Capitolo
ventisette – Sentimenti
“Siamo tornati!” Urlò Inuki entrando
in casa insieme alla sorella e chiudendo velocemente la porta dietro di sé.
“Ah, come si sta bene qui. Fa un
caldo bestiale lì fuori!” Commentò Kaori, godendo dell’aria condizionata per
parecchi istanti mentre si sbottonava la camicetta della divisa e si asciugava
il sudore dalla fronte.
“Oh, bentornati ragazzi. Come mai
siete rientrati così tardi? Mi stavo iniziando a preoccupare, sapete?” Disse
Kagome affacciandosi dalla cucina e accogliendo i figli con un abbraccio.
“Scusaci ma dovevamo finire di
sistemare le ultime cose per il festival culturale di domani. Il club di karate
ha deciso di allestire un palco dove i migliori tra noi daranno prova delle
loro abilità con combattimenti e sfide all’ultimo respiro.” Spiegò Inuki.
“Oh? E immagino che tu e tua
sorella sarete tra questi.”
Kaori ridacchiò.
“Puoi dirlo forte, mamma! Ahhh,
non vedo l’ora che arrivi domani! So già che mi divertirò da morire!” Disse,
schioccandosi rumorosamente le lunghe dita artigliate.
“Hehe. Sta solo attenta a non
utilizzare tutta la tua forza. Qualcuno si potrebbe fare male sul serio.”
L’ammonì il padre, apparendo dalla cucina e posandole una mano sulla testa
argentata.
“Non hai nulla di cui
preoccuparti, papà. Starò attenta.” Disse Kaori, con sorriso furbetto in volto.
“Per il resto non avete saputo
ancora nulla dei risultati dei test?” Chiese poi Kagome, curiosa.
A quelle parole Kaori deglutì
rumorosamente.
“Beh… ecco… in realtà…”
“Oh, si. Sono usciti questo
pomeriggio e, fortunatamente, siamo riusciti a superarli entrambi.” L’anticipò
il fratello, bloccandola prima che potesse dire qualcosa.
“Veramente? Oh! Ma questa è una
magnifica notizia!” Commentò euforica la donna per poi abbracciare nuovamente i
due ragazzi.
Kaori si sciolse velocemente da
quell’abbraccio per poi abbandonarsi ad un profondo sospiro di rassegnazione.
Inuyasha e Kagome si guardarono,
sorpresi.
“Che succede, tesoro?”
Domandarono.
“Niente. È solo… avrei preferito
che, almeno per me, si fossero conclusi con un punteggio migliore. Uff, per una
volta che avevo studiato così tanto!” Sbuffò Kaori con una punta di amarezza e
abbassando leggermente il capo.
Inuki si grattò nervosamente la
nuca per poi fare qualche passo in direzione della sorella.
“Non dovresti essere triste,
sorellina. L’hai passato ed è questo ciò che conta. La prossima volta ti andrà
meglio, ne sono più che sicuro!” Commentò, cercando di rassicurarla.
La ragazza sbuffò nuovamente, irritata
dalle azioni del fratello.
“Smettila di prendermi in giro,
Inuki! Non faccio che provarci e riprovarci ma poi alla fine riesco solo a
prendere il minimo!” Urlò.
“Questo perché forse non ti sei
impegnata abbastanza, figlia mia.” Intervenne Kagome, con tono comprensivo e
accarezzandole il volto.
Kaori incrociò le braccia,
seccata.
“Fhè! Ma ti sei resa conto di
quanto ho studiato, mamma?! Di quante ore ho passato su quei dannati e
noiosissimi libri?! E per cosa poi? Dimenticare tutto quello che ho appreso
qualche secondo dopo aver sostenuto l’esame! La scuola è inutile, mamma. Non
capisco proprio perché costringano i ragazzi ad andarci! Io…”
“Siete fortunati invece. Ma tu
sei ancora troppo giovane per rendertene conto.” Disse Inuyasha, interrompendo
bruscamente il discorso della figlia e guardandola fisso negli occhi.
“Papà?”
“Devi sapere, Kaori, che mia
madre era una principessa appartenente ad un nobile e facoltoso casato e,
quindi, fin dalla più tenera età era stata istruita ed educata secondo gli usi
e i costumi delle nobildonne di quell’epoca. Quando rimase incinta e mi
partorì, il mondo in cui era stata da sempre stata abituata a vivere la
ripudiò, costringendola a cambiare radicalmente le sue abitudini.
Mio padre morì subito dopo la mia
nascita e così mia madre si ritrovò improvvisamente sola e costretta a dover
lavorare per crescere il suo bambino. Ma questo non le ha mai impedito di farmi
da precettore. E così, sebbene le chiedessi ogni giorno perché lo facesse o mi
lamentassi per la quantità e la difficoltà degli studi a cui mi sottoponeva, lei
non si perdeva mai d’animo, continuando spronarmi e ad insegnarmi tutto ciò che
sapeva. La sera, al mio ritorno, la trovavo sempre lì, nella piccola e fredda
capanna concessaci dal padrone del feudo, inginocchiata davanti al fuoco e con
i grandi rotoli di scritture tra le mani.
Non ti nascondo che a quel tempo
odiavo da morire quel momento della giornata ma poi, una volta rimasto solo, mi
è mancato come non mai.
Tu e tuo fratello vi siete
trovati a vivere in un’epoca in cui a tutti, per legge, è concessa
un’istruzione e questo per me, hanyou cresciuto nella solitudine e
nell’ignoranza, è qualcosa di meraviglioso ed eccezionale.” Disse, per poi
spostare lo sguardo su entrambi i figli e sorridere.
La giovane mezzo demone, commossa
da quel racconto, corse subito ad abbracciare il padre.
“Perdonami, papà. Non volevo…
dire quelle cose. Sono contenta di poter andare a scuola e tutto il resto,
però…”
“…vorresti che qualche volta le
cose andassero meglio anche per te, non è così?” Continuò Kagome, unendosi
anche lei a quell’abbraccio.
Kaori annuì, per poi nascondere
il viso tra le braccia di entrambi i genitori.
“Succederà anche a te prima o
poi. Ne sono certa, figlia mia.” Le disse dolcemente il padre per poi stringere
più forte le sue due donne tra le braccia.
I tre rimasero a lungo così,
godendo della reciproca vicinanza. Poi Kagome prese nuovamente la parola.
“Adesso basta pensare al passato.
Perché tu e tuo fratello non andate di sopra a chiamare Shiro? Tra una
mezz’oretta sarà pronta la cena e gli ospiti, ormai, staranno per arrivare.”
A quelle parole, Inuki e Kaori si
guardarono, insicuri e sorpresi.
“Ospiti?” Domandarono
all’unisono.
Kagome ridacchiò.
“Lo scoprirete tra qualche
minuto, ragazzi. Ora su. Andate a chiamare il vostro amico!” Disse tra le risa
e spronandoli ad andare.
‘È davvero una cosa insolita.
Chissà chi avrà invitato.’ Si ritrovarono a pensare i due fratelli, prima di
cominciare a salire lentamente le scale.
…
In quello stesso momento Shiro,
ancora convalescente per la febbre, era sdraiato sul letto di Kaori, immerso
nella lettura.
