazza di avvicinarsi.

 

Ikkuko si avvicinò lentamente alla finestra e lo spettacolo che le si presentò davanti fu uno dei più belli che avesse mai visto. Milioni di luci e colori, dalle più svariate forme e sfaccettature, brillavano a parecchi chilometri di distanza, delineando un paesaggio completamente diverso da quello che fin da piccola era sempre stata abituata a vedere.

 

“Wow. È… è davvero meraviglioso. Sembra di essere in un luogo completamente diverso!” Sussurrò con la voce colma di emozioni, senza riuscire a staccare gli occhi da quella visione.    

 

“Bella Tokyo, vero? E dovresti vederla di giorno, Ikkuko! È tutta un’altra cosa!” Disse Kaori, portandosi vicina alla ragazza e indicando gli altri edifici sullo sfondo.

 

A quelle parole, la ragazza non poté trattenersi dal sospirare.

“Sarebbe meraviglioso ma non credo che una cosa del genere possa realizzarsi.” Disse, chinando tristemente il capo.

 

“Io sono del parere che tu non debba rinunciarci così in fretta, Ikkuko.” Disse all'improvviso Inuki, sorprendendo tutti i presenti.

 

“C-cosa vorresti dire, Inuki?” Domandò la giovane taijiya con un filo di voce, quasi fosse timorosa di udire la risposta del ragazzo.

 

“Stavo pensando di portare te e tuo fratello con noi al festival culturale. Lo so, è un’idea folle ma… in questo modo, potreste tranquillamente…”

 

Ma Kaori interruppe bruscamente il suo discorso, afferrandolo per il vestito.

“Ma dico SEI completamente IMPAZZITO, fratellino?! Non possiamo portarli con noi a scuola! Il nostro mondo è completamente diverso dal loro. Per non parlare delle macchine, degli aerei, del modo di vestire o di parlare!” Urlò, isterica.

 

“Lo so, sorellina ma, se ben ricordi, è successa la stessa identica cosa anche a noi quando ci siamo ritrovati, come per magia, nel passato. Basterà metterli al corrente delle cose più importanti e non avremo più nulla di cui preoccuparci. Si confonderanno semplicemente tra la folla.”

 

“Ma… Inuki! Cerca di ragionare: non puoi mettere a paragone un viaggio nel passato con uno nel futuro. Ci sono troppe cose che loro non conoscono, che non comprendono! E poi io e te saremo impegnati con lo spettacolo nel primo pomeriggio. È troppo rischioso, Inuki! Come faremo se… dovesse verificarsi qualcosa di terribile?”

 

“La nostra esibizione durerà al massimo un’ora. Li faremo sedere tra il pubblico. Nessuno li noterà.”

 

“Si, potrebbe funzionare. Però…”

 

“Sai, Kaori? Neanche io la reputo una cattiva idea.” Ribatté il giovane monaco, entrando improvvisamente in quel discorso.

 

“Eh?”

 

“È più di un mese che ormai sono bloccato da questa parte e non ti nascondo che anch’io sono molto curioso di visitare la vostra città.”

 

“Adesso non ti ci mettere anche tu, Shiro. Non possiamo rischiare in questo modo solo per farvi fare il giro turistico della città!” Commentò, cercando di farlo ragionare.

 

“Tu che ne dici, sorellina? Andrebbe anche a te di fare il giro turistico della città?” Disse il ragazzo, ripetendo le parole usate dall’amica pochi secondi prima e porgendo la mano in direzione della sorella.

 

La giovane taijiya rimase in silenzio, insicura sul da farsi, mentre Kaori si portò, arrabbiata, le mani tra i capelli. 

 

“Ikkuko-chan, dimmi che almeno tu non la pensi come i nostri fratelli! Dimmelo, te ne prego!” Disse, quasi supplicandola.

 

La ragazza deglutì rumorosamente.

“Beh… ecco… a dire il vero… non vedo nulla di male nel provarci, Kaori-chan. E poi… quando potrebbe capitarci di nuovo un’occasione simile?” Disse con un filo di voce e con il volto lievemente arrossato.

 

A quella risposta, Kaori cadde al suolo, sconfitta e sconsolata.

