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Autore: Lady Warrior    23/02/2012    1 recensioni
Katherine era una bambina normale. Viveva con la sua famiglia, sino a che lui, Will-occhi-di-ghiaccio, il capo dei vampiri, non la morse. Da quel giorno la sua vita cambiò. Costretta bad ubbidirgli, deve ora abitare coi vampiri e arrendersi all'idea di essere una di loro. Ma perchè hanno morso proprio lei quel giorno? Per fare un dispetto ai suoi genitori, dei cacciatori di vampiri? E sarà vero ciò che dice Will, che lei è la loro massima risorsa?
Il tempo scorre, e lei riuscirà a vedere Will, ma succederà una cosa che stravolgerà la sua già burrascosa relazione con Josh, un altro vampiro. Ma un'altra sorpresa sconvolgerà la sua vita. E questa volta dovrà fare una scelta che le cambierà decisamente la vita.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sedetti, agitata. Chissà cosa sarebbe potuto accadere. Temevo di perdere Will per sempre, di vederlo morto, steso in mezzo al salone e di piangere sul suo sangue. E questa visione mi convinceva sempre di più. Dopo alcuni minuti mi alzai di nuovo e mi affacciai alla finestra e strinsi il davanzale facendomi dolere gli ossi della mano. Rimasi in quella posizione per molto tempo, fino a quando qualcuno non entrò. Mi voltai di scatto. Sorrisi al mio Will e gli corsi incontro abbracciandolo.  
-    Will … stai bene … sei vivo, non sai quanta paura ho avuto!
-    Non ne devi avere. La nostra vita è sempre in costante pericolo. Specialmente ora.
Mi allontanai da Will, offesa dal suo rimprovero.
-    Sono diventato il capo assoluto dei vampiri- disse, andando verso la finestra.
-    E domani devi andare con Lotharius dal nostro informatore, è di vitale importanza.
-    Certo- risposi, turbata.
Mi avvicinai a lui e gli presi una mano. – come è andata?- chiesi.


Quando terminò il suo racconto rimasi impalata. Come aveva potuto non dirmi niente? Mi adirai, sì, ma la mia ira persistette per circa un paio di minuti e poi si sciolse come la neve. Aveva dovuto farlo: era stata la cosa migliore da fare. Avrebbe potuto morire se non l’avesse fatto e sarebbe diventato tale e quale a coloro che lo volevano uccidere. Lo abbracciai di nuovo e gli sussurrai nell’orecchio che ero fiera di lui.
Quando uscì dalla sua stanza e stetti per andare in camera mia incontrai Lotharius.
-    Dovremmo allenarci, non si sa mai- disse lui.
-    Bene. Quando iniziamo?
-    Adesso, direi
Guardai Lotharius e annuii. Ci dirigemmo nella palestra.
Lotharius prese la sua spada affilata e io presi la mia. Subito  il mio avversario fu davanti a me e io riuscii a scansarlo letteralmente per miracolo. Feci una giravolta e cercai di colpirlo: un rumore metallico però mi avvisò che avevo fallito.  Adesso Lotharius era a qualche metro di distanza da me con la spada davanti al volto e con un ghigno furbo dipinto sulla faccia.  Feci per balzare su di lui quando udii uno sparo e caddi per terra con un proiettile conficcato nella mia coscia. Lotharius stava ridendo.
-    Così non vale!- protestai.
-    I nemici non sono mai leali- disse lui, orgoglioso per aver vinto.
Ci allenammo ancora per un po’ ( e io dovetti tollerare pure la sua superbia).
Verso le sette terminammo e ciascuno andò a casa sua.
Salii sull’ascensore e mi fermai all’ultimo piano. Bussai alla porta d’oro di Will. Egli aprì subito, sorridendo. Si avvicinò a me, mi prese la testa con una mano e mi baciò appassionatamente.
Mi prese per mano e mi scortò dentro.
-    A cosa devo l’onore di questa visita?
-    Boh, al fatto che ti amo, forse?
Will chiuse leggermente un occhi e ghignò.
-    Vuoi qualcosa da bere?- chiese.
-    No.
-    Da mangiare?
-    Nemmeno
-    Cosa vuoi fare allora?
Tacqui e mi avvicinai a lui, prendendogli le mani e stringendole al mio petto. Will si avvicinò e mi scoccò un bacio sulla guancia. Ci sedemmo sul divano a chiacchierare sinché non fu il tempo che io scendessi in camera mia a preparare le cose. Era vero che dovevo partire l’indomani, ma dovevo accordarmi con Lotharius la mattina dopo e ciò avrebbe impiegato molto tempo. Inoltre volevo passare da Will, nel pomeriggio.
Quando ebbi terminato di sistemare le mie cose era ormai tardi e non avevo davvero voglia di salire da Will, così mi stesi sul letto e mi assopii. L’indomani, però, un bussare violentemente alla mia porta di destò.
Katherine ti ricordo che dobbiamo accordarci. Sono già le undici e io devo sbrigare altre faccende non posso attendere ancora per te!- gridò Lotharius.
Sbadigliando mi alzai e lo seguii. Mi condusse in una sala e accese una sigaretta.
-    Allora?- disse. Non sapevo che rispondere.
Stetti in silenzio e attesi. Era lui quello con più esperienza, era giusto che fosse stato lui a decidere, così glielo dissi.
-    Stasera verso le sette ci rechiamo davanti a casa sua e sfondiamo la porta tanto per fargli una sorpresa e lo interroghiamo. Se non risponde alle nostre domande, se mente, lo tortureremo e se invece non risolveremo nulla … beh, lo ammazzeremo. Semplice.
-    Ma occorre proprio ucciderlo?
-    Vuoi che Will si adiri con noi perché non abbiamo eliminato un traditore?
Stetti in silenzio. Traditore, ecco come lo consideravano. Eppure io riuscivo a stento a pensare a quella persona come ad un uomo malvagio: non bisognerebbe pensare sempre in positivo.
Alzai gli occhi al cielo e annuii. Lotharius si alzò e uscì dalla stanza senza nemmeno salutare.