Fin dal momento in cui si era
svegliato dal coma, il giovane monaco aveva trascorso quelle lunghe e calde
giornate estive rinchiuso in camera a leggere e a documentarsi su quello strano
futuro in cui si era trovato magicamente a vivere e, man mano che i giorni
passavano, si era appassionato così tanto a quelle letture da non poterne quasi
più fare a meno.
“Sempre alle prese con quel libro di storia,
Shiro?” Domandò Inuki, entrando per primo nella stanza e chiudendo la porta
dietro di sé.
“Fhè! Ma guardalo! Non credevo
esistesse qualcuno, oltre a mio fratello, in grado di rimanere incollato ad un
libro per più di un giorno!” Commentò ironica Kaori, liberandosi della cartella
e prendendo posto accanto all’amico.
Il giovane monaco sorrise vedendo i due.
“Che posso farci, ragazzi? Voi
due siete impegnati ogni giorno con la scuola e io, fintanto che sarò bloccato
qui a letto, non ho altro modo per trascorre il tempo. Non che questo mi
dispiaccia, sapete? Sono davvero molto interessanti questi testi!”
Kaori sospirò rumorosamente.
“Perché, invece di rimanere qui,
questa mattina non sei uscito un po’ in giardino? Era una bellissima giornata,
sai?” Disse Kaori, incrociando le braccia al petto.
Shiro si gratto la nuca,
imbarazzato.
“Avrei voluto ma vostra madre non
me l’ha permesso. Secondo lei era meglio che rimanessi a letto ancora per un
giorno.”
“Fhè! Che esagerata! È ormai una
settimana che sei senza febbre e poi anche la frattura al braccio si è
completamente rimarginata. Non capisco perché mia madre si ostini ancora a
tenerti recluso qui!” Disse Kaori, seccata.
“Kaori, lo sai benissimo anche tu
che nostra madre lo ha fatto a fin di bene. Dopotutto, Shiro è stato con la febbre
a 40 per quattro giorni di fila e per poco non siamo dovuti correre d’urgenza
in ospedale. È normale essere un po’ più prudenti.” L’ammonì Inuki.
“Già, è vero. Va bene essere
prudenti però… tu ti senti bene, non è così Shiro?” Sussurrò la giovane mezzo
demone con un tono in cui traspariva palese tutta la sua preoccupazione.
Il giovane monaco, non
aspettandosi un tale comportamento da parte della ragazza e toccato da quelle
timide e preoccupate parole, sentì un dolce calore invadere il suo animo, facendolo
fremere di felicità.
“Ti stai forse preoccupando per
me, Kaori-chan?” Chiese con un filo di voce, curioso.
“Io? P-preoccuparmi per te?”
Balbettò con tono insicuro e imbarazzato. “Perché mai dovrei fare una cosa
del…”
Ma prima che la ragazza potesse
concludere la frase o fare qualcosa per ribellarsi, il giovane monaco, con un
movimento veloce e preciso, aveva intrappolato entrambe le mani tra le sue,
bloccando ogni sua azione.
“Non preoccuparti, Kaori-chan.
Si, in questi ultimi tempi sono stato male e non sono mancati i momenti in cui
ho decisamente creduto di non farcela, ma se vuoi proprio saperlo, è stato
grazie a te e alle tue amorevoli cure che io, adesso, posso
ritenermi fuori pericolo. Non potrei mai lasciarti dopo tutto quello che hai
fatto per me!” Disse poi con tono fiero e solenne, senza staccare per un solo
attimo gli occhi da lei.
Un enorme gocciolone si disegnò
sulla testa della giovane mezzo demone.
“A-amorevoli cure?! Si può sapere
cosa diavolo vai blaterando, razza di pervertito?! Io non ho fatto
assolutamente nulla! E poi c-c-c-che cosa vuoi che me ne possa importare della
tua miserabile vita?” Ringhiò irritata e imbarazzata.
Ma il ragazzo sembrava non dare
peso alle sue parole.
“Non potrò mai dimenticare quella
lunga notte in cui mi sei rimasta accanto per tutto il tempo, inumidendomi la
pezzuola sulla fronte per far diminuire la febbre che continuava
inesorabilmente a salire.”
In quel momento il volto di Kaori,
ormai rosso peperone, iniziò a riempirsi di piccolissime gocce di sudore.
“Fhè! Tante storie per così poco.
Chiunque al mio posto si sarebbe comportato così!” Balbettò, sempre più
imbarazzata. “E poi ho dovuto farlo, visto che deliravi come un pazzo e che non
hai fatto chiudere occhio a tutta la casa.” Continuò, abbassando leggermente il
tono della voce.
“Allora credo che sia giunto il momento, per
me, di sdebitarmi.” Disse subito il giovane monaco, continuando imperterrito a
fissarla.
Kaori lo guardò per qualche
secondo, confusa.
“Sdebitarti?”
In un attimo Shiro la tirò a sé,
abbracciandola.
Per poco alla ragazza non uscirono
gli occhi dalle orbite.
“S-Shiro? C-c-cosa diavolo s-stai
facendo?” Sussurrò con un filo di voce, tremando e con il cuore che le batteva
a mille.
“Ti sto ringraziando,
naturalmente.” Disse con un sorrisetto ebete in volto e continuando a
stringerla.
“C-C-CHE? No… senti…credo sia
meglio che tu… la smetta, ecco!” Balbettò, agitata e cercando di sfuggire al
suo abbraccio.
“E perché mai? Non mi sembra di
stare facendo qualcosa di male.”
“Questo è vero. Però…è
imbarazzante e… INUKI, DANNAZIONE, FA QUALCOSA!” Imprecò, rivolgendosi al
fratello con occhi supplicanti.
Inuki ridacchiò.
“E perché dovrei? Shiro non sta
facendo nulla di male e poi… non posso farci niente: siete davvero carini così!”
Commentò ironico e con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
“C-c-carini?! QUESTA LA PAGHI,
INUKI!” Ruggì furiosa, continuando a dimenarsi come una forsennata tra le
braccia del ragazzo.
Ma fu costretta a bloccarsi.
Improvvisamente sentì la mano
destra di Shiro scivolare audacemente sempre più giù fino ad arrivare al suo
fondoschiena.
In preda alla rabbia più assoluta
e usando tutta la forza che aveva in corpo, si liberò dalla presa del ragazzo e
lo schiaffeggiò, catapultandolo dalla parte opposta della stanza.
“E tu questo lo chiami nulla di
male, razza di pervertito che non sei altro?!” Ruggì guardando il ragazzo con
occhi di fuoco.
Il giovane monaco, ora a testa in
giù e con la guancia destra in fiamme, si limitò a guardarla con un’espressione
di pura estasi in volto.
Inuki si abbandonò ad un profondo
sospiro.
‘Quand’è che ti renderai conto di
ciò che provi per lui, sorellina?’ Si ritrovò a pensare, continuando a guardare
quella buffa scenetta davanti a lui.
….
“E dai, Kaori-chan. Facciamo
pace. Lo so, ho esagerato, ma… è qualcosa
che fa parte della mia natura e… non ho potuto evita..”
“ZITTO! La prossima volta che ti
azzarderai a toccarmi con quelle tue LURIDE ZAMPE, non sarò così clemente!