 

“Allora è deciso, ragazzi! Domani visiteremo Tokyo tutti insieme!” Urlò Inuki euforico, portando la mano verso l’alto.

 

Shiro e Ikkuko lo imitarono quasi subito, contagiati dalla sua euforia.

 

Kaori si abbandonò ad un profondo sospiro.

‘Perché ho la bruttissima sensazione che domani sarà la giornata più lunga e difficile della mia vita?’ Si ritrovò a pensare sconsolata la povera Kaori, ormai rassegnata al suo destino.

 

 

“Sei sicura che questo tipo di abbigliamento non sia troppo… provocante, Kaori-chan?” Domandò la giovane taijiya, mettendosi in piedi e fissando, imbarazzata e affascinata, la sua immagine riflessa nel grande specchio.

 

“Provocante, questo? E se ti avessi fatto indossare la gonna cosa avresti fatto?” La punzecchiò Kaori, sistemandole meglio i lunghi capelli scuri ora leggermente più vaporosi a causa dello shampoo che aveva usato.

 

“Si, lo so. Però… tu e tuo fratello indosserete la vostra divisa scolastica, mentre io e Shiro…”

 

“Il vostro usuale abbigliamento avrebbe attirato troppo l’attenzione. Non potevamo rischiare. E poi io e Inuki siamo costretti ad indossarla. Sarebbe piaciuto anche a me vestirmi come te, che credi?”

 

“Capisco, però…”

 

“E poi, lasciatelo dire: stai davvero bene vestita così,  Ikkuko-chan. Sembra quasi che questi abiti siano stati fatti apposta per te!” Le disse, sorridendole.

 

“Oh? Dici sul serio, Kaori-chan?” Chiese, sorpresa.

 

Kaori annuì.

“Oh, si! E se te lo dico io, che non sono mai stata brava con gli abbinamenti, puoi crederci! Oggi farai stage di cuori tra i ragazzi, ne sono certa!” 

 

“S-s-strage di cuori?!” Ripeté la povera ragazza, ora non più tanto sicura di voler mettere piede fuori da quella stanza.

 

In quel momento il rumore della porta che si apriva attirò l’attenzione di entrambe, facendole voltare di scatto.

“A che punto siete, ragazze? Si sta facendo tardi e…”

 

Ma Inuki non riuscì a terminare la frase.

Contro ogni sua previsione, l’immagine di Ikkuko lo sconvolse, facendolo restare a bocca aperta.

I jeans al ginocchio e la lunga camicia a pois dalla tinta pastello, bloccata in vita da una sottile cintura colorata, le modellavano il corpo snello e morbido come se fossero state fatte apposta per lei, dandole un tocco di sensualità ed eleganza.

 

Oh Kami.

Non credeva che Ikkuko potesse diventare ancora più bella.   

 

Notando l’espressione del fratello, Kaori ghignò soddisfatta.

‘Cosa c’è, fratellino? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?’ Sussurrò sarcastica alle orecchie del fratello, usando il linguaggio inuyoukai e sghignazzando tra sé e sé.

 

Inuki, incapace di rispondere, non poté far altro che deglutire rumorosamente e continuare a fissare la ragazza a pochi metri da lui la quale, rossa in volto e tremante per l’imbarazzo, cercava disperatamente di tenere il capo chino per evitare in tutti i modi il suo sguardo.

 

“Te l’avevo detto che stavi bene, Ikkuko-chan.” Commentò la giovane mezzo demone, con un grosso sorriso malizioso sulle labbra. 

 

 

Qualche minuto più tardi Inuki, Kaori e Ikkuko si trovavano davanti alla porta d’ingresso, intenti a prendere le ultime cose.

 

“Chiavi, soldi, fazzoletti… Credo ci sia tutto, sorellina.” Disse Inuki, per poi infilarsi il suo braccialetto speciale.

 

“Mmmmh… si lo credo anch’io. Ma… non vedo Shiro. Che fine ha fatto?”

 

“Era qui con noi un attimo fa. Poi, tutto d’un tratto è sparito. Che sia già in giardino ad aspettarci?” Disse Ikkuko.