Liz era seduta sul divano con le mani sulle ginocchia e in trepidante attesa. Ogni tre secondi volgeva lo sguardo alla porta bianca: prima o poi sarebbe arrivato, e non vedeva l’ora. Liz iniziò a muovere nervosamente un piede e a pensare a qualcosa che non fosse lui, ma suonò il campanello.
Liz si alzò di scatto e si catapultò alla porta, aprendola. Eccolo lì.
-    Lotharius … - sussurrò lei, accarezzandogli il petto nascosto da una camicia blu.
-    Tesoro- disse lui carezzandole il volto.
Liz lo abbracciò, stringendolo forte e in seguito lo fece entrare.
Lotharius si sedette sul divano prendendo Liz in braccio.
-    Cosa avete deciso?
-    Niente. Ho fatto tutto io.
-    Cosa ne farete di quel tipo?
-    Dipende.
Liz iniziò a ridere e Lotharius la osservò.
-    Sei buffissimo quando parli così seriamente!- esclamò lei.
Lotharius le accarezzò il capo e gli diede un bacio in fronte. Liz si alzò e si sedette accanto a lui.
Lotharius la osservò e la baciò in bocca. Dentro di lui provava un immenso desiderio di lei, di possederla, ma sapeva cosa doveva fare. Non poteva farlo, lei non voleva e lui doveva rispettarla. Quello doveva essere la prova del loro amore, del loro amore eterno. Liz affondò la testa nel petto di lui. – ti amo- sussurrò. – pure io- rispose lui, stringendola a sé. – promettimi che non ti farai uccidere- sussurrò Liz.