Dovresti ringraziare la tua buona stella se in quel momento non ti ho
scaraventato giù dalla finestra! E SMETTILA DI CHIAMARMI COSÌ, HAI CAPITO?!”
Ruggì, aumentando il passo e ignorando le parole del ragazzo.
“Ma… te l’ho detto! Non è colpa
mia! Aspetta! Lasciami spiegare almeno!”
Kaori ringhiò, fermandosi e girandosi,
furiosa, verso di lui.
“E cosa ci sarebbe da spiegare?
Con la scusa di ringraziarmi, hai approfittato per allungare le mani su di me.
E quel che è peggio, io ci sono pure cascata! NON OSARE PIU’ AVVICINARTI,
CHIARO?!”
“No…aspetta! Io…”
“Su, su, ragazzi. Ora basta
litigare! E poi non vorrete mica farvi vedere in questo stato dagli ospiti che
si trovano già al piano di sotto?” Intervenne Inuki, cercando di mettere pace.
“Fhè! Non me ne importa un fico
secco, Inuki! Per colpa TUA e del TUO AMICO qui, sarò intrattabile per tutta la
serata!” Urlò più forte portando, arrabbiata, le mani tra i capelli. “Tanto so
benissimo che vi eravate messi d’accordo!” Continuò.
Inuki e Shiro si guardarono con
un enorme gocciolone sulla fronte.
La ragazza alzò un sopracciglio.
“Ci ho azzeccato, vero?”
“Ma che dici, sorellina?” Disse
Inuki, agitato.
“Questo non corrisponde affatto a
verità! Ti fidi così poco di me, Kaori-chan?” Continuò Shiro, sempre più
agitato.
Un ghignò cattivo si disegnò sul
volto della giovane mezzo demone la quale cominciò a schioccarsi rumorosamente
le lunghe dita artigliate.
“SIETE MORTI. TUTTI E DUE!” Ruggì
per poi gettarsi contro i ragazzi.
Ma prima che potesse farlo, la
voce del padre la spiazzò, costringendola a bloccarsi.
“Si può sapere cosa sta
succedendo qui? Siete forse impazziti?”
“Oh, ciao papà. Shiro e Kaori
stavano avendo uno dei loro soliti battibecchi. Ma ora è tutto risolto, non
è così, sorellina?” Si affrettò a rispondere Inuki, ridacchiando e asciugandosi
il sudore dalla fronte.
Kaori si limitò a sbuffare
rumorosamente per poi girare la testa dalla parte opposta.
“Soliti battibecchi, uhm?” Ripeté l’hanyou adulto, osservando subito
di sbieco il giovane monaco a pochi passi da lui.
Shiro deglutì rumorosamente.
“Nulla di cui debba preoccuparsi,
signore. Stavamo solo…giocando, hehe.” Balbettò, agitato.
Un nervo pulsante si disegnò
sulla fronte dell’hanyou.
“Che cosa hai fatto alla mia
bambina, moccioso?” Domandò, diretto.
“Io? N-non le ho fatto niente,
signore. Glielo assicuro. L’ho soltanto ringraziata per… ecco... essermi stata
vicino nei giorni in cui ho avuto la febbre alta.” Disse con voce tremante ma
senza abbassare lo sguardo.
Veloce, Inuyasha lo afferrò per
la maglietta, portandosi faccia a faccia con lui.
“Spero per te che tu non ne abbia
approfittato per farle qualcosa di perverso, moccioso, altrimenti…”
“Non riuscite proprio ad andare
d’accordo voi due?”
Riconosciuta la voce, l’hanyou si
abbandonò ad un rumoroso sospiro.
“Mi sono sempre domandato come tu
faccia ad apparire nei momenti più inopportuni, Miroku.” Rispose Inuyasha con
tono seccato per poi liberare subito il giovane monaco dalla sua presa erculea.
“Me lo sono spesso chiesto
anch’io, sai?” Ribatté ironico, osservando l’amico avviarsi lentamente in
direzione delle scale.
Shiro sgranò più volte gli occhi,
scioccato.
“Padre?” Domandò, insicuro.
“Ciao, Shiro. Come stai? Ti trovo
in forma!” Disse l’uomo facendo qualche passo in direzione del figlio con il
piccolo Ken tra le braccia.
“C-cosa ci fate qui, padre?”
Domandò Shiro sempre più confuso.
“È stata un’idea della divina
Kagome. Ormai ti sei completamente ristabilito e abbiamo deciso di ritrovarci tutti insieme da questa parte del pozzo
per festeggiare.” Spiegò posandogli una mano sulla spalla e sorridendo.
“Tutti… insieme? Non vorrai dirmi
che…?”
“Shiro! Oh Kami, non immagini
minimamente quanto mi sei mancato, figlio mio!” Urlò improvvisamente Sango
correndo in direzione del figlio con la voce rotta dall’emozione.
Lui, sorpreso ma felice, rivolse
il suo sguardo verso la madre che piangeva che tra le sue braccia.
“Perché state piangendo, madre?
Vi prego, sapete che non lo sopporto.” Le disse, ricambiando il suo abbraccio.
“Perché non dovrei? Dopo la
battaglia, le tue condizioni erano così gravi che ho temuto seriamente di
perderti. Non puoi minimamente immaginare quanto grande sia la mia gioia in
questo momento!” Disse, continuando ad abbracciarlo e ad accarezzarlo.
Il ragazzo avrebbe voluto
continuare a parlarle ma le piccole Maya e Aya lo costrinsero a sciogliersi da
quell’abbraccio, travolgendolo improvvisamente, più euforiche e scatenate che
mai.
“Shiro-nii! Shiro-nii! Eravamo
tanto preoccupate per te! Dov’eri finito?” Domandarono all’unisono le due
gemelline, abbracciandolo forte e tirandogli giocosamente la maglietta.
Il giovane monaco sospirò,
sorridendo.
“Purtroppo un demone cattivo mi
ha ferito e sono dovuto rimanere a letto per tanto tempo. Mi dispiace se vi ho
fatto preoccupare, ragazze.” Disse, rispondendo al loro abbraccio e baciandole
dolcemente sulla fronte.
Qualche secondo più tardi anche
il piccolo Yuichi imitò le sorelle, buttandosi a sua volta tra le braccia del
fratello.
“Ehi, Yuichi! Ci sei anche tu! Ti
sono mancato?”
Il bambino annuì, battendo più
volte le piccole mani. Poi focalizzò la sua attenzione sullo strano indumento
che indossava il fratello maggiore.
“Shiro-nii... strano.” Balbettò,
insicuro.
Shiro ridacchiò.
“È strano il mio kimono, vero?
Inuki e Kaori mi hanno detto che si chiama tuta.
Un giorno ti spiegherò meglio.” Disse, accarezzando la testa del fratello
minore e facendolo sedere accanto a lui.
“A quanto pare ti sei ambientato
piuttosto bene in questo mondo, fratellino.” Disse Ikkuko, avanzando lentamente
verso di lui e sorridendogli.
Il giovane monaco rispose al
sorriso.
“Ciao, Ikkuko-neechan. Sono
contento di rivederti.”
Dopo qualche istante la ragazza
si inginocchiò, abbracciandolo forte.
“Anch’io, fratellino. Anch’io.”
Disse con la voce rotta dall’emozione.