 

“Non credo sia uscito. Sono sicuro che si trovi ancora in casa” Disse Inuki, sistemandosi meglio la cartella sulle spalle e annusando forte l’aria.

 

Kaori si abbandonò ad un profondo sospiro.

“Aspettatemi qui. Vado a controllare di sopra.” Disse per poi salire, seccata, le scale.

     

E così, dopo aver ispezionato per bene tutte le stanze della casa alla ricerca dell’amico, Kaori si diresse verso il bagno, l’unico luogo in cui non aveva ancora controllato.

 

“Ehi, Shiro! Sei qui dentro?” Domandò a voce alta, bussando più volte alla porta.

 

Il ragazzo le rispose quasi subito.

“Ah, Kaori. Scusami! Faccio in un attimo.” Disse con voce imbarazzata.

 

“Potevi avvertirci che dovevi andare al bagno. Hai bisogno d’aiuto? Vuoi che vada a chiamare mio fratello?” Domandò, curiosa e ansiosa allo stesso tempo.

 

“No, non preoccuparti. Ho fatto. Solo che…beh… ecco... sto avendo un piccolo problemino con la parte inferiore di questo strano kimono ma… se aspetti ancora qualche minuto… dovrei riuscire a sistemare le cose.”

 

“A sistemare le cose?” Ripeté, insicura.

 

“Ancora qualche minuto e… OH, DANNAZIONE! NON DI NUOVO!” Imprecò per poi sbattere duramente un pugno sul mobiletto alla sua destra.

 

“Cosa è successo, Shiro? Ti sei fatto male?” Domandò, sempre più preoccupata.

 

“Non è successo nulla, Kaori, non preoccuparti. Ho quasi fatto.” Disse, cercando di rassicurarla.

 

“Adesso basta! Io entro.” Disse improvvisamente, senza troppi giri di parole per poi aprire velocemente la porta ed entrare.

 

Shiro era lì, a pochi passi da lei, seduto sul bordo della vasca da bagno, che stringeva la parte alta dei pantaloni tra le mani.

 

Kaori si portò una mano sulla fronte, per poi abbandonarsi ad un sospiro di sollievo.

“Potevi dirlo che non riuscivi ad abbottonarti i jeans, stupido che non sei altro.” Commentò la ragazza con tono seccato, portando le mani sui fianchi.

 

Il giovane si portò una mano dietro la nuca, imbarazzato.

“Lo sai che non si dovrebbe entrare in un bagno quando questo è già occupato?”

 

“Fhè! Se non volevi che qualcuno entrasse, avresti dovuto chiudere la porta a chiave come ti ho fatto vedere tante volte, scemo.” Sbuffò per poi fare qualche passo nella sua direzione.

 

“Eh, già! Che stupido che sono!” Disse, ridendo come un ebete.

 

Senza volerlo, lo sguardo della ragazza si focalizzò sulla figura del giovane monaco.

Sopra i jeans di colore nero, indossava una semplice camicia rossa a maniche corte, leggermente sbottonata all’altezza del petto mentre i lunghi capelli castani, sciolti e liberi dalla coda che portava di solito, gli coprivano morbidamente il volto, dandogli un aspetto più maturo e disinvolto.

Sgranò più volte gli occhi.

Tralasciando i pantaloni aperti, Shiro stava davvero bene vestito in quel modo.

 

“Che c’è? Sono strano vestito così?” Le domandò con il suo solito sorrisetto.

 

Non aspettandosi di venire scoperta così velocemente, Kaori distolse lo sguardo. 

“N-no! Strano non direi. Sei solo… ehm…”

 

‘…affascinante.’ Continuò la vocina dentro di lei, prendendola completamente di sorpresa.

 

Scosse velocemente la testa, paonazza e incredula.

Si trattava solo di Shiro, dannazione!

Cosa diavolo le era venuto in mente tutto d’un tratto? 

 

Shiro ridacchiò.

“Ti ho lasciata senza parole?” Domandò il giovane con una punta di malizia, incrociando le braccia.

 

Kaori arrossì ancora di più.

“Fhè! No! È solo che… ehm… non mi veniva in mente il termine giusto per definirti. Tutto qui!” Borbottò irritata e imbarazzata, dandogli le spalle.

