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Autore: Jade Lee    23/02/2012    1 recensioni
Questa storia è nata piuttosto per caso, dopo aver ascoltato la storia di una persona speciale che mi ha molto coinvolta... La vicenda di una giovane ragazza norvegese in fuga da sé stessa, romanzata al punto giusto partendo da un racconto di vita realmente vissuta.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il pastore e la pecora nella nebbia di Londra


Sono in giro da ormai tre ore.

La gente porta così tanti strati di maglie da sembrare simile a palloni di tessuto colorato, mentre io con la mia immancabile felpa nera mi sento a mio agio.
Il sangue nordico, il movimento continuo dei miei piedi e l’abitudine alla vita di strada mi proteggono dall’invadente morsa gelida del freddo autunnale.

Mi fermo davanti ad una chiesa: il suo stile particolare mi attrae.

Non so neppure cosa mi abbia portato in Gran Bretagna. La mia mente sarcastica mi suggerisce “l’aereo”, ma scaccio questa inutile constatazione per ripensare agli ultimi mesi.
Ero commessa in un supermercato danese. Un lavoro dignitoso, che mi faceva sopravvivere bene. Non mi capita tutte le volte che mi sposto. Ma quando ho visto nella scintillante vetrina di un’agenzia di viaggi la possibilità di raggiungere l’Inghilterra con un volo low cost, il mio spirito ha subito ricominciato a fremere, come fa quando vuole suggerirmi che ormai sono rimasta troppo tempo nello stesso posto.

Così eccomi qui, spersa da qualche parte a Londra, a cercare un po’ di pace tra le strade affollate e schiave della nebbia.
Immobile davanti ad un edificio bello, che però non rispecchia niente in cui credo.
Niente in cui possa confidare.
A volte comprendo molto bene lo spirito religioso: avere qualcuno a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà può essere molto confortante.

Ma io sono sempre cresciuta sola, e un pugno di illusioni non mi convincono a convertirmi ad una fede.
Ne ho già le scatole piene di una vita, non me ne faccio nulla di promesse sull’eternità dell’anima.
Però entro, spinta dalla curiosità. Il fuoco che mi caratterizza fin dall’infanzia e che brama ciò che non conosce.
Che mi assoggetta al suo volere.

Dentro fa caldo, il riscaldamento deve essere acceso. Percorro la navata centrale osservando gli affreschi sul soffitto ed ignorando il rimbombare dei miei passi sul pavimento di gelida pietra.
Arrivo alla prima fila di panche e mi siedo, continuando a guardare ciò che mi circonda. Nonostante le dimensioni modeste, la luce soffusa delle candele che la pervade dona un’atmosfera realmente mistica, gettando luci ed ombre tremule sul volto sofferente del Cristo in croce dietro l’altare. Mi inginocchio senza neppure pensarci, giungendo le mani e appoggiandovi sopra il mento. 
Prego? Non saprei neppure per cosa. 
Diciamo piuttosto che raccolgo i pensieri e le idee in un luogo che mi dona uno strano tepore.

- E’ insolito trovare qualcuno della tua età qui dentro. -

Mi volto a sinistra, verso la voce sicura lievemente ingigantita dall’eco. Il sacerdote si avvicina con un sorriso gentile e con uno sguardo pieno di comprensione. Abbozzo un sorriso in risposta al suo, sentendomi improvvisamente fuori luogo.

- Sembri una pecorella smarrita. - aggiunge mentre si siede vicino a me.

- Per essere una pecorella smarrita, dovrei prima far parte del gregge, padre. - commento, senza staccare gli occhi dal crocifisso appeso alla parete.

- E’ proprio la creatura senza gregge quella che soffre di più, invece. Quella che non può contare sul supporto delle altre compagne e del proprio pastore. -

Mi volto ad osservare i suoi lineamenti. La bontà che trasmette sembra quasi addolcire i tratti lievemente spigolosi, così come la luce nei suoi occhi. Deve avere una quarantina di anni.

- Me la sono sempre cavata, ormai ho una specie di alleanza con i lupi... - sorrido debolmente.

- Da cosa stai fuggendo... - lascia una sospensione, che mi fa capire cosa vuole sapere. Il mio nome.

- Jessika... -

Annuisce guardando davanti a sé. Apprezzo il suo tentativo di non mettermi a disagio o in imbarazzo.

- Da cosa stai fuggendo, Jessika? -

Il mio nome suona strano dalle labbra di chi non è abituato alle dure lingue nordiche.
Ma non è questo il punto.

- All’inizio pensavo di fuggire da qualcosa, ma piano piano mi sto accorgendo che l’unico motivo che ancora mi spinge a scappare è la mia insensata paura di me stessa. - mi fermo un istante, poi proseguo esitante -Ho terminato il primo anno di università questo maggio, in Italia. Ho trovato ciò che cercavo. Allora perché, dopo la guarigione di mia madre, sono andata in Danimarca e ora, a metà settembre, mi ritrovo in una chiesa di Londra? - scuoto la testa contrariata.

- Non credi che dovresti raccontarmi le cose con calma? -

Lo osservo un istante. In fondo che ho da perdere, oltre ad un po’ di tempo?




Questo dovrebbe essere ( è, in realtà! xD ) il primo capitolo, ma non sapendo ancora bene se proseguirla, rimane un gigantesco punto di domanda anche per me!! Probabilmente alla prossima lezione in università mi verrà una folgorazione spaventosa xD *Ignora beatamente i docenti*. In realtà è difficile tirare fuori da una storia vera una FF che non urti nessuno! :D Ma vengo strettamente controllata, a proposito!!
Fatemi sapere che ne pensate ^-^
Buon tutto a tutti!! :*
_Jade Lee_

   
 
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