“Kagome, piccola mia, perché non
vai anche tu a salutare tuo fratello?” Disse Miroku, rivolgendosi alla piccola
sacerdotessa nascosta dietro di lui.
La bambina rimase per qualche
istante immobile, insicura sul da farsi.
Poi, dopo aver fatto un profondo
sospiro iniziò ad avanzare timidamente nella direzione degli altri fratelli.
“C-ciao, Shiro-nii.” Disse in un
sussurro, titubante e imbarazzata.
Il giovane monaco alzò lo sguardo
in direzione della bambina per poi sorriderle dolcemente.
“Ciao, Kagome-chan. Sono felice
di vedere che ci sei anche tu. Perché non vieni qui e mi abbracci?”
Superata l’incertezza iniziale, la
bambina fece come le era stato detto.
“Mi sei mancato da morire, Shiro-nii.”
Disse con voce tremante e il volto leggermente arrossato.
“Anche tu, sorellina.” Commentò il
ragazzo, ricambiando l'abbraccio.
I due fratelli rimasero così a
lungo, godendo della reciproca vicinanza, poi Miroku prese nuovamente la parola,
sorprendendo tutti.
“Che ne dite di abbracciarlo
tutti insieme, bambini?” Disse l’uomo, con un sorrisetto cretino stampato in
faccia.
Il corpo del giovane monaco fu
attraversato da un brivido freddo.
“Eh? No! Aspettate! Aspettate
solo un moment...!”
Ma il ragazzo non poté terminare
la frase.
In un attimo i fratelli gli
furono tutti addosso, afferrando e tirando ogni parte del corpo disponibile.
Miroku, affidato il piccolo Ken a
Kaori, imitò i figli e la moglie qualche secondo più tardi, unendosi così anche
lui in quell'abbraccio collettivo.
Kagome, Kaori, Inuki, la nonna e
Souta, che nel frattempo si erano uniti a loro, osservavano quella scena con un
sorriso in volto mentre Inuyasha, in disparte e con la schiena poggiata ad una
parete del corridoio, borbottava fra sé e sé.
‘Fhè! Umani! Tante storie per un
paio graffi.’ Sbuffò, incrociando velocemente le braccia dietro la testa.
…
Più tardi quella sera, Inuki e
Kaori fecero vistare la casa a Ikkuko, la quale aveva deciso di passare la
notte da quella parte del pozzo insieme agli amici.
“Così questa è la vostra camera,
ragazzi?” Domandò Ikkuko, entrando timidamente nella stanza dei due hanyou.
Kaori annuì.
“Ti piace?”
“Come potrebbe non piacermi? È
stupenda! E non solo la vostra stanza. Non ho mai visto una casa così grande e
spaziosa in tutta la mia vita!” Commentò euforica la giovane taijiya, osservando
affascinata tutt’intorno.
“Beh, in realtà esistono
abitazioni ben più grandi di questa. Non dovresti sorprenderti più di tanto,
Ikkuko.” Spiegò Inuki.
“Ancora più grandi più questa?”
Ripeté la ragazza, incredula.
Kaori annuì.
“Già. I grattacieli ad esempio!”
“Gratta-cieli?”
“Si tratta di enormi e altissimi
edifici dalla forma rettangolare. Ora è buio ma, se guardi dalla finestra, puoi
tranquillamente individuarli per la loro caratteristica forma e luminosità.”
Spiegò nuovamente Inuki, facendo segno alla ragazza di avvicinarsi.
Ikkuko si avvicinò lentamente
alla finestra e lo spettacolo che le si presentò davanti fu uno dei più belli
che avesse mai visto. Milioni di luci e colori, dalle più svariate forme e
sfaccettature, brillavano a parecchi chilometri di distanza, delineando un
paesaggio completamente diverso da quello che fin da piccola era sempre stata
abituata a vedere.
“Wow. È… è davvero meraviglioso.
Sembra di essere in un luogo completamente diverso!” Sussurrò con la voce colma
di emozioni, senza riuscire a staccare gli occhi da quella visione.
“Bella Tokyo, vero? E dovresti
vederla di giorno, Ikkuko! È tutta un’altra cosa!” Disse Kaori, portandosi
vicina alla ragazza e indicando gli altri edifici sullo sfondo.
A quelle parole, la ragazza non
poté trattenersi dal sospirare.
“Sarebbe meraviglioso ma non
credo che una cosa del genere possa realizzarsi.” Disse, chinando tristemente
il capo.
“Io sono del parere che tu non
debba rinunciarci così in fretta, Ikkuko.” Disse all'improvviso Inuki,
sorprendendo tutti i presenti.
“C-cosa vorresti dire, Inuki?”
Domandò la giovane taijiya con un filo di voce, quasi fosse timorosa di udire
la risposta del ragazzo.
“Stavo pensando di portare te e
tuo fratello con noi al festival culturale. Lo so, è un’idea folle ma… in questo
modo, potreste tranquillamente…”
Ma Kaori interruppe bruscamente
il suo discorso, afferrandolo per il vestito.
“Ma dico SEI completamente
IMPAZZITO, fratellino?! Non possiamo portarli con noi a scuola! Il nostro mondo
è completamente diverso dal loro. Per non parlare delle macchine, degli aerei,
del modo di vestire o di parlare!” Urlò, isterica.
“Lo so, sorellina ma, se ben
ricordi, è successa la stessa identica cosa anche a noi quando ci siamo
ritrovati, come per magia, nel passato. Basterà metterli al corrente delle cose
più importanti e non avremo più nulla di cui preoccuparci. Si confonderanno
semplicemente tra la folla.”
“Ma… Inuki! Cerca di ragionare:
non puoi mettere a paragone un viaggio nel passato con uno nel futuro. Ci sono
troppe cose che loro non conoscono, che non comprendono! E poi io e te saremo
impegnati con lo spettacolo nel primo pomeriggio. È troppo rischioso, Inuki!
Come faremo se… dovesse verificarsi qualcosa di terribile?”
“La nostra esibizione durerà al
massimo un’ora. Li faremo sedere tra il pubblico. Nessuno li noterà.”
“Si, potrebbe funzionare. Però…”
“Sai, Kaori? Neanche io la reputo
una cattiva idea.” Ribatté il giovane monaco, entrando improvvisamente in quel
discorso.
“Eh?”
“È più di un mese che ormai sono
bloccato da questa parte e non ti nascondo che anch’io sono molto curioso di
visitare la vostra città.”
“Adesso non ti ci mettere anche
tu, Shiro. Non possiamo rischiare in questo modo solo per farvi fare il giro
turistico della città!” Commentò, cercando di farlo ragionare.
“Tu che ne dici, sorellina? Andrebbe
anche a te di fare il giro turistico
della città?” Disse il ragazzo, ripetendo le parole usate dall’amica pochi
secondi prima e porgendo la mano in direzione della sorella.
La giovane taijiya rimase in
silenzio, insicura sul da farsi, mentre Kaori si portò, arrabbiata, le mani tra
i capelli.
“Ikkuko-chan, dimmi che almeno tu
non la pensi come i nostri fratelli! Dimmelo, te ne prego!” Disse, quasi
supplicandola.
La ragazza deglutì rumorosamente.
“Beh… ecco… a dire il vero… non
vedo nulla di male nel provarci, Kaori-chan. E poi… quando potrebbe capitarci
di nuovo un’occasione simile?” Disse con un filo di voce e con il volto
lievemente arrossato.