 

“Bello. Misterioso. Affascinante. Direi che ce ne sono una marea. O sbaglio?” Disse con voce sensuale e facendo qualche passo in direzione della ragazza.

 

Kaori lo guardò per qualche istante senza riuscire a rispondere.

 

Shiro fece ancora qualche passo ma, come era prevedibile, i pantaloni caddero al suolo, lasciando il povero monaco in mutande davanti alla ragazza.

 

Kaori scoppiò a ridere come una pazza mentre Shiro, agitato e rosso per la vergogna, cercava disperatamente di tenere su quegli indumenti così inusuali per lui.

 

Intenerita da quella scena, la giovane mezzo demone posò, senza pensarci due volte, le mani su quelle di lui, allontanandole.

“Se continui a tirare in quel modo, non riuscirai mai ad chiuderli. Lascia, faccio io.” Disse, seria.

 

Non aspettandosi minimamente quelle parole da parte della ragazza, Shiro si ritrovò ad arrossire dalla testa ai piedi.

“T-t-t-tu?!” Balbettò, mentre guardava le piccole mani afferrare sapientemente i lembi di quella strana stoffa.

 

“Vuoi forse camminare per la città con i jeans aperti?”

 

Shiro scosse velocemente la testa.

“N-n-no! C-certo che no! Ma non c’è bisogno che tu…”

 

“Sta fermo e guarda come si fa.” Concluse brusca, per poi iniziare ad armeggiare con i bottoni e le asole.

 

E così, facendo leva al suo autocontrollo, Shiro allontanò ogni pensiero perverso che in quel momento gli sfiorava la mente cercando, invece, di apprendere il più velocemente possibile i giusti movimenti da compiere per congiungere, senza alcun problema, le due parti di quel kimono.

Poi, con sua grande delusione, sentì la ragazza liberarlo dalla sua presa e allontanarsi da lui più velocemente di quanto avesse sperato.

 

“Et voilà! Tutto fatto! Ora hai capito come si chiudono i pantaloni?”

 

“Si, credo di si.” Disse in un sibilo mentre, ancora imbarazzato, ripeteva magistralmente i movimenti fatti dalla ragazza pochi istanti prima, sbottonando ed abbottonando il primo bottone.

 

Kaori sorrise.

“Non c’è che dire. Impari in fretta, Shiro.”

 

“Eh, già. Lo so.” Disse ridacchiando come un ebete.

 

 “Beh, che ne dici se ci avviamo? I nostri fratelli staranno cominciando a preoccuparsi.” Disse facendogli la linguaccia e cominciare a camminare in direzione delle scale.

 

Il ragazzo arrossì nuovamente limitandosi a seguirla, perso nei suoi pensieri.

 

  

 

E così la mattinata trascorse tranquillamente, tra visite turistiche ai templi e ai quartieri più caratteristici di Tokyo.

Ikkuko e Shiro, superata l’incertezza iniziale, si rivelarono degli ottimi compagni di viaggio, ascoltando, rapiti, ogni spiegazione che veniva fatta loro.

Sebbene fossero consapevoli di non essere affatto lontani dai luoghi che vedevano e attraversavano ogni giorno, tutt’intorno a loro il paesaggio aveva assunto, nei secoli che li separavano dalla loro Epoca, un aspetto completamente differente, a volte anche molto lontano da ciò che erano abituati a vedere.

Inuki e Kaori non avevano affatto mentito.

In 500 anni di distanza il Giappone, al fine di omologarsi con gli altri Paesi del mondo, si era lasciato prendere un po’ troppo la mano, trasformandosi, agli occhi dei due giovani guerrieri, in qualcosa di futuristico e quasi irriconoscibile. E così, per un lungo attimo, Ikkuko e Shiro si sentirono quasi orgogliosi di essere nati in quel lontano periodo storico in cui lo spirito del Giappone, con le sue tradizioni e riti secolari, caratterizzava pienamente le vite dei suoi abitanti.

 

 

“Ci vuole ancora molto, ragazzi?” Domandò il povero Shiro, asciugandosi ripetutamente la fronte sudata.

 

“Ormai siamo arrivati, Shiro. La nostra scuola è proprio dietro l’angolo.” Spiegò Inuki.