Salii da Will. Vidi con piacere che era rilassato e tranquillo: evidentemente non temeva per me, si fidava ciecamente di Lotharius. Ci sedemmo sul divano a parlare fra noi, finché non lo baciai in bocca. Così, presi dalla passione, andammo in camera da letto e facemmo l’amore.
In seguito guardammo qualcosa alla tv finché Lotharius non bussò alla porta.
-    Non sei ancora pronta? È l’ora che ti prepari- osservò. Guardai l’orario. Cavolo, aveva ragione!
Salutai frettolosamente Will e corsi giù in camera a vestirmi. Presi il mio bel giubbotto antiproiettile, una maglietta nera e dei pantaloni scuri anche quelli. Mi armai di pistola e mitraglietta. Poteva bastare. Dovevo raggiungere Lotharius al pianterreno.
Egli era appoggiato al muro, con le gambe accavallate, con l’aria da super uomo. Quella che aveva sempre, d’altronde. Rimpiangevo Marius: in fondo Lotharius non mi stava molto simpatico, ma avrei dovuto sopportarlo. Si guardò l’orologio.
-    Sei in ritardo. I minuti sono preziosi, lo sai questo?- chiese.
-    Certo. Sei tu che stai indugiando, nel parlarmi- ribattei, facendolo tacere.
Lotharius uscì e mi condusse nella sua macchina. Mise in moto. Cavolo, la mia prima missione! Guardai dal finestrino senza scambiare parola col mio accompagnatore, che dal canto suo pareva irritato dalla mia presenza. Preferiva stare in coppia con Liz e poi forse temeva che potessi in qualche modo disturbare l’operazione. Lotharius accese la radio e ascoltammo un cd. Canzoni tristi. Non sapevo gli piacessero. Mi sembrava più il tipo da … boh, non so che. Ma non importa.
Dopo un’ora e mezzo ci trovammo in un luogo isolato con una sola casetta.
-    Destinazione- annunciò Lotharius.
Si voltò verso di me.
-    Tu spierai da una finestra, io da quella accanto. Non farti vedere. Quando lo riterrò opportuno entreremo e tu mi lascerai fare senza fiatare. Il tuo ruolo è quello di fare attenzione che nessuno ci veda e che nessuno entri. Beh, se qualcuno lo fa, hai la pistola. Se non ubbidisci non sarò il solo ad essere adirato con te- mi ordinò. In circostanze diverse avrei ribattuto, ma quella volta mi limitai ad annuire.
Come aveva detto spiai da una finestra. Eccolo lì, il nostro uomo.
L’informatore, che si chiamava Geremy Kerch, era un uomo sulla cinquantina ma molto giovanile. Innanzitutto non aveva nemmeno un capello bianco, ma una folta capigliatura di capelli marroni, e poi possedeva anche una grande muscolatura. In quel momento stava guardando il notiziario con una lattina di coca cola sul tavolinetto e un panino in mano. Pareva proprio un uomo normale, non un informatore o un traditore. Si aggirava tra le fila dei nemici e confessava a noi i pochi segreti di cui veniva a conoscenza.
A vederlo, pareva non fare nulla di male. E poi era disarmato.
Dopo circa mezz’ora Lotharius mi fece un segno imperioso con la mano e ci dirigemmo davanti alla porta di casa.
-    Gli facciamo una sorpresa?- chiese Lotharius, ma non mi diede il tempo di rispondere che aveva già scardinato la porta.
Geremy si era alzato di scatto lasciando cadere per terra il panino con un’espressione spaventata e sconvolta insieme.
Lotharius si diresse verso di lui copi suoi modi imperiosi e si sedette su una poltrona davanti a lui.
Accese una sigaretta e gettò il fumo in faccia all’interlocutore.
-    Geremy … quanto tempo. Più del dovuto, eh?
-    Signore, gli posso spiegare …
-    Sì, bravo. Spiegami cosa hanno intenzione di fare quegli idioti.
-    Loro …. Oh, no. Mi hanno detto di non farlo- disse Geremy.
A quel punto Lotharius si alzò in piedi e appoggiò la èpistola sotto il mento dell’umano.
-    E io ti ordino di dirmi tutto- disse.
-    Io … va bene. Ma dovete proteggermi. Capito? Proteggermi! Quelli mi ammazzeranno, oh, se lo faranno!
-    Hai la mia parola. Ti proteggeremo quanto potremo.
-    Lei, quella ragazza … vogliono lei. Io so solo che se l’avranno con loro vi ammazzeranno tutti. Dovreste sfruttarla, sai. Voglio dire, vampira o meno è sempre una forza della natura. O almeno è quello che hanno detto loro.
-    I suoi genitori, sono vivi? Sono qui?- chiese Lotharius.
Ma Geremy non rispose mai perché una pallottola gli si conficcò nella testa, ponendo fine alla sua vita. Lotharius impugnò la mitraglietta e guardò fuori. Ci saranno stati almeno dieci cacciatori.  Lotharius imprecò qualcosa sottovoce e fuggì fuori. Lo seguii.
Lotharius fuggì nella direzione opposta dei cacciatori e si nascose dietro alcuni cespugli, insieme a me. Ben presto i cacciatori ci circondarono. Lotharius allora si alzò celermente e sparò tutt’intorno a lui con la mitraglietta, incassando colpi sul torace. Lo guardai bene. Non mi attraeva per niente, specialmente il suo carattere, ma non si poteva negare che era un uomo davvero molto affascinante, persino con la maglia inzuppata di sangue. Fece fuori molti cacciatori. Mi prese per mano e fuggimmo velocemente in macchina.
-    Spara loro. Ci staranno alle calcagna- disse Lotharius.
Annuii e mi affacciai dal finestrino con in pugno la mitraglietta. Quando vidi la loro automobile iniziai a sparare. Inizialmente i miei colpi non andarono a segno, ma poi dei proiettili si conficcarono nella testa di alcuni nostri inseguitori, uccidendoli.  Li osservai spirare, tremando all’idea che avessi tolto loro al luce. Non mi era piaciuto uccidere. Ma quando continuai a sparare e vidi morire i miei nemici provai una fame enorme e pensai che loro avrebbero ucciso noi. Non mi era piaciuto uccidere, ma lo ritenni indispensabile. Chiesi a Lotharius di fermarci, volevo succhiare loro il sangue. Era troppo affamata e non era lucida. Quegli scosse la testa e mi condusse nel quartier generale. Giuro che nel tragitto fra un po’ non gli saltai addosso. Mi aveva negato il cibo. Ma aveva ragione.
-    Tu vatti a riposare io faccio un salto da Will- mi disse Lotharius e io accettai volentieri.
Mi recai in camera, bevvi alcune pipette di sangue e mi coricai.

Lotharius entrò nella sala riunioni dopo aver chiesto un incontro con Will.
Si sedette al suo posto e attese. Quando Will entrò Lotharius gli fece l’occhiolino.
-    Allora?- chiese Will.
Lotharius fece spallucce.
-    Il tipo ha detto semplicemente che Katherine è una forza della natura. Vampira o meno. E poi l’hanno ammazzato.
-    E tu l’hai permesso?
-    Non mi ero accorto della presenza dei cacciatori, Will
-    In che senso è una forza della natura?
-    Non ne ho idea. Ma ha detto che cercano lei. Non si fermeranno finché non l’avranno. Ha pure detto che dovremmo sfruttarla …
-    In che senso?
-    Te l’ho detto, non lo so- rispose Lotharius.
Will guardò fuori dalla finestra. Il mistero s’infittiva e la vita di Katherine era sempre più in pericolo.
   
 
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