A quella risposta, Kaori cadde al
suolo, sconfitta e sconsolata.
“Allora è deciso, ragazzi! Domani
visiteremo Tokyo tutti insieme!” Urlò Inuki euforico, portando la mano verso
l’alto.
Shiro e Ikkuko lo imitarono quasi
subito, contagiati dalla sua euforia.
Kaori si abbandonò ad un profondo
sospiro.
‘Perché ho la bruttissima
sensazione che domani sarà la giornata più lunga e difficile della mia vita?’
Si ritrovò a pensare sconsolata la povera Kaori, ormai rassegnata al suo
destino.
…
“Sei sicura che questo tipo di
abbigliamento non sia troppo… provocante,
Kaori-chan?” Domandò la giovane taijiya, mettendosi in piedi e fissando,
imbarazzata e affascinata, la sua immagine riflessa nel grande specchio.
“Provocante, questo? E se ti
avessi fatto indossare la gonna cosa avresti fatto?” La punzecchiò Kaori,
sistemandole meglio i lunghi capelli scuri ora leggermente più vaporosi a causa
dello shampoo che aveva usato.
“Si, lo so. Però… tu e tuo
fratello indosserete la vostra divisa scolastica, mentre io e Shiro…”
“Il vostro usuale abbigliamento
avrebbe attirato troppo l’attenzione. Non potevamo rischiare. E poi io e Inuki
siamo costretti ad indossarla. Sarebbe piaciuto anche a me vestirmi come te,
che credi?”
“Capisco, però…”
“E poi, lasciatelo dire: stai
davvero bene vestita così, Ikkuko-chan.
Sembra quasi che questi abiti siano stati fatti apposta per te!” Le disse,
sorridendole.
“Oh? Dici sul serio, Kaori-chan?”
Chiese, sorpresa.
Kaori annuì.
“Oh, si! E se te lo dico io, che
non sono mai stata brava con gli abbinamenti, puoi crederci! Oggi farai stage
di cuori tra i ragazzi, ne sono certa!”
“S-s-strage di cuori?!” Ripeté la
povera ragazza, ora non più tanto sicura di voler mettere piede fuori da quella
stanza.
In quel momento il rumore della
porta che si apriva attirò l’attenzione di entrambe, facendole voltare di
scatto.
“A che punto siete, ragazze? Si
sta facendo tardi e…”
Ma Inuki non riuscì a terminare
la frase.
Contro ogni sua previsione,
l’immagine di Ikkuko lo sconvolse, facendolo restare a bocca aperta.
I jeans al ginocchio e la lunga
camicia a pois dalla tinta pastello, bloccata in vita da una sottile cintura
colorata, le modellavano il corpo snello e morbido come se fossero state fatte
apposta per lei, dandole un tocco di sensualità ed eleganza.
Oh Kami.
Non credeva che Ikkuko potesse
diventare ancora più bella.
Notando l’espressione del
fratello, Kaori ghignò soddisfatta.
‘Cosa c’è, fratellino? Il gatto
ti ha forse mangiato la lingua?’ Sussurrò sarcastica alle orecchie del
fratello, usando il linguaggio inuyoukai e sghignazzando tra sé e sé.
Inuki, incapace di rispondere,
non poté far altro che deglutire rumorosamente e continuare a fissare la
ragazza a pochi metri da lui la quale, rossa in volto e tremante per
l’imbarazzo, cercava disperatamente di tenere il capo chino per evitare in
tutti i modi il suo sguardo.
“Te l’avevo detto che stavi bene,
Ikkuko-chan.” Commentò la giovane mezzo demone, con un grosso sorriso malizioso
sulle labbra.
Qualche minuto più tardi Inuki,
Kaori e Ikkuko si trovavano davanti alla porta d’ingresso, intenti a prendere
le ultime cose.
“Chiavi, soldi, fazzoletti… Credo
ci sia tutto, sorellina.” Disse Inuki, per poi infilarsi il suo braccialetto
speciale.
“Mmmmh… si lo credo anch’io. Ma…
non vedo Shiro. Che fine ha fatto?”
“Era qui con noi un attimo fa.
Poi, tutto d’un tratto è sparito. Che sia già in giardino ad aspettarci?” Disse
Ikkuko.
“Non credo sia uscito. Sono
sicuro che si trovi ancora in casa” Disse Inuki, sistemandosi meglio la
cartella sulle spalle e annusando forte l’aria.
Kaori si abbandonò ad un profondo
sospiro.
“Aspettatemi qui. Vado a
controllare di sopra.” Disse per poi salire, seccata, le scale.
E così, dopo aver ispezionato per
bene tutte le stanze della casa alla ricerca dell’amico, Kaori si diresse verso
il bagno, l’unico luogo in cui non aveva ancora controllato.
“Ehi, Shiro! Sei qui dentro?”
Domandò a voce alta, bussando più volte alla porta.
Il ragazzo le rispose quasi
subito.
“Ah, Kaori. Scusami! Faccio in un
attimo.” Disse con voce imbarazzata.
“Potevi avvertirci che dovevi
andare al bagno. Hai bisogno d’aiuto? Vuoi che vada a chiamare mio fratello?”
Domandò, curiosa e ansiosa allo stesso tempo.
“No, non preoccuparti. Ho fatto.
Solo che…beh… ecco... sto avendo un piccolo problemino con la parte inferiore
di questo strano kimono ma… se aspetti ancora qualche minuto… dovrei riuscire a
sistemare le cose.”
“A sistemare le cose?” Ripeté,
insicura.
“Ancora qualche minuto e… OH,
DANNAZIONE! NON DI NUOVO!” Imprecò per poi sbattere duramente un pugno sul mobiletto
alla sua destra.
“Cosa è successo, Shiro? Ti sei
fatto male?” Domandò, sempre più preoccupata.
“Non è successo nulla, Kaori, non
preoccuparti. Ho quasi fatto.” Disse, cercando di rassicurarla.
“Adesso basta! Io entro.” Disse
improvvisamente, senza troppi giri di parole per poi aprire velocemente la
porta ed entrare.
Shiro era lì, a pochi passi da
lei, seduto sul bordo della vasca da bagno, che stringeva la parte alta dei
pantaloni tra le mani.
Kaori si portò una mano sulla
fronte, per poi abbandonarsi ad un sospiro di sollievo.
“Potevi dirlo che non riuscivi ad
abbottonarti i jeans, stupido che non sei altro.” Commentò la ragazza con tono
seccato, portando le mani sui fianchi.
Il giovane si portò una mano
dietro la nuca, imbarazzato.
“Lo sai che non si dovrebbe
entrare in un bagno quando questo è già occupato?”
“Fhè! Se non volevi che qualcuno
entrasse, avresti dovuto chiudere la porta a chiave come ti ho fatto vedere
tante volte, scemo.” Sbuffò per poi fare qualche passo nella sua direzione.
“Eh, già! Che stupido che sono!”
Disse, ridendo come un ebete.
Senza volerlo, lo sguardo della
ragazza si focalizzò sulla figura del giovane monaco.