 

“Davvero? Siano ringraziati i Kami!” Gemette, alzando gli occhi al cielo e congiungendo le mani in segno di preghiera.

 

Kaori sbuffò.

“Fhè! Non mi dirai che sei già stanco, Shiro? Abbiamo fatto solo due passi!” Commentò, seccata e portando le mani sui fianchi.

 

“Due passi? Ma se è da questa mattina che camminiamo senza sosta! Vabbè che la vostra città è grande ma… io sono ancora convalescente, Kaori-chan! Non hai un briciolo di pietà nei miei riguardi?”

 

“No.” Rispose, brusca. “E poi so benissimo che stai facendo solo scena! Non ti sei lamentato fino ad ora, perché mai adesso dovrei…”

 

“Ma guarda un po’ chi si rivede. I fratelli Higurashi! Come mai arrivate a scuola a quest’ora? È mezzogiorno passato!” Domandò una ragazza dei lunghi capelli biondi e gli occhi verdi sbucata improvvisamente dal nulla, con voce altezzosa e provocante.

 

I due fratelli si guardarono per poi abbandonarsi ad un sonoro sospiro.

Ma perché fra tutti, proprio lei, Kodachi Izumo, la ragazza più ricca e stramba di tutta la scuola, dovevano incontrare?

 

“Ciao, Kodachi. Che ci fai qui? Non è da te venire a scuola durante i festival culturali.” Disse Kaori, rivolgendosi alla ragazza con tono seccato, seguita poi da Inuki, il quale la salutò con il semplice gesto della mano.

 

“E infatti è così, ma… quest’anno avevo il presentimento che, se non fossi venuta, mi sarei persa qualcosa di… estremamente importante.” Commentò altezzosa, facendo qualche passo in direzione del gruppo e spostando il suo sguardo famelico sulla figura di Shiro.

 

Estremamente importante?” Ripeté Kaori per poi guardare il fratello, insicura.

 

La ragazza ghignò e, fatto qualche passo, si fermò davanti a Shiro che la osservava, confuso.

 

“Ciao, splendore.” Disse a bruciapelo la giovane, sorprendendo tutti i presenti.

 

Shiro, non aspettandosi che quella strana ragazza potesse rivolgergli la parola, deglutì rumorosamente.

“S-salve a te.” Balbettò, insicuro e imbarazzato.

 

La ragazza si fece ancora più vicina per poi posare, sensuale, la mano sul petto del giovane monaco.

 

“Come mai non ti ho mai visto frequentare le lezioni? Sei forse nuovo di queste parti?” Gli domandò, senza staccare un solo attimo lo sguardo da lui.

 

Shiro deglutì più forte.

“Beh… ecco io…”

 

“In realtà il nostro amico frequenta la scuola in un piccolo paesino di montagna, molto lontano da qui. Le nostre famiglie si conoscono da sempre e… qualche giorno fa è arrivato qui insieme ai suoi per visitare la città.” Intervenne subito Inuki, grattandosi nervosamente la nuca.

 

“Oh, davvero? Sei un forestiero allora.” Commentò, sempre più interessata.

 

Shiro fece di si con la testa.

“Già. È proprio come ha detto Inuki.” Balbettò, facendo qualche passo indietro.

 

“Lo sai che sei davvero carino? Come ti chiami, bel faccino?”

 

“S-Shiro. Il mio nome è Shiro, signorina.” Si affrettò a rispondere, sempre più imbarazzato da quella situazione.

 

“Shiro, uhm? E quanti anni hai? Sarai più grande, immagino.”

 

“A dire la verità ne ho solamente quattordici.”

 

“Q-q-quattordici?” Ripeté, spiazzata e incredula.

 

“Già. Quattordici. È un po’ troppo lontano dai tuoi standard, non è così Kodachi-chan?” Intervenne sarcastica Kaori, posizionandosi prontamente tra i due e guardandola con un’espressione soddisfatta in volto.

 

Ma, diversamente dalle aspettative di Kaori, la nuova arrivata ghignò maliziosamente.

“In questo caso sarà mia premura rimediare a questa mia mancanza… immediatamente.” Sussurrò per poi avvicinarsi nuovamente e baciare, davanti agli occhi sconvolti e increduli della giovane mezzo demone, il ragazzo di fronte a lei.

 

Mossa dall’istinto e dalla rabbia, si fiondò nuovamente tra i due, interrompendo bruscamente quel bacio e facendo volare il povero Shiro, scioccato, dall’altra parte della strada.

 

“Ehi! Ma che modi sono questi!” Urlo Kodachi per poi guardare, stizzita e arrabbiata, la giovane mezzo demone di fronte a lei.

 

“C-c-cosa diavolo ti è saltato in mente, razza di depravata?!” Ruggì avvolta da una spaventosa aura rossa e tremando per la rabbia.

 

La ragazza si abbandonò ad una grassa risata.

“Non credevo che un piccolo bacetto innocente tra due innamorati potesse scandalizzarti così tanto, Higurashi-san!” Ribatté, altezzosa.  

 

“Bacetto innocente, un corno! C-c-come hai osato fare una cosa del genere a-a-al mio amico?!” Ruggì nuovamente, sempre più arrabbiata.

  

Un ghignò malizioso si disegnò sul volto della giovane.

Amico, uhm? E io che credevo che a Kaori Higurashi interessasse solo Hiroshi Nobuda.”

 

“E tu che ne sai di quello che mi interessa?!” Sbuffò, irritata.

 

“Io so molte cose, mia cara. E, a quanto sembra, ho ancora molto da imparare.”

 

“Che diavolo intendi dire?”

 

Kodachi la guardò per parecchi istanti, con un sorrisino saccente in volto.

“Oh, beata innocenza! Non mi dirai che non te ne sei ancora resa conto?”

 

“E di cosa non mi sarei resa conto, di grazia?” Ripeté cominciando a spazientirsi.

 

La giovane si avvicinò ancora di più alla ragazza fino a portare la sua bocca in prossimità dell’orecchio destro di lei.

“Dimmi, Higurashi. Sei innamorata di quel ragazzo, vero?” Le sussurrò.

 

Kaori, non aspettandosi minimamente quelle parole, cadde al suolo, imbarazzata come non mai. 

“I-I-I-IO… sarei C-COSA?” Balbettò, respirando affannosamente per l’agitazione.

 

“Quel ragazzo ti piace, non è così, Higurashi?” Insistette, facendosi sempre più vicina alla ragazza.

 

Kaori diventò ancora più rossa.

“C-c-cosa diavolo vai b-blaterando?! L-l-lui n-non…”

 

“Come sospettavo. Ti piace. E anche parecchio. Eh, ma ti capisco! Anche io ho un debole per i tipi dall’aspetto maturo e con gli occhi blu.”

 

Kaori, la quale ormai poteva fare concorrenza ad un pomodoro maturo, balbettava parole confuse e senza senso, mentre muoveva convulsamente le braccia.

Come si permetteva quella ragazza di fare certe affermazioni?!

 

 “Ce l’hai scritto in faccia, amica mia. E io, modestamente, sono molto brava a leggere… certi segnali.”

 

C-c-certi segnali?!” Ripeté sempre più agitata e con il fumo che le usciva dalle finte orecchie umane. “Ascolta, Kodachi. Io non…”

 

La grossa risata della giovane costrinse Kaori a terminare sul nascere quella frase.

“Beh… direi che mi sono divertita abbastanza per oggi.” Disse, facendo per andarsene.

 

Ma Kaori la bloccò, afferrandola per un braccio.

“Ehi, tu! Dove d-d-diavolo credi di andare!? Io non ho ancora finito di…!”

 

“Non preoccuparti, Higurashi. Con me il tuo segreto è al sicuro. Però ti consiglio di affrettarti, altrimenti… potrei decidere di farlo io al tuo posto.” Disse, guardando la giovane mezzo demone con uno sguardo di sfida.    

 

Kaori rispose subito allo sguardo per poi ringhiare leggermente.

 

“Ci si vede in giro, ragazzi!” Commentò per poi sparire all’interno della scuola.

 

In quello stesso momento Shiro, rimasto privo di conoscenza a causa della caduta, si alzò dolorante da terra, aiutato dalla sorella e da Inuki, che erano andati subito ad aiutarlo.