Sopra i jeans di colore nero,
indossava una semplice camicia rossa a maniche corte, leggermente sbottonata all’altezza
del petto mentre i lunghi capelli castani, sciolti e liberi dalla coda che
portava di solito, gli coprivano morbidamente il volto, dandogli un aspetto più
maturo e disinvolto.
Sgranò più volte gli occhi.
Tralasciando i pantaloni aperti,
Shiro stava davvero bene vestito in quel modo.
“Che c’è? Sono strano vestito
così?” Le domandò con il suo solito sorrisetto.
Non aspettandosi di venire
scoperta così velocemente, Kaori distolse lo sguardo.
“N-no! Strano non direi. Sei
solo… ehm…”
‘…affascinante.’ Continuò la
vocina dentro di lei, prendendola completamente di sorpresa.
Scosse velocemente la testa,
paonazza e incredula.
Si trattava solo di Shiro,
dannazione!
Cosa diavolo le era venuto in
mente tutto d’un tratto?
Shiro ridacchiò.
“Ti ho lasciata senza parole?”
Domandò il giovane con una punta di malizia, incrociando le braccia.
Kaori arrossì ancora di più.
“Fhè! No! È solo che… ehm… non mi
veniva in mente il termine giusto per definirti. Tutto qui!” Borbottò irritata
e imbarazzata, dandogli le spalle.
“Bello. Misterioso. Affascinante.
Direi che ce ne sono una marea. O sbaglio?” Disse con voce sensuale e facendo
qualche passo in direzione della ragazza.
Kaori lo guardò per qualche
istante senza riuscire a rispondere.
Shiro fece ancora qualche passo
ma, come era prevedibile, i pantaloni caddero al suolo, lasciando il povero
monaco in mutande davanti alla ragazza.
Kaori scoppiò a ridere come una
pazza mentre Shiro, agitato e rosso per la vergogna, cercava disperatamente di
tenere su quegli indumenti così inusuali per lui.
Intenerita da quella scena, la
giovane mezzo demone posò, senza pensarci due volte, le mani su quelle di lui,
allontanandole.
“Se continui a tirare in quel
modo, non riuscirai mai ad chiuderli. Lascia, faccio io.” Disse, seria.
Non aspettandosi minimamente
quelle parole da parte della ragazza, Shiro si ritrovò ad arrossire dalla testa
ai piedi.
“T-t-t-tu?!” Balbettò, mentre
guardava le piccole mani afferrare sapientemente i lembi di quella strana
stoffa.
“Vuoi forse camminare per la
città con i jeans aperti?”
Shiro scosse velocemente la
testa.
“N-n-no! C-certo che no! Ma non
c’è bisogno che tu…”
“Sta fermo e guarda come si fa.”
Concluse brusca, per poi iniziare ad armeggiare con i bottoni e le asole.
E così, facendo leva al suo
autocontrollo, Shiro allontanò ogni pensiero perverso che in quel momento gli
sfiorava la mente cercando, invece, di apprendere il più velocemente possibile i
giusti movimenti da compiere per congiungere, senza alcun problema, le due
parti di quel kimono.
Poi, con sua grande delusione,
sentì la ragazza liberarlo dalla sua presa e allontanarsi da lui più
velocemente di quanto avesse sperato.
“Et voilà! Tutto fatto! Ora hai
capito come si chiudono i pantaloni?”
“Si, credo di si.” Disse in un sibilo
mentre, ancora imbarazzato, ripeteva magistralmente i movimenti fatti dalla
ragazza pochi istanti prima, sbottonando ed abbottonando il primo bottone.
Kaori sorrise.
“Non c’è che dire. Impari in
fretta, Shiro.”
“Eh, già. Lo so.” Disse ridacchiando
come un ebete.
“Beh, che ne dici se ci avviamo? I nostri
fratelli staranno cominciando a preoccuparsi.” Disse facendogli la linguaccia e
cominciare a camminare in direzione delle scale.
Il ragazzo arrossì nuovamente
limitandosi a seguirla, perso nei suoi pensieri.
E così la mattinata trascorse
tranquillamente, tra visite turistiche ai templi e ai quartieri più
caratteristici di Tokyo.
Ikkuko e Shiro, superata
l’incertezza iniziale, si rivelarono degli ottimi compagni di viaggio,
ascoltando, rapiti, ogni spiegazione che veniva fatta loro.
Sebbene fossero consapevoli di
non essere affatto lontani dai luoghi che vedevano e attraversavano ogni
giorno, tutt’intorno a loro il paesaggio aveva assunto, nei secoli che li
separavano dalla loro Epoca, un aspetto completamente differente, a volte anche
molto lontano da ciò che erano abituati a vedere.
Inuki e Kaori non avevano affatto
mentito.
In 500 anni di distanza il
Giappone, al fine di omologarsi con gli altri Paesi del mondo, si era lasciato
prendere un po’ troppo la mano, trasformandosi, agli occhi dei due giovani
guerrieri, in qualcosa di futuristico e quasi irriconoscibile. E così, per un
lungo attimo, Ikkuko e Shiro si sentirono quasi orgogliosi di essere nati in
quel lontano periodo storico in cui lo spirito del Giappone, con le sue
tradizioni e riti secolari, caratterizzava pienamente le vite dei suoi abitanti.
“Ci vuole ancora molto, ragazzi?”
Domandò il povero Shiro, asciugandosi ripetutamente la fronte sudata.
“Ormai siamo arrivati, Shiro. La
nostra scuola è proprio dietro l’angolo.” Spiegò Inuki.
“Davvero? Siano ringraziati i
Kami!” Gemette, alzando gli occhi al cielo e congiungendo le mani in segno di
preghiera.
Kaori sbuffò.
“Fhè! Non mi dirai che sei già
stanco, Shiro? Abbiamo fatto solo due passi!” Commentò, seccata e portando le
mani sui fianchi.
“Due passi? Ma se è da questa
mattina che camminiamo senza sosta! Vabbè che la vostra città è grande ma… io
sono ancora convalescente, Kaori-chan! Non hai un briciolo di pietà nei miei
riguardi?”
“No.” Rispose, brusca. “E poi so
benissimo che stai facendo solo scena! Non ti sei lamentato fino ad ora, perché
mai adesso dovrei…”
“Ma guarda un po’ chi si rivede.
I fratelli Higurashi! Come mai arrivate a scuola a quest’ora? È mezzogiorno
passato!” Domandò una ragazza dei lunghi capelli biondi e gli occhi verdi
sbucata improvvisamente dal nulla, con voce altezzosa e provocante.
I due fratelli si guardarono per
poi abbandonarsi ad un sonoro sospiro.
Ma perché fra tutti, proprio lei,
Kodachi Izumo, la ragazza più ricca e stramba di tutta la scuola, dovevano
incontrare?
“Ciao, Kodachi. Che ci fai qui?
Non è da te venire a scuola durante i festival culturali.” Disse Kaori,
rivolgendosi alla ragazza con tono seccato, seguita poi da Inuki, il quale la salutò
con il semplice gesto della mano.
“E infatti è così, ma… quest’anno
avevo il presentimento che, se non fossi venuta, mi sarei persa qualcosa di… estremamente importante.” Commentò altezzosa, facendo qualche passo in direzione
del gruppo e spostando il suo sguardo famelico sulla figura di Shiro.
“Estremamente importante?” Ripeté Kaori per poi guardare il
fratello, insicura.
La ragazza ghignò e, fatto
qualche passo, si fermò davanti a Shiro che la osservava, confuso.
“Ciao, splendore.” Disse a bruciapelo
la giovane, sorprendendo tutti i presenti.
Shiro, non aspettandosi che
quella strana ragazza potesse rivolgergli la parola, deglutì rumorosamente.
“S-salve a te.” Balbettò,
insicuro e imbarazzato.
La ragazza si fece ancora più
vicina per poi posare, sensuale, la mano sul petto del giovane monaco.
“Come mai non ti ho mai visto
frequentare le lezioni? Sei forse nuovo di queste parti?” Gli domandò, senza
staccare un solo attimo lo sguardo da lui.
Shiro deglutì più forte.
“Beh… ecco io…”
“In realtà il nostro amico
frequenta la scuola in un piccolo paesino di montagna, molto lontano da qui. Le
nostre famiglie si conoscono da sempre e… qualche giorno fa è arrivato qui
insieme ai suoi per visitare la città.” Intervenne subito Inuki, grattandosi
nervosamente la nuca.
“Oh, davvero? Sei un forestiero
allora.” Commentò, sempre più interessata.
Shiro fece di si con la testa.
“Già. È proprio come ha detto
Inuki.” Balbettò, facendo qualche passo indietro.
“Lo sai che sei davvero carino?
Come ti chiami, bel faccino?”
“S-Shiro. Il mio nome è Shiro,
signorina.” Si affrettò a rispondere, sempre più imbarazzato da quella
situazione.
“Shiro, uhm? E quanti anni hai?
Sarai più grande, immagino.”
“A dire la verità ne ho solamente
quattordici.”
“Q-q-quattordici?” Ripeté, spiazzata
e incredula.
“Già. Quattordici. È un po’
troppo lontano dai tuoi standard, non è così Kodachi-chan?” Intervenne
sarcastica Kaori, posizionandosi prontamente tra i due e guardandola con
un’espressione soddisfatta in volto.
Ma, diversamente dalle
aspettative di Kaori, la nuova arrivata ghignò maliziosamente.
“In questo caso sarà mia premura rimediare
a questa mia mancanza… immediatamente.” Sussurrò per poi avvicinarsi nuovamente
e baciare, davanti agli occhi sconvolti e increduli della giovane mezzo demone,
il ragazzo di fronte a lei.
Mossa dall’istinto e dalla
rabbia, si fiondò nuovamente tra i due, interrompendo bruscamente quel bacio e
facendo volare il povero Shiro, scioccato, dall’altra parte della strada.
“Ehi! Ma che modi sono questi!”
Urlo Kodachi per poi guardare, stizzita e arrabbiata, la giovane mezzo demone
di fronte a lei.
“C-c-cosa diavolo ti è saltato in
mente, razza di depravata?!” Ruggì avvolta da una spaventosa aura rossa e
tremando per la rabbia.
La ragazza si abbandonò ad una
grassa risata.
“Non credevo che un piccolo
bacetto innocente tra due innamorati potesse scandalizzarti così tanto,
Higurashi-san!” Ribatté, altezzosa.
“Bacetto innocente, un corno!
C-c-come hai osato fare una cosa del genere a-a-al mio amico?!” Ruggì
nuovamente, sempre più arrabbiata.
Un ghignò malizioso si disegnò
sul volto della giovane.
“Amico, uhm? E io che credevo che a Kaori Higurashi interessasse
solo Hiroshi Nobuda.”
“E tu che ne sai di quello che mi
interessa?!” Sbuffò, irritata.
“Io so molte cose, mia cara. E, a
quanto sembra, ho ancora molto da imparare.”
“Che diavolo intendi dire?”
Kodachi la guardò per parecchi
istanti, con un sorrisino saccente in volto.
“Oh, beata innocenza! Non mi
dirai che non te ne sei ancora resa conto?”
“E di cosa non mi sarei resa
conto, di grazia?” Ripeté cominciando a spazientirsi.
La giovane si avvicinò ancora di
più alla ragazza fino a portare la sua bocca in prossimità dell’orecchio destro
di lei.
“Dimmi, Higurashi. Sei innamorata
di quel ragazzo, vero?” Le sussurrò.
Kaori, non aspettandosi
minimamente quelle parole, cadde al suolo, imbarazzata come non mai.
“I-I-I-IO… sarei C-COSA?”
Balbettò, respirando affannosamente per l’agitazione.
“Quel ragazzo ti piace, non è
così, Higurashi?” Insistette, facendosi sempre più vicina alla ragazza.
Kaori diventò ancora più rossa.
“C-c-cosa diavolo vai
b-blaterando?! L-l-lui n-non…”
“Come sospettavo. Ti piace. E
anche parecchio. Eh, ma ti capisco! Anche io ho un debole per i tipi
dall’aspetto maturo e con gli occhi blu.”
Kaori, la quale ormai poteva fare
concorrenza ad un pomodoro maturo, balbettava parole confuse e senza senso,
mentre muoveva convulsamente le braccia.
Come si permetteva quella ragazza
di fare certe affermazioni?!
“Ce l’hai scritto in faccia, amica mia. E io,
modestamente, sono molto brava a leggere… certi
segnali.”
“C-c-certi segnali?!” Ripeté sempre più agitata e con il fumo che le
usciva dalle finte orecchie umane. “Ascolta, Kodachi. Io non…”
La grossa risata della giovane
costrinse Kaori a terminare sul nascere quella frase.
“Beh… direi che mi sono divertita
abbastanza per oggi.” Disse, facendo per andarsene.
Ma Kaori la bloccò, afferrandola
per un braccio.
“Ehi, tu! Dove d-d-diavolo credi
di andare!? Io non ho ancora finito di…!”
“Non preoccuparti, Higurashi. Con
me il tuo segreto è al sicuro. Però ti consiglio di affrettarti, altrimenti…
potrei decidere di farlo io al tuo posto.” Disse, guardando la giovane mezzo
demone con uno sguardo di sfida.
Kaori rispose subito allo sguardo
per poi ringhiare leggermente.
“Ci si vede in giro, ragazzi!” Commentò
per poi sparire all’interno della scuola.
In quello stesso momento Shiro,
rimasto privo di conoscenza a causa della caduta, si alzò dolorante da terra,
aiutato dalla sorella e da Inuki, che erano andati subito ad aiutarlo.
“Fratellino, ti senti bene?”
Domandò Ikkuko preoccupata, osservando il grosso bernoccolo pulsante sulla
testa del fratello.
“Hai fatto proprio un gran bel
volo, amico. Sei stato fortunato che qui ci fosse un’aiuola ad attutire la
caduta.” Disse Inuki con un grosso gocciolone sulla fronte.
“Ahi, che dolore! Ma… maledizione,
Kaori! Si può sapere cosa diavolo ti è preso tutto d’un tratto?!” Urlò il
giovane monaco, spostando il suo sguardo sulla figura dell’amica e
massaggiandosi lentamente la testa indolenzita.
La mezzo demone, avvolta da una
spaventosa aura rossa, lo fulminò con lo sguardo, facendolo tremare dalla testa
ai piedi.
“Io vado avanti, fratellino. C’è
una cosa che devo assolutamente sistemare. Ci vediamo vicino al palco, ok?”