 

“Fratellino, ti senti bene?” Domandò Ikkuko preoccupata, osservando il grosso bernoccolo pulsante sulla testa del fratello.

 

“Hai fatto proprio un gran bel volo, amico. Sei stato fortunato che qui ci fosse un’aiuola ad attutire la caduta.” Disse Inuki con un grosso gocciolone sulla fronte.

 

“Ahi, che dolore! Ma… maledizione, Kaori! Si può sapere cosa diavolo ti è preso tutto d’un tratto?!” Urlò il giovane monaco, spostando il suo sguardo sulla figura dell’amica e massaggiandosi lentamente la testa indolenzita.

 

La mezzo demone, avvolta da una spaventosa aura rossa, lo fulminò con lo sguardo, facendolo tremare dalla testa ai piedi.

 

“Io vado avanti, fratellino. C’è una cosa che devo assolutamente sistemare. Ci vediamo vicino al palco, ok?” Disse per poi sparire velocemente alla vista dei tre ragazzi.

 

“Ed è scappata via…” Commentò Inuki, abbandonandosi ad un rumoroso sospiro.

 

“È colpa tua se Kaori-chan è così arrabbiata, Shiro!” Disse Ikkuko rivolgendosi al fratello.

 

Il giovane monaco sgranò più volte gli occhi.

“Mia? Ma… se non ho fatto praticamente nulla! Quella strana ragazza mi ha preso di sorpresa e…”

 

“Si come no. Sono più che sicura che anche tu hai avuto una parte in quel bacio!”

 

“Ma no! Non è affatto come credi! Te lo giuro, sorellina! Questa volta sono innocente! E poi mi spieghi perché avrei dovuto ricambiare? Non la conosco nemmeno!”

 

La giovane taijiya si abbandonò ad un profondo sospiro.

“Comunque sia, dobbiamo trovare qualcosa per medicarti quella ferita alla testa. Sta cominciando persino a sanguinare.”

 

“Andiamo in infermeria. Lì troveremo tutto il necessario.” Disse Inuki aiutando l’amico ad alzarsi.

 

‘Povera Kaori-chan. Chissà come starà soffrendo in questo momento.’ Si ritrovò a pensare Ikkuko, guardando tristemente l’edificio scolastico a pochi passi da lei.

 

 

“Come si è permessa quella dannata di fare certe affermazioni su di me? Ahhh, dannazione! Che diavolo mi succede?! Non sono mai stata così confusa in tutta la mia vita!” Imprecò Kaori ad alta voce, per poi tirare un forte pugno contro la parete di cemento davanti a lei.

 

Erano trascorse quasi quattro ore da quando si era scontrata con Kodachi e neppure le dodici vittorie conseguite poco prima durante gli incontri che aveva disputato erano bastati a farla calmare.

Le parole pronunciate dal quella ragazza continuavano a risuonarle nella mente senza sosta.

 

‘Dimmi, Higurashi. Sei innamorata di quel ragazzo, vero?’

 

Un nuovo pugno andò a segno, facendo tremare l’intera struttura per alcuni secondi. 

Come poteva, una semplice frase come quella, sconvolgerla a tal punto?

Le non provava nulla per quel ragazzo!

Era solo un amico.

Nient’altro.

Ma allora perché se l’era presa così tanto per quel bacio?

 

‘Ce l’hai scritto in faccia, amica mia. E io, modestamente, sono molto brava a leggere… certi segnali.’

 

Si portò una mano al volto, ora leggermente arrossato.

In effetti era da un po’ di tempo che aveva iniziato a considerare Shiro molto più che un semplice amico ma… non poteva credere che…

Aspetta un attimo.

E se Kodachi avesse avuto ragione?

Scosse la testa per allontanare quel pensiero.

 

“Ahhh! Cosa diavolo mi sta succedendo?!” Urlò, portandosi le mani tra i capelli e sbattendo più volte la testa contro il muro.

 

“Ti farai male se continui a fare così, Kaori-chan.”

 

In quel momento la giovane credette seriamente di avere un infarto.

 “C-c-c-c-c-osa diavolo ci fai qui, Shiro?” Balbettò agitata e respirando affannosamente.

 

Il ragazzo si abbandonò ad un grosso sospiro di sollievo.

“È più di un’ora che ti cerco. Ero persino arrivato al punto di credere che avessi lasciato questo luogo.” Disse facendo qualche passo verso di lei e sorridendole.

 

La giovane mezzo demone provò a rispondere ma non riuscì ad emettere alcun suono.

 

“Sei sparita subito dopo lo spettacolo e, dato che non ti vedevamo tornare, ho iniziato a preoccuparmi.” Spiegò, continuando a sorriderle.

 

“S-si può sapere come hai fatto a trovarmi? Nemmeno mio fratello conosce l’esistenza di questo posto!” Urlò.

 

“Beh, in effetti, non è stato affatto semplice trovarti. Ma poi mi sono ricordato che tu adori rifugiarti nei posti alti e così non ho fatto altro che… controllarli tutti.” Concluse.

 

Kaori sgranò più volte gli occhi.

La parte nuova della scuola era composta da quattro edifici mentre quella più vecchia e, quasi completamente in disuso, era formata da altri cinque edifici, ciascuno alto più di tre piani.

In pratica lui aveva…

Agitata, si guardò le mani, facendo calcoli immaginari sulle dita.

Ripeté queste azioni più e più volte con la speranza di aver sbagliato qualcosa.

Ma il risultato che otteneva era sempre lo stesso.

 

“Hai usato l’ascensore, vero?” Domandò, sempre più agitata.

 

“A… scen.. sore?” Ripeté il ragazzo, non comprendendo il significato di quella parola.

 

“Smettila di prendermi in giro, Shiro! Ti conosco ed è del tutto impossibile che tu… ti sia fatto più di venti piani a piedi solo… SOLTANTO PER CERCARE ME!” Urlò, portandosi le mani tra i capelli.

 

“E perché mai non avrei dovuto farlo?”

 

A quella risposta la ragazza si voltò verso di lui, incredula.

“Non dirmi che… l’hai fatto veramente?” Chiese con la voce che le tremava. 

 

Il giovane monaco annuì, sorridendole dolcemente.

 

Non riuscendo più a contenere le sue emozioni, Kaori scoppiò a piangere.

 

“Kaori-chan, che ti succede? Perché ti sei messa a piangere tutto d’un tratto?” Le domandò, sorpreso da quel suo comportamento così inusuale e facendosi più vicino.  

 

“F-Fhè! Non sto piangendo! Mi è soltanto andato qualcosa nell’occhio. Tutto qui!” Si affrettò a rispondere, strofinandosi ripetutamente gli occhi per bloccare le lacrime che continuavano a cadere senza sosta.

 

“N-n-ne sei proprio sicura?” Balbettò, insicuro e agitato.

 

“Sicurissima!” Urlò per poi sferrare un nuovo pugno contro il muro e continuare a piangere.

 

Era questo l’amore di cui parlavi, mamma? 

Quel sentimento così forte che è in grado persino di farti piangere di felicità?

Quello che tu e papà provate l’uno per l’altra?

 

Sospirò spostando nuovamente lo sguardo sul povero Shiro, ormai in preda all’ansia più totale.

 

‘Sai, mamma? Sono felice che tu me ne abbia parlato perché, adesso, anch’io provo il tuo stesso sentimento per qualcuno.’ Disse tra sé e sé, buttandosi tra le braccia del giovane di fronte a lei, più felice che mai.

 

In quello stesso momento Ikkuko, che stava passeggiando insieme ad Inuki per la scuola, vide il ragazzo fermarsi di scatto, sorprendendola.

 

“Che succede, Inuki? Per quale motivo ti sei fermato?” Domandò curiosa.

 

Il ragazzo non rispose, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo.

Sebbene non avesse la minima idea di dove si trovasse la sorella in quel preciso istante, i suoi sentimenti lo avevano raggiunto ugualmente, rendendolo partecipe e facendolo sussultare di gioia.

 

‘Sono felice per te, sorellina. Davvero tanto felice.’ Sussurrò tra sé e sé, riprendendo a camminare con un sorriso in volto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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