Disse per poi sparire velocemente alla vista dei tre ragazzi.
“Ed è scappata via…” Commentò
Inuki, abbandonandosi ad un rumoroso sospiro.
“È colpa tua se Kaori-chan è così
arrabbiata, Shiro!” Disse Ikkuko rivolgendosi al fratello.
Il giovane monaco sgranò più
volte gli occhi.
“Mia? Ma… se non ho fatto
praticamente nulla! Quella strana ragazza mi ha preso di sorpresa e…”
“Si come no. Sono più che sicura
che anche tu hai avuto una parte in quel bacio!”
“Ma no! Non è affatto come credi!
Te lo giuro, sorellina! Questa volta sono innocente! E poi mi spieghi perché
avrei dovuto ricambiare? Non la conosco nemmeno!”
La giovane taijiya si abbandonò
ad un profondo sospiro.
“Comunque sia, dobbiamo trovare
qualcosa per medicarti quella ferita alla testa. Sta cominciando persino a
sanguinare.”
“Andiamo in infermeria. Lì
troveremo tutto il necessario.” Disse Inuki aiutando l’amico ad alzarsi.
‘Povera Kaori-chan. Chissà come
starà soffrendo in questo momento.’ Si ritrovò a pensare Ikkuko, guardando
tristemente l’edificio scolastico a pochi passi da lei.
…
“Come si è permessa quella
dannata di fare certe affermazioni su di me? Ahhh, dannazione! Che diavolo mi
succede?! Non sono mai stata così confusa in tutta la mia vita!” Imprecò Kaori
ad alta voce, per poi tirare un forte pugno contro la parete di cemento davanti
a lei.
Erano trascorse quasi quattro ore
da quando si era scontrata con Kodachi e neppure le dodici vittorie conseguite
poco prima durante gli incontri che aveva disputato erano bastati a farla
calmare.
Le parole pronunciate dal quella
ragazza continuavano a risuonarle nella mente senza sosta.
‘Dimmi, Higurashi. Sei innamorata di quel ragazzo, vero?’
Un nuovo pugno andò a segno,
facendo tremare l’intera struttura per alcuni secondi.
Come poteva, una semplice frase
come quella, sconvolgerla a tal punto?
Le non provava nulla per quel
ragazzo!
Era solo un amico.
Nient’altro.
Ma allora perché se l’era presa
così tanto per quel bacio?
‘Ce l’hai scritto in faccia, amica mia. E io, modestamente, sono molto
brava a leggere… certi segnali.’
Si portò una mano al volto, ora
leggermente arrossato.
In effetti era da un po’ di tempo
che aveva iniziato a considerare Shiro molto più che un semplice amico ma… non
poteva credere che…
Aspetta un attimo.
E se Kodachi avesse avuto
ragione?
Scosse la testa per allontanare
quel pensiero.
“Ahhh! Cosa diavolo mi sta
succedendo?!” Urlò, portandosi le mani tra i capelli e sbattendo più volte la
testa contro il muro.
“Ti farai male se continui a fare
così, Kaori-chan.”
In quel momento la giovane
credette seriamente di avere un infarto.
“C-c-c-c-c-osa diavolo ci fai qui, Shiro?”
Balbettò agitata e respirando affannosamente.
Il ragazzo si abbandonò ad un
grosso sospiro di sollievo.
“È più di un’ora che ti cerco.
Ero persino arrivato al punto di credere che avessi lasciato questo luogo.”
Disse facendo qualche passo verso di lei e sorridendole.
La giovane mezzo demone provò a
rispondere ma non riuscì ad emettere alcun suono.
“Sei sparita subito dopo lo
spettacolo e, dato che non ti vedevamo tornare, ho iniziato a preoccuparmi.”
Spiegò, continuando a sorriderle.
“S-si può sapere come hai fatto a
trovarmi? Nemmeno mio fratello conosce l’esistenza di questo posto!” Urlò.
“Beh, in effetti, non è stato
affatto semplice trovarti. Ma poi mi sono ricordato che tu adori rifugiarti nei
posti alti e così non ho fatto altro che… controllarli tutti.” Concluse.
Kaori sgranò più volte gli occhi.
La parte nuova della scuola era
composta da quattro edifici mentre quella più vecchia e, quasi completamente in
disuso, era formata da altri cinque edifici, ciascuno alto più di tre piani.
In pratica lui aveva…
Agitata, si guardò le mani,
facendo calcoli immaginari sulle dita.
Ripeté queste azioni più e più
volte con la speranza di aver sbagliato qualcosa.
Ma il risultato che otteneva era
sempre lo stesso.
“Hai usato l’ascensore, vero?”
Domandò, sempre più agitata.
“A… scen.. sore?” Ripeté il
ragazzo, non comprendendo il significato di quella parola.
“Smettila di prendermi in giro,
Shiro! Ti conosco ed è del tutto impossibile che tu… ti sia fatto più di venti
piani a piedi solo… SOLTANTO PER CERCARE ME!” Urlò, portandosi le mani tra i
capelli.
“E perché mai non avrei dovuto
farlo?”
A quella risposta la ragazza si
voltò verso di lui, incredula.
“Non dirmi che… l’hai fatto
veramente?” Chiese con la voce che le tremava.
Il giovane monaco annuì, sorridendole
dolcemente.
Non riuscendo più a contenere le
sue emozioni, Kaori scoppiò a piangere.
“Kaori-chan, che ti succede?
Perché ti sei messa a piangere tutto d’un tratto?” Le domandò, sorpreso da quel
suo comportamento così inusuale e facendosi più vicino.
“F-Fhè! Non sto piangendo! Mi è
soltanto andato qualcosa nell’occhio. Tutto qui!” Si affrettò a rispondere,
strofinandosi ripetutamente gli occhi per bloccare le lacrime che continuavano
a cadere senza sosta.
“N-n-ne sei proprio sicura?” Balbettò,
insicuro e agitato.
“Sicurissima!” Urlò per poi
sferrare un nuovo pugno contro il muro e continuare a piangere.
Era questo l’amore di cui parlavi,
mamma?
Quel sentimento così forte che è
in grado persino di farti piangere di felicità?
Quello che tu e papà provate
l’uno per l’altra?
Sospirò spostando nuovamente lo
sguardo sul povero Shiro, ormai in preda all’ansia più totale.
‘Sai, mamma? Sono felice che tu
me ne abbia parlato perché, adesso, anch’io provo il tuo stesso sentimento per
qualcuno.’ Disse tra sé e sé, buttandosi tra le braccia del giovane di fronte a
lei, più felice che mai.
In quello stesso momento Ikkuko, che
stava passeggiando insieme ad Inuki per la scuola, vide il ragazzo fermarsi di
scatto, sorprendendola.
“Che succede, Inuki? Per quale
motivo ti sei fermato?” Domandò curiosa.
Il ragazzo non rispose,
limitandosi ad alzare gli occhi al cielo.
Sebbene non avesse la minima idea
di dove si trovasse la sorella in quel preciso istante, i suoi sentimenti lo
avevano raggiunto ugualmente, rendendolo partecipe e facendolo sussultare di
gioia.
‘Sono felice per te, sorellina.
Davvero tanto felice.’ Sussurrò tra sé e sé, riprendendo a camminare con un
sorriso in